Capitolo 3 - Nathan
Le fiamme mi avvolsero anche quella notte, la voce di Zachary mi scuoteva l'anima, ogni volta in modo sempre più violento. Ormai avevo imparato a contare ogni respiro che mi separava dal sentire il mio nome urlato dalla sua bocca, al cominciare a percepire lo sfaldarsi del nostro legame. Non importava se fosse la cinquantesima o sessantesima volta che facevo quell'incubo, ogni volta provavo a distruggere quelle catene incantate con il mio potere, e ogni volta quell'onda di energia si riversava sui miei nervi. La potenza era tanta da farmi supporre che fosse la mia stessa essenza a togliermi la capacità di respirare.
«Zachary!» Con un urlo cercai un segno di vita da parte sua, ma nulla. Il fumo era così denso da rendere ogni cosa nera e indistinguibile in quella cella, eppure io vedevo tutto: la massiccia porta di ferro mezza spalancata, la finestrella in alto; me stesso, seduto a terra, avvolto da catene scure e lucenti che ricordavano le ali di uno scarabeo.
Ero in me, ma non lo ero. Ero certo che Louise lo avrebbe chiamato viaggio astrale o qualcosa del genere.
Avvertivo il dolore, le forze abbandonarmi; percepivo l'angosciante sensazione di sapere Zach in lotta tra la vita e la morte, eppure mi vedevo. Quel ragazzo dai capelli dorati e gli occhi blu, fasciato da stoffe pregiate e un'armatura scura dai dettagli oro, ero io. Ogni volta che sognavo catturavo un dettaglio in più: la polsiera nera che mi fasciava il braccio sinistro, il diadema di cristallo rosato e debolmente luminoso che mi solleticava la fronte. L'odore di morte che aleggiava.
Ero a quel punto del sogno in cui l'aria non raggiungeva più i miei polmoni, ma prima di perdere i sensi i miei occhi si posarono sulla ferita che pulsava intorno al polso destro. Una spirale di un rosso vivo e innaturale, dai contorni così perfetti da sembrare disegnata.
Svegliati, Nathan, svegliati.
Svegliati o morirai.
Il Bonding era sempre più debole, la brezza che mi soffiava dentro da quando Zach si era legato a me si ridusse a un alito appena percepibile. Era ferito, morente e lontano da me, ma abbastanza vicino da rendermene conto perfettamente.
Non ci saremmo detti addio, non quella notte.
***
«Eileen, ma che diavolo fai?»
La voce di Zach.
«Sveglio la bella addormentata. Non vedi che è cianotico? Non respira.»
Mia sorella.
«Nathan.»
Kikilia. Sussurrai, ma dalla mia bocca non uscì che un rantolo. Avevo bisogno di ossigeno.
«È tutto a posto. Respira.» Mi appoggiai al corpo incandescente di Kikilia mentre mi accarezzava la testa. Assaporai il profumo dolce dei suoi soffici capelli, e quella paura sfrenata si attenuò.
«Dovevi svegliarlo, non fulminarlo.» Zach mi accarezzava la schiena mentre i miei occhi cercavano i suoi e quelli di Eileen.
«Non si svegliava, gli ho dato una scossa. Sta benissimo, smettila di essere sempre così protettivo» fece lei, mentre Kiki mi tirava indietro i capelli, zuppi di sudore.
«Scusa, se non voglio che tu riduca il mio Legato a un pollo arrosto.»
«Il tuo Legato, si dà il caso sia anche il mio. Sei solo geloso, Zachary» fece Eileen. Zach scatenò una folata di vento sui capelli di mia sorella arruffando le sue ciocche ondulate. Eileen ridacchiò. «Vedi? Sei geloso!»
Avrei sorriso nel vedere quei due punzecchiarsi, ma il cuore stava per uscirmi dal petto e la nausea cresceva sempre di più.
Kikilia alzò gli occhi. «La smettete di bisticciare, voi due?»
Zach guardò Eileen ed entrambi trattennero un sorriso. Poi mia sorella si portò le mani alla bocca. «O cavolo» disse, e Zach già mi aveva afferrato e portato in bagno. Iniziai a vomitare. Ormai era un'abitudine finire la nottata in quel modo osceno.
«Sei sicuro che non vomiti per la velocità assurda in cui lo trasporti ogni volta?» chiese Kikilia dal corridoio, mentre ci raggiungeva a passi lenti.
Zach fece diversi respiri profondi mentre mi sosteneva. Sperai che riuscisse a gestire la nausea meglio di me.
«No, fidati. Lo sentiamo perfettamente anche noi» rispose Eileen.
La voce di Kikilia si fece più vicina. «In momenti come questo, il Bonding non mi manca.»
