Capitolo Undici


Indosso la normalità al rovescio.

-D

***

Quando arriviamo al terzo piano e scendiamo dall'ascensore sono ancora stordita dalla notizia. Da quanto tempo mia madre sapeva di questo viaggio? Conoscendola, probabilmente da un bel po'. Lei è solita programmare ogni cosa nel minimo dettaglio e mi sembra strano che le sia sfuggito questo piccolo particolare.

Cerco di non sentirmi ferita ma mi è difficile.

Faccio un lungo respiro lasciando le spiegazioni per dopo.

Era da molto tempo che volevo conoscere questo posto ma sicuramente non in questa circostanza.

-I miei fratelli?- domando aprendo bocca per la prima volta dopo l'imprecazione iniziale.

Ci inoltriamo in un lungo corridoio costeggiato da cinque porte in legno scuro per lato, più una in fondo. Le porte sono numerate da placchette dorate e a parte un lampadario in vetro e un lussuoso trappeto persiano non c'è nient'altro ad adornare il corridoio.

-Dorian è partito con tua madre, Julian resta a casa tua ma è comunque sorvegliato- mi lancia un'occhiata significativa -Pare che lui dia molti meno problemi-

Alzo gli occhi al cielo mentre mi fermo alle sue spalle quando si blocca davanti all'ultima porta in fondo, per poco non gli finisco addosso -A quanto pare-

Quando la serratura scatta con un clic si fa da parte per lasciarmi entrare. Esito un attimo sulla soglia prima di fare un passo avanti, non voglio che sappia quanto tutto ciò mi metta a disagio -E' il tuo appartamento?- mi passo le mani sui jeans cercando di placare il groviglio di emozioni.

Seth richiude la porta alle spalle e appoggia la mia borsa su un divano ad angolo color tortora -Si, perché?-

-Non c'è un appartamento vuoto?- vorrei non sembrare così disperata ma per oggi penso di aver raggiunto e oltrepassato la mia soglia di sopportazione.

Si toglie la giacca e la lascia ricadere accanto alla mia borsa, la maglietta a maniche lunghe blu scuro si tende ad ogni suo movimento e io cerco di non soffermarmi troppo sui lineamenti asciutti del suo corpo -Ti spaventa vivere con me Evelyn?-

Reprimo un brivido nel sentire il mio nome pronunciato così, come se fosse una provocazione e una sfida al contempo -Non ho paura ma pensavo di avere un po' più di libertà di movimento- allargo le braccia comprendendo tutto ciò che mi circonda -Praticamente vivrò insieme al mio sorvegliante, mi sembra eccessivo-

-Ti dovrai accontentare di me- ribatte senza alcuna emozione dirigendosi verso la cucina moderna. Le ante del mobile sono lucide e riflettono i colori neutri del restante mobilio.

Stringo le braccia attorno al petto passando il peso da un piede all'altro -Ci sono undici appartamenti, mi vuoi dire che sono tutti occupati?-

Si versa un bicchiere d'acqua e mi risponde solo dopo averlo trangugiato tutto, osservo la sua gola contrarsi dopo ogni sorsata e improvvisamente l'aria attorno a me sembra addensarsi -Esattamente, è proprio quello che ho detto- risponde passandosi un pollice sotto le labbra carnose.

Ho seri dubbi.

Sospiro e lascio vagare lo sguardo sul mobilio intorno a me. Il salotto e la cucina sono un ambiente unico, luminoso e pulito. Un tavolo di vetro divide i due ambienti, è piuttosto lungo e me lo immagino brulicante di Good Guys in una normale serata tra amici. Non ci sono fotografie o oggetti personali, cosa bizzarra in una casa abitata da così tanto tempo. A parte le cose essenziali l'ambiente è vuoto e freddo e ciò gli conferisce un'impronta anonima. Mi aspettavo esattamente questo da lui, non ne sono minimamente stupita. Non mi sembra un tipo sentimentale.

Seth mi sta guardando con la testa inclinata, gli occhi scuri puntati sul mio volto -Ti accompagno nella tua stanza-

Annuisco prendendo la borsa seguendolo poi verso un corridoio più piccolo con tre porte. Apre la seconda porta a destra indicandomi la stanza -Questa è per te- con un cenno della mano mi indica la porta di fronte alla mia -Quello è il bagno e la porta di fianco alla tua è la mia stanza-

Infilo la testa dentro la mia camera e noto senza alcun stupore che le mie cose sono già lì dentro -Caspita, non avete perso tempo- borbotto attraversando il pavimento in legno chiaro. Sfioro con le dita i miei oggetti già disposti sopra i rispettivi mobili -Era già programmato da un bel pezzo vero?-

Seth rimane dietro di me, appoggiato allo stipite della porta con le caviglie incrociate e le braccia strette al petto -Si, era un viaggio già programmato-

Cerco di ingoiare la delusione rovente -Certo, come immaginavo- mi limito a dire.

