~Prologo~

Caro Diario, sono la tua Bonny
Ho sempre iniziato così a scrivere tra le pagine ormai ingiallite del mio diario personale; da perfezionista ho sempre avuto un debole per l'ordine e la coerenza sulla carta.
Ci tengo a sottolineare che il mio interesse per l'ordine si ferma qui. Nella mia vita l'ordine e la coerenza sono più instabili di una matita in bilico su una scrivania inclinata.
Basti pensare alla mia stanza, o alle cianfrusaglie e ai libri sparsi per il mio abitacolo, del quale vi parlerò in seguito.
Per un bisogno inconscio di ordine forse è per questo che sono attenta ad iniziare tutti i racconti con la classica frase.

Forse mi sbaglio, forse la vita non è poi così male se ci si trova in un arcobaleno di caos. Non ci si annoia mai, nonostante le lamentele e i continui attacchi di isteria o di gioia incontrollata.
Beh il mio caos, deve avere un ordine nella sua illogicità: Caro diario.

Non è il modo migliore per iniziare a raccontare questa storia, nemmeno il luogo non è dei migliori: una centrale di polizia. Inoltre c'è un tempaccio, sembra di essere in piena apocalisse.

Il mio aspetto è decisamente equivoco, ho il vestito strappato e i capelli lunghi,  sciolti e disordinati cadono sulla schiena.
Ho finito da poco di piangere, ciò è testimoniato dal fatto che il mio mascara sia colato sulle gote.

Sono seduta a una scrivania, per quelle che sembrano ore, aspettando che qualche poliziotto inizi a farmi domande. Mentre aspetto fisso l'orologio appeso alla parete, è grigio, con una lancetta spezzata e decisamente fuori uso.

La poltroncina su cui sono seduta è ricoperta da un tessuto verde pisello, orribile direi, ha pure dei buchi.
Non si compatisce questa scena? Non si riesce a percepire le sensazioni di ignoto, di insicurezza, di preoccupazione che provo io?
Per raccontare come mai sono qui, devo cominciare dal principio.
Dunque, ora spiegherò tutto.

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