A2C3: Marksman
"Era tuo zio?" chiese Marx, sul divano insieme a Nerif. "Non me lo hanno mai detto. Non conoscevo nemmeno il suo nome fino a qualche momento fa. Io... Non sto capendo assolutamente nulla." singhiozzò il ragazzo, sorseggiando un bicchiere di whisky.
Alan Owlbeak, nato a Xorocan-sud, e morto ad Alaron-sud. Nacque in una famiglia umile. Fu l'unico bambino della famiglia fino a sette anni dopo, quando nacque il suo fratellino Lucas. Non ricevettero un'istruzione ad una scuola, ma tutto quel che dovevano imparare glielo insegnò il padre. Erano due ragazzi vivaci, e riuscivano a trovare interessante qualsiasi cosa riguardante la natura. Durante i pomeriggi d'estate, i due andavano a fare piccole escursioni nei boschi vicino al loro villaggio, e tornavano sempre a casa con qualche ferita. La loro famiglia era anche molto religiosa, e fin da piccoli li condizionavano nel leggere i Testi Sacri di Lilith. A Xorocan non credevano molti nella Luna, anzi, era molto raro vedere persone religiose. Quando i due diventarono adulti, il padre fu colpito dalla tubercolosi, lasciandoli da soli con la madre. Vissero una vita relativamente felice, e trovarono lavoro come segretari negli uffici di un castello ad Alaron. I fratelli non erano facili da dividere, e anzi, trovarono casa insieme vicino dove lavoravano. Erano inseparabili. Al lavoro, Lucas trovò la donna che presto sarebbe diventata sua moglie. Alan aveva cominciato uno studio avanzato sul mana, e grazie alle sue grandi scoperte rivoluzionarie, venne promosso a scienziato reale. Tra le sue invenzioni si possono trovare cannoni di mana, archi di mana, arti robotici ed intelligenze artificiali. Lucas, però, aveva un altro obiettivo. Cominciò ad interessarsi alla battaglia e all'arte della guerra, e presto, lasciò il suo lavoro da segretario, per arruolarsi nell'esercito. Presto, Lucas arrivò ad essere uno dei migliori soldati di Alaron. Qualche mese dopo, il terzo re di Alaron morì, per cause ancora sconosciute, e Lucas fu il suo sostituto. Come primo incarico, Lucas ordinò la promozione di suo fratello a comandante militare.
"Ed è questo quello che sapevo fino a ieri..." disse Nerif, sdraiato sul divano. "Però..." si alzò. "Però?" chiese Marx, confuso. "Quando l'ho ucciso... Ho rubato dei documenti che potevano dimostrare una teoria che mi tenevo con me per un po' di tempo..." Nerif camminò verso le scale. "Seguimi" accennò veloce, continuando ad avvicinarsi alla sua camera. Marx si alzò, seguendo a ruota il suo amico. Nerif era davanti alla sua scrivania, osservando vari documenti top secret della marina militare di Xorocan. "Come hai fatto ad ottenere documenti privati di Xorocan?" chiese spaventato Marx. "Te l'ho detto. Li ho rubati dall'ufficio del comandante." rispose serio Nerif. Aprì i documenti, e trovò quello che voleva.
Lucas, tre anni fa, si trasferì a Xorocan, annunciandolo però come un 'viaggio di lavoro' ai suoi sudditi, e soprattutto, la sua famiglia. Sparì misteriosamente agli occhi del pubblico come tutti sanno. Il suo ultimo avvistamento fu nel castello dell'imperatore di Xorocan. Alan era perfettamente consapevole di quel che era successo, e non obbiettò. Lucas fu mutilato il giorno dopo, insieme agli altri quattro re. I progetti di Xorocan sono ancora sconosciuti. Si è trovato solo un foglio di studio sul mana avanzato accanto alla cartella in cui sono contenute queste informazioni.
"Capisco. Quindi tuo zio stava facendo un doppio gioco." affermò Marx, osservando i documenti. "Potrebbero aver cercato di invadere la tua isola per controllare meglio la nostra... Tu che dici Marx?" chiese Nerif. "Effettivamente... Sarebbe un ottimo punto strategico."