Programmare la vita degli altri è l'attività preferita di Lady Estelle. Il controllo è la sua miglior arma, anche se si tratta dei suoi figli. Guardo le mie cose e mi chiedo come sarebbe impacchettare tutto e andare via, il più lontano possibile. Lontano da tutto ciò che la riguardi, lontano da ogni ricordo pronto ad affondare gli artigli sul mio cuore già ferito.

Codarda, codarda, codarda.

-Ti lascio sistemare le tue cose- afferma Seth lanciandomi un ultimo sguardo prima di chiudere la porta.

Mi siedo sul letto matrimoniale passando le dita sul soffice piumino blu scuro, il mio colore preferito. Noto che anche il tappetto ai piedi del letto e i cuscini del divanetto sotto la finestra sono del medesimo colore. Chissà se mia madre ha riferito quel particolare per rendere la mia permanenza un po' più confortante?

Ne dubito, sarà solo una buffa coincidenza o una trovata di Julian.

Mi alzo e inizio a sistemare i miei vestiti nell'armadio bianco a due ante, almeno posso tenermi impegnata per un po' e pensare di meno.

I pensieri vanno tessuti con estrema cura, devo controllarli prima che lo facciano loro per me.

L'idea di vivere con Seth mi terrorizza ma una parte di me, una parte che cerco di reprimere in continuazione, trova tutta questa situazione quasi affascinante. Sono curiosa di vedere il comportamento di Seth in un ambiente che lui chiama casa, vorrei vedere e conoscere di più i suoi compagni e sapere come passano il tempo libero. Nonostante l'invidia non sia ancora sparita posso dire di essere impaziente di addentrarmi in questo territorio che fino ad ora mi era sempre stato precluso.

Anche se Lady Estelle preferisce loro a te?

Anche se durante gli anni sei stata messa da parte per far sempre più spazio a loro?

Stringo tra le mani una felpa e chiudo gli occhi con forza scacciando quei pensieri dalla testa che come sempre trovano il modo di tornare ancora e ancora.

Non sono quel tipo di persona che riesce a odiare davvero qualcuno. Per quanto io ci provi, una parte di me, cercherà sempre di perdonare.

Sono stanca, stanca, stanca.

Ordino ogni cosa con cura, dispongo i libri sulla libreria vuota di fianco al letto, sistemo le cornici sulla cassettiera a lato della porta e ordino i miei quaderni nei cassetti della scrivania. Prendo il mio profumo preferito che sa di fiori e ne spruzzo un po' sulle coperte per rendere il tutto un po' più familiare.

Osservo il risultato con una certa malinconia, per quanto questa stanza abbia tutto il necessario non è comunque la mia. Contiene tutte le mie cose eppure manca di ricordi, ciò che rende per davvero un posto tuo.

Vorrei uscire e mangiare qualcosa ma ho lo stomaco chiuso e nessuna voglia di affrontare la realtà o qualunque cosa la riguardi, così mi accoccolo sul divanetto e osservo il panorama fuori dalla finestra. La strada per fortuna non è molto trafficata e i rumori sono comunque attutiti dai doppi vetri. Ci sono pochi alberi piantati su esigui fazzoletti di terra e questo mi rende nostalgica, io adoro il nostro giardino ricco di vegetazione e Dio solo sa quanto mi mancheranno persino quegli stupidi gnomi in ceramica che tante volte mi hanno fatta inciampare.

Mi tolgo la giacca e me la appoggio sul corpo a mo' di coperta. Appoggio la testa sul bracciolo, una mano a farmi da cuscino, e chiudo gli occhi sentendomi così piena di emozioni e al contempo così dannatamente vuota.

Non so quanto tempo dopo essermi addormentata sento qualcuno suonare alla porta. Mi raddrizzo appoggiando i piedi sul parquet.

Faccio per alzarmi e uscire ma poi mi ricordo che non è casa mia e chiunque sia alla porta non è sicuramente qui per me. Ciò però non m'impedisce di schiacciare un orecchio sul legno sottile che separa me e il soggiorno. A volte mi impegno davvero a non essere così curiosa ma chissà come mi ritrovo sempre a cedere alla tentazione.

