A3C1: Famiglia.
L'orologio ticchettava silenzioso nella camera da letto di Nerif. Irel e Marx erano seduti accanto al letto del principe, aspettando il suo risveglio. Bende ricoprivano il suo corpo violaceo. Respirava a stento, e le pozioni curative non sembravano funzionare del tutto. Il falcione di Nerif era appoggiato su un angolo della camera. La scatola di medicine che teneva sul comodino era completamente vuota. Korwell e Tulsei entrano nella stanza silenziosa. Il serpentiforme si avvicina al letto di Nerif, toccando i medicinali sul comodino. "Marx... Quanto frequentemente assume queste?" Chiede Tulsei, controllando la scatola delle pasticche. "Non ne sono molto sicuro. So per certo che non gli fanno molto bene. Ogni volta ne prende una quantità enorme, andando in una sottospecie di coma. Il giorno dopo si sveglia ed è sporco dappertutto di sangue." Replicò Marx, accarezzando la spalla dell'amico. "Dice che aiutano per la depressione, ma non dimostrano alcuna differenza. L'unica cosa che cambia è il colore dei suoi vestiti quando si sveglia." Continuò ironico Marx, cercando di sdrammatizzare. Tulsei si avvicina a Marx, osservando il corpo senza coscienza di Nerif. "Anche l'attacco di quel tipo non ha aiutato. Anche solo il contatto con un qualsiasi metallo gli provoca un dolore lancinante, da quel che ci ha detto." Disse il serpentiforme. Korwell resta in silenzio, pensieroso. "Qualcuno vuole del Whisky? Sono sicuro di averlo visto da qualche parte nella cucina." Domandò Tulsei, abbastanza assetato. "Sì, dovrebbe esserci una bottiglia nella mensola. Portami un bicchiere, per favore." Rispose Irel, staccando gli occhi dal corpo senza coscienza di Nerif. Marx fece cenno a Tulsei. "Anche a me, grazie."
Il serpentiforme annuì, uscendo dalla stanza. Dopo questa breve conversazione, ci fu un silenzio di tomba. Si sentiva il flebile respiro di Nerif, mentre Irel e Marx presero dei libri dallo scaffale di Nerif, per passare il tempo. Poco dopo, Tulsei tornò con dei bicchieri di Whisky abbastanza pieni. Passò le bevande ai due, tenendo con la coda il suo bicchiere. "Riesci a tenerci roba con quell'affare?" Domandò ironico Marx, prendendo il bicchiere di Whisky. "Fidati, è più difficile di quel che sembra. Ci vogliono anni ed anni di allenamento per avere una presa come la mia!" Sì vantò scherzosamente Tulsei, prendendo in mano il suo whisky. Irel bevve tutto il contenuto in pochi secondi, posando poi il bicchiere sul comodino. "Irel... Tutto bene?" Chiese Marx, abbastanza preoccupato per il suo mentore. "E ti pare?! Siamo intrappolati in questo villone, con un intero esercito nemico che ci sta col fiato sul collo e con il nostro leader fuori uso! Non credo che nessuno qui stia messo bene!" Esplose Irel, sorprendendo anche Korwell, che se ne stava silenzioso all'angolo della stanza. Marx e Tulsei restarono in silenzio. L'espressione infuriata di Irel si mutò in un'espressione neutrale, quasi pentita. "Scusami... È che possiamo concordare che siamo tutti abbastanza stressati da questa situazione. In così poco tempo è successo così tanto... In migliaia di anni non credo di aver visto una situazione del genere." Si scusò Irel, sedendosi di nuovo. "Tulsei... Potresti portare un altro bicchiere?" Chiese cortesemente il dragonide, passando al compagno il suo bicchiere vuoto. Tulsei annuì, uscendo di nuovo dalla stanza. Ancora silenzio. Marx e Irel continuavano le loro letture, mentre Korwell uscì dalla stanza, scendendo in cucina. Raggiunse Tulsei, che stava preparando un altro bicchiere di whisky. Il serpentiforme notò Korwell, e gli fece cenno. "Come mai tu qui?" chiese egli, preparando un altro bicchiere per l'elfo. "Vuoi favorire?" chiese al ragazzo. Korwell rifiutò rapidamente. "No... qualcosa di più forte." disse a voce bassa l'elfo. "Cosa vuoi allora, etanolo?" sorrise Tulsei. "Ha ha... Divertente." fece sarcastico Korwell, sedendosi su uno sgabello. Tulsei si sedette dall'altra parte del tavolo, individuando una sensazione di sconforto nel