Capitolo Secondo
Senza volerlo
M'impedivo
di vivere.
Un fischio stridulo e acuto m'accolse al mio triste risveglio.
Stavolta mi trovavo sulla fredda, grezza ed umida terra. Cercai di muovere le mani, per tastare il suolo e capire ove il Fato m'avesse gettato, ma subito presero a tremare.
Sentivo delle voci ovattate e apparentemente lontane parlare in modo concitato tra loro. Una di quelle sembrava rotta dal pianto e tremolava come una fiammella piegata sotto il peso del vento.
Ad un tratto mi ritrovai, con la mano destra, a stringere un sasso appuntito. Lo strinsi ancor più forte e sentii Male, e mollaii, sfacciato, la presa.
La piccola pietra cadde, precipitò e si spaccò con un sonoro clack, che mi fece sussultare e spalancare gli occhi.
Il mio rimasuglio di cuore mi martellava nel petto.
Vedevo tutto grigio e sfocato e sbattevo le palpebre con frenesia, continuando a cercare a tentoni un appiglio nel terreno, che mi salvasse da qualunque cosa stesse per accadere. Nemmeno una volta era successo un qualcosa di buono e certo non mi aspettavo che quel momento arrivasse.
Ho sentito dire che non bisogna mai mollare, che la speranza è l'ultima a morire, ma oramai ero già morto io, non c'erano più speranze di sperare nel Bene.
La pietra si squarciò e il rumore fece zittire le voci. Dopo una manciata di secondi si misero a bisbigliare e percepii che gli sguardi erano caduti su di me.
Due delle voci, di cui una aveva un timbro roco e aggressivo, sibilarono una minaccia, rivolti all'altra voce, che sbuffò con noncuranza. Non riuscivo a capire cosa stessero dicendo, era come se la mia mente ottusa non riuscisse a recepire e a distinguere le parole.
Pian piano la mia vista riuscì a mettere a fuoco qualcosa, e la prima cosa che vidi furono le cime degli alberi.
Alberi grigi.
Abbassai gli occhi e, sul mio petto, vidi una rosa rossa, il fiore rosso dell'Amore.
Le due voci che prima avevano parlato gridarono un bruto avvertimento, allontanandosi e correndo, calpestando con colpi decisi le foglie secche e striminzite, le quali si lamentavano ad ogni passo del duo.
La terza ed ultima voce, quella rimasta nei pressi, urlò, emettendo un grido straziato di terrore e sincera disperazione.
Quel rimasuglio, che ancora stanziava nel mio petto, si spezzò dal dispiacere, come fece poco prima quella pietra che lasciai andare.
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