A2C2: La Gilda dei Rinnegati.

Nerif si svegliò, con un dolore lancinante al petto. Era in una stanza buia, illuminata solo da una lampada ad olio, che era appoggiata alla sua destra. La sua maglia era lacerata dallo squarcio che la guardia gli aveva provocato. Accanto a lui aveva un vassoio, con una bottiglietta di vetro e un sacchetto. Il contenuto della bottiglietta era acqua. Nerif la prese e bevve il liquido tutto d'un fiato. Controllò il sacchetto. Dentro c'erano pezzi di pane, vecchi di qualche giorno. Prese una fetta, e la divise in due. Non aveva per niente fame. Mangiò lentamente la metà della fetta, per pura noia. Non era legato da nessuna catena, quindi si alzò in piedi. Perlustrò la stanza, con la lampada nella mano. L'aria era calda, macchie di vomito asciugato abbellivano i pavimenti della stanza. Il ragazzo si pentì immediatamente di aver mangiato quel pane. Continuò a perlustrare. La cella sarà stata grande una decina metri quadri. Sulle murature vi erano delle incisioni, presumibilmente di prigionieri passati. Erano lettere che non aveva mai visto, di un alfabeto completamente sconosciuto. Incuriosito, lanciò un incantesimo di luce nella stanza. I muri erano tappezzati di disegni rozzi, scritte in lingue sconosciute e calendari improvvisati. Erano tutte incise nel muro di cemento, ma alcuni disegni avevano un colorito marroncino-rosso, presumibilmente sangue. Nerif controllò le tasche. Come immaginava, totalmente vuote. Si avvicinò alla porta della cella. Era di un legno familiare. Scuro, quasi ad arrivare al nero. Era ebano. Provò a bussare. "C'è qualcuno?" Chiamò ad alta voce. Nessuno rispose. Si sedette a terra, avvolto nei pensieri. Passò un'oretta, e un uomo entrò nella stanza. Nerif lo guardò dal basso all'alto. Era incappucciato, e indossava una mascherina protettiva in tessuto. Aveva una bottiglietta d'acqua in mano. "Bevi, devi restare idratato." Disse l'uomo, passandogli la bottiglia. "Non mi fido. Ci sono macchie di vomito per terra. Cosa ci mettete dentro? Veleno?" Domandò il ragazzo, alzandosi in piedi.
"Nerif, davvero non mi riconosci? Sono Tulsei. Adesso bevi e ce ne andiamo." Affermò il serpentiforme, aprendo la bottiglietta. "Non abbiamo molto tempo. Ho detto alle guardie che ti accompagnavo al castello del Re per essere eseguito. Invece noi torniamo ad Alaron. Intesi?" Chiese lui, prendendo un pugnale dal fodero che teneva sul fianco. "Perché mi dovrei fidare? E perché mi hanno portato qui a Xorocan?" Domandò Nerif, ansioso. "Ti racconto tutto quando torniamo. Devi solo sapere che hanno mentito a tutti e due qui." Rispose Tulsei, leggermente irritato. Diede il pugnale a Nerif, per poi prenderlo per mano. Lo aiutò ad alzarsi, e, notando la ferita al petto, prese delle bende dalla borsa. "Tieni, metti queste. Anche se la ferita è incrostata non si sa mai cosa può succedere."

Owlbeak applicò le bende sulla ferita, e, con riluttanza, seguì Tulsei. Il serpentiforme teneva Nerif per la maglietta, e il ragazzo stava al gioco, assumendo un'espressione di fastidio. La prigione era vuota. Tutte le celle che riusciva a vedere erano vuote. Camminarono verso l'uscita, e una guardia li fermò. "Già lo porti all'esecuzione?" Chiese l'uomo, curioso.
"Voglio il malloppo in meno tempo possibile." Sorrise Tulsei. La guardia sorrise, gli diede una pacca sulla spalla, e li fece passare. Aprirono la porta. Fuori dalla prigione vi era un enorme giardino. Un enorme muro in rovina divideva il penitenziario e la città portuaria. Si sentiva odore di mare già da lì. Le guardie che perlustravano la zona erano armate di lancia e scudo. Il serpentiforme camminò verso l'uscita, e in poco tempo si ritrovarono fuori dalla prigione. "Ora cosa bisogna fare?" Domandò Nerif.