"Lo è." Rispose secco Nerif. "Adesso, però, dobbiamo preoccuparci di altro." Continuò, camminando fuori dalla sua camera. "Dove sono gli altri?" Chiese Nerif. "Sono tutti a fare delle commissioni, Irel si sta occupando di un po' di cose all'isola del Sole. Prevede un altro attacco da parte di Xorocan." Rispose Marx, seguendo Nerif. "Marx." Il ragazzo si fermò. "Ascoltami bene. In questo periodo sono successe un sacco di cose... Anche solo l'altro giorno sembra successo tre mesi fa... Non... Riesco davvero a capire nulla. È successo tutto così velocemente, e..." Nerif venne interrotto. "Amico. Anche per me è lo stesso. Non avrei mai pensato di fare le cose che stiamo facendo ora... E mi spaventa. Ma dobbiamo tenere duro. Perché anche nel peggio, noi saremo qui a proteggerci a vicenda. Non importa in quali circostanze." Affermò Marx, sorridendo. Nerif lo guardò. "Grazie, amico."
Uno ad uno, tornarono tutti dalle loro mansioni giornaliere. Korwell e Tulsei arrivarono dopo un giro di spese, e Irel tornò sano e salvo dall'isola del Sole. Nerif preparò del tè per tutti quanti, e si sedettero sul tavolo da pranzo nel salone principale. Irel era leggermente preoccupato. Marx si girò verso il mentore. "Irel, tutto bene?"
"Io sì, ma sono prevalentemente preoccupato per l'isola. Ho fatto un giro di perlustrazione sopra le acque tra Alaron e Xorocan, e ho visto una nave andare verso sud. Credo si stiano preparando per un altro attacco all'isola." Affermò preoccupato, prendendo un sorso di tè. "Hm. Allora... Quanto tempo pensi ci possano mettere per arrivare?" Chiese Nerif. "Mettendo in considerazione il vento, le correnti e la velocità generale delle barche di Xorocan... 7 ore." Rispose preoccupato Irel. Nerif restò in silenzio. Tulsei e Korwell guardarono ascoltarono tutto, senza commentare. "Irel... PERCHÉ CAZZO NON CI HAI CHIAMATO CON IL TRASMETTITORE?!" Strillò Nerif, rimproverando l'uomo. "TI ABBIAMO DATO UN TRASMETTITORE PER UN CAZZO DI MOTIVO! PERCHÉ NON CI HAI CHIAMATI?!" continuò, arrossendo per la rabbia. "Nerif- ascoltami--" rispose Irel, cercando di rimanere calmo. "ASCOLTAMI? ASCOLTAMI?! IREL, SECONDO TE PER QUALE MOTIVO DOVREBBERO ANDARE A SUD?! ESPORTARE EBANO?! NO!" Strillò il ragazzo gesticolando in modo minaccioso. Tulsei, che era seduto vicino Nerif, cercò di calmarlo. "N-Nerif... Abbiamo sette ore... Il viaggio da qui all'isola è relativamente corto. Possiamo arrivare, ordinare un'evacuazione e combattere in tempo!" Disse l'uomo-serpente. Nerif restò zitto. "Va bene... Grazie Tulsei."
"Preparatevi tutti. Dovete essere pronti in un quarto d'ora." Nerif si alzò dal tavolo da pranzo. Korwell si alzò subito dopo Nerif. Restarono tutti seduti. "Beh? Alzatevi. Questo è il nostro primo compito." Disse serio Korwell, dirigendosi verso le scale.
