A1C2: Furia.

"Nerif?" Il ragazzo si svegliò di scatto. "Cosa c'è?" Chiese, assonnato e con la bocca impastata.

"Dobbiamo andare, siamo in ritardo." Rispose Marx, abbastanza nervoso. Nerif si alzò.

Prese la valigia e si infilò il suo mantello. "È stato davvero bello Marx. Grazie per avermi ospitato." Mormorò Nerif.

"Di nulla! Io e Irel siamo sempre felici di avere ospiti" rispose Marx. "Allora, siete pronti ragazzi?" Urlò dall'altra stanza Irel. "Certo. Arriviamo!" Esclamò Nerif, prendendo il suo libro di magia.

Uscirono di casa. Era una giornata bellissima, il sole splendeva sul villaggio.

Camminarono lungo la spiaggia mentre Irel toglieva la catena dal masso a cui era attraccata per evitare che se ne andasse in mare da sola. "Allora, hai preso tutto?" Chiese l'uomo. Nerif annuì. "Si parte allora!" Esclamò Marx, salendo sulla barca. Nerif lo seguì.

Di nuovo quel silenzio, pensò Nerif. Odio il silenzio, mi fa sentire giudicato, continuò nella sua testa. Irel vedendo la faccia incupita di Nerif cercò allora di fare un po' di conversazione, usando la sua verve amichevole. "Allora... tu sei tutto solo in casa, giusto?" Chiese a Nerif. "Sì, ma ogni tanto il comandante viene a farmi visita." Rispose il ragazzo, guardando le onde che diventavano sempre più increspate. "Sono io oppure vedo qualcosa nell'acqua?" Disse Marx, improvvisamente. Irel guardò nella direzione che stava indicando Marx. Qualcosa non andava. "Preparatevi." Disse serio Irel, prima di aprire un cassettone sul retro della barca. Erano due falcioni. "Marx, prendi. Ricordati gli allenamenti. Nerif, prepara le magie, siamo in pericolo serio." Continuò Irel. "In che senso?! Cosa dovrebbe esserci?" Urlò Nerif. Appena il ragazzo proferì quelle parole una bestia emerse dell'acqua. Aveva una forma allungata, simile a un serpente, con numerose zampe che ricordavano quelle di un umano in ogni parte del corpo. Era un drago.

Nerif imprecò, sparando istintivamente raggi di mana in direzione della bestia. Non gli stava facendo nulla, era ben lontano anche solo da minimamente scalfirlo. "Marx! Appena trovi l'occasione perfora le scaglie con il falcione!" Urlò Irel. "Ci provo!" Rispose lui. Il drago avvicinò la sua testa all'imbarcazione, spalancando la bocca. "È il momento!" Nerif caricò un raggio ad alta potenza. Era una mossa rischiosa, ma era l'unica opzione che avrebbe potuto fargli del danno significativo.

"NERIF, STA' ATTENTO!" La bestia cercò di mordere il ragazzo con le sue fauci irregolari, ma Irel sparò una freccia di mana per attirare la sua attenzione. "Forza, serpentone. A noi due!" Sorrise determinato Irel facendosi spuntare dalla schiena un paio di ali di drago. "Irel- tu-" sussurrò Nerif, a terra. "Non c'è tempo per spiegare, ragazzo!" Urlò l'uomo, in volo. Planò dritto verso il dragone, tenendo il falcione pronto. Provò a fare un affondo nelle scaglie della bestia, ma le numerose braccia gli afferrarono l'arma, spezzandogliela e buttandola poi in mare aperto.

"Merda..." disse tra sé e sé Irel. Il serpente si avvicinò all'uomo, e le braccia gli afferrarono la gamba. "OH!" esclamò.

"IREL!" Strillò Nerif, lanciando una raffica di palle di fuoco dalle mani verso il drago, che intanto teneva Irel ostaggio sotto la sua massa. Non avevano effetto. Marx era esterrefatto. Non riusciva a muoversi.