Dopo l'ultimo conato aprii il lavandino, mi lavai i denti con lo sguardo fisso sul mio avambraccio. Avevo in testa l'immagine di quella ferita a spirale; vedere la mia pelle perfetta, dopo tutto quel dolore mi diede l'impressione di essere pazzo. Mi sciacquai il viso con acqua gelida per tornare alla realtà, poi mi abbandonai tra le braccia di Zach, ai piedi della vasca da bagno.
«Perché non ti sei svegliato? Mi hai spaventato a morte» disse lui stringendomi a sé. Il suo calore, il ritmo dei suoi respiri, erano le uniche cose che davvero riuscivano a riportarmi al mondo reale.
«Devo trovare indizi, devo capire cosa significhi.»
«Non riuscivi a svegliarti, Nathan. Eileen ha dovuto fulminarti.»
Vidi la paura negli occhi dorati di Zach. Odiavo il fatto che lui ed Eileen potessero percepire l'angoscia di quei momenti. Eileen era brava a mascherarla, ma Zach... lui era un libro aperto, uno a cui ogni notte veniva bruciata una pagina.
«Non lo farò più. Te lo prometto.» Mi strofinò le braccia con le mani, cercando di scaldarmi. Avevo ancora la pelle d'oca. Si sfilò la felpa e me la avvolse intorno come una coperta. «Grazie.»
Un bacio sulla spalla fu la sua risposta.
Le voci di Eileen e Kikilia diventarono come un bisbiglio da fuori le pareti del bagno. Erano lontane, lo capivo dal fatto che il battito del cuore di mia sorella si era ridotto a un ticchettio distante e confuso nelle mie orecchie.
Ho sognato una ferita sul mio braccio, una spirale perfetta sul polso destro, dissi col pensiero. Zach smise di respirare. Sapevo che avrebbe evocato in lui gli stessi miei ricordi.
«Era una ferita o un bracciale?» chiese.
«Una ferita, un'ustione, ma ho pensato anche io a Knephas e ai loro stupidi braccialetti.» Zach sospirò. «Mi dispiace.»
La sua bocca accennò un lieve amaro sorriso.
«Non dirlo nemmeno. Non è colpa tua. Voglio trovare una soluzione; non posso vederti soffrire in quel modo, Nath. Così, a tentare di resistere al dolore e di racimolare indizi. Io lo sento quello che provi quando sei in quel posto. Lo sento, e mi sembra di essere inutile.» Zach si passò una mano tra i capelli, i suoi ciuffi scuri restarono in alto e immuni alla forza di gravità. Da qualche tempo capitava che anche gli oggetti rimanessero sospesi in aria dopo il suo tocco. Lui non se ne accorgeva per la maggior parte delle volte.
Sorrisi. «I capelli, Zach.»
«Ah, già!» fece lui, poi con un tocco li lasciò liberi di tornare spettinati come sempre.
«Non sei inutile, mi fai ridere anche dopo essere tornato dall'inferno.»
La bocca di Zach si curvò all'insù. «Non riesco a controllarla, questa cosa della gravità.» I suoi occhi si fecero tristi.
«E questo sogno, sembra sempre più una delle tue visioni. È snervante. Fisicamente insostenibile. E poi Eileen, che controlla il tempo a distanze incredibili... è tutto fuori controllo. Ieri, in conservatorio, si è bloccato tutto. Lo so che era lei.»
«Eravamo qui in Divisione, è impossibile» rispose Zach.
«Beh, probabilmente mi stavate pensando, perché io sono rimasto come un idiota mentre tutta l'aula di Evans era cristallizzata. Mi sono messo a contare i pois del suo papillon per la noia.»
Zach era sconvolto, i suoi occhi spalancati. «Stavamo parlando di te. Non volevamo far sentire ad Artemis di questa cosa dei sogni.»
Artemis.
Non bastavano queste nottate deliziose a rendermi la vita un inferno, ci era stato mandato anche lui come tutore di Eileen. Accogliere il mio non-cugino per qualche mese nella Divisione 7 era stata l'unica condizione per far sì che mia sorella non fosse tenuta sotto osservazione al Palazzo della Luce.
«È tutto più intenso, più difficile da controllare da quando si è unita Eileen» dissi, mentre Zach mi accarezzava i capelli. Lasciai che la mia schiena si appoggiasse al suo petto; mi rilassai in balia delle sue carezze. «Il suo potere, è davvero così ingestibile da ripercuotersi su di noi? Da far sospettare tutto il Parlamento e metterci Sua Altezza alle calcagna?»
Il controllo della gravità di Zach, il fatto che io riesca a curare le ferite; il mio continuare a fare quel sogno terribile, in modo sempre più vivido: era davvero opera di mia sorella?