Uscirono tutti fuori di casa, incappucciati e con i volti nascosti. Nerif indossava pochi pezzi di armatura, mentre al contrario, Irel e Marx indossavano delle protezioni quasi complete. Tulsei indossava un montgomery, e teneva a tracolla una scimitarra. Teneva nella tasca una pistola di tipo flintlock, mentre Korwell indossava il suo solito mantello bianco sporco, con i suoi pantaloni in tessuto verde. Nerif aveva con lui il suo falcione regalatogli da Irel, mentre Marx provò per la prima volta a combattere con uno spadone. Avevano portato molte armi e pozioni curative con loro, e sembravano asini per quanto erano carichi di bagagli. Uscirono dal retro della villa, e si avvicinarono al porto. La città era sorprendentemente deserta, con pochi bambini che giocavano innocentemente a dadi sulla strada. Tulsei, in qualche modo, era quello che aveva l'aria meno sospetta. Arrivarono al porto. "Nessuno ci giudicherà se... Rubiamo una barca, giusto?" Ridacchiò Tulsei, avvicinandosi ad un peschereccio apparentemente abbandonato. "In teoria siamo già criminali, quindi se abbiamo fatto trenta..." Disse Korwell, avvicinandosi alla barca "facciamo trentuno." Continuò, sorridendo. Marx li guardò stupito. Però, si avvicinò comunque ai due. "Non è il veicolo più accogliente... Ma dobbiamo usare quel che possiamo usare..." Nerif e Irel erano riluttanti. "Dai, ragazzi! Salite! Fidatevi, le navi su cui salivo io erano mooooolto più sporche! HAHAHA!" Esclamò Tulsei, salendo sul peschereccio. "Meglio di niente." Commentò tra sé e sé Irel, camminando verso la barca. Nerif seguì Irel, prendendo tutti i bagagli. Tulsei era al timone, mentre Nerif e gli altri erano seduti sui sedili dentro la barca. "Alla fine avere un pirata nella squadra si è rivelato utile." Scherzò Marx. "Guarda che ti sento!" Replicò scherzoso Tulsei, da fuori. Nerif aveva uno sguardo preoccupato. Irel si girò verso di lui. "Tutto bene, Nerif?" Chiese serio l'uomo. "Ti sembra che stia bene? Stiamo andando a combattere contro un dannato esercito... Non sono un buon leader, e soprattutto, non ho mai fatto una prova sul campo! Sono... Assolutamente inutile." Sospirò Nerif, sull'orlo delle lacrime. "Ehi... Io, Marx e Korwell abbiamo già combattuto contro di loro, e te e Tulsei avete di sicuro fatto una bella avventura per scappare dalla prigione. Siamo tutti perfettamente preparati, e se mai dovessero essere troppi per noi..." Irel spiegò una delle sue ali. "Il vecchio dragonide Irel porterà tutti al riparo." Continuò sorridendo. Marx guardo Irel esterrefatto. Irel si rese conto solo dopo di aver detto il suo segreto. Nerif lo guardò, sorridendo. "Dai, Irel. Pensavi fosse un segreto? La prima volta che ti ho visto non ci ho fatto caso... Ma quando hai ucciso quel drago di mare... Era abbastanza ovvio." Affermò sorridendo Nerif. "Grazie Irel. Spero che andrà tutto bene."
Korwell guardò il dragonide. "Adesso siamo al terzo membro appartenente a una minoranza. Benvenuto nel club." disse ironico, dando una pacca sulla spalla dell'uomo. "Ciurma! Stiamo arrivando all'isola del sole! Ricordate di prendere tutti i bagagli!" Esclamò dal timone Tulsei. "Ricevuto, capitano!" Esclamò scherzoso Marx, prendendo una delle borse che avevano portato con loro. Nerif si alzò, e raggiunse Marx. "Ehi... Marx, come fai tu ad essere così spensierato... Mentre stiamo per andare in battaglia?" Chiese Nerif, ansioso. "Vedi... Sono anche io molto preoccupato. Certo... Con una obbligatoria evacuazione il numero di vittime sarà minimo, e i soldati Xorocaniani sono delle mezze calzette... Ma ho paura. Però cerco di sollevare il morale. Come Tulsei. Cazzo, ormai lui avrà avuto tantissime esperienze come la nostra. Prendiamo esempio da lui." Disse camminando verso l'esterno della barca. Nerif annuì. "Grazie, amico."
"Signori, stiamo arrivando! Irel, tu vola in villaggio e ordina l'evacuazione immediata! Non vogliamo che nessuno si faccia male." Ordinò Tulsei, girando il timone. "Ricevuto!" Irel spiegò le sue ali, volando avanti. "Ci si vede dopo!" Strillò da lontano l'uomo.