"Maestro..." Disse mollando il falcione sulle assi della barca e cadendo sulle ginocchia. Una lacrima gli solcò il viso. Il drago guardava i due ragazzi, immobile. Emise un verso stridulo e orripilante, caricando verso la barca. "ATTENTO!" Esclamò Nerif, creando una barriera di mana appena in tempo, prima che il drago impattasse su di loro. "Nerif, io... non so cosa fare. Sono assolutamente inutile." Sussurrò in ginocchio Marx. "Ti prego! Non è il momento!" Strillò Nerif. Stava sudando per lo sforzo di tenere il mana attivo. "NERIF! MIRA ALLE BRACCIA!" urlò da lontano Irel, con la voce un po' gorgogliante, cercando di non affogare. "Subito!" Rispose Nerif, girandosi leggermente a destra in direzione della bestia. Caricò una freccia di mana, concentrandosi. Marx era accanto a lui, in lacrime, mentre osservava la scena. Nerif scoccò la freccia, colpendo un braccio che stava afferrando Irel per la mano. Con i suoi artigli ferì le braccia che lo stavano tenendo, e si rialzò in volo. "Grazie." Disse cupo Irel, dall'alto. Nerif diede una pacca sulla spalla al suo amico. "Pensaci tu Irel!"

Il drago provò a mordere l'uomo in volo, non riuscendoci. Irel spalancò la bocca, sputando fiamme verso la bestia. Avendola distratta si aggrappò alla sua testa, scalfendola costantemente con i suoi artigli. "Crepa!" Urlò, scavando nella carne della belva. Il drago emise un urlo di dolore, mentre le sue numerose braccia cercavano disperatamente di afferrare l'uomo.

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Irel spalancò di nuovo la bocca, cercando di cuocere da dentro la carne viva della bestia. Mentre sputava fuoco cercava in modo disperato di danneggiare il cervello del drago. La bestia si ribellò, provando a lanciare via colui che lo stava macellando vivo. Irel resistette. Aveva le braccia completamente insanguinate, non si sa di chi era. Improvvisamente cominciò a mordere la carne del drago, come un selvaggio. Stava andando fuori controllo. "VUOI CREPARE?!" Strillò, sbrindellando e sputando la carne praticamente cotta della bestia ancora in vita. Ad un tratto, la coda del drago colpì Irel, che lo fece sbalzare via. Si rimise in volo, puntando con la bocca spalancata piena di sangue e squame il suo avversario, mentre era fermo. Si scrutavano, il drago con le pupille gialle e Irel con gli occhi iniettati di sangue, rosso fuoco. Il suo corpo era a penzoloni in aria. Le sue ali crebbero in lunghezza, i suoi artigli si allungarono, diventando più simili ad affilatissimi coltelli. Aveva totalmente perso la ragione. I due ragazzi erano senza parole, inorriditi. Non sapevano nemmeno loro se più per la vista della testa del drago mezza rivoltata come un calzino o per la rabbia incontrollabile di Irel. "L'ho visto così solo un'altra volta nella mia vita e non ricordo nemmeno più come mai. Però... ho davvero paura di lui a volte. Non so nemmeno io quanto possa essere potente." Disse Marx, quasi in un sussurro.

Irel emise un ruggito grave. Era pronto per il secondo round. La bestia fece la prima mossa e cercò di addentarlo riuscendoci, ma non danneggiò nemmeno di poco le scaglie di Irel che erano dure come l'acciaio. L'uomo entrò dentro le fauci della bestia, usando i suoi artigli per creare ferite mentre si calava a picco nella sua gola attraverso la bocca. Scavò nella sua lingua, tagliandola in due. Da dentro le fauci del drago spruzzavano via fontane di sangue, che tingevano l'acqua di rosso, mentre Irel continuava a tagliare il drago. Soffiò fuoco direttamente dentro la gola della bestia, continuando a infliggere ferite dove poteva, ma cauterizzando allo stesso tempo alcune di quelle che aveva già inflitto. La bestia cominciò a caricare uno spruzzo di acqua a pressione da dentro lo stomaco. Irel uscì in tempo dalle fauci del dragone, andando in picchiata verso il mare. Lo spruzzo colpì una parte della barca, che si stava corrodendo. Era acido.

