Capitolo Tre
Non perdere tempo a sperare che il domani sia diverso dall'oggi. Prega solo che non sia peggio.
Lo disse una volta una suora all'oratorio, avevo sette anni. Mi chiedo cosa ne sapesse lei dell'oggi o del domani. Quando niente ha più senso i giorni si perdono nel caos caotico dei miei pensieri. Come posso distinguerli? Vorrei solo poter fermare il tempo per riprendere fiato.
-D
***
Dopo solo quattro ore di lezione Lady Estelle mi contatta avvisandomi del suo imminente arrivo a scuola, le regioni sono vaghe e questo mi causa non poco nervosismo.
Invio un messaggio a Liam e a Jaz avvisandoli di non poter più raggiungerli a pranzo ed esco da scuola. Osservo la mia Jeep e alzo gli occhi al cielo, dovrò recuperala più tardi.
Chissà cosa vuole mia madre, non faccio che pensarci. Sicuramente non sarà un'allegra gita madre e figlia, no, non fa per niente il suo caso.
In lontananza vedo una delle macchine di mia madre avvicinarsi.
-Grace- il tono inespressivo e basso di mia madre mi ripercuote e per un attimo penso di essermela sognata.
Vedo il suo volto diafano spuntare da un finestrino del SUV nero -Affrettati che sto congelando-
Non me lo faccio ripetere due volte e mi infilo in macchina chiudendomi la portiera alle spalle, sto per inciampare sul marciapiede ma riesco ad evitare l'imbarazzante caduta che confermerebbe a mia madre quanto sono goffa. Osservo il parcheggio della scuola e poso gli occhi sulla mia Jeep nera -Dopo devo ritornare a prendere la macchina-
Lei annuisce ma sembra già pensare a qualcos'altro, solo ora noto gli occhi distanti e stanchi. Sembra più vecchia quasi come se un po' di quella vita che le animava i contorni le fosse stata sottratta.
-Tutto bene?-
E' una domanda che negli anni ho ripetuto svariate volte sapendo già in partenza che mi sarebbe stata data una bugia in cambio. Non sono destinata ad ascoltare la verità che si cela dietro ai suoi silenzi e ai suoi sguardi.
-Oggi ti devo far conoscere delle persone- afferma rivolgendo la piena attenzione su di me e ogni volta che lo fa non posso fare a meno di sentirmi così piccola e insignificante.
Stringo le mani in grembo cercando con enorme sforzo di non abbassare lo sguardo.
Ecco che sta per rivelare il vero scopo dell'uscita -Non dovevamo andare a ritirare i documenti da Wilson?-
Lady Estelle sospira portandosi una mano al collo, sul ciondolo a forma di cuore regalatole da mio padre -No, devi conoscere i miei ragazzi. E' importante-
Sento il sangue scorrere impetuoso nelle vene e il cuore battere furiosamente, i miei occhi scattano sui suoi per decifrare se ciò che dice è la verità -I Good Guys?-
Annuisce ma questa volta sposta lo sguardo turbato fuori dal finestrino -Si, ti spiegherò tutto. Promesso-
Per quanto possano sembrare vere, una parte di me sa che quelle parole sono un'ennesima bugia.
Ciò che ha in serbo per me, non mi riguarda. Per quanto assurda possa sembrare la questione.
-Siamo in pericolo?- insisto sperando di avere una risposta.
-Ho detto che ti spiegherò tutto tra poco Grace, abbi pazienza- si passa il pollice sul ciondolo delineando le inziali B&E, lo fa sempre quando si sente particolarmente sottopressione ed è uno dei momenti in cui si concede di farsi vedere vulnerabile. Abbasso lo sguardo sull'altra collana quella che porta una N come ciondolo accompagnato da una stella argentata.
Nilde profumava di stelle.
Chiudo gli occhi allontanando i pensieri tristi. C'è un momento per piangere e uno per agire e ora devo concentrarmi sul problema principale.
