2. La vecchia baracca

Il giorno dopo i cinque ragazzi uscirono dalla casa di Kaz dopo aver passato la notte a dormire da lui, Kaz nel suo letto totalmente vestito, Nina stesa sul divano con le gambe su quelle di Jesper, che aveva dormito seduto, Inej appoggiata alla finestra e Matthias seduto su una sedia con le braccia e la testa sul tavolo. Il tempo era peggiorato appena scesi dalla soffitta, così avevano deciso di rimandare al giorno successivo la ricerca.

Il corvino conosceva Ketterdam abbastanza bene da riconoscere il luogo indicato sulla mappa nonostante fosse piuttosto cambiata nel giro di qualche secolo: era lungo la costa, oltre il perimetro cittadino. Condusse quindi il gruppo attraverso le vie della città con sicurezza, senza che nessuno osasse mettersi in mezzo.

«Sei sicuro che non sia meglio che io controlli che non ci siano agguati dall’alto?» chiese Inej sottovoce.

«No, non serve. Ho sicuramente nemici, ma nessuno sarebbe così stupido da mettersi contro di me mentre vado in giro così.»

Raggiunsero il porto di Ketterdam e da lì proseguirono sulla costa, tutti guardinghi. Nessuno si fidava di quel porto.

Quando finalmente gli attracchi terminarono e le ultime case vennero superate, il gruppo fu libero di procedere più sereno.

Fu solo dopo almeno mezz’ora di camminata che Kaz si fermò, vedendo davanti a sé due isolette. Senza distogliere lo sguardo tirò fuori il pezzo di pietra e lo alzò, poi chiuse un occhio per vederci attraverso.

«Che stai facendo?» chiese Nina divertita. Kaz la ignorò, arretrando di qualche passo per centrare meglio le due isole. A quel punto guardò il terzo buco, più distanziato dagli altri due, e abbassò l’oggetto per vedere in cosa consistesse quel buco.

Era una vecchia baracca. Kaz la indicò e disse: «Dobbiamo andare là.»

«Non sono sicura sia una buona idea. Quella baracca è di Van Eck… è vero che la usa solo d’estate, ma rompere le scatole a quello lì non è in partenza una buona idea.» disse Inej osservandola.

«Iniziamo ad andare lì, poi vediamo.»

Il gruppo si rimise in cammino e nel giro di una decina di minuti raggiunse la vecchia baracca.

«Un tempo era un ristorante. Sicuramente ha un piano inferiore dove possiamo cercare.» disse Kaz.

«Questa violazione di proprietà privata non mi va molto a genio.» fece Matthias, ricevendo quattro occhiate diverse.

«Puoi ancora tornare a Ketterdam, se proprio non tolleri la cosa.» ribatté Kaz.

«Rilassati, Kaz. Matthias farà il bravo.» disse Nina con un sorriso, accarezzando svogliatamente una guancia del biondo e facendolo paralizzare.

«Devo andare a vedere che sia vuoto?» chiese Inej.

Kaz annuì e la ragazza si avvicinò alla casa, furtiva persino in pieno giorno.

I quattro rimasero a guardarsi tra di loro, in attesa che Inej tornasse a fare rapporto. Quando li raggiunse, disse: «C’è qualcuno, ma non sono sicura sia Van Eck.»

«Vogliamo comunque andarci? Pure con Van Eck dentro?» chiese Jesper.

Kaz non rispose, semplicemente si alzò dal loro nascondiglio dietro la legna e si avvicinò alla casa. Jesper e Inej lo seguirono immediatamente, imitati poi da Nina, che aveva confabulato con Matthias e lo aveva lasciato dov’era.

«Che gli hai detto?»

«Se in cinque, dieci minuti non siamo ancora fuori, gli ho detto di venire a chiamarci.»

Matthias non aveva le abilità di nessuno di loro, ma solo con la sua presenza poteva benissimo tirarli fuori da un casino non indifferente.

Kaz entrò senza neanche bussare. Si guardò intorno e disse agli altri: «Se c’è qualcosa, sarà di sotto.»

«Bene bene, Kaz Brekker.»

Proprio dalle scale che conducevano al piano inferiore fece la sua apparizione Jan Van Eck, avvolto nei suoi soliti abiti costosi persino per visitare quella vecchia baracca.

«Jan Van Eck. Ero rimasto che solo d’estate venivi qui.» fece Kaz.

«Essendo mio questo posto, sono libero di venirci quando ne ho voglia, non trovi? Dovrei piuttosto chiedere io perché siete venuti fin qui.»

«Ci stavamo facendo un giro e visto il vento speravamo di fare una pausa riparati.»

«Tutti insieme? Sembra stiate andando piuttosto a commettere un crimine.»

«Se fossimo in giro per quello, vedresti parecchie armi ben in vista.» commentò Kaz. Non che fossero disarmati così com’erano, Nina era una Grisha potente di suo, Jesper aveva le sue pistole, Inej doveva aver addosso non meno di dieci pugnali e lui stesso aveva almeno un paio di pugnali solo sotto la giacca.

«Se lo dici tu… Comunque mi dispiace deludervi, ma niente ospiti oggi. Vi invito cortesemente ad uscire.»

Kaz fece un secco cenno di assenso e Nina aprì la porta alle loro spalle, uscendo di lì per prima.

Il gruppo tornò da Matthias. Appena lì Kaz disse: «Nascondiamoci tra gli alberi. Appena si leva dalle palle, torneremo dentro.»

Si diressero quindi verso gli alberi, pronti ad una lunga attesa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top