Irel atterrò. Erano le sette del pomeriggio, e dal porto si vedeva un tramonto a dir poco stupendo. Distolse lo sguardo dal cielo, e cominciò a dirigersi verso il centro della città. Camminando, riferì ad ogni persona che incrociò di evacuare la città, e ordinare la stessa cosa ai propri conoscenti. Entro l'arrivo del resto della squadra, tutti gli abitanti del villaggio evacuarono in delle navi. La nave della Gilda arrivò in tempo, e Irel li stava aspettando davanti al porto. "Eccoci qua!" Strillò Tulsei, agganciando il peschereccio a un palo. Scese dalla barca, e corse verso Irel. "Tutti evacuati?" Chiese Nerif, scendendo dalla barca. Irel annuì. "Ci resta solo aspettare la flotta di Xorocan... E pregare." Affermò il dragonide, cupo. Marx e Korwell scesero, portando con loro gli ultimi bagagli. "Appostiamoci tra gli alberi. Utilizzeremo un attacco a sorpresa." Ordinò Nerif, mettendosi la mascherina. Si spostarono verso un'area boschiva molto vicina al villaggio. In questo modo erano in grado di avvistare i nemici in arrivo. Passò un'oretta, e tutti avevano gli occhi fissi sul porto, che era leggermente visibile dal punto in cui si erano stanziati.
"Li vedo." Disse Korwell sotto voce, preparando le armi. Tutti presero le loro armi. Marx si mise il casco dell'armatura, e Nerif afferrò il suo libro di magia.
Al porto, i soldati Xorocaniani sbarcarono, sorpresi dall'assenza di persone. "Comandante Marcsshman. La città è deserta." Riferì un soldato al comandante. "Ho visto. Qualcosa puzza, qui." Disse l'uomo, sistemandosi la sua maschera. Era di ceramica, decorata con foglia d'oro e pittura rossa e nera. Indossava un mantello nero, e sotto portava una divisa militare di colore rosso-fuoco. Portava alla schiena un fucile lungo, e ai fianchi aveva due Shotel nei foderi, simili a quelli di Korwell. "Deve esserci qualcosa di sbagliato. Non ci sono persone." Rifletté il comandante. "Truppe! Vi ordino di controllare ogni singolo antro dell'isola in cerca di persone! Questa volta lasciate vive più persone possibili. Abbiamo sempre bisogno di nuove truppe." Ordinò l'uomo, scendendo dalla nave. Le truppe si divisero, lasciando il comandante da solo. Perlustrava le case, con aria curiosa. La Gilda, intanto, si stava preparando per un attacco a sorpresa.
Nerif si alzò silenziosamente per dettare il piano di azione, ma il comandante Xorocaniano si voltò verso il loro nascondiglio. Nerif sentì un brivido passargli per tutto il corpo. "SPARPAGLIATEVI!" strillò Nerif. Tutti i membri della Gilda si divisero in direzioni differenti, scendendo dalla collina in cui si stavano nascondendo. Irel spiccò in volo, e fu il primo che attirò l'attenzione del comandante nemico. Egli prese il suo fucile, e sparò una raffica di colpi verso le ali del dragonide. Irel schivò abilmente tutti i colpi, volando verso i soldati nemici. "Io mi occuperò dei soldati, voi combattete contro il pezzo grosso!" Ordinò Irel in volo, allontanandosi. Korwell corse verso il nemico, usando i suoi shotel come dei rampini. Marcsshman prese in mano le sue shotel e le usò nello stesso modo di Korwell, dirigendosi però verso Nerif. Il ragazzo lanciò raggi di mana verso l'avversario, che vennero però schivati con facilità. Marcsshman raggiunse Nerif, tirando fendenti con le sue armi da taglio. Il ragazzo cercò di parare i colpi con una barriera di mana, ma era troppo debole per i tagli ritmici del nemico. Lo scudo si spezzò in mille pezzi, che svanirono nell'aria. L'avversario tirò due fendenti verso Nerif, uno sulla spalla e uno sul petto. Il ragazzo strillò dal grandissimo dolore, e cercò di allontanarsi. Marx corse verso Nerif, e cercò di prendere il nemico con un taglio del suo spadone. Il comandante schivò con un balzo, per poi colpire ripetutamente l'armatura di Marx. Egli cercava di parare con il suo scudo, ma Marcsshman riusciva a trovare sempre un punto cieco dove danneggiare la protezione.
