20- Compleanno

POV Heaven
Il mio compleanno, quel compleanno così diverso dagli altri.
Di solito mi accontentavo di non festeggiarlo, oppure di andare a cinema con il mio amico Jackson.
Da quando mia madre era morta non avevo proprio voglia di fare nulla, figuriamoci di festeggiare i miei compleanni.
Ma in quel momento avevo una paura più grande, qualcosa di inconfessabile.
E non potevo sfogarmi.
Non potevo.
Mi sono svegliata e ho fatto colazione normalmente.
Erano le dieci, mi ero svegliata troppo tardi.
Mentre bevevo il mio thè, ho pensato a come il rapporto tra me e Alfie si era tranquillizzato, ci evitavamo.
Cercavo di essere professionale, la Heaven di sempre.
Ma quando c'è in ballo qualcosa di più grande, è difficile, e lo è stato per me.
«Buongiorno, my Lady.»ha sorriso Kit entrando in cucina.
«Mio Lord.»ho ricambiato il sorriso.
«Buon compleanno!!»ha esclamato abbracciandomi.
«Grazie, Kit.»ho risposto.
Quando si è staccato, è entrato Joe.
«Dempsie!»l'ho salutato.
«Auguri, bellezza!»ha detto dandomi un bacio sulla guancia.
Ho sorriso e l'ho ringraziato.
«Quanti sono? Ventisette?»ha chiesto Richard entrando in cucina con Bonny che mi ha abbracciato.
Ventisette, già...  Ventisette anni....
«Già!»ho risposto«Ma oggi si lavora lo stesso.»
«No, assolutamente, prenditi un giorno libero!»ha sorriso Bonny.
«Ragazzi, non possiamo perdere tempo, vi voglio pronti per la fine del mese!»ho detto seriamente.
«Malvagia Heaven, divertiti un po'! Andiamo al parco!»ha esordito l'ultima persona che avrei voluto vedere oggi : Alfie.
Bonny mi ha fatto un cenno.
Senza batter ciglio l'ho afferrata per un braccio.
«Scusateci!»ho detto agli altri.
Ho trascinato Bonny fuori dalla cucina.
«In camera! Ora!»le ho sussurrato.
Appena entrate, ho chiuso la porta alle mie spalle.
«Cosa stai facendo?»le ho chiesto.
Lei facendo la finta tonta ha scosso la testa.«Nulla! Vuole portarti al parco, oppure in giro, a prendere un gelato! Non lo so.»
Sapevo che stava tentando di farci parlare, aveva capito qualcosa.
«Bonjiball, sputa il rospo.»le ho detto incrociando le braccia.
Lei ha sbuffato.
«Non lo vedi? Non lo capisci?
Quel poverino vuole parlare con te a tutti i costi! Dagli un'occasione.»ha detto sorridente.
«Non sai le dinamiche, non sai niente, Bonny.»ho detto dandole le spalle.
«È il tuo compleanno, approfitta per divertiti. Alfie può saltare un giorno, per la sua Heaven, può saltarne cento.»ha mormorato lei.
Io ho riso e ho scosso la testa.
«Solo perché, effettivamente, ho bisogno di un giorno di pausa. Ma non sai niente.»ho precisato.
Lei non sapeva di quello che mi aveva detto Alfie, lei non sapeva cosa provavo, che soffrivamo entrambi, che sarebbe stato un casino.
«Però so quello che vuoi, andiamo, ammettilo che stravedi per lui.»
In quel momento devo essermi fatta rossa, ho distolto lo sguardo e ho scosso con forza la testa.
«Dio! Andiamo di sotto, facciamo finire subito questa giornata! E questo mese soprattutto!»ho urlato uscendo dalla stanza, e Bonny mi seguiva ridendo.
«Dunque fanciulli, si fa mezza giornata, okay?» ho esordito entrando in cucina.

