A1C3: Ordini.

Korwell era steso sul letto. Pensava. Si grattò il collo, provocando un dolore estremo per tutta la superfice corporea. Era come se lo stessero infilzando mille aghi per tutto il suo corpo. "Questa è bella." pensò. "Kusser. Ti troverò. Te lo prometto."

Qualcuno suonò al campanello. Nerif si alzò dal divano e aprì il portone di casa. "Sorpresa!" Marx e Irel erano all'atrio, con un cesto pieno di bottiglie di bevande del clan. "U-uh- come mai qui?" chiese il ragazzo, confuso. "Nerif- è il tuo compleanno!" esclamò il suo amico. "Oh? D-davvero? Non me ne sono nemmeno ricordato..." disse imbarazzato, grattandosi la testa. "Beh, in ogni caso abbiamo portato il pranzo. Preparato tutto da noi!" sorrise Irel. Entrarono in casa. Posarono tutto quanto in cucina, tirando fuori le bottiglie della loro bevanda artigianale.

"Alla salute!" esclamarono all'unisono.

"Allora, Nerif. Cosa hai fatto in questi giorni?" chiese Marx, bevendo un sorso direttamente dalla bottiglia. "Beh... effettivamente... ho incontrato un angelo..." rispose. I due ospiti rimasero in silenzio. "Cosa intendi?-" chiese Irel, confuso. "Il suo nome era Sachiel. L'ho incontrato mentre stavo facendo una passeggiata. Ha detto che posso migliorare la situazione... se mi impegno abbastanza." disse Nerif, serio. "Tu, ragazzo mio, hai fortuna... io in 2500 anni di vita non ho mai incontrato nemmeno un angelo. Nelle leggende dicono che incontrare un angelo è un segno di cambiamento. Qualcosa sta per succedere... Qualcosa di non bello. Ma se tu hai visto lui... Puoi cambiare la situazione. Lilith è con te, Nerif." disse sereno Irel. Marx sorrise. "Che aspetto aveva? Quanti occhi aveva?" chiese l'amico. "Sembrava umano, a dire il vero... L'unica cosa che lo distingueva erano delle ali... e una lancia." rispose Nerif, prendendo un sorso. "Strano. Non dovrebbero essere degli esseri che sono oltre l'aspetto umano?" chiese Irel, confuso. "Questa è un'eccezione, allora." rispose Nerif, sorridendo. 
"Comunque... Ho portato un piccolo regalo di compleanno." Disse Irel, andando verso l'entrata. "Ah- ma non dovevi!" Rispose Nerif, lusingato. "Invece sì che dovevo. Mi hai salvato il culo, vorrei ricordarti." Affermò Irel. "Se lo dici tu..."
Irel portò verso Nerif un falcione, costruito da lui stesso. Era fatto di un legno che non aveva mai visto prima. Ebano. Un legno diventato estremamente raro negli ultimi anni. Guardando la lama, vide scritto il suo cognome, Owlbeak. "La lama è stata un po' difficile da fare. Ho dovuto trovare il materiale giusto. Però... Ho chiesto al comandante un favore." Disse Irel. "Sarebbe?" Chiese Nerif, quasi commosso. "È fatto con un dente di drago." Nerif restò immobile. "C-come hai fatto a reperire un dente di drago?-" chiese il ragazzo, allarmato. "Nei magazzini conservano gli scarti di tutti i draghi che l'esercito ha ucciso in passato." Rispose Irel, sorridendo.
Nerif guardò l'arma che gli fu regalata. Strappò un sorriso. Quel sorriso si trasformò in lacrime di gioia.
"Grazie ragazzi. Non so cosa posso darvi in cambio..." Disse Nerif, commosso. "Non devi darci nulla in cambio! È il tuo compleanno, Nerif." Rispose Marx dando una pacca sulla spalla del suo amico.

Passarono il pomeriggio insieme. Fecero una passeggiata per la pianura, respirando un pochino di aria fresca. Nerif ricevette una chiamata. Era il comandante. "Pronto?"
"Owlbeak, vieni qui. Devi firmare un po' di documenti." Gli ordinò l'uomo. "Ah... Va bene." Rispose il ragazzo, riattaccando. "Devo andare. Motivi di lavoro." Continuò Nerif, cupo. Nerif si allontanò dai due. "Oh- c-ciao, Nerif! E buon compleanno!" Esclamò Marx. Nerif salutò l'amico da lontano, facendo un semplice gesto con la mano. "E ora cosa cazzo devo firmare?" si chiese da solo il ragazzo.

