Capitolo 5 - Eileen
Berlino il sabato sera era tutta un fermento, studenti e turisti affollavano le strade come formiche impazzite. Quella notte di inizio ottobre era insolitamente calda, e aveva il sapore rilassato tipico delle giornate di fine estate. Sarebbe stata la serata perfetta per andare a bere e fare casino da qualche parte, ideale per suonare in qualche locale; ma da quando la chiave di Aramis era stata distrutta, non avevamo avuto un attimo di tregua. I giorni seguenti erano stati un crescendo di incidenti. I nostri poteri erano aumentati di colpo, e l'estate si era rivelata una pericolosa crociata verso l'ignoto.
Avevo scoperto di riuscire a fermare il tempo anche senza toccare Zach, e di aver assorbito in parte anche la capacità di Nathan di trasferire energia vitale. Cosa che però mi riusciva solo per la metà dei miei tentativi. Era come se tra noi non esistesse più un confine fisico, eravamo sempre connessi in un'unica disordinata entità. Ovviamente, la notizia che io e Zach potessimo incenerire con lo sguardo si era diffusa in tutto il Parlamento. Non pensavo che le fate potessero essere così pettegole.
Antares non aveva tardato a mettermi Artemis alle calcagna come tutor, anche se era chiaro a tutti che fosse una spia. Non avrebbe mai abbandonato la guida della sua Divisione 6 solo per farmi da balia. Il suo scopo era mettere in cattiva luce tutti noi, in particolare me e Zach, unici suoi ostacoli al trono.
Ma non aveva idea in che fossa dei leoni si era cacciato.
Eravamo quattro contro uno.
«Non capisco perché fate guidare sempre Kikilia.» Mi sporsi verso il sedile anteriore e guardai Nathan, intento a sistemarsi i capelli nello specchietto passeggeri.
«Perché vogliamo arrivarci vivi al locale» rispose, lanciando un'occhiata a Zach. Mi girai e quest'ultimo alzò le mani in segno di resa.
«Cosa state insinuando? Sto imparando benissimo. Vero, Kiki?»
Kikilia soffocò una risata.
«A me piace guidare» disse.
Bah, la sua solita diplomazia.
«Grazie del supporto.» Artemis, seduto alla mia sinistra mi fissava con gli occhi affilati e il sorriso di chi sta gongolando dentro. Mi girai verso Nathan. «E tu, guai se tocchi di nuovo la mia piastra.»
Mio fratello trattenne a stento una risata. Zach mi abbracciò e mi tirò a sé, facendomi accoccolare sul suo petto. Le sue dita affusolate mi portarono indietro i capelli, scoprendomi il collo e l'orecchio. Un bacio soffice e delicato mi sfiorò la pelle. Sorrisi, i suoi gesti erano estasi.
«Lo sapevo che eri gelosa delle mie orecchie.» Zach percorse con un dito tutto il perimetro del mio earcuff. Una gabbia argentata e puntinata di pietre luminose che dava al mio orecchio una forma slanciata.
«Bello, vero? Me lo ha regalato Artemis.» Indicai il compagno del mio orecchino, brillante tra i lunghi capelli scuri del Guardiano.
Nathan lanciò uno sguardo al non-cugino. «Ah bene, state facendo finalmente amicizia.»
«Me lo ha tecnicamente rubato» rispose Artemis a mezza bocca.
«Così siamo pari» dissi e lui s'irrigidì.
«In che senso siamo pari?» chiese Kikilia.
Artemis smise di respirare, lo vidi tendere la mandibola dal nervoso.
«Niente» minimizzai.
Lo avevo sorpreso, qualche giorno prima, a trafugare una delle giacche di Nathan e a nasconderla nel suo guardaroba. All'inizio non riuscivo a capire il motivo di quel gesto, visto che mio fratello era quasi il doppio di lui; avevo ipotizzato che si potesse trattare di una di quelle fissazioni da serial killer, come il collezionare oggetti delle proprie vittime; ma il totale imbarazzo nel suo sguardo, rendendosi conto di essere stato colto in flagrante, mi aveva fatto capire che ci fosse dietro ben altro. Lo avevo osservato, studiato, ma Artemis era un enigma.
Il fatto che non avesse un Legato, il suo attaccamento morboso al mondo degli umani; quella rasatura raffigurante un'ala e quei mille gingilli tra i capelli, che lo facevano sembrare un indiano cyberpunk; i suoi abiti stravaganti: erano tessere di un puzzle senza incastro. Era anomalo come Guardiano, dava l'idea di essere stato messo tra loro per caso. Non importava quante domande facessi su di lui e sul suo passato, Artemis trovava sempre il modo di sviarle tutte, lasciandomi brancolare nel buio.
È geloso di Nathan. Mi aveva detto Zach.
Perché ha tutto quello che vorrebbe, è tutto quello che vorrebbe essere.
Sì, Nathan era bello come un angelo, probabilmente futuro Atrèias, ma Artemis era pur sempre un Discendente, e per anni aveva vessato mio fratello per il fatto di non possedere i poteri dei Blackwood. La cosa non quadrava.
L'odio che aveva verso mio fratello era troppo, troppo forte. Il modo in cui guardava Nathan era una cosa che andava al di là del semplice vedere, era come se volesse entrargli dentro e strappargli via l'anima con uno sguardo. Le sue iridi, scure e profonde, diventavano sempre di un verde cristallino quando guardava me o Zach; era il suo modo di sentirsi più sicuro, più forte. Ma non accadeva con Nathan.
Il dono di Artemis era quello di poter plasmare la materia, una cosa fighissima, se non fosse per il fatto che non sapesse farlo. Aveva il potenziale di un mutaforma, ma il massimo che riusciva a fare era cambiare il colore dei suoi occhi. Ero giunta alla conclusione che usasse quel trucchetto come uno scudo. Bastava provocarlo, ed ecco che le sue iridi diventavano smeraldi, persi in quelle ciglia chilometriche che tanto gli invidiavo.
Unico suo pregio.
Il fatto che ciò non accadesse con Nathan voleva dire solo una cosa: niente scudo. Con lui Artemis sceglieva di essere vulnerabile.
Qualche giorno dopo il furto ero tornata nella stanza. Frugando tra i suoi averi mi ero imbattuta un album pieno di disegni. Ero rimasta di stucco quando avevo visto il mio statuario fratello ritratto in ogni posa possibile, l'ultima con indosso proprio la giacca rubata.
Bingo! Non odiava Nathan, ne era ossessionato.
I tratti dolci e armoniosi con cui raffigurava Nathan non mentivano: Artemis era follemente innamorato di mio fratello.
«Parcheggia qui» disse Zach a Kikilia.
«Agli ordini, capo.» La macchina si fermò dopo una manovra da manuale che non avrei mai saputo replicare.
«Cosa hai rubato, cugino?» fece Nathan, aprendo la portiera.
Artemis avvampò e, avvalorando la mia tesi, fece tornare i suoi occhi al colore originale in un istante. Ridacchiai senza smettere di fissarlo.
«Niente... fogli da disegno» dissi rapidamente scendendo dall'auto.
Nathan mi guardò stupito. «Perché, disegni tu?» Zach mi pizzicò il braccio così forte da farmi sobbalzare.
Doveva essere un segreto.
E lo sarà, Zach. Lo sarà. Per ora.
Artemis mi guardò senza fiato, ancora seduto sul sedile. Aveva la lingua stretta tra i denti.
«Ogni tanto, ma faccio schifo. Come a guidare» dissi.
Uscì dalla macchina con l'aria altera e ferita di chi non sa perdere.
Cavolo, è davvero cotto di Nathan.
Zach mi guardò con i suoi occhi di miele divertiti, i suoi capelli erano più turbolenti e spettinati del solito e il mio cuore rimbombava nel petto scaldandomi tutta solamente a guardarlo. Percepii quell'amore violento nei suoi confronti, e mi chiesi come facesse Artemis a tenere nascosto quel suo sentimento tra le sole pagine di un album da disegno. Forse, se non avessi potuto avere il cuore di Zachary, vedendolo amare così tanto Nathan, con gli anni anche io lo avrei odiato. Li avrei odiati entrambi.
«Zach Shawline che ci porta in discoteca. Ora sì che le ho viste tutte.» Kikilia sorrise mentre camminava con passo felino sottobraccio a Nathan. Le avevo prestato un paio di sandali gioiello e, con quei jeans skinny, le sue gambe sembravano autostrade. I capelli ondeggiavano a ogni passo come una cascata di cioccolato al peperoncino, e gli occhi a cuoricino di mio fratello accompagnavano il tutto in maniera a dir poco ridicola.
«Come mai questa botta di vita, Shawline?» fece Artemis, sospettoso.
«Ho perso una scommessa con Nathan.»
«Ora per punizione dovrai ballare sul primo cubo che troviamo» aggiunse mio fratello.
Zach lo spintonò. «Scordatelo.»
«Ma è questo il locale?» Artemis indicò la viuzza alla nostra destra, gremita di gente.
«Mandy's Bordello?» sbottò Nathan tra le risate, mentre additava un'insegna al neon fucsia.
Adesso capisco molte cose sui tuoi traumi infantili, Zach. Gli sussurrai col pensiero. Kiki trattenne una risata e Zach infilò le mani nelle tasche della giacca.
«Non è come sembra.»
«Un ragazzo pieno di sorprese, Zachary.» Artemis gli gettò un'occhiata divertita, mentre le guance del mio ragazzo diventavano rosso fuoco. «Penso che Antares sarà incuriosito da questo posto quando ne leggerà il nome sul mio rapporto» continuò, portandosi indietro la chioma colma di ciondolini dorati.
Kikilia gli sbarrò la strada. «Taci.»
Artemis le sorrise con disprezzo tra gli spigoli del suo viso. «Guarda caso è uno dei posti più frequentati da bastardi e spacciatori.»
«Ti vedo ferrato sull'argomento» risposi. I suoi occhi verdi si fecero taglienti. «Forse lo conosci già?» La sua voce divenne un sibilo.
«Non è posto per Discendenti, questo.»
«Puoi sempre tornare a casa, Altezza Reale.»
«Posso sempre andare a informare il Parlamento.»
Serpe.
Nathan sfoderò i suoi occhioni di zaffiro e prese Artemis sotto braccio. «E perderti lo spettacolo di Zach sul cubo? Sarebbe un peccato.» Lo trascinò in fila per entrare e, come previsto, la sua lingua biforcuta si ammutolì.
Un ragazzo mi passò accanto e mi squadrò dalla scollatura del mio top alle punte dei miei stivali scamosciati. Zach lo guardò, e una folata di vento torrido ci investì. Kikilia ridacchiò.
«Forse ha ragione Artemis, non è posto per Discendenti» disse, abbottonandomi il giubbino a frange. Il suo sguardo perso, in preda alla gelosia, era delizioso.
Tirai nuovamente giù la zip e gli accarezzai il viso. «Parliamo con Marxalia Ray e poi andiamo via, promesso.» Zach sospirò con gli occhi tristi. Ricordare di quegli anni in cui Clodia tentava di inquadrare i suoi poteri lo faceva soffrire. Mi aveva raccontato di quando l'Atrèias si faceva accompagnare da lui da questa medium, per reperire sostanze rivitalizzanti per le sue piante; del fatto che in realtà era solo un pretesto per chiederle consiglio su come placare e domare le sue capacità insolite. Avrebbe voluto solo scordare quei momenti di confusione e indifferenza, ma ora che eravamo lì, i ricordi affioravano in un grumo in gola. Ma si sarebbe anche buttato tra le fiamme per dare a Nathan una chance di risolvere il suo problema. «Troveremo il modo di tirarlo fuori da questo pasticcio. Non temere.»
Zach mi avvolse un braccio intorno alle spalle e mi baciò in testa.
«Piuttosto, credo ci sia un altro problema.» Kikilia fece cenno con il capo verso Artemis. «Come facciamo a non farci seguire da Sua Altezza fino da Marxalia?»
«Fermo il tempo e scappiamo dalla sua vista?» proposi.
«No. Non puoi, è pericoloso fermare il tempo. Possibile che non vi entri in testa?» disse Kiki.
Guardai Zach. «Ora ha un effetto troppo esteso e imprevedibile, non possiamo rischiare.»
«E allora, che facciamo?»
«Nathan potrebbe usare l'anello e manipolare qualche ragazza che lo tenga... occupato.» Vidi malizia nei suoi occhi. «Magari due, un ragazzo e una ragazza. Per essere sicuri» continuò con un sorriso sghembo.
Kikilia mi guardò con le sopracciglia alzate. «Stai creando un mostro, Eileen, sappilo.»
Io e Zach ci scambiammo uno sguardo eloquente.
«Brava la mia Biancaneve.»
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