Incontrerò i Good Guys.
Quando la macchina accosta di fronte all'imponente edificio color sabbia della Cava, nome cognato per la loro abitazione, il mio cuore inizia a galoppare furiosamente nel petto -Mi porterai lì dentro?- domando stupidamente conoscendo già la risposta.
Lady Estelle con il volto contrito e le labbra rese sottili da una collera malcelata annuisce appena -Si, ti porto lì-
Ed ecco finalmente la mia entrata ufficiale nella Cava.
A quindici anni ci sgattaiolai per la prima volta di nascosto.
Sapevo come intrufolarmi dopo anni passati ad osservare ogni loro piccolo movimento. Nessuno bada mai ad una ragazzina e questo si rivelò un punto a mio favore
Quel posto mi colpii fin da subito. Ma il senso di trionfo che mi scoppiava in petto per il fatto di essere riuscita nel mio intento fu ancora più gratificante.
Ero entrata nel posto proibito per eccellenza e l'avevo fatto da sola.
Vorrei sorridere ma un rapido sguardo a mia madre mi dissuade dal farlo -Non ne sei affatto felice eppure mi farai entrare lo stesso, è raro che tu faccia qualcosa che non vuoi-
-Non lo farei se potessi Grace - afferma lei scendendo dalla macchina dopo che le è stata aperta la portiera -Su, veloce-
Non me lo faccio ripetere due volte e scendo anche io salutando con un cenno della mano Harold, il nostro autista.
Entriamo nella grande hall d'ingresso, posto in cui si deve passare obbligatoriamente per accedere al piano dedicato agli uffici, al piano in cui alloggiano i Good Guys e a quello dedicato interamente a Lady Estelle.
Il pavimento a scacchi bianco e nero, le pareti color ossidiana, i divanetti in camoscio rosso e il lungo bancone di marmo chiaro conferiscono all'ambiente un aspetto ampolloso. Mi sembra quasi di soffocare qui dentro.
Non mi sono mai abituata a tutto lo sfarzo nonostante io viva in ambienti pieni di fronzoli dorati e oggetti e decorazioni eccessive.
E' facile sentirsi scialbi e insignificanti tra tutto questo oro luccicante.
-Francis i ragazzi sono nei loro appartamenti? - domanda mia madre rivolgendosi all'uomo dietro al bancone con un tono piatto.
Lavora per mia madre da così tanto tempo che non ricordo una vita senza Francis.
Quando ero poco più di una bambina passava spesso da casa e si intratteneva sempre a giocare con me e i miei fratelli. Mi portava le caramelle gommose alla fragola, le mie preferite, e mi faceva ridere imitando di nascosto le espressioni di mia madre. Tutto questo quando lei non c'era.
Era un grande amico di mio padre, così stretto che il secondo nome di Dorian è proprio Francis. Dalla morte di papà però è cambiato tutto e mamma ha allontanato anche lui limitandosi a trattarlo come uno dei tanti uomini al suo servizio.
Francis annuisce e raddrizza le spalle come sempre quando si trova in sua presenza, i capelli chiari tendenti al bianco luccicano sotto le luci soffuse della hall -Si Lady Estelle, li devo chiamare?-
Come dicevo, a mia madre non ci si abitua mai infatti Francis nonostante tutto questo tempo è ancora sulle spine ogni volta che se la trova davanti.
-Si, avvisali. Li aspetto nella Stanza Blu- non aspetta neanche una risposta, si limita a dirigersi verso l'ascensore dorato incitandomi con lo sguardo a fare altrettanto.