-Non rispondevi ai messaggi così ho deciso di venire io- afferma una melliflua voce femminile -Per fortuna quello sciocco di Francis mi ha riconosciuta-

Mi irrigidisco quando sento nominare a quel modo Francis. Lavora in portineria da molti anni e lo conosco fin da quando ho memoria, non è sciocco né stupido. E' sensibile e leale, persino affettuoso nei miei confronti.

Stringo i denti cercando di mandare giù il fastidio.

-Keira lo sai che non voglio che ti presenti qui senza il mio permesso- afferma Seth con estrema durezza -Se non rispondo è perché sono impegnato e non mi devi disturbare quando è così-

Lei sbuffa e posso quasi immaginarmela alzare gli occhi al cielo -Sei qui no? Non ti vedo così impegnato- schiocca la lingua probabilmente impaziente di passare oltre -Ormai ciò che è fatto è fatto, mi fai entrare o no?-

C'è una breve pausa e poi il rumore di un lungo bacio risuona anche attraverso la porta, mi tiro indietro solo per un attimo prima di riappoggiare la testa contro il legno.

-Andiamo fuori, sono stanco di stare a casa- afferma Seth dopo quell'eterno scambio di effusioni.

-Sei così sexy con quella giacca di pelle- afferma Keira con un altro bacio -Peccato per il broncio tesoro-

Sento la porta chiudersi e la voce della ragazza diventare sempre più distante fino a scomparire.

Ecco la misteriosa ragazza di Seth. Sicuramente un tipetto esuberante e perentorio. Una parte di me se la immaginava proprio così.

Quando mi vibra il cellulare in tasca rispondo senza neanche guardare il nome sullo schermo, ancora turbata dalla comparsa dell'evidente ragazza di Seth.

-Non pensavo mi rispondessi, ultimamente sei sempre così impegnata- la voce di Liam mi giunge lontana e leggermente disturbata.

Annuisco tra me e me -C'è qualcosa che non va?-

Lui sospira prima di affermare con rassegnazione -Ultimamente sei strana Evie, cosa c'è che non va? Non abbiamo avuto modo di parlarne seriamente-

Mi lascio cadere strisciando la schiena sulla porta -Lo so, è che stento a crederci anche io per questo mi sono tenuta tutto dentro-

-Ne abbiamo passate di yutti i colori in questi anni penso di poter gestire un'altra delle tue stranezze- fa una breve risata che mi scalda un po' il cuore -Evie, siamo cresciuti insieme e penso che niente possa cambiare le cose non credi?-

Sorrido sentendo poco a poco il petto alleggerirsi, appoggio lo sguardo sulla foto che ci ritrae insieme in una festa di Halloween quattro anni fa -Si, hai ragione Li sarai sempre il mio migliore amico. Quello che mi ha spaccato il progetto di scienze alle elementari-

Lui ridacchia e io con lui, ricordo quel momento come fosse ieri. Era terribilmente maldestro da piccolo e inciampava sempre, portava un paio di occhiali perennemente rotti. Dio solo sa quante volte sua madre gli ha fatti aggiustare.

Siamo sempre stati un trio affiatato, Jaz, Liam e io. Abbiamo passato l'infanzia e l'adolescenza insieme e condiviso tutte le nostre prime volte. Tra Liam e me o tra Jaz e Liam non c'è mai stato niente oltre l'amicizia nonostante tutti affermassero il contrario. Si vociferava che Liam fosse gay dato che non ci provava con le sue due amiche ma la verità è che noi tre siamo legati da un profondo sentimento che va oltre alle cottarelle adolescenziali. Non immagino una vita senza loro due e ciò vale anche per loro. 

Sono felice di tutto quello che abbiamo vissuto e non cambierei niente e questa è la cosa che più mi fa sentire bene. La certezza che entrambi siamo stati felici e lo saremo ancora.

-Ti devo raccontare una cosa- affermo respirando per davvero dopo tanto tempo -Riguarda quei tizi che mi seguono ovunque e ovviamente riguarda mia madre-

Raccontare cosa mi succede a Liam è ciò che mi serve per sentirmi più vicina a lui e alla nostra amicizia.

Far sapere i miei problemi alle persone che mi stanno più vicino mi impedisce di sentirmi come se niente avesse più senso. So che se dovessi avere una ricaduta e pensare di non farcela loro mi aiuteranno sempre. Perché non mi lascerebbero mai cadere da sola.

-Finalmente, racconta- afferma Liam quasi con trepidazione.




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