31-Volare via
Heaven
«Abbiamo il dovere di accompagnarti da tuo padre.»dice l'assistente sociale.«Dobbiamo assicurarci che tu possa arrivare a casa tranquillamente.»
Sospiro e prendo la mia valigia.
Ho già chiamato Jackson, mi ospiterà a casa sua e della sorella finché potrà. Non ho alcuna intenzione di tornare a casa da mio padre, non ancora.
Me ne sono andata... perché era meglio così. Per colpa mia tutto è andato in frantumi.
Non so nemmeno se ho perdonato Richard.
Ma ho preferito dire addio a tutti.
Tranne ad Alfie...
Lo penso in continuazione, non riesco a farne a meno.
Ma ora io sono in Inghilterra, e lui... lui chissà.
Richard si è costituito, ed è per questo che sto cercando di perdonarlo.
Ho apprezzato il suo gesto, ha confessato per me, e ora andrà in galera.
Non c'è modo di impedirlo, e io non so più di cosa rammaricarmi.
So solo che non mi farò più trovare da loro, sarà meglio così.
Non dimenticherò mai nulla di questi due mesi, mai.
Non è stata un'avventura, ma la vita che ho sempre voluto.
Però ci sono bugie che non hanno potuto essere nascoste.
Preferisco non arrecare più danni.
Richard? Gli vorrò sempre bene, ma devo digerire tutta questa situazione, vorrei davvero perdonarlo all'istante, ma il mio cuore non può.
«Stia tranquilla, conosco la strada, anche volendo non potrei più scappare»rispondo sorridendo.
La donna alza le sopracciglia e si toglie gli occhiali.
«Sarà meglio per te, sei una ragazzina in gamba, ma devi stare attenta.»mi raccomanda rimettendosi gli occhiali.
Inizio ad incamminarmi.
Jackson dovrebbe venirmi a prendere vicino al parcheggio.
«Heav!»
Appena vedo il mio amico, gli corro incontro e lo abbraccio.
«Jacy, mi sei mancato.»sussurro.
Jackson mi conosce meglio di chiunque altro, è stato il mio primo amico, e lo sarà sempre. Senza pretese o scambi di favore, pura amicizia. Come è stato per me e Bonny.
Salgo nella sua auto.
«A chi l'hai fregata?»accenno un sorriso, ma per poco.
«Un tizio a cui non fregava niente di nessuno. Hey! Non mi hai raccontato tutto a telefono.»
I suoi occhi scuri sprizzano curiosità.
«È una storia un po' lunga... Ma tua sorella?»
«Lei sta facendo vari lavori, cameriera, barista... Nonostante sia andata molto prima di te... non ha avuto la tua fortuna, Heav. Dio mio, posso farti
arrivare in un altro posto ancora più velocemente di mesi fa.»
«Sono stata ingannata, ricordi?»
«Quel tipo ti ha assunta perché gliel'aveva detto quella stronza? Ti avevo detto di usare un'altra carta di credito.»
«Non credo che andrò più da nessuna parte.»mormoro, trattenendo le lacrime.
Stare in macchina con Jackson mi ha ricordato quando ero nel furgone con Alfie.
«Heaven, tutto bene? Sicura che non vuoi passare prima da tuo padre?»
Mi asciugo una lacrima e tiro un sospiro.
«Sto bene, ma portami da te direttamente. Devo trovare il coraggio di guardarlo negli occhi... Se dovesse riconoscermi.»
«Il buon vecchio Alan, non lo vedo dal tuo diploma.»
Sorrido ricordandomi di quel giorno.
La prima volta che ho concluso qualcosa in vita mia. Un diploma.
«"Sono fiero di te, Heaven" ha detto... Wow... e poi l'ho deluso andandomene una settimana dopo. Nonostante fosse pieno di farmaci e non capisse nemmeno una parola di ciò che dicevo, ha detto che era fiero di me.»
Ricordando mio padre, le lacrime scendono senza controllo e il voltastomaco ricomincia. L'emozione e l'ansia.
«Siamo arrivati, ti consiglio la stanza di mia sorella, perche quella del mio ex coinquilino è ridotta male.»sbuffa lui.
«Grazie Jacy.»
Scendiamo dall'auto e entriamo in casa.
«Dimmi una cosa, questo "uomo misterioso", come si chiama?»
Senza rispondere, la nausea prende il sopravvento, e Jackson mi porta velocemente in bagno.
«Wow non pensavo ti facesse quest'effetto, devi amarlo davvero un casino.»
«Troppo.»rispondo sciacquandomi la bocca.
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