Quando l'ascensore inizia a salire mia madre mi lancia un'occhiata scrutando con attenzione ogni mia espressione -Non è la prima volta che vieni qui, lo vedo dal tuo sguardo-
Piccolo dettaglio che ovviamente non si è lasciata sfuggire -No, non è la prima volta ma questo tu lo sapevi già-
Anche io sondo il suo sguardo e noto che non è affatto sorpresa -Ti sei tradita una volta lasciando qualche traccia sulla mia scrivania ma devo complimentarmi per la tua scaltrezza. Se non fosse stato per qualche dettaglio non me ne sarei accorta-
Le telecamere sono fissate solo fuori dall'edificio dato che nonostante tutto La Cava rimane più un edificio residenziale e un posto in cui si fanno riunioni diplomatiche anziché un posto losco e pericoloso. Mi avranno sicuramente ripresa ma nessuno controlla le telecamere se non è necessario e quel giorno ho approfittato di una distrazione di Francis.
Accenno un sorriso uscendo insieme a lei dall'ascensore -Quel giorno ho lasciato quella traccia di proposito mamma, non mi sono tradita ero solo arrabbiata e volevo che tu sapessi- faccio una pausa cerando di trattenere un sorrisino trionfante -E dovresti cambiare il codice della serratura, la data di morte di papà e Nilde è troppo scontata-
Lei mi osserva per un secondo di troppo e dopo scuote la testa con un'impercettibile divertimento -Sei furba Grace, peccato che la tua impertinenza rovina tutto-
Improvvisamente la mia bravata non mi sembra più così tanto divertente.
Sciocca, sciocca, sciocca.
Scrollo le spalle sedendomi su una poltrona rossa della Stanza Blu, che di blu non ha niente e mi lascio scivolare le sue parole senza darle la possibilità di ferirmi -Sono fatta così- osservo la sala vuota e aspetto che Lady Estelle si sieda sulla sedia a capotavola di un lungo tavolo in legno massiccio -Dimmi, che cosa c'entro io con tutto questo? Posso dedurre che hai già in serbo un piano per me-
-Ho avuto dei problemi a lavoro, incomprensioni e cose così- afferma come se questo bastasse a spiegare tutto. Incrocia le gambe e si massaggia le tempie con movimenti lenti e circolari senza degnarmi neanche di uno sguardo.
-Con tutto il rispetto ma non è una novità. Cosa c'entro io?- la rabbia mi rende più impavida del solito. Non le parlerei mai con tanto trasporto in un'altra situazione.
Inizia a tamburellare le unghie lunghe perfettamente curate sul tavolo -E' un cliente con una brutta fama e questo potrebbe compromettere la nostra sicurezza-
Mi lascio ricadere all'indietro sul divano improvvisamente esausta -Quindi in poche parole ti sta minacciando e temi per la nostra incolumità?-
-Si, è per questo che mi farò aiutare dai miei ragazzi- dichiara posando il suo sguardo imperscrutabile sul mio.
I miei ragazzi, i miei ragazzi, i miei ragazzi. Non fa che ripeterlo con quel tono orgoglioso. Se solo si rivolgesse a me con lo stesso tono magari non proverei quell'odio corrosivo nei confronti dei suoi ragazzi.
-Avrò i Good Guys alle costole? Io devo andare a scuola e continuare la mia vita lo sai vero? Non posso permettermi di congelare il tempo per un tuo cliente pericoloso, devo finire gli studi e tra poco ho degli esami importanti- le parole mi escono rapide e concitate, scivolano l'una sull'altra in preda all'emozione.
A volte devo ricordarmi di respirare e di pensare, mostrarsi disperati vuol dire essere deboli.
Mia madre nota con un certo ribrezzo la mia mancanza di autocontrollo, forse chiedendosi se mi ha cresciuta davvero lei -Grace, continuerai la tua vita solo che sarai controllata- lo dice come se stesse parlando ad una bambina, con tono di rimprovero velato da una voce morbida.