Owlbeak arrivò nell'ufficio del comandante. "Buon pomeriggio, signore." disse Nerif, annoiato. "Ciao. Sono arrivate delle lettere da Xorocan. Dicono di mandare un soggetto interessante. Un serpentiforme. Ne sono rimasti pochi, ai giorni d'oggi, quindi dovrai accoglierlo nella tua casa, finché non gli troviamo un posto permanente. Dice che è in cerca di suo figlio." Nerif non rispose all'inizio, ma dopo una breve pausa rispose con un netto "Sì." "Perfetto, firma qui." Il comandante gli passò un foglio e una penna d'oca. Il ragazzo firmò con riluttanza. "Perfetto. Oh, e per eventuali guerre tra le isole, devi firmare il patto di alleanza tra Xorocan e Alaro-" il comandante venne interrotto. "No. Questo no." rispose secco Nerif. L'uomo alzò le sopracciglia. "E quale sarebbe la tua scusa?" chiese neutro il comandante. "Non mi fido di Xorocan. E poi quali eventuali guerre? Dopo la prima guerra tra le isole abbiamo firmato tutti quanti un trattato di pace collettivo!" esclamò Nerif. "Questo è quello che i libri di storia ti dicono. Quello che non sai è che è tutta una farsa. Nessuno ha firmato un trattato di pace. Secondo te come mai le isole non comunicano mai tra di loro?" rispose secco l'uomo. "Nerif. Firma qui, oppure muori sapendo che potevi proteggere meglio il tuo posto di nascita." 

Il ragazzo firmò. "E' tutto. Il soggetto arriverà domani mattina. Presentati al porto alle cinque. Nessun ritardo." disse serio il comandante. Nerif annuì. "Arrivederci."

Era in casa, steso sul letto. Non riusciva a dormire. Si girava e rigirava, ma non riusciva a chiudere occhio. Si girò verso il comodino. Vi era una scatola di farmaci. La scatoletta di cartone era totalmente bianca, con solo una scritta. "Owlbeak". Strizzò gli occhi, e allungò la mano verso il comodino. Tirò fuori una decina di pillole. Le buttò giù senza ripensarci.

"Nerif? Si sta svegliando, portatemi un bicchiere d'acqua!" Il ragazzo spalancò gli occhi. Era la voce di Marx. Il suo pigiama era bagnato di sangue. "Cosa... cosa è successo?" domandò con voce flebile. "Cosa stavi pensando di fare?! Nerif, sai che è pericoloso prenderne così tanti! Cosa cazzo ti passava per la mente?! Pure prima del giorno dell'arrivo dell'ospite." Marx esclamò, preoccupato. Nerif si mise a piangere. "S-scusa..." mormorò singhiozzando il ragazzo. "Bevi. Ah- e cambiati maglietta... Come cazzo hai fatto a sanguinare così tanto, poi?!" chiese preoccupato l'amico, passandogli un bicchiere d'acqua. Nerif bevve tutto d'un fiato. "Queste sono le pasticche più forti che aveva il dottore. Ne ho buttate giù una decina senza nemmeno pensarci. Nerif si alzò. "Scusami... prometto che non lo farò più." disse, togliendosi la maglietta. "Comunque l'ospite è di sotto, il comandante mi ha chiamato per aiutarti. Devo dire che è un tipo abbastanza simpatico. Era un pirata, a quanto pare." disse Marx, sorridendo. "Ah sì? Di tipi strani ce ne sono in giro, ma i pirati sono quelli a mia opinione più bizzarri.." rispose Nerif, mettendo un maglione. 
"Eh, Irel me ne ha parlato. Ne ha incontrati alcuni nella sua vita. Non sono come i romanzi raccontano. Sono semplici uomini in cerca di un posto per vivere. Sei pronto?" Chiese Marx. Nerif si allacciò la cinta. "Andiamo." Rispose neutro, uscendo dalla camera sua. Dalle scale intravide una grande squadra di guardie, e un ragazzo di più o meno la sua stessa età, seduto comodamente su una poltrona davanti al divano. "Scusatemi infinitamente per il ritardo... Non so cosa mi era preso." Affermò Nerif, mortificato. "Non ti preoccupare. Tutti hanno contrattempi. Piacere di conoscerti. Sono Tulsei. Tulsei Yaneftu. È un onore poter parlarti." Disse stringendo la mano del ragazzo. "Piacere, Tulsei. Spero che rimarrai bene qui." rispose con riluttanza il ragazzo. Aveva un chiodo in gola, non riusciva a dire più di così. Le guardie portarono dentro le valigie, sussurrando qualcosa all'orecchio del serpentiforme. Chiusero il portone di casa, senza nemmeno salutare. "Mi scuso davvero infinitamente, Tulsei. Non era mia intenzione arriva-" Nerif venne interrotto. "Non ti preoccupare, tanto le persone puntuali non mi piacciono." disse sorridente Tulsei, togliendosi la mascherina. "O-oh... dunque... eri un pirata, vero?" chiese Nerif, per rompere il ghiaccio. Marx stava guardando. Non si era presentato, e non aveva intenzione di farlo. "Oh, certo che lo ero! Era anche divertente... Però, cominciò a stancarmi. Quindi, trovai residenza a Xorocan. Parlai con un po' di guardie nei bar, e presto fatto, eccomi qui." rispose Tulsei, sorridendo. "Quindi sei stato tu a chiedere di venire qui?" domandò Nerif, confuso. "Già. Anche se mi ci volevano mandare loro io ho insistito per venire qua. Da quel che raccontano, tu sei un ragazzo in gamba." 