"Ora bisogna stare al mio gioco. Ne so di queste cose. Sono uscito di prigione un bel po' di volte." Ridacchiò Tulsei, camminando verso una carrozza. Il proprietario arrivò. Era un uomo in armatura di maglia, e indossava una maschera col becco. "Signore, partiamo già?" Chiese il tale. Il pirata annuì, e salì insieme a Nerif sulla carrozza. Il cavallo partì, e si diressero verso il  porto. "Sarà un viaggio lungo, Tulsei. Tieni l'occhio sul prigioniero. Non si sa mai se qualche pazzo abbia scordato di confiscargli le armi." Affermò il proprietario del veicolo. "Certo. Senti, ti dispiace se facciamo una piccola deviazione?" Chiese l'uomo-serpente, prendendo dal fodero un pugnale. "Cosa intend-" l'uomo venne interrotto. Tulsei fece pressione sulla bocca dell'uomo, impedendolo di parlare. Infilò il coltello direttamente nel petto, tagliando la carne da dentro. Nerif fermò la carrozza, nel panico. "Aspettiamo di arrivare in un posto sicuro, poi seppelliamo il cadavere." Disse il serpentiforme. Guardò Nerif negli occhi. "Allora? Siamo liberi, amico!"

"Tulsei... Mi potresti spiegare... Cosa cazzo è successo?" Chiese Nerif, vuoto di emozioni. "Oh sì- giusto. Quando ti hanno raccontato che ero un pirata, è vero. Ho lasciato tutto perché... Era rischioso. Mi arrestavano continuamente, e continuavo a sporcare la fedina penale. Quindi per qualche anno sono restato a Xorocan, per fare il cameriere in una locanda della capitale. Poi, quando pensavo di aver racimolato abbastanza grana, sono andato in caserma e hanno chiuso un occhio su tutti i crimini che ho commesso in passato. Poi, da lì, sono diventato cacciatore di taglie. Hanno messo la taglia su di te... E beh. All'inizio ero riluttante, perché era un compito davvero difficile. Però il re mi ha... Come dire... Ingannato. Aveva detto che bastava portarti vivo, per usarti come ostaggio e attrarre Irel e Marx qui a Xorocan per salvare il tuo culo. Questo li avrebbe portati a occupare l'isola del Sole. Però, secondo loro, ci stavo mettendo troppo, e quindi hanno scelto la strada pericolosa. Sono direttamente venuti con l'esercito, e sappiamo tutti come è andata a finire. Non ti ho voluto fare del male perché... Non sono per niente bravo al mio lavoro. Come pirata ero bravo perché facevo solo rapine insieme ai miei amiconi ma... Era diventata dura. La vita è dura."

"Capisco... Quindi quale sarebbe il grande piano di Xorocan? L'isola dei lodatori del sole è piccola, non sarebbe per nulla utile fare una colonia lì." Disse Nerif, grattandosi la testa. "Questo non lo so, purtroppo. Sono un cacciatore di taglie, io. Devo solo seguire gli ordini dei superiori. Però una cosa è sicura. Tuo padre... Non credo sia più con noi."

Nerif rimase in silenzio. Restò con lo sguardo nel vuoto. "So che è dura, ma tutti quanti i re di Alaron hanno fatto una brutta fine. Non si sa se siano prigionieri, se siano stati assassinati, se li stiano torturando in questo momento... So solamente che quei bastardi hanno dovuto mentire a tutti. Quando il primo giorno ti ho detto che tuo padre mi aveva parlato... Ho dovuto mentire. Ero una specie di 'middle man' per l'esercito Xorocaniano. Avevi notato le guardie accompagnatrici? Ecco... Mi stavano dando ordini prima di partire per casa tua. Avevano ordinato di abbassare la tua guardia usando false notizie su tuo padre."

Owlbeak non replicò. Restava ancora in silenzio. "Ehi amico... So che sono troppe cose in un solo momento. È difficile processare tutto quanto... Ma usciremo da qui. Usciremo insieme da questa dannata situazione. Quegli stronzi la pagheranno cara." Disse Tulsei, dandogli una pacca sulla spalla.