suo compagno di squadra. Prese la bottiglia mezza vuota di whisky, e ne versò ancora all'elfo. "Se continuiamo così finiremo per ubriacarci." Affermò Korwell, guardando il suo bicchiere. "Per me sono solo ricordi di vecchi tempi. Per te? Ogni persona ha almeno qualche bel ricordo riguardante l'alcool." Disse Tulsei, bevendo energicamente. Korwell restò brevemente in silenzio. "No." rispose brevemente egli, bevendo un piccolo sorso della sua bevanda alcolica. "Almeno uno? Una serata alla taverna con gli amici?" domandò curioso il serpentiforme. Korwell restò ancora in silenzio. "No." disse ancora, guardando il suo riflesso nel liquido. "Tu... hai memorie con i tuoi amici?" chiese ancora Tulsei. "No." Korwell stringeva il bicchiere tra le mani. "Tu... hai delle memorie?" chiese imperterrito Tulsei. "...no..." Rispose Korwell, digrignando i denti. Tulsei rimase in silenzio. "Qual è l'ultima cosa che ti ricordi del tuo passato?" chiese preoccupato l'uomo. "...il mare. Qualcuno... che mi lascia la mano. Qualcuno che... mi fa cadere." disse sull'orlo di piangere Korwell. Tulsei lo guarda negli occhi, prendendo un sorso di whisky. "Quando ho visto Kusser... ho ricordato queste cose. Ma non so come mai sono collegate. E' tutto offuscato... Però c'è un filo conduttore." continuò Korwell, sorseggiando dal suo bicchiere. "Korwell... te lo dirò sinceramente. Non sono uno strizzacervelli. Non posso capire le meraviglie del cervello umano... elfico... o quel che è. Posso solamente dire che mi dispiace profondamente. Con me puoi parlare di bevande alcoliche, cibo, belle ragazze... Ma non sono abbastanza qualificato per discutere di queste cose. Sono sicuro che tutto andrà per il verso giusto." rispose melancolico Tulsei, finendo il contenuto del suo bicchiere. Korwell lo guardò negli occhi. "Grazie." replicò semplicemente l'elfo, finendo anch'egli il suo bicchiere. "Forza. Torniamo da Irel e gli altri. Dovevo portargli un altro bicchiere, dopotutto." Sorrise Tulsei. Il serpentiforme salì le scale. L'elfo lo seguì, entrando nella stanza di Nerif. Si assestarono tutti in essa, passando il tempo a leggere libri, giocare a carte, e cercando un qualsiasi modo per non annoiarsi a morte in quel lento pomeriggio.
Due ore dopo, il crepuscolo cominciò a sorgere. Nel centro della città i commercianti iniziavano a mettere a posto le proprie baracche, preparandosi alla chiusura. I bambini che giocavano innocentemente iniziavano ad essere rimproverati dalle madri, pregando loro di ritornare prima del buio. Gli uomini d'affari tornavano a casa con le loro valigie e se erano fortunati, alcuni sacchetti pieni di monete d'oro. Un uomo vestito con abiti formali percorreva il sentiero principale. Portava con sé una grossa borsa, che sembrava contenere una chitarra. Ai suoi fianchi c'era un fodero, che conteneva un piccolo coltello. All'improvviso, si fermò davanti una signora, che stava mettendo su un carro delle cassette piene di frutta. "Buonasera, gentile signora..." Salutò con nonchalance l'uomo. "Saprebbe per caso dire la posizione della villa dell'egregio Owlbeak? Sono in una visita di lavoro, ed ho un grande bisogno di parlare con il suo giovanotto." Continuò egli, sorridendo alla donna. "Oh... Proseguite ad ovest e procedete per la salita verso quella collina. Dovrebbe essere lì!" Sorrise la signora, continuando con il suo lavoro. L'uomo notò una cassetta di legna contenente delle mele fresche e mature. "Signora, mi scuso per il disturbo, ma saprebbe dirmi il costo di queste bellissime mele? Non ho problemi a pagare extra per l'orario non opportuno." Il giovane prese il portafogli, pieno di monete. La donna sorrise. "Oh, non si preoccupi! Può tranquillamente prenderne una senza pagare. A dei cordiali giovani come lei fa sempre bene una mela!" Rispose, porgendogli una mela rossa. "Grazie infinite." L'uomo si inchinò, baciando la mano della donna. Si allontanò, per andare nella direzione consigliata dalla signora. "Torni presto!" Salutò ella, facendo cenno da lontano.