Studio il suo sguardo volutamente freddo, la postura rigida e le dita che continuano a muoversi sul tavolo -Stai mentendo? Perché non riesco a crederti, ti guardo e sento che mi stai raccontando l'ennesima bugia -
Lady Estelle mi guarda con una compostezza affettata, l'azzurro dei suoi occhi pare insinuarsi nei miei -Non sono tenuta a dirti tutta la verità Grace, quello che ti ho raccontato è vero e questo basta. Non sono una bugiarda, ometto semplicemente parte della verità. Parti che non ti riguardano e che non influenzeranno la tua vita- fa una pausa per lasciare che le sue parole prendano forma e ricadano sulle mie spalle come macigni -La verità va guadagnata, tu sei testarda e non ascolti mai quello che dico, sei ancora una bambina in preda ai suoi capricci e questo ti rende imprevedibile. Tutto ciò che devi sapere ti sarà detto, del resto non deve importartene. Lo capisci questo?-
A volte, molte volte sento di meritarmelo. Sento di meritare le sue parole, la sensazione di milioni di spilli conficcati nel cuore o la percezione del mondo che va in frantumi.
Sei una delusione, una delusione, una delusione.
-Si, hai ragione- mormoro paralizzandomi come un cervo, congelata a metà respiro. Se sto ferma e fingo indifferenza sembra fare meno male.
Mia madre mi guarda perplessa per una frazione di secondo prima di ricoprire il volto con il suo immancabile autocontrollo -Buongiorno, è andato a buon fine il tramite? -
Per un attimo penso stia parlando con me ma quando sposto lo sguardo sulla porta noto i Good Guys.
So chi sono, per anni ho sentito parlare di loro da innumerevoli persone. Ho ascoltato mia madre tessere le loro lodi, parlare con un tale orgoglio e con così tanta ammirazione che non potevo fare altro che covare ogni volta un profondo disprezzo nei loro confronti.
Ho invidiato a lungo quei ragazzi. Invidiavo il loro ruolo, la loro vita elettrizzante, il rispetto che ricevevano e che tutti si apprestavano a mantenere ma soprattutto invidiavo il loro legame con mia madre. Lei si fida più di loro che di me, affiderebbe la sua stessa vita a quei ragazzi. Parla più con loro che con me e questo è quello che mi ha sempre ferita più di ogni altra cosa.
Più lei li amava, più io li odiavo.
Perché loro meritano più di me l'attenzione di Lady Estelle?
-Si, non ci sono stati problemi- afferma prontamente Seth Ladford.
Lui, quel ragazzo dagli occhi insondabili e dai capelli scuri come inchiostro è la causa principale del mio tremendo senso di inferiorità.
Le frasi continue pronunciate da mia madre in diverse occasioni mi balenano in testa.
"Il compito sarà affidato a Seth"
"Seth saprebbe risolvere il problema"
"Dovrei chiedere a Seth, potrebbe aiutarmi"
"Meno male che ci sei tu, Seth"
Non l'ho mai incontrato di persona dato che è più sfuggevole dei segreti di mia madre. Si aggira furtivo come un'ombra e sa tutto di tutti, è il capo perfetto per i Good Guys naturalmente. Ruolo ottenuto circa due anni fa.
La sua presenza sembra inghiottire l'intera stanza, risucchia l'attenzione di chi gli sta a fianco e rende il resto di noi quasi insignificante.
Mi stringo ancora di più all'angolo del divano sperando di sparire tra le pieghe create dalle ombre. Nonostante voglia sembrare cazzuta la sua presenza mi incute una strana sensazione di pericolo.
-Bene grazie Seth- Estelle fa un cenno della mano agli altri componenti del gruppo -Su sedetevi pure-
Loro sono quelli che alloggiano alla Cava ma so che ci sono molte altre persone che lavorano per mia madre.
Tutti e quattro si siedono nelle rispettive sedie con una disinvoltura invidiabile dato che si trovano in presenza di Lady Estelle. Li conosco tutti, ho un bel po' di foto che li ritraggono in quei rari momenti che riuscivo a rubare. Se sapessero probabilmente penserebbero che sono una psicopatica ma la verità è che volvevo osservare da vicino le persone che richiamavano costantemente l'attenzione di mia madre. Guardavo quelle foto sperando di trovarci chissà cosa, forse una risposta. Qualche spiegazione che mi aiutasse ad ammettere che loro erano più importanti di me.