"Perfetto. Fermiamoci qui. Seppelliamo il cadavere di questo tipo, salpiamo, e facciamo un bel pranzo di vittoria. Magari anche Marx e Irel possono venire. Tu che dici?" Domando il ragazzo. Nerif annuì, scendendo dalla carrozza. Prese il cadavere, e lo buttò a terra. "Non abbiamo una pala, come facciamo?" Chiese Nerif, confuso. "Non sai tipo... Controllare la magia?" Chiese Tulsei, gesticolando. "Beh, in teoria sì, ma non so se in queste condizioni riuscirei. Ci vogliono veri e propri sforzi fisici per usare la telecinesi." Rispose Nerif.

"Non ti preoccupare, se ti succede qualcosa, posso usare semplicemente il pugnale. Ci vorrà un po' di più, ma almeno fa il suo sporco lavoro." Sorrise il serpentiforme. Nerif lo guardò. Chiuse gli occhi. Un cerchio di mana si formò sulla terra. Il ragazzo mosse la mano verso il cielo, e un intero pezzo di terra si sollevò. Tulsei gettò velocemente il cadavere nella voragine. "Puoi lasciare." disse lui. Nerif aprì gli occhi, e il mucchio di terra cadde, coprendo la voragine. "Perfetto! Nessuno sospetterà nulla!" esclamò Tulsei, dando una pacca sulla spalla a Nerif. Il ragazzo stava sudando, e barcollò sulla carrozza, salendo a stento sui sedili. "Ehi, tutto apposto? Ti serve un minuto?" chiese Tulsei, preoccupato. "N-no... tranquillo. Non sono molto bravo con la telecinesi." affermo Owlbeak. "Su, partiamo. Chissà come stanno Korwell e Marx." continuò.

"Perché non glielo chiedi?" Rispose il serpentiforme, prendendo un trasmettitore dalla tasca. "Non preoccuparti, è mio." lo rassicurò. Nerif prese il trasmettitore, e digitò il codice di Marx. 

"Pronto?" 

"Marx! Oh Luna, stai bene! Com'è andata sull'isola?? Ti sei fatto male?? Sono con Tulsei ora, mi ha raccontato tutto- è dalla parte nostra! Oh- come sta Korwell? L'addestramento ha funzionato??-" Nerif venne interrotto. "Amico, calmati- una cosa alla volta! Dico solo che abbiamo fatto del nostro meglio, ma qualche vittima purtroppo c'è stata. Korwell è stato davvero bravo. Aspetta- in questo momento dove ti trovi?" chiese Marx, ansioso. "Uhh- beh- piccolo inconveniente... Mi trovo a Xorocan...-" balbettò Nerif. "C-come?-- Lascia stare, mi racconti tutto a casa. Sono sicuro che avete fatto un bel po' di cose per arrivare fino a questo punto. Sono felice che stiate bene, però. Oh... e riferisci questo a Tulsei... Scusami. Sono stato abbastanza duro con te. Sono sicuro che non era colpa tua, mi sa che quegli stronzi di Xorocan ti hanno fatto un bel po' per romperti le palle. Però adesso sei con noi. Benvenuto nella famiglia. Ciao, ragazzi. Fatemi sapere quando arrivate." Marx riattaccò. Nerif strappò un sorriso. "Tulsei..." sussurrò Nerif. "Ho sentito. Sono felice che abbia capito." affermò il serpentiforme. 