Verso le sei del pomeriggio, dopo ore di dizione e dialoghi, finalmente li ho lasciati liberi ed era arrivato il momento per me di uscire con
Mr Armstrong.
«Andiamo a prendere un gelato!»ho detto ad Alfie alzando gli occhi al cielo. Lui ha sorriso soddisfatto, ultimamente stava vincendo troppe sfide.
«Paghi tu.»ho detto, ricambiando il sorriso.
Lui ha fatto spallucce.
«Torniamo presto! Mi raccomando! Divertitevi e che non sia fare attività notturne in cucina, sai i gemiti!»ho detto io, facendo l'occhiolino a Bonny.
Usciti dalla villetta, ci siamo diretti al furgone.
«Prego.»ha detto lui aprendomi la portiera.
«Oh no, guido io!»velocemente mi sono messa al volante.
«Sei poco romantica, lo sai?»ha detto ridendo, mettendosi la cintura.
«Non oggi, ti prego, non parliamo di questo oggi.»ho implorato seriamente. Lui ha alzato le mani in segno di resa. Ho fatto un cenno e siamo partiti.
«Guidi davvero in modo strano.»ha detto lui, quando ho superato l'incrocio. «Vengo anch'io dall'Inghilterra, cosa credevi?»ho risposto.
«Fermati, qui troveremo la gelateria.»ha detto lui.
«C'è un problema, non so parcheggiare.»ho mormorato.
Lui ha sgranato gli occhi e si è messo le mani tra i capelli.
«Cazzo! E adesso? Sei incredibile Heaven! Potevi dirmelo prima! Sei proprio una ragazza stupida!»ha detto lui arrabbiato.
«Hey, ma che ti prende?»ho chiesto fermandomi.«Stavo scherzando»ho sorriso.
Lui ha scosso la testa ed è sceso dalla macchina.
L'ho seguito sul marciapiede.
«Alfie? Ma cosa cazzo hai? Perché ti arrabbi così?»
Lui si è voltato verso di me.
«Perché è questo quello che fai! Scherzi! Ti metti nei guai! Pensi di poter decidere dei sentimenti degli altri! Non prendi seriamente me! Cazzo! Me! Io ti amo, maledizione! E non è una cosa improvvisa! Per me l'amore è...una casa. Si costruisce pezzo per pezzo! E io voglio costruire con te!
Queste sono solo le fondamenta, Heaven. E tu, tu le stai distruggendo!
Sai perché?
Perché se non mi fossi accorto che tu provi le stesse cose, io non starei insistendo contro la tua volontà, ma tu, cazzo! Provi le stesse cose, me l'hai detto tu, quella notte.
Infatti hai paura di ferirmi oppure di ferire te stessa.
E sai che ti dico? Capita che sui cantieri qualcuno si faccia male, ma la casa viene costruita ugualmente.
E oggi avrei voluto davvero non parlare di questo, come mi hai chiesto, ma, Dio mio, ti amo, Heaven.»ha detto con le lacrime agli occhi.
Era questo il suo concetto d'amore, era così profondo e sincero. E io non l'avevo capito, non capivo che dovevo rischiare, speravo di non farmi male, di non dover soffrire. Di non dover far star male nessuno...
Ma non avevo capito che alcune cose sono inevitabili, e non potevo evitare i miei sentimenti per lui. 
«Alfie... io...»ho iniziato senza fiato.
«No, non dire nulla. Oggi è il tuo compleanno, goditelo.» ha sospirato lui tirando su col naso.
«No, io ti amo. Provo le stesse cose, ma ho solo paura del mio carattere difficile...di me stessa.
Ho paura di rovinare tutto.
Ma sono innamorata di te, hai ragione. Però io...»ho ho abbassato lo sguardo, trattenendo le lacrime. 

Caro diario,
Heaven ci ha fatto lavorare dalle undici di mattina fino alle sei del pomeriggio, con una pausa pranzo di mezz'ora.
Appena è uscita mi sono messa a lavoro per la torta.
Ho preso una ricetta da internet.
Joe stava sistemando la sala mentre Kit era andato a prendere il "regalo".
Richard si divideva tra me e Joe.
Dopo qualche minuto, Derek era tornato con le candeline.
«Ci sono tutte! Ottimo! Grazie!»ho sorriso.
Eravamo semplicemente colleghi, c'era un rapporto cordiale e civile, nulla di più.
Le candeline erano davvero carine! Erano variopinte e avevano tanti ghirigori intorno.
Mancava solo la torta.
L'impasto era pronto, più o meno... Ma la panna!
«Richard! La panna! Manca la panna!»ho urlato.
Lui è corso in cucina.
«Amore, sei sporca di glassa e di cioccolata. Non credo che ti serva anche la panna!»ha riso lui.
Ho aperto il frigo, e ho trovato ciò che cercavo.
Ma ahimè, la torta si era bruciata e la mia sanità mentale non sarebbe durata a lungo...

Tua Bonny.

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