Capitolo 42 - Zach




Non siete degni, ma siete tutto ciò che ci resta.

Non avrei mai pensato che il mondo avrebbe potuto continuare a girare senza Nathan. Non avrei mai pensato che la probabilità di non avere più un erede per Antares ci avrebbe precluso ogni possibile azione per tentare di salvarlo. L'Élite aveva rifiutato ogni nostra proposta di organizzare un piano d'attacco e, al loro rifiuto, avevo urlato talmente tanto da non avere più la minima voglia di sentire la mia voce. Gli occhi di Artemis mi avevano guardato in modo diverso in quel momento, come se per la prima volta in tutti questi anni ci fossimo ritrovati nello stesso universo.

La paura di perdere il suo Legato sembrava avvolgerlo ogni volta che ci trovavamo nella stessa stanza; e, forse, non era nemmeno colpa del dono empatico del principe. Guardandolo avevo capito di non avere scelta. Non avrebbe rinunciato a Noah, lo avrebbe seguito anche a Knephas, pur di non provare quello che stava percependo da me.

Non siete degni, ma siete tutto ciò che ci resta.

Le parole di Antares mi stringevano i polsi e la gola come catene. Cercai di dimenticare la sua voce; mi mancava quella di Nathan, avrei dato tutto pur di sentire anche solo una sua frase riecheggiarmi nella testa. Strinsi forte il cuscino del divano, quello che lui abbracciava sempre. Lo annusai e una lacrima scese a mischiarsi tra il suo profumo nella trama fitta della stoffa. Il bow window del salone assomigliava a una prigione da quando il posto che occupavo era sempre vuoto.

Guardai fuori la finestra, pioveva così tanto che le gocce di pioggia erano diventate una patina liquida e uniforme in grado di distorcere ogni angolo del parco della Divisione 7. Il mio violino giaceva abbandonato sul tavolino di fronte, non riuscivo più a sfiorarlo da quando Nathan era stato rapito. Chiusi gli occhi per cercare un contatto con lui, ma l'unica cosa che avvertii fu un lieve bagliore della sua energia a sfiorarmi la pelle. Era vivo, ed era l'unica amara consolazione.

«Zach, forse devi intervenire.» Kade mi toccò una spalla e mi girai. Le urla di Eileen mi fecero alzare. Irruppe nella stanza e mi puntò.

«Ha spiato tutta la riunione in Parlamento. Avevo ragione.»

«Chi? Noah?» chiesi. Seguii il suo broncio, e trovai Artemis a braccia conserte a fissarla con le sopracciglia alzate. Eileen si rivolse alla destra di Sua Altezza e si sollevò sulle punte.

«Stiamo parlando di te. Principe invisibile.»

Noah si materializzò con le spalle al muro e un sorriso composto e appena accennato sulle labbra. Si sistemò la giacca di pelle bianca e rossa con estrema calma ed Eileen andò fuori di testa. Si avvicinò ancora di più a lui e la sua aura le illuminò la pelle. Artemis la afferrò per la felpa e la tirò indietro.

«Stai lontana da lui.»

«E tu smettila di fare il fidanzatino geloso. Lui era qui da giorni e tu non ci hai detto niente. Possibile che non ti senta in colpa per quello che è successo?» Mi avvicinai a Eileen e la spinsi tra le mie braccia. La sua sofferenza era un coltello allo stomaco che non smetteva mai di affondarmi nella carne.

Noah scavalcò Artemis e incenerì Eileen con lo sguardo. «Io e Artemis siamo Legati, mi vedrai in giro spesso. Fattene una ragione.»

Eileen fece per alzarsi e io la trattenni. Almeno fisicamente.

«Tu devi riportare le tue chiappe regali a Knephas, e trovare una soluzione al casino che il tuo Legato ha combinato.»

Io e il principe ci scambiammo uno sguardo di tacita intesa. Era ora di smetterla di farci la guerra.

«Calmatevi tutti» dissi. Guardai Noah e il modo preoccupato con cui guardava Artemis, pallido e assente, all'improvviso.

«Tutto bene?» gli chiese e lui annuì, poi appoggiò la testa sulla sua spalla. Il dono dell'empatia di Noah si era riversato su Artemis come se tra di loro non esistessero più barriere. Era sempre più complicato stargli accanto senza vederlo sull'orlo di un attacco di panico. Noah si girò verso Eileen.

«Lo fai di proposito. Lo vuoi torturare.» Poi prese Artemis per mano e lo guidò fino al bow window dove ero seduto poco prima. Artemis respirò profondamente.

«Farlo soffrire è diventato il mio scopo quotidiano da quando mio fratello è prigioniero della tua Corte.»

Smettila.

Forzai Eileen a sedersi sul divano con me. Artemis seguì Noah e si accomodò sulle sue gambe. Afferrò lo stesso cuscino che avevo lasciato poco prima. Rimase a fissare la pioggia sul vetro per svariati secondi mentre Noah gli accarezzava i capelli con dolcezza. Era tutto così strano, il principe di Knephas che guardava Artemis con occhi innamorati mentre il suo trono veniva preparato per il mio Legato. L'Élite che faceva finta di nulla e ci precludeva ogni tentativo di riportarlo a casa. Io che mi sentivo morto, anche se bruciavo di rabbia. Il cuore mi si strinse in un chicco di riso a vedere quel cuscino tra le mani di Sua Altezza del Disastro, ed Eileen mi baciò una mano.

Non siete degni, ma siete tutto ciò che ci resta.

La guardai.