«È forte, questo è innegabile, ma il Bonding tra di noi non permetterebbe comunque...» Zach aprì la mano di fronte a me, e un vortice d'aria danzò sul suo palmo, «... questo.» Un guizzo di energia calda mi avvolse il cuore all'improvviso. Nello stesso istante quel turbinio sulla sua mano si tramutò in bocciolo di fuoco.
I miei occhi si spalancarono. Le fiamme non seguivano le leggi terrestri ma danzavano in una spirale, seguendo il potere dell'aria del mio Legato. Erano pochi i Discendenti che erano riusciti a manipolare un elemento diverso dal loro, e quelli che erano stati capaci di fonderli perfettamente si contavano sulle dita di una mano.
«Svegliami, Zach» sussurrai incredulo. Era eccitante ma il mio corpo si irrigidì, come ogni volta che vedevo una fiamma nelle ore successive all'incubo.
«Non avere paura, non ti farà del male. Vuoi provare?» chiese lui con un sorriso, poi si morse il labbro. Il bagliore scarlatto accendeva i suoi occhi come bronzo. «Dammi la mano.»
Lo guardai scettico, ma lasciai che le sue dita guidassero le mie. Vidi Zach far scorrere la spirale di fuoco dal suo al mio palmo. Una brezza leggera e calda mi solleticò la pelle senza bruciare. Era una sensazione strana vedere aria e fuoco danzare sotto il mio controllo.
Confortante e intima.
«Non brucia. Come è possibile?» dissi, ripensando a tutte le volte che Kikilia prendeva letteralmente fuoco tra le mie braccia ustionandomi.
Una nuova ulteriore minaccia al mio guardaroba?
«Effetto del Bonding. Non ferisce chi amo» rispose Zach.
Io sorrisi, e il mio cuore batté un po' più forte. Il calore del fuoco aumentò quando le labbra di Zach si curvarono ancora più delle mie.
«Spero funzioni anche con i miei abiti.»
«Non garantisco.»
Solleticai la spirale infuocata con i polpastrelli. «È bellissimo.»
«Il Parlamento non la penserebbe così» rispose lui.
«Non mi importa del Parlamento, Zach. Tu sei speciale.»
Continuai a giocare con la fiamma tra le mie dita.
«O pericoloso» fece lui.
«La tua paura è pericolosa, il tuo non accettare il fatto che sei fantastico.» I miei occhi si incrociarono con i suoi, dolci ma tormentati. «Eileen che dice?»
Zach sorrise, in quel modo spensierato che riservava solo a lei. «Mi ha fatto sciogliere marshmallow per tutta la sera, appena gliel'ho mostrato.»
Mi scappò una risata. «Mia sorella è un genio.»
Zach s'incupì. «Una spirale, il fuoco, riesco di nuovo a vedere al buio: non succedeva da secoli. Nathan, davvero non ci arrivi?»
«Non penserai che sia opera tua, quel fuoco della visione?» Rimisi la fiamma sul suo palmo. Zach la risucchiò, dissolvendola nella penombra del bagno.
«Potremmo chiedere qualcosa a Marxalia, lei è sempre stata molto vicina a Knephas.» Quel nome sulla bocca di Zach mi fece capire quanto queste mie crisi notturne lo tormentavano. Marxalia Ray era una medium, una mezza knephaniana. Non sentivo il suo nome dai tempi in cui mia nonna le chiedeva di procurarle la droga in grado di inibire i poteri di Zach. Il fatto che lui avesse frugato in quel cassetto doloroso della sua esistenza era indice della sua disperazione.
«La spirale sul tuo braccio, il bracciale di Taranis, il fuoco. Tutto porta a una cosa sola: Knephas. E questi poteri —» Non lo lasciai finire. Gli tappai la bocca e lo guardai negli occhi.
«Ok, andremo da Marxalia Ray, ma solo per rassicurarti sul fatto che tu non c'entri nulla. Tu non sei Aramis.»
Zach si liberò dalla mia presa e si mise a giocherellare con l'anello al mio dito. «Ma niente di quello che ci sta accadendo è roba da Guardiani normali. Io non sono mai stato normale.» Zach respirò profondamente.
Se avessi potuto scegliere un dono avrei scelto quello di poter cancellare la memoria. Dissolvere ogni momento di quegli anni terribili dalla testa del mio Legato era la cosa che desideravo più di ogni altra.
Mi avvicinai e lo baciai, strinsi forte la sua maglia tra le mani. Finalmente Zachary si zittì e le sue dita affondarono tra i miei capelli. Era strano e liberatorio poter sfiorare le sue labbra ogni volta che volevo senza dovermi frenare.
Avrei continuato a baciarlo per un tempo indefinito se il mio stomaco non avesse iniziato a gorgogliare. Mi staccai dalla sua bocca.
«Pensi che quella cosa del fuoco possa funzionare anche con i toast o solo con i marshmallow? Ho fame.» Zach sorrise di nuovo.
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