50- Giardino

Heaven
Non trovo più Hayden.
Sono disperata, lo sto cercando per tutte le sale di questo posto immenso.
«Hayden!»urlo.
È corso via dopo la prima portata.
«Hayden!»
Ha solo un anno! E già scappa? Mio Dio! Da chi ha preso?
Io proprio non lo so!
I tacchi mi fanno un male cane.
Non voglio far preoccupare gli altri, ho già dato troppo disturbo.
Mi dirigo in terrazza.
«Hayden!»urlo.
Ho il fiato sospeso e le gambe tremanti.
Scendo le scale della terrazza che portano a un giardino immenso.
«Perché a me?»chiedo.
Noto che più avanti c'è un piccolo sentiero.
«Hayden!»urlo, piangendo.
Non so cosa mi stia prendendo, ma mi tolgo le scarpe, e appena i miei piedi entrano in contatto con l'erba curata, avverto una leggera brezza sul corpo...come un richiamo.
Il mio cuore dice di attraversare quel piccolo sentiero.
Mi lascio guidare dal suono dell'acqua delle fontane attorno a me, non ho più una lacrima. Cosa sta succedendo?
Mi sento così presa da questo posto.
Cammino ancora un po', arrivo a sedermi sul bordo di una fontana.
Mi concentro sull'acqua che scorre alle mie spalle.
All'improvviso sento la risata di Hayden.
Immediatamente mi alzo e corro seguendo il suono della sua voce.
«Hayden!»urlo.
«Mamma!»urla lui vedendomi.
Sto per avvicinarmi, ma vedo che è in braccio ad Alfie.
Quest'ultimo lo guarda come mio padre non mi ha mai guardata, i suoi occhi sorridono e il volto rilassato, l'espressione spensierata...e nella sua risata c'era solo amore.
«Ecco la mamma.»dice.
Hayden scende e corre verso di me.
Lo abbraccio forte.
«Non devi allontanarti!»gli dico.
È così piccolo.
«Sta bene.»risponde Alfie.
«Andiamo, Hayden.»prendo in braccio mio figlio.
«Heaven, aspetta.»Alfie si avvicina e mi prende la mano.
Il modo in cui mi guarda...
Come la prima volta che parlammo seriamente, anche in quell'occasione c'era tanto verde, e l'acqua dove specchiare la propria anima, con una piccola differenza, il fiore sbocciato dal nostro amore: Hayden.
Non voglio tornare indietro, ma non voglio neanche essere poco realista.
Alfie si avvicina al mio volto.
«Mi assomiglia.»sussurra.
Può dirlo forte.
«Voglio solo essere felice, Alfie...»sussurro, chiudendo per poco gli occhi.
«Allora stiamo insieme, noi tre.»
Guardo Hayden.
«Non possiamo. Hai idea di ciò che diranno? Sei un personaggio pubblico...»gli ricordo guardandolo dalla testa ai piedi.
«Che vadano al diavolo.»risponde.
«Sono un disastro.»mormoro.«Ti ho portato solo un guaio dopo l'altro, stavi per morire...»mi porto una mano alla bocca.
«Sono qui, con te...con voi. Sto facendo la riabilitazione, starò bene.»sorride accarezzandomi una guancia.
Scuoto la testa.
«Quindi credi che ti lascerò andare via di nuovo?»
«Alfie, ti prego!»alzo la voce, mi sta innervosendo.
«Pa.»esclama Hayden.
Guardo in cagnesco Alfie.«Gli hai insegnato....?»
Alfie scrolla le spalle, guardando da un'altra parte.
«No, non puoi fare così!»lo riprendo allontanandomi.
Mi avvicino alla grande fontana, sedendomi.
Devo rimettere le scarpe.
Per mia sfortuna ho dovuto indossare le scarpe più scomode.
«È mio figlio!»risponde lui.«Vi avrei trovato comunque!»
«Sarà anche tuo figlio, ma ti sei perso un bel po'! Durante il primo anno di vita accadono tante cose!»esclamo mettendo Hayden giù, così da potermi infilare le scarpe.
«Chissà perché non ho potuto esserci!»urla.«Sono suo padre!»
«Infatti, puoi vederlo quando vuoi.»dico tentando di mettermi la scarpa.
«Io voglio vederlo sempre, voglio vederti sempre...»
«No!»impreco facendo uno sforzo assurdo per calzare queste stupide scarpe.
«Aspetta, ti aiuto.»dice Alfie abbassandosi.
«No, ce la faccio.»
Lui miafferra lentamente la mia caviglia, quasi accarezzandola e piano piano riesce a mettere la scarpa al mio piede.
Fa lo stesso per l'altra scarpa, solo che indugia, accarezzandomi la gamba, fino al ginocchio.
Rimaniamo in silenzio, poi appoggio la mia mano sulla sua, la quale è ancora sul mio ginocchio.
«Grazie.»sussurro.
Lui annuisce alzandosi.
Ho avvertito uno strano odore, come se Alfie puzzasse di sigaretta.
«Hai fumato?»domando alzando la voce.
«Che importa?»
«Sei impazzito?»urlo rimettendomi in piedi.
«Heaven, qual è il problema?»chiede innervosendosi.
«Vuoi davvero rovinarti i polmoni?»
«Sai cosa, hai ragione, non possiamo stare insieme.»ride nervosamente lui.
«Sei lunatico o cosa?»domando non capendo il suo sbalzo d'umore improvviso.
«È un mio difetto, accettalo.»
«Hai bisogno di fumare per superare i problemi?»
«Già, una cosa da adulti.»
Mi zittisco abbassando lo sguardo.
«Che vuoi dire?»
«Che fumo per lo stress. Alcuni fumano, altri vanno a bere, altri ancora...»
«Ed è una scelta matura?»
«Grande Heaven, nascondere all'amore della tua vita che hai un figlio, questa scelta sarebbe matura?»
Faccio un respiro profondo.
«È chiaro che ho toccato un tasto dolente, fuma pure.»concludo prendendo mio figlio in braccio e risalendo in terrazza.
"È una cosa da adulti!" Perché fa così? Cosa gli prende?

«Pa.»sussurra ancora Hayden.

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