Continuarono il viaggio per una quindicina di minuti, e arrivarono al porto sud di Xorocan. "Noi dobbiamo fare un grandissimo giro per andare ad Alaron sud. Metti il cappuccio, se riconoscono a tutti e due siamo fottuti." Disse Tulsei, mettendosi il cappuccio e sistemandosi la mascherina. "Tieni questa. Nasconde meglio la tua faccia." Continuò lui, passando una mascherina come la sua. Nerif la mise in faccia, e tirò su il cappuccio. Con ansia, scese dalla carrozza. Si avvicinarono al molo, e il serpentiforme, prendendo un sacchetto di monete, si diresse verso una capannina, presumibilmente dove si potevano noleggiare barche. Il porto era quasi vuoto, e le uniche anime vive che si riuscivano a vedere erano pescatori che partivano per un'altra giornata di lavoro. Nerif rimase in silenzio tombale, mentre Tulsei entrò nella capanna. "Ciao. Ci serve una barca. Si possono noleggiare?" Chiese lui, mettendo sul bancone il sacchetto di soldi. Il proprietario annuì, prendendo un foglio. "Firma qui. Me la devi riportare entro domani, oppure ti faccio pagare extra." Affermò l'uomo, passandogli il documento. Tulsei diede un'occhiata. Non vedendo nulla di sospetto, firmò, e gli passò il sacchetto di monete. "Tieniti pure il resto. Buona giornata!" Esclamò il ragazzo, uscendo dalla capanna. Nerif era appoggiato a braccia conserte sul muro dell'edificio, seguendo poi Tulsei. "Quindi, si va?" Chiese Nerif, ansioso. "Certamente, amico." Rispose il compagno, salendo sulla barca. Era di un legno abbastanza duro, che aveva sempre quel colorito scuro, tendente verso il nero. "Si parte!" Esclamò l'uomo-serpente, cominciando a remare. "T-Tulsei... Una domanda." Balbettò Nerif. "Dimmi pure!"

"Come fate ad avere così tanto ebano, qui?" Chiese il ragazzo, toccando un lato della barca. "Oh. Ce lo esportano da Glycia. Lì ne hanno moltissimo. Ho sentito dire che ad Alaron è molto raro." Rispose Tulsei, remando con costanza. "Ah... Quindi... Xorocan e Glycia sono alleate, giusto?" Chiese ancora Nerif, curioso. Tulsei annuì. "Già. Come mai hai chiesto?" Disse curioso. "Um... Il comandante... Ovvero, colui che 'comanda' Alaron in questo momento, mi aveva fatto firmare, qualche tempo fa, un 'trattato di pace' tra Xorocan e Alaron. Mi ha obbligato... Non mi sono mai fidato di lui, né di Xorocan in generale. Ne sai qualcosa, tu?" Spiegò.

Tulsei si fermò. "Io... C-cosa...?" Domandò lui, confuso. "N-non ne sai nulla? Effettivamente, come mai avrei dovuto firmare un trattato di pace se..." Nerif realizzò. Restò in silenzio. "N-Nerif? Dimmi qualcosa! Io non ne sapevo nulla, di questo!" Strillò Tulsei. "Mi ha mentito." Sussurrò Nerif, alzandosi. Toccò il retro della barca, infondendo mana nel legno. "L'ebano è il legno che riceve meglio la magia, ecco perché i bastoni e gli archi sono fatti con questo materiale!" Esclamò, usando il pugnale per incidere un cerchio di mana sulla barca. L'acqua attorno la barca si riscaldò, creando una corrente calda. Il veicolo diventò più veloce, e non serviva nemmeno usare i remi. "Devo sistemare le cose con un caro amico." Disse lui, sedendosi.

Passarono tre ore, e il porto sud di Alaron era visibile all'orizzonte. "Stiamo arrivando. Avvisa tutti, ordina di andare a casa tua. È l'unico posto sicuro, ormai." Disse Tulsei, alzandosi. "Ricevuto." Rispose Nerif, prendendo il trasmettitore. Digitò il codice di Marx.

"Nerif? Dove sei?" Chiese Marx, preoccupato. "Sto arrivando al porto. Stiamo arrivando. Fatti accompagnare da Irel verso casa mia, e porta anche Korwell. È uno di noi, adesso." Rispose Nerif, serio. "Sta per iniziare una guerra, Marx. Ne sono convintissimo. E noi, dovremmo essere il nostro stesso esercito. Però, prima di cominciare, bisogna buttare via un po' di spazzatura. Vai a fare anche un po' di spesa, servono provviste per moltissimo tempo." Disse il ragazzo. Marx annuì. "Va bene. Fammi sapere quando arrivi, preparo tutto e vengo." Affermò l'amico. "Ciao."

Arrivati al porto, Nerif era davvero stanco. Non era mai stato in barca per così tanto tempo. "Tutto apposto, piccoletto?" Chiese Tulsei, dandogli una pacca sulla spalla. "S-sì. Tranquillo."  "Ehi, vedo Irel, Marx e Korwell in cielo." Disse Tulsei, guardando in alto. "Grazie alla Luna..." Sospirò Nerif. "Andiamo a casa. Applicherò un sigillo alla villa, così nessuno a parte noi riuscirà ad entrare."
Camminarono tutti e due verso la villa Owlbeak.