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Passò un'ora, e la stanza di Nerif era più silenziosa che mai. Irel stava sonnecchiando sulla sedia accanto il letto di Nerif, Marx stava leggendo un libro sulla robotica avanzata, fingendo di capire qualcosa, Tulsei guardava nel vuoto, e Korwell ogni tanto prendeva un sorsetto di whisky dal suo bicchiere. Erano le sei del pomeriggio, e sembrava che fossero passati anni dall'ultima volta che avevano visto Nerif in salute. All'improvviso, il campanello suonò. Irel si svegliò, facendo un piccolo urlo. Marx staccò gli occhi dal libro, e si alzò dalla sedia. "Vado io. Potrebbe essere chiunque. Preparate le vostre armi." Allarmò Marx, correndo all'ingresso principale. Aprì con riluttanza la porta, tenendo il pugno destro stretto. La figura alla porta era quasi alta come lui, circa un metro e novanta. I suoi capelli di media lunghezza avevano un colore nero come il carbone, e indossava un cappotto dello stesso colore. Era ornato da diverse medaglie attaccate sulla parte del petto. Sotto il cappotto aperto portava una camicia di un candido bianco, interrotto dal rosso della sua cravatta. Aveva un piccolo sorriso in faccia, e i suoi occhi guardavano dritto nell'anima Marx. Un brivido passò per la schiena del ragazzo. L'uomo entrò nella villa Owlbeak, senza neanche chiedere permesso. "Hey! C-chi ti ha detto che potevi entrare?!" Marx esclamò, prendendo il braccio dell'uomo. Cominciò a ridere. "Haha! Ne hai di coraggio per toccarmi in questo modo! Non ti ricordi di me, ragazzo? Eppure è passato poco tempo..." Lo sguardo dell'uomo si fece più cupo, trasformando il suo sorriso innocente in un ghigno dall'aria malvagia. Egli si liberò dalla presa, e fece qualche passo indietro, posando il suo borsone a terra. Il suo tono di voce si alzò, e dalla sua bocca uscirono le parole: "IO SONO KUSSER MARKSMAN, COMANDANTE DELL'ORDINE MILITARE DELL'IMPERO DI XOROCAN!" Marx indietreggiò. "Tu... Gran pezzo di merda..." il ragazzo corse verso di lui, e buttò a terra Kusser con un calcio allo stomaco. "COME CAZZO OSI A PRESENTARTI QUI, DOPO QUELLO CHE HAI FATTO ALLA MIA PATRIA?! PENSI DI ESSERE DIVERTENTE?! RISPONDIMI, STRONZO!" Urlò furioso Marx, tenendolo fermo con tutta la sua forza. "S-sono venuto per negoziare... Devo parlare con il vostro leader." Disse Kusser a bassa voce, tentando di liberarsi dalla presa. "PER COLPA TUA È FUORI USO! E PRESTO LO SARAI ANCHE TU, SE NON MI SPIEGHI PERCHÉ CAZZO STATE FACENDO TUTTO QUESTO!" Esclamò con furia Marx, prendendolo per il collo. "P-posso spiegare... Possiamo finire tutto questo..." Sussurrò con voce flebile il comandante, cercando di respirare. Marx liberò dalla presa Kusser, che fece un grande sospiro. Marx lo guardava con sguardo assassino, mentre cercava di riprendersi. "Per così poco è andato fuori uso? Avete scelto un debole, come capo di questa piccola festicciola." Commentò Kusser, guardando l'ambiente circostante. "È un valoroso combattente. Anni fa ha ucciso un drago nero completamente da solo." Rispose arrabbiato Marx, guardandolo negli occhi. "Oh... Quindi era lui? Quello scherzetto ci è costato caro... Troppi draghi stanno uscendo dalle loro gabbie, ultimamente." Ghignò Kusser, sedendosi sul bracciolo del divano. "...cosa stai insinuando? Gabbie? Costato tanto...?" Rifletté Marx, confuso. "Ma non capisci?! Il controllo sui draghi è nostro! Dopo millenni e millenni di guerra possiamo finalmente convivere in pace e armonia!" sghignazzò Kusser, slacciando il borsone che aveva appoggiato per terra. Tirò fuori dal borsone il suo fucile. "E adesso che sai questo... puoi tranquillamente riunirti con i tuoi antenati, sporco Lodatore del Sole."