Che loro meritassero più di me di essere amati.
Custodire le foto in un album invece mi rende un po' ossessiva, lo ammetto. Non lo faccio più da tempo ma quell'album rosa shocking è ancora custodito infondo al mio armadio.
Nascondo un sorriso prima che qualcuno mi noti. Hanno tutti facce da funerale, sarei terribilmente inopportuna. Come mio solito tendo a ridere nei momenti peggiori, è un vizio che fatico a togliermi.
-Come vi avevo già accennato ieri vi ho preparato delle precise indicazioni per questa situazione delicata- inizia mia madre con voce bassa e seria -L'edificio deve essere sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro e così i componenti della mia famiglia, queste sono le priorità-
Seth Ledford annuisce tendendo le braccia fasciate da una camicia scura, i muscoli si tendono sotto la sottile stoffa ma cerco di non soffermarmi su quelle linee sinuose -Abbiamo già disposto degli uomini all'entrata, cambiano turno ogni sei ore. L'edificio è in sicurezza-
Lady Estelle annuisce rigidamente, gli occhi ancora più freddi del solito -Per quanto riguarda Dorian, voglio due uomini al suo seguito. Commette spesso delle bravate ed è troppo impulsivo, non pensa alle conseguenze delle sue azioni e per questo è molto vulnerabile. Non deve assolutamente frequentare uno di quei posti squallidi in cui gli piace andare, dice di aver smesso con quel tipo di vita ma è un bugiardo ed è meglio prevenire-
Una morsa al petto per poco non mi fa ribattere. Non è giusto che parli così di Dorian, anche se è la verità non è rispettoso nei suoi confronti. Per quanto sia egocentrico e orgoglioso è pur sempre mio fratello ed esporlo in questo modo con questi sconosciuti è deplorevole.
Dalla sua disinvoltura nel pronunciare simili cose scommetto che non è la prima volta che parla male di noi.
Non lasciare che questo ti ferisca.
Non oggi, non adesso.
Celia Martin si schiarisce la gola mentre si sistema i capelli azzurri dietro le orecchie con un certo imbarazzo -Già fatto, abbiamo contattato le persone giuste, saranno qui a breve-
Lei è quella tranquilla e molto pacata. Ho sempre provato un moto di tenerezza nei suoi confronti, l'unica ad aver suscitato quell'emozione in me. Non so esattamente perché ma sono sempre stata curiosa di sapere di più sul suo conto. Sembra diversa e questo mi affascina.
-Per Julian basterà una sola persona, non esce spesso e quando lo fa esce sempre con il suo unico amico. Per fortuna è quello più tranquillo, non mi disubbidirà-
Povero Julian, non sopporta che qualcuno invada la sua privacy e odierà sicuramente queste nuove misure. Non ribatterà, non è da lui ma soffrirà in silenzio.
Mia madre si volta verso di me e consecutivamente cinque paia di occhi si fissano sulla mia figura. Non mi avevano notata, lì appollaiata in un angolo del divano, infatti sono leggermente stupiti dalla mia presenza.
Ma non Seth. Lui è l'unico che mi ha notata, non gli sfugge mai niente. Mi osserva con noncuranza, lascia scivolare lo sguardo sul mio volto e poi ritorna a guardare quello di mia madre.
Reprimo un fremito di rabbia.
-Dietro a lei voglio due o tre persone a seconda dei posti in cui va- sentenzia Lady Estelle con una determinazione agghiacciante.
-Non penso sia necessario- ribatto seccamente cercando di mantenere a bada l'indignazione.
Lei mi ignora deliberatamente rivolgendo nuovamente l'attenzione ai suoi Good Guys -E' furba e scappa di continuo da casa, si diverte in giro per la città senza badare a nessuno ed è riuscita ad entrare in questo stesso edificio più volte senza farsi mai beccare. Frequenta l'Università e anche lì voