Capitolo 45 - Eileen
Siamo arrivati alla fine 😍😍, questo è il penultimo capitolo... domani ci sarà l'epilogo.
La storia rimarrà fino al 15 febbraio :)
Una carezza, poi un'altra, e le mie dita erano ancora umide delle lacrime tiepide di Zach. Durante il giorno si teneva tutto dentro; poi, dopo cena, spariva di colpo. Io lo seguivo, e lo ritrovavo sdraiato sul letto di Nathan a strimpellare malamente una delle sue chitarre. Il violino veniva trascinato di stanza in stanza senza essere più suonato, ma non c'era giorno che Zach non controllasse che le chitarre di Nathan mantenessero l'accordatura. Era straziante vedere come si affannava a far sì che l'assenza del nostro Legato non lasciasse traccia.
Smisi di accarezzargli le guance e lo guardai dormire per qualche secondo. Il battito del suo cuore mi appariva solitario, senza quello di mio fratello a intervallarlo. Mi sentivo sola, e colpevole. Non avrei mai dovuto lasciare Nathan nelle mani dell'Élite. Non avrei dovuto fidarmi, avrei dovuto seguirlo anche in prigione.
Per sempre insieme.
Invece ora eravamo separati. E ciò che rimaneva della mia forza non sarebbe bastata nemmeno a rattoppare l'anima ferita di Zach. Gli rimboccai una coperta e lo lasciai riposare. Mi rintanai nella mia camera, sperando che i miei pensieri angosciosi fossero abbastanza lontani da non disturbare i suoi sogni.
Aprii la porta e mi immersi nel buio della stanza. Una sagoma schermava in parte le fronde dell'albero davanti alla mia finestra. La luce fioca della luna sbucava a tratti, tra le foglie mosse dal vento. Un brivido mi segnò la pelle delle braccia; accesi la luce con il cuore che batteva forte, e la prima cosa che vidi furono gli occhi viola di Noah fissarmi dal davanzale.
«Buonasera.» Il vento gli muoveva i capelli neri verso le guance, arrossate dal freddo. I suoi lineamenti erano affilati dalla luce della lampada del comodino, e stentai a smettere di fissarli per quanto magnetici. Il suo sguardo era intriso di una sensazione familiare e sgradevole. Dolore, forse.
«La camera di Artemis è tre stanze più in là» dissi incrociando le braccia. Noah si strofinò il faad shadari al polso e il bagliore degli occhi del serpente rubò la scena al viola dei suoi per qualche secondo.
«Non è Artemis che cerco.»
Feci qualche passo verso di lui e i nostri sguardi si scontrarono. Ogni volta che vedevo quel ragazzo mi sembrava di traboccare di parole che non riuscivo a riordinare.
«Cosa vuoi?» Mi strinsi nelle braccia e il principe si rigirò tra le dita il suo anello di rose e rovi.
«L'Élite sa del bonding tra me e Artemis» disse, con voce fredda.
Mi accigliai e mi chiesi chi potesse aver fatto la spia. Kade, forse? Noah abbassò lo sguardo e la sua tensione trapelò di colpo. Era instabile, come sull'orlo di scappare via. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, proprio dove la tenda celava la camera del suo Legato.
«Pensavate davvero di riuscire a tenerlo nascosto?» Noah tornò a guardarmi.
«Vogliono esiliare Artemis, non posso permetterlo. E mio padre e la Corte non devono sapere che ho un Legato, non finché non potrò renderlo immortale.»
L'idea di Artemis come immortale principe consorte mi fece storcere la bocca di riflesso. Mi era così difficile immaginare il modo in cui si erano innamorati quei due. Erano così diversi. Noah mi fissò con meno sicurezza del solito.
«Non sono stata io» gli dissi e lui tacque. «E cosa vorrebbe fare l'Élite? Mandarlo su Marte? Spedirlo a forza su Knephas?»
Noah si appoggiò con la testa alla struttura della finestra e guardò fuori. Le ciocche scure dei suoi capelli sembravano assecondare le fattezze del suo viso a regola d'arte. Non c'era da stupirsi se uno come Artemis aveva perso la testa per lui sin dal primo incontro.
«Non ha importanza, perché gli ho cancellato la memoria, la sto cancellando a tutti.» Diresse lo sguardo verso di me e mi squadrò dalla testa ai piedi. Feci un passo indietro e la mia aura si accese avvolgendomi.
«Non ti azzardare.»
Noah si fissò la mano, indugiando sul suo palmo aperto; alzò le sopracciglia e la linea di eyeliner che gli bordava gli occhi divenne un rasoio.
«Non ti chiederei di certo il permesso. Sono qui perché ho bisogno del vostro aiuto. Tuo e di Zachary. Louise sa già tutto.»
L'arroganza e la grazia dei suoi gesti mi irritavano.
«Cosa vuoi?»
Si morse la lingua per qualche secondo prima di parlare. La sua attenzione non mollò le linee del suo palmo fino a che non lo chiuse di getto. «Artemis non può perdere tutto per causa mia. Devo far in modo che lui si dimentichi di me.» I suoi occhi fecero per intercettarmi; mi apparvero lucidi e spezzati, subito virarono verso il suo bracciale.
Cosa diavolo stava succedendo?
«Il bonding non è un gioco» dissi. La mia aura si affievolì, come se la sofferenza che ci accomunava rassicurasse i miei sensi.
«Lo so. Non sarei qui a chiederti aiuto, se lo fosse.» Alzò la testa e mi scrutò. «Avrei preferito parlarne con Zachary, ma non è in grado di sopportare altri fardelli per ora.»
Mi avvicinai inchiodandolo.
«Senti, principe delle tenebre, ho visto le occhiate che lanci al mio Legato...»
Noah sorrise e scosse la testa.
«Avrei preferito parlarne con lui perché è più responsabile e sensibile di te.» Tacqui. «Ma è il tuo dono che mi serve.»
Lo fissai indecisa se credergli o meno.
«Non sei molto diplomatico per essere un futuro re.»
Noah sorrise. «Potrei dire lo stesso di te.»
«Non sono io il futuro Aklèimas, ma lo sarà colui a cui vuoi fare il lavaggio del cervello.»
Il suo sorriso si spense e guardò il vuoto.
«La Corte non la pensa così» disse.
«La Corte, o te, Altezza?» Questa sua attitudine a porsi sempre sopra ogni cosa, il suo voler apparire come un oracolo portatore di verità assoluta... mi faceva bruciare. Avrei voluto chiedergli se già sapeva quando il mio Legato sarebbe tornato a casa. Quando avrebbe posto fine a questo strazio.
I suoi occhi virarono a me, poi si portò indietro i capelli nerissimi.
«Avrei dovuto parlare con Zachary, lo sapevo. La tua rabbia mi contagia ogni volta che ti guardo.»
Sospirammo entrambi e mi sedetti sul letto. Noah si appoggiò al muro accanto alla finestra e incrociò le braccia, avvolte nella giacca di pelle bianca e rossa. Ci guardammo in silenzio mentre cercavo di isolare il pensiero di avere un principe di Knephas in camera, piuttosto che mio fratello. Ci riuscii, ma solo per quella scintilla di disperazione che gli rendeva gli occhi ancora più impossibili da evitare.
«Il tuo piano fa schifo. Non puoi cancellare la memoria al tuo Legato.»
Alzò le sopracciglia. «Non ti facevo così moralista.»
Lo guardai storto. «Forse non hai capito. Per quanto io desideri che tu te ne torni da dove sei venuto, non potrai sfuggire al bonding così facilmente.»
Noah si accarezzò il bracciale, avvolto da bagliori che aumentavano con la tristezza nel suo sguardo. «Non posso condannarlo all'esilio. Non posso portarlo a Knephas, non così vulnerabile. Finché non avrò Dramidia tra le mie mani, lui deve restare al sicuro. E con voi lo è.»
Lo fissai perplessa. Era tutto così strano. «Cosa stai tramando, principe?»
«Posso cancellargli la memoria, posso far sì che lui mi odi... ma ho bisogno che tu aiuti Louise a rendere invisibile il marchio del bonding dalla pelle di Artemis, se per caso dovesse rivelarsi ancora. Gli chiederò di celarlo con i suoi poteri, ma quando gli cancellerò la memoria potrebbe in qualche modo ripresentarsi.»
«Sei folle.»
Noah fece un respiro profondo.
«Non voglio distruggere la vita del mio Legato. Megumi dice che è l'unica soluzione per tenerlo al sicuro.»
«Megumi non ha idea di cosa voglia dire appartenere a qualcuno.»
Noah deglutì e alzò gli occhi nei miei. «Ma tu sì. Tu sai cosa vuol dire aver paura di perdere il meglio di te. E io l'ho appena scoperto.»
Lo stomaco mi si chiuse, ma continuai a fissarlo. Era spaventato, disorientato. «Ogni volta che vi vedrete lui ti sentirà.»
«Posso schermarmi» disse. «Come sto facendo ora.» Volevo dirgli di ripensarci, che sarebbe stato un disastro. Solo il pensiero di dover dire addio a un mio Legato mi stracciava il cuore, e lui lo stava sentendo. Il suo viso si fece teso. Si avvicinò così tanto da impedirmi di parlare. «Stategli vicino, tenetelo lontano da Eurias e da Knephas» disse, stringendomi una mano.
Il suo dolore mi investì in pieno e lui subito sciolse quel contatto. Paura. La paura di rimanere a piangere Artemis per tutta la sua immortale esistenza lo stava logorando.
«Ha sempre aspettato te. Artemis ha aspettato il suo Legato per tutta la vita» sussurrai.
«E io ho passato trecento anni immerso nelle emozioni degli altri senza conoscere le mie.»
Restammo in apnea, poi Noah fece un respiro stentato. La sua voce si fece più austera, come se dovesse riprendere il controllo di se stesso. «Prima avrò la spada, prima Fabian tornerà a casa, e io potrò tornare da lui.»
«Sei serio.»
Noah si strinse il faad shadari e mi guardò. «Quel buco che senti nel cuore è lo stesso che provo io in questo momento. Prendetevi cura di Artemis, coprite il nostro legame, e ti giuro che Fabian tornerà sano e salvo da te e Zachary.»
«Perché dovrei fidarmi?»
Noah esitò in apnea, le sue mani giocherellavano nervose lungo le spire d'oro del serpente.
«Artemis ha una collana al collo, è una spada che ho forgiato per lui. Una spada che contiene parte della mia immortalità.»
Socchiusi gli occhi e lui si avvicinò.
«Perché me lo stai dicendo?»
«Vuoi un motivo per fidarti? Quella spada è forgiata per proteggere Artemis, ma può uccidermi.» Ci fissammo per qualche secondo e mi domandai se questo amore avrebbe potuto salvarci tutti o portarci alla rovina. «Non permettere che se la tolga» disse. Il suo sguardo era così intenso e motivato che per un istante avvertii l'effetto della sua malia.
«Era questo che volevi? Quando sei venuto sulla Terra, quella sera al Mandy's?»
Noah deglutì e abbozzò un sorriso. «Non volevo più catene, e mi sono legato a un baphtias senza pensarci due volte.» Una fossetta si disegnò sulla sua guancia e lo stomaco mi si contorse dalla nostalgia di Nathan. «Non lascerò ad Artemis il conto dei miei errori.»
Il principe incrociò le braccia e guardò fuori dalla finestra senza sporgersi. In un angolino della nostra visuale si intravedeva Artemis, seduto sul davanzale. Stava lanciando occhiate furtive verso l'albero di fronte a lui. Si sciolse i capelli scuri e li lasciò cadere sulle spalle, poi cominciò a mordicchiare l'estremità del pennello con cui erano stati acconciati fino a quel momento. Lo sguardo del principe si addolcì per un secondo, poi annegò di nuovo nella preoccupazione.
«Cosa dovremo dirgli? Che ricordi avrà?» dissi.
«Ricorderà solo quel lato di me che avrebbe voluto scordare, ricorderà che Fabian lo ha salvato al posto mio, e che solo dopo è stato rapito.» Noah abbassò lo sguardo. «Mi odierà.»
«Sei sicuro di volerlo fare?» Nemmeno le lunghe ciglia riuscirono a celare i suoi occhi inumiditi. Il principe annuì guardando verso Artemis.
«La fiducia è la chiave del bonding. Lui non deve fidarsi di me.»
Mi morsi la lingua, e riassaporai il tormento che mi aveva causato il mentire a Zach sul nostro legame, dopo aver riavvolto il tempo. Noah si sistemò la giacca e si tirò i capelli indietro. I suoi lineamenti armoniosi tornarono nella loro espressione composta e regale, poi si avviò verso la porta e fece per uscire. Le iridi cupe, e il peso che riversò sulla maniglia, erano le uniche cose che tradivano la sua disperazione. Dolore che non mi arrecò alcun sollievo. Non c'era nulla che riuscisse a ripagare anche solo in parte l'assenza di Nathan.
«Io ci credo. Kiridia e Knephas possono essere una cosa sola» dissi, mentre lui esitava ad aprire la porta.
I suoi occhi sorrisero mentre le sue labbra stentavano. «Siamo in due a crederci, spero possa bastare.»
La speranza fece curvare le mie anche per lui. «Deve bastare.»
Noah sospirò e uscì; lo fermai.
«Cancella la memoria a mio fratello. Non voglio che ricordi nulla della Corte.»
Lui mi guardò. Gli occhi bordati di kajal attenti e socchiusi, rivelarono la sua natura di predatore. «Ti sorprenderà scoprire quanto familiare potrà sembrargli la Corte.» Sostenni il suo sguardo senza nemmeno sbattere le palpebre. «Siamo molto più simili di quanto credi, Elinor. Pronti a sporcarci di qualsiasi peccato, pur di difendere qualcosa di puro. Qualcosa di splendido.» I suoi occhi mollarono la presa su di me e si diressero verso le sue spalle. Zach era lì, con i capelli spettinati e gli occhi lucidi diretti verso il principe. Speranza e tormento, era questo che stava provando in quell'istante. Noah s'incupì a disagio, poi si girò verso di me. «Torna da lui, ha bisogno di te.»
Mentre il principe spariva verso la camera di Artemis, Zach si avvicinò e mi abbracciò; riconobbi nel suo respiro spezzato la stessa strana emozione che provavo ogni volta che mi trovavo Noah davanti. Lui era l'unica nostra speranza di riabbracciare Nathan, e vederlo distruggersi per Artemis equivaleva a un passo verso l'inferno.
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