Nerif rimase zitto. "Un secondo, come fanno a sapere di Nerif, a Xorocan?! Ha solo firmato un contratto, e non ha mai conosciuto nessuno in quel branco di bestie!" Esclamò Marx, alzandosi dal divano. "Hai iniziato con il piede sbagliato, serpentino... Se osi toccare anche con un artiglio Nerif... Ti ritroverai le tue preziosissime zanne conficcate nel tuo cranio." Continuò Marx, avvicinandosi al serpentiforme. "Ehi- non c'è bisogno di fare così- lascia spiegare..." Nerif prese per mano Marx, avvicinandolo a sé. Marx si sedette con le braccia incrociate. "Nerif, tuo padre mi ha raccontato molto di te. Diamine, a soli 16 anni hai ucciso un Drago adulto da solo! Questa è una cosa che nemmeno cavalieri di primo grado riescono a fare! E là a Xorocan ce ne sono molti, di guerrieri forti." Nerif rimase in silenzio. Si alzò dal divano, e prese per la camicia Tulsei, buttando la sua testa sul tavolo. "COSA SAI DI MIO PADRE?!" strillò, devastato. "C-calmati, Nerif!" esclamò Marx, afferrando il braccio dell'amico. Tulsei si sistemò. "Non so molto. Ci ho parlato solo una volta... Però... E' in mani sicure." rispose in modo calmo Tulsei. Nerif tirò un respiro di sollievo. Una delle tante domande che teneva da anni era finalmente risposta. Ne mancavano molte altre, però. "Sai per caso il motivo per cui non mi abbia mai contattato? E' morta mia madre, nel frattempo. Pensavo che il povero Lucas potesse venire al funerale della sua amata moglie." affermò amaro Nerif. "E' un uomo molto occupato. Sono sicuro che era preoccupato per te nello stesso modo in cui sei preoccupato tu per lui." rispose Tulsei. "NON E' VERO!" strillò Owlbeak, alzandosi di nuovo dalla sedia. "E SAI PERCHE'? PERCHE' NON GLIENE E' MAI FREGATO UN CAZZO DI ME! ERO SOLO UN INCONVENTIENTE PER LUI! SONO SICURO CHE AVREBBE UCCISO SUA MOGLIE PRIMA DEL PARTO, SAPENDO CHE SAREI NATO IO AL POSTO DI MORTRED! SONO UNO SCHERZO DELLA NATURA! MI VEDI TULSEI?! SONO UN CAZZO DI SCHERZO DELLA NATURA!" urlò nella disperazione Nerif. Si buttò a terra, collassando un pianto singhiozzante. Tulsei e Marx lo guardavano preoccupati. "Nerif, vieni. Tranquillo." mormorò Marx, sedendosi sul pavimento. Lo abbracciò, dandogli un paio di pacche sulla spalla. Anche Tulsei si sedette sul pavimento. Gli diede una lieve pacca sulla testa, e lo guardò dritto negli occhi. 

"Scusami."

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