Marx e Irel notarono i due, e scesero per incontrarli. "NERIF!" strillò Marx, in cielo. Arrivando a terra, Marx scese dalla schiena di Irel, e corse verso Nerif, per dargli un caloroso abbraccio. Nerif sorrise. "Sono così felice di rivederti, amico! Pensavo di essere finito, là a Xorocan. Tulsei mi ha aiutato davvero tanto." disse Nerif, staccandosi dall'amico. "Ah... mi scuso ancora... per come mi sono comportato..." affermò Marx, dando una pacca sulla testa di Tulsei. Irel raggiunse il gruppo. "Bene, ragazzi. In tutte le migliaia di anni in cui sono stato in vita non mi è mai successa una cosa del genere. Ora, noi dobbiamo ribellarci. Quegli stronzi di Xorocan hanno troppo potere nelle loro mani. Da oggi, noi tutti, saremo la Gilda dei Rinnegati. Nerif, il comando è tuo. E' casa tua quella, no?" chiese Irel, sorridendo. "D-davvero? Come mai avete deciso così? Eppure non sono molto bravo nell'essere un punto di riferimento per gli altri..." balbettò il ragazzo, grattandosi l'avambraccio. "Irel, Marx e io ne abbiamo parlato nel viaggio. Non conta quanto tu sia bravo a dare ordini o a farti rispettare. Basta che tu abbia un po' di buon senso. Contiamo su di te." disse Korwell, giochicchiando con uno dei suoi shotel. "S-se lo dite voi... Beh... Adesso dobbiamo prepararci. Marx, vai a fare spese al mercato del centro città. Abbiamo bisogno di cibo a lunga conservazione e moltissima acqua, ma non preoccuparti di quella, abbiamo un pozzo vicino casa. Korwell, Tulsei, voi andate a prendere i giornali e procuratevi un po' di mascherine e vestiti per tutti. Se usciamo da Alaron non ci deve riconoscere nessuno. Irel, tu conosci la magia, giusto? Devi aiutarmi ad applicare il sigillo protettivo. Ricevuto, tutti?" chiese Nerif. Tutti annuirono, e si diressero in diverse direzioni per completare gli ordini. Irel e Nerif si guardarono, e si diressero verso la villa. "Irel... Io... Non so davvero cosa fare. Come faremo noi quattro contro degli interi eserciti?" chiese Nerif, impaurito. Prese le chiavi della villa, ed entrò dentro casa. Era proprio come l'aveva lasciata. In disordine. Le luci erano spente, e le tende chiuse. Una tazza di tè vecchia giaceva sul tavolo, tiepida. "Nerif... So che non ci sei stato per vederlo... Ma Korwell è stato davvero bravo. Ha l'anima da guerriero. Lui e Marx hanno salvato centinaia di vite. Certo, con il falcione, il mio allievo non è molto bravo. Ha una forza fisica eccelsa, e un'arma tradizionale non è il suo tipo. Vorrei regalargli uno spadone. Sarebbe davvero bravo, con quello... ah, sto deviando dal discorso principale, scusami. Il punto è che... Noi siamo davvero forti. Tutti insieme, potremmo riuscire ad annientare Xorocan. Adesso mettiamo il sigillo, e godiamoci una bella cena." disse Irel, entrando dentro casa. I due spostarono i mobili del salone principale, e si posizionarono al centro della stanza. "Pronto?" chiese l'uomo. "Sì."

Un grande cerchio luminoso si formò al centro della stanza, illuminando il salone. Nerif si stava concentrando al massimo, toccando il pavimento con le mani. Irel fece la stessa cosa, ma con molta meno difficoltà. "Tre... due... uno... Basta così!" esclamò lui, allontanando le mani dal pavimento. Un raggio di luce apparve dal centro del cerchio, facendolo sparire. "Ecco fatto. Adesso la casa è inaccessibile da altre persone...- N-Nerif?" Il ragazzo era steso a terra, svenuto. "Cazzo... Eppure dovrebbe aver imparato a controllare il mana..." disse Irel, prendendolo in braccio. Lo portò in camera sua, facendolo stendere sul letto. 