«Non stare troppo in silenzio. Parlami. Sfogati» disse.

Le sorrisi malinconico e la baciai.

«Tu parli e urli già per entrambi, fidati» disse Artemis uscendo dal silenzio. Noah ridacchiò e continuò a pettinargli i capelli con le dita. Eileen spostò lo sguardo sul principe.

«Almeno non mi nascondo.» Lo fissava in guerra con se stessa. Voleva odiarlo, voleva dargli la colpa per non avere più Nathan lì con noi, ma nel profondo si sentiva in difetto nel riversargli addosso tutto quell'astio e quella rabbia.

Louise e Kade si sedettero accanto a me ed Eileen. Il modo in cui Lou guardava Noah mi faceva sentire ancora più addolorato. L'amore era evidente in ogni gesto che lui e Artemis si riservavano, e mi chiesi come avrebbe fatto Louise a sopportare di vederli ogni giorno senza impazzire. Artemis la guardò colpevole e Noah gli posò un bacio sulla spalla.

«Da quanto è qui lui?» chiese Kade indicando Noah.

«Da ieri» rispose il principe.

«Lo ha portato in Parlamento» specificò Eileen. «Invisibile.»

Louise fece una smorfia. «Artemis...»

Lui si voltò piccato. «Ha diritto di sapere. È il mio Legato, ha gli stessi diritti che avete voi.»

«Allora perché ci hai implorato di non dirlo in giro? Se vuoi vai da Antares, digli che sei Legato al futuro Haredias di Knephas.» disse Kade.

Artemis si mangiò le labbra. Lou distolse lo sguardo da lui appena sentì la parola Legato. «Dubito che il Perfettissimo gli avrebbe permesso di venire» continuò per sfuggire all'imbarazzo.

«Dubito che Antares ti lascerebbe libero, sapendo che il futuro re di Knephas ora ha libero accesso al Palazzo» disse Eileen e tutti tacquero. Nessuno di loro aveva varato questa opzione, era capitato di rado che un Legato non Discendente sapesse gestire dei portali e osasse provarci senza autorizzazione, ma non avevo dubbi sul fatto che Noah avrebbe sfruttato questa possibilità.

Lo sguardo di Artemis tradì terrore, mentre quello di Noah fu una minaccia spudorata che Eileen contraccambiò. Mi schiarii la voce e ruppi il ghiaccio.

«Se ne saranno già accorti tutti, la sua aura è inconfondibile» dissi.

«Ero schermato» disse il principe.

«Ma io ed Eileen ti sentiamo lo stesso.»

«Ti correggo, Shawline, i poteri della mia famiglia che vi scorrono nelle vene mi sentono.»

Artemis alzò un angolo della bocca soddisfatto.

«E tu ti trastulli con il futuro Aklèimas mentre il mio Legato sta per essere incoronato tuo re, principe

Gli occhi viola di Noah, bordati di kajal, mi fissarono con una scintilla di divertimento. La sua bellezza metteva a disagio, mi inquietava.

«Siamo pari, principe delle fate

Kade mi guardò.

«È andata male in Parlamento, vero?»

Annuii.

«L'Élite non ci aiuterà. Non metteranno a rischio nessuno di noi per salvare Nathan» disse Artemis.

Louise si passò una mano tra il caschetto viola scuro. «Che schifosi. Rifaranno come con mia madre.»

«Non possiamo andare avanti così.» Eileen si rivolse a Noah. «Devi dirci quali sono i tuoi piani e come facciamo a riportare indietro mio fratello.»

Lui smise di pettinare Artemis. «Devo trovare Dramidia, ve l'ho detto. Devo trovarla prima di Fabian.»

«Non puoi semplicemente tornare a casa e smetterla di scappare da Aramis?» chiese Louise.

«Forse non avete capito che l'unica cosa che può mantenere in vita Fabian nella mia Corte è il fatto di non avermi a disposizione.»

Lo fissai e Noah alzò lo sguardo. «Se torno, tuo fratello non avrà più alcuna importanza nella ricerca di Dramidia. Sarà fatto schiavo. E vista la sua bellezza, dubito che a Corte abbiano smesso di cercarmi.»

Mi si strinse lo stomaco e una brezza scompigliò i capelli del principe. Un ciuffo gli si posò tra le labbra perfette. Il ricordo di quelle di Nathan, altrettanto belle, mi fece male e lui lo avvertì. Lo sguardo di Noah si addolcì e poi si spostò su Artemis.

Eileen divenne incandescente. «Se uno dei tuo scagnozzi tocca mio fratello te la farò pagare.»

«Non finché ci sarà Antares come Aklèimas» disse Artemis.

«Finché ci sarò io, nessuno muoverà un dito verso Knephas, ha detto così, giusto?» specificò Noah.

Quelle parole ancora mi inacidivano la bocca.

Artemis fece una smorfia. «L'Aklèimas più inutile della storia» e Lou annuì.

Lo guardai «Non è così facile. Te ne renderai conto, quando sarai al trono.»

Noah abbracciò Artemis e posò il mento sulla sua spalla. Guardò me e poi Eileen. «Da soli non andrete da nessuna parte. Morirete da eroi senza risolvere nulla.»

«E cosa proponi di fare?» disse Eileen.

«Cercare Dramidia.»

«Non ti metteremo in mano una spada leggendaria» disse Kade.

Io ed Eileen ci guardammo e tacemmo. Se rendere Noah l'essere più forte dell'universo era il rischio da correre per riavere Nathan, lo avremmo corso.

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