Korwell si fiondò nell'azione, usando i suoi shotel per arrivare velocemente dai suoi compagni. Sferrò diversi colpi fulminei, ma furono schivati tutti, ad eccezione di un fendente alla spalla. Marx sfruttò l'occasione per provare a dare un colpo potente al nemico, ma il comandante diede un calcio sullo stomaco del ragazzo, facendolo piegare dal dolore. Korwell continuava a sferrare colpi, senza successo. Marcsshman fece uno sgambetto a Korwell, facendolo cadere a terra. Era abbastanza tempo per allontanarsi di pochi metri. "Lasciate a me la faccenda. È troppo veloce per voi due" disse l'elfo, balzando verso il nemico. Iniziò di nuovo a sferrare colpi verso tutte le parti del corpo, che vennero schivati o parati dalle armi da taglio dell'avversario. Korwell stava solamente distraendo il nemico, fino a quando non arrivò il momento giusto per un attacco a sorpresa. Balzò dietro Marcsshman, colpendo con un calcio la sua schiena. Si fermò per un attimo, allontanandosi da Korwell. Prese una bottiglietta che teneva sulla sua cintura, e bevve il contenuto in modo molto veloce. Korwell corse verso di lui e cercò di interrompere la sua cura. Un'onda d'urto venne creata da Marcsshman, circondandolo da un'aura scarlatta. I suoi occhi erano iniettati di sangue, e la sua maschera si ruppe durante l'esplosione. Il suo sguardo si poteva leggere come un libro, e c'era scritto solamente "rabbia". Marcsshman gridò, e corse fulmineamente verso Korwell. L'elfo fece la stessa cosa, preparando un attacco potente. Il nemico lanciò le lame dei suoi shotel verso terra, attirando l'attenzione di Korwell. Il ragazzo saltò, pensando che stesse cercando di colpirlo da lontano. Invece, il nemico saltò a sua volta, attivando il meccanismo degli shotel. Marcsshman diede un potentissimo calcio sul petto di Korwell, utilizzando la velocità dei rampini a suo vantaggio. L'elfo cadde a terra con un tonfo, stappando una delle sue pozioni curative. Un proiettile fece esplodere la bottiglia, e i cocci di vetro volarono in aria, graffiando la guancia di Korwell. "Ultime parole...?" Chiese in tono inquietante il comandante, puntandogli il fucile in fronte. L'elfo provava una sensazione mai esplorata. Il suo cuore batteva forte, le sue gambe tremavano, e sentiva dolore dappertutto. Ad un tratto, però, un proiettile di mana colpì le spalle del comandante. Egli sparò un colpo a vuoto, facendo cadere il suo fucile per il panico. "Korwell! Scappa!" Esclamò Marx, che reggeva Nerif in piedi. Owlbeak teneva il braccio teso, e fumo saliva dal suo palmo. Dopo aver lanciato quell'incantesimo, non poté fare altro che cadete a terra, senza coscienza. Il comandante Xorocaniano era all'angolo. Korwell stappò un'altra bottiglietta, bevendo lentamente. Riuscì ad alzarsi in piedi, ma aveva ancora il fiatone dalla battaglia. Marcsshman guardava nel vuoto. "K-Korwell..." Sussurrò. Teneva il suo fucile ormai senza munizioni stretto. Marx e Korwell erano in silenzio. "Allora, ti arrendi?!" Strillò Marx, arrabbiato come non mai. "Mi arrendo... Però... Credo che avrò bisogno di parlarvi in privato. Senza rancori." Disse quasi sfiatato Marcsshman. "Hai cercato di ucciderci." Affermò passivo Korwell.
"Perdonatemi. Korwell... Credo che tu e io fossimo destinati ad incontrarci." Affermò Marcsshman. "Ci rivedremo." Continuò, allontanandosi dal gruppo. Korwell e Marx erano confusi. D'un tratto, l'elfo realizzò una cosa. "Un secondo..." I suoi occhi si spalancarono, e cominciò a lacrimare. "KUSSER! KUSSER!" urlò verso il comandante Xorocaniano. Egli non si girò, e continuò a camminare verso la direzione delle sue truppe.
Irel arrivò da Marx e Korwell. "È andata bene. Hanno ordinato una ritirata. Anche oggi l'isola è salva." Disse Irel, sorridendo. Si rese conto dell'espressione dell'elfo. "Korwell, tutto bene?" Domandò preoccupato il dragonide. Korwell si asciugò le lacrime, e ghignò. "Mai sentito meglio."
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