Una mezz'oretta dopo, gli altri arrivarono. Irel aprì la porta, bevendo una delle sue bevande artigianali. "Ciao Irel. Dove sta Nerif?" domandò Marx. "Sta dormendo... è svenuto dopo che abbiamo finito di mettere il sigillo." rispose l'uomo, bevendo una sorsata della bevanda. "Irel... da oggi noi viviamo qui... dovresti dirglielo." disse il ragazzo, sedendosi sul divano. "Che sono un dragonide? Non so come la prenderebbe. Qui si cacciano, i draghi." rispose Irel, guardando il soffitto. "Infatti non sei un drago-"

"Lo sono in parte. A volte non vorrei esserlo. Certo, da un lato essere alti due metri e mezzo, sputare fiamme dalla bocca e controllare alla perfezione la magia è bello... ma quando esco dall'isola del sole mi sento... Male. Come se mi sentissi fuori posto..." rispose Irel, serio. "Questo non significa che non devi dirgli la verità. Anche se ci potrebbe essere arrivato da solo... devi comunque dirlo." disse Marx, alzandosi. Korwell e Tulsei entrarono in casa, con delle buste in mano. "Ehilà." disse Korwell, posando sull'atrio le buste. "Dove sta Nerif?" chiese Tulsei, entrando in casa. "E' stanco dall'incantesimo. Fate come se foste a casa vostra. Perché adesso è davvero casa vostra." disse scherzosamente Marx. 

Irel si alzò dal divano, e salì al piano di sopra. Andò sul grande balcone della camera di Lucas e Mariah. Era perfettamente in ordine. Si fermò li per qualche minuto a pensare.

https://youtu.be/hmIGT9qdPqY

Era notte fonda, tutti erano a dormire. Nerif era nella sua camera, Marx e Irel nella camera di Lucas e Mariah, con i letti separati. Tulsei dormiva sul divano, e Korwell era nella stanza degli ospiti. 

D'un tratto, Nerif si svegliò. Barcollava. Si vestì velocemente con camicia e pantaloni lunghi. Prese il suo falcione e la mascherina che gli diede Tulsei nella giornata. Uscì piano di casa, camminando verso il castello. Non c'era nessuno in giro, a quell'ora. Nerif camminava velocemente, come se stesse andando di fretta. Era ansioso, e aveva il cuore a mille. Arrivato al castello, suonò il campanello. Il portone si aprì. Salì una lunga rampa di scale, e arrivò nell'ufficio del comandante. "Nerif, entra pure. Cosa ti porta qui a quest'or-" venne interrotto.

"Cosa mi porta qui? Ooohhh... non lo sa? E' davvero così bacato il suo cervello? Oggi io sono stato rapito dai nostri 'alleati', per essere 'giustiziato'. Tulsei era una trappola, ma fortunatamente se n'è accorto anche lui che voi siete degli insulsi. pezzi. di merda. E allora? Mi dia una risposta alla domanda che le sto per fare. Che cosa sta pianificando, lei, insieme a Xorocan?"

Il comandante restò in silenzio. "Non- so di cosa stai parlando..." rispose lui, confuso. "RISPOSTA SBAGLIATA!" strillò Nerif, usando il falcione come catalizzatore. Delle catene legarono il comandante, rendendolo immobile. "Rispondi alla domanda che ti ho fatto." continuò Nerif. "N-non so davvero di cosa tu stia parlando, Nerif!" esclamò nervoso il comandante. "Ti do un'altra possibilità. Altrimenti non riuscirai mai più a vedere il Sole del mattino." sussurrò Nerif, sorridendo. "I-Io non--" 

"Perfetto. Era proprio quel che aspettavo" disse Nerif, prendendo a due mani il falcione. Il comandante urlò per un'ultima volta, per poi essere assassinato brutalmente da Nerif.

Alan Owlbeak fu ritrovato il seguente mattino nel suo ufficio. La sua testa penzolava dal soffitto, attaccata a quel che potevano essere le sue budella. L'assassino è ancora sconosciuto. Questo è quello che dicono i giornali, almeno. 



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