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Marx sgranò gli occhi. Si abbassò preventivamente per evitare il proiettile. Kusser sparò, mancando il bersaglio. La pallottola arrivò a colpire il camino, che era appena dietro Marx. "Non usavano mana, quegli aggeggi?!" Domandò Marx, cominciando a correre verso l'avversario. "Vedi, mio caro amico... Per noi di Xorocan il mana è una tecnologia antiquata..." rispose Kusser, puntando il fucile a Marx. Sparò un altro colpo, che venne schivato ancora da Marx. Il ragazzo diede un calcio sulla spalla del nemico, facendogli cadere il fucile dalle mani. Fece un gran tonfo. Lo prese rapidamente, e lo gettò nel camino della stanza. "Voglio uno scontro ad armi pari... CAPITO?!" urlò Marx, correndo nella sua direzione come una belva. "Heh... Cominci a piacermi." rispose Kusser, mettendosi in guardia. Marx cominciò a sferrare pugni verso Kusser, che parava con agilità i suoi colpi. Arrivato il momento giusto, Kusser prese il braccio di Marx, e lo spinse a terra. Il ragazzo rotolò a destra, e cercò di alzarsi. Venne fermato dall'avversario, che gli sferrò un calcio sui denti. Marx urlò nel dolore, attirando l'attenzione di Irel al piano di sopra. Korwell e Tulsei stavano sonnecchiando, ma vennero presto svegliati dal dragonide. "Presto! Stanno attaccando Marx!" Esclamò Irel, passando a Korwell uno dei suoi shotel. Tulsei, silenzioso uscì. Scese velocemente le scale, e si fece notare immediatamente da Kusser, che aveva preso Marx per i capelli, propenso a farlo morire bruciato nel camino. Kusser notò subito il serpentiforme, e mollò la presa. Marx cadde a terra con un tonfo, mugugnando per il dolore. "Bene bene bene... Chi si rivede. Tutto bene la famiglia? Aspetta... Lo sappiamo noi che non va bene." Kusser prese in giro Tulsei, che stava scendendo lentamente le scale. Irel e Korwell osservavano la scena da lontano. "Mi obbligasti a fare una cosa contro le mie morali. Avrei dovuto ammazzarti di botte la prima volta che ti vidi... FIGLIO DI PUTTANA!" Tulsei fece un grande balzo, atterrando sopra Kusser, che venne buttato a terra. "Ne hai di coraggio ad atteggiarti così davanti al tuo capo!" provocò Kusser, che si liberò rapidamente dalla presa. "TU NON SEI IL CAPO DI NESSUNO! E LASCIA IN PACE MARX E LA GILDA, PEZZO DI MERDA!" urlò furibondo Tulsei, correndo verso Kusser. Cominciò rapidamente a prenderlo a pugni, colpendolo nello stomaco, braccia, petto e inguine. "Finalmente! Qualcuno che sa combattere!" esclamò nell'estasi della battaglia Kusser, che si rimise in sesto. Tulsei si girò verso Irel e Korwell. "CHE CAZZO STATE ASPETTANDO?! SCENDETE!" strillò il serpentiforme, ingaggiando in uno scontro uno contro uno. Irel scese dalle scale impugnando il suo falcione. Non poteva usare la magia, là dentro. Tulsei e Irel iniziarono a fare pressione su Kusser, che schivava abilmente tutti i colpi inflitti dai due, tirando occasionalmente qualche contraccolpo. Marx era sul pavimento, a soffrire in silenzio, mentre sanguinava dal naso. Korwell non riusciva a muoversi. "Non