Nerif e Marx erano terrorizzati, non sapendo cosa fare. Nerif cominciò a caricare un raggio di mana. Un cerchio comparve davanti a lui. "Nerif, come farai a camminare dopo?" Chiese Marx, con voce flebile. "Non preoccuparti di me." Rispose schivo, concentrandosi sul bersaglio. Un bagliore apparve al centro del cerchio. Irel si arrampicò di nuovo sulla testa della belva, cercando di tenerla ferma. I suoi artigli perforarono la carne della bestia, fin quando non riuscì a percepire lo scheletro. Con tutta la forza che aveva, colpì il cranio, frantumandolo. La bestia emise uno stridulo verso e Nerif avendo completato il caricamento della magia, era pronto a sparare. "Fuoco!" Urlò, mirando per il corpo della bestia. Una luce accecante colpì le squame del drago, disintegrandole immediatamente. Irel cadde, ma rialzandosi velocemente diede il colpo di grazia, dando un affondo nel cranio della belva ed estraendo una parte della corteccia celebrale.

Il drago cadde in acqua. Era finalmente finito.

Irel era in aria, mentre guardava in basso. Nerif era per terra sulla barca, totalmente esausto. Marx era l'unico che poteva fare qualcosa. Cercò con fretta e furia i gommoni di riserva nella stiva. Prese un Nerif svenuto in braccio dopo aver gonfiato l'imbarcazione di riserva e lo portò con lui. Scese le scale e buttò in mare il gommone i due salirono, abbandonando la barca che stava prendendo acqua a causa del buco massiccio che si era formato. "IREL!" gridò Marx con le ultime forze in corpo. Era confuso. "VIENI! È STATO ANNIENTATO!" continuò. Irel lo guardava dall'alto. Le sue ali si rimpicciolirono, fino a rientrare totalmente nella sua schiena non appena toccato il gommone. Anche i suoi artigli diminuirono in grandezza. Guardava il vuoto. "Scusatemi... ho perso il controllo."

Marx remava. Da lontano vide l'isola. "Siamo quasi arrivati!" Disse il ragazzo. Nerif stava dormendo profondamente, cullato dalle onde. "Nerif, svegliati. Siamo quasi arrivati." Il ragazzo aprì gli occhi di colpo. "Le mie più sincere scuse. Quando uso incantesimi come questi la forza abbandona il mio corpo." Rispose il ragazzo. Irel era rimasto in silenzio per tutta la durata del viaggio.

Sbarcarono ad Alaron. Nerif prese il suo zaino, piuttosto bagnato. "È stato davvero bello, Marx." Disse Nerif, abbracciandolo e dangogli il trasmettitore riparato. "Questa è per Korwell, assicurati di dargliela". Marx annuì e lo salutò silenziosamente. Irel camminò verso Nerif. "Senti... perdonami per quel che è successo in barca. Non riuscivo a controllarmi. Prometto che non succederà più." Disse dando una pacca sulla spalla al ragazzo. "Ci si vede e sii forte." continuò. "Ciao Nerif!"

Nerif era nella sua camera, rannicchiato tra le coperte. Aveva sul comodino un bicchiere d'acqua, e scatole di farmaci. Controllò l'ora. Erano le 14. Si mise le pantofole e scese al piano di sotto per controllare la posta. Si preparò del caffè e si mise a scorrere tra le molte lettere. "Lettera a papà, lettera a papà, lettera a papà... lettera a me?" pensò. Era la prima volta che riceveva una lettera a suo nome. Era diretta a Nerif Owlbeak, principe di Alaron-est. "E' davvero un titolo insignificante, a questo punto rendetemi una persona normale e sono più felice." commentò tra sé e sé, sorseggiando il caffè. Il mittente era di Boccadilupo. Strano. Le parole erano scritte con un inchiostro marroncino-rosso, e non si leggeva molto bene. Era tutto sbrodolato. Quello che Nerif riuscì a decifrare era semplicemente: "Arriviamo." Il ragazzo si sentì un brivido per tutto il corpo. Quell'inchiostro non era inchiostro.