posso..." disse sottovoce Korwell, gettando a terra le armi. Tulsei continuava a sferrare calci e pugni, mentre Irel cercava di colpirlo bene con il suo falcione, ma tutti i tentativi di prendere Kusser erano inutili. Schivava con una celerità incredibile, e i due non riuscivano a tenere bene conto dei movimenti imprevedibili dell'avversario. "CHE CAZZO STAI ASPETTANDO, KORWELL?!" urlò arrabbiato Tulsei, che tentava ancora di colpire il nemico. Ad un tratto Kusser si fermò, distratto dalla menzione di Korwell nella faccenda. Irel colse la palla al balzo, colpendo con tutta la sua forza l'avversario nello stomaco usando il manico del suo falcione. Marksman urlò per il dolore, cadendo a terra.
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"Kusser!" chiamò Korwell, scendendo le scale. Tulsei, infuriato, corse verso il corpo del nemico, e sebbene neutralizzato, tirò fuori il coltello, nell'intenzione di ucciderlo brutalmente. Venne fermato da Irel, che lo prese per il braccio. Korwell raggiunse tutti quanti. "Keheheh... Korwell... dopo tutti questi anni... ci vediamo ancora." sorrise Kusser, cercando di alzarsi. Venne fermato da Tulsei, che liberatosi dalla presa di Irel calciò potentemente il nemico in faccia. "OCCHIO PER OCCHIO, DENTE PER DENTE... STRONZO!" urlò Tulsei, che si allontanò da Kusser, avendo finito il suo lavoro.
"K-Korwell... Sono venuto anche per te... Ti prego..." implorò all'elfo. Korwell porse la mano a Marksman, e lo aiutò ad alzarsi. "Cosa stai facendo, Korwell?! E' il nostro nemico!" esclamò Irel, puntando il falcione verso la direzione dell'avversario. "Irel... questo è mio fratello. Non posso fargli del male." Il silenzio cadde nella stanza. "T-Tuo... cosa...?" domandò confuso Tulsei, con il fiatone. Ad un tratto, si sentì rimbombare qualcosa nell'altra stanza. Nerif corse in salotto. Era coperto di bende per tutto il corpo, e una grossa macchia rossa era improvvisamente comparsa sul suo petto. "FERMI TUTTI!" esclamò da lontano lui, interrompendo la scena. "Oh... Se non è il principe Owlbeak." si voltò Kusser, ignorando qualsiasi cosa detta prima. "Ero venuto principalmente per lei. Mi perdoni per il caos."
Tutti avevano gli occhi rivolti verso Kusser. Ci fu un silenzio di tomba per qualche secondo. "Tu." sospirò Nerif. "Esci da questa cazzo di casa. Non voglio mai più vederti." disse Nerif con un tono insolito, lasciando tutti quanti sorpresi. Kusser sorrise. "Stai giocando con il fuoco, ragazzo." ghignò Kusser, stringendo i pugni. Nerif camminò verso di lui, guardandolo dritto negli occhi. "Ero venuto per negoziare, pidocchio. Ma a quanto pare non sei in vena di pacifismo." rispose Kusser, spingendo via Nerif. "Vi tengo d'occhio... Gilda." avvertì il comandante Xorocaniano, uscendo dal portone. Tulsei corse verso il portone, venendo fermato da Irel. "VIENI QUI, BRUTTO PEZZO DI MERDA!" strillò il serpentiforme, cercando di liberarsi dalla presa del dragonide. Nerif si voltò verso il gruppo, in silenzio.
"Ho qualcosa da dirvi."
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