Uscì di casa, con i suoi soliti stivali. Camminava di fretta, verso il castello. Teneva la lettera in mano e il rapporto dell'ultima settimana. Entrò nel palazzo, prese le scale ed entrò senza salutare nessuno. "Mi hanno mandato una lettera minatoria. Scritta in quello che può essere considerato sangue. Se è umano o no non lo posso sapere. Ecco anche il rapporto dell'ultima settimana. C'è stato un altro attacco da parte di un drago nella zona di mare tra l'isola del clan del Sole e la nostra isola. E' stato abbattuto." disse Nerif, posando i fogli sulla scrivania del comandante. "Capisco. Riferiscimi se ti arrivano altre lettere di questo genere. Può andare." rispose il comandante. "Arrivederci." rispose schivo il ragazzo, uscendo dalla stanza velocemente.

Il ragazzo si sentiva osservato. Camminò di fretta verso casa. Si sedette davanti all'uscio della casa. "Deve essere uno scherzo, un orribile e stupido scherzo! Perché vorrebbero uccidermi? Non sono nemmeno mai stato a Boccadilupo..." Pensò. Si alzò e salì in camera sua. Attivò il trasmettitore, cercando di chiamare Marx. Aspettò qualche secondo.

"Marx?"

"Nerif? Ohi, come butta?" Rispose l'amico. "Non va per niente bene, mi hanno mandato una lettera minatoria... o almeno quel che penso sia una lettera minatoria. È scritta in sangue ed è perlopiù indecifrabile." Disse, parlando molto velocemente. "Aspetta... da dove viene?" Chiese Marx, ansioso. "Boccadilupo. La cosa divertente è che non ho mai messo piede in quel posto."

"Cazzo... va bene se faccio un salto da te? Sto ancora sulla costa dato che il gommone si è sgonfiato, ci tocca noleggiare una barca" Chiese l'amico, preoccupato. "Mhm. Grazie Marx." disse Nerif. "Di nulla!"

Marx arrivò, portando il suo falcione in spalla.

"Ciao Nerif." Disse il ragazzo, entrando. "Come mai hai portato... Il falcione?" Domandò Nerif, confuso. "Se arriva qualcuno, almeno sono pronto a difenderti." Disse serio Marx, camminando verso la cucina. Nerif arrossì. "Beh... grazie."

Passarono tre ore, non successe assolutamente nulla e Marx doveva tornare all'isola per il suo allenamento con Irel, quindi se ne andò e tornò sulla costa. Nerif salì in camera con un bicchiere d'acqua, e prese una pasticca dalla scatola di farmaci che teneva sul comodino. Si addormentò di nuovo in pochi minuti.

Si svegliò alle sette e mezzo di sera. Decise di farsi un giro per la pianura, per schiarirsi le idee. Potevano attaccarlo ad ogni momento, pensò. Ma non gliene importava. Vivo o morto non faceva differenza. Prese le chiavi e qualche cosa da mangiare e si mise in cammino. Aveva troppi pensieri per la testa, non riusciva a calcolare tutte le cose che erano successe in così poco tempo. Era ancora terrorizzato all'idea di essere un monarca, avere troppe responsabilità, sposare qualcuno... non aveva nemmeno mai pensato all'amore in vita sua. Non ignorava nemmeno il fatto che Irel avesse delle ali di drago. Era totalmente distrutto dalla giornata. Arrivò in pianura, nel bel mezzo della natura. Si stese all'ombra di un'albero, e prese le cose da mangiare. Si era portato un panino. Addentando il suo spuntino, si accorse di una figura che lo stava osservando da lontano. Un altro chiodo in gola. Cominciò a tremare. La figura si avvicinò. Aveva in mano una lancia. "Lo sapevo... non dovevo uscire di casa, sono stupido!" Pensò. Però... quella figura non gli metteva così tanta paura. In un modo, era rassicurante. Aveva anche lei delle ali. Silenziosamente, la figura si sedette accanto a Nerif. Aveva una tunica dorata, e i suoi capelli erano grigi, ma non di vecchiaia. "Che mangia?" Chiese il tipo, sorridendo. Nerif sobbalzò. "Ehm... è un panino. Ne vuole un pezzo?" Rispose, sorridendo nervosamente. Il ragazzo annuì. "Può darmi del tu" disse a Nerif, mentre era impegnato a strappare un pezzo, dandoglielo. "Anche te se lo desideri". Ci fu una pausa di qualche secondo. "Come ti chiami allora?" Chiese il tizio, mangiando il pezzo offerto. "Nerif. Nerif Owlbeak..." disse addentando il pane. "È un nome bellissimo. Io sono Sachiel. Sono un angelo." Disse sorridente, stringendo la mano di Nerif. Il ragazzo non poteva crederci. Sorrise anche lui. "Piacere. Come mai sei qui?" Chiese il principe. "Mi piace conoscere nuove culture. Quest'isola... questo mondo. E' davvero splendido. Mi dispiace solo quello che state passando." Affermò Sachiel, guardando il sole che stava tramontando. Nerif sospirò. "Dispiace anche a me. Il comandante mi vuole rendere il nuovo monarca... ma non mi sento pronto."

"Fai bene! Se non ti senti pronto non sei obbligato. Fare cose contro la volontà di qualcuno è filosoficamente sempre sbagliato e finisce sempre male. Ricorda tuttavia che se hai paura delle responsabilità... beh, prima o poi dovrai comunque averci a che fare, che tu sia un monarca, un mercante, un contadino o un pescatore. Anche se è un mondo stupendo, questo non è affatto perfetto. Nessun mondo lo è. Purtroppo nemmeno noi Angeli riusciamo ad essere perfetti. Però avere difetti è sempre bello. Una vita limpida e immacolata sarebbe brutta effettivamente. Anche questo panino qui ne è un esempio. Se il pane fosse tutto liscio, senza irregolarità, sarebbe un noioso panino dalla dubbia consistenza. Oh, scusami, mi sono fatto trasportare dalle parole... quindi tu saresti il principe qui?" Chiese Sachiel, osservando il tramonto. Nerif annuì. "Sì anche se non vorrei veramente esserlo. Ogni volta che vado in una taverna o in un'osteria entro, sento il mio nome, parlano di quanto io sia inutile e codardo e me ne vado. Vorrei davvero... non esistere a volte." Rispose. Sachiel gli diede una pacca sulla spalla. 

https://youtu.be/zv3g3WOsvPM

"Nerif, sono sicuro che tu sia una persona fantastica che sta facendo il suo meglio in tutto. Non devi farti tirare giù da persone che nemmeno conosci. Come possono delle persone dare delle opinioni su di te quando non ti hanno nemmeno mai conosciuto? Ricordati che anche se la situazione può sembrare impossibile da risolvere, ci sarà sempre la luce alla fine del tunnel.

Inoltre le politiche nepotistiche sono quasi un obbligo a diventare qualcuno che deve accompiere grandi cose, con magari un'immagine di sé che viene data al pubblico di grande sovrano, condottiero o altro. Sono tutte cose viste con il caleidoscopio."

Sachiel si alzò. "Devo andare adesso. Però... noi ci rivedremo, anche più presto di quel che credi. Mi stai simpatico Nerif. Darò la buona parola a mia madre allora." Sorrise l'angelo. "È stato veramente bello parlare con te... ti ringrazio infinitamente per questo." Rispose Nerif, sorridendo.

"Di nulla, davvero. Mi piace aiutare in ogni modo che posso. Adesso vado. Ciao, Nerif!" Sachiel sollevò la lancia e sparì nel nulla. Il ragazzo non si dimenticò mai di quel momento. Non aveva ancora capito una cosa. Che intendeva, con "Darò la buona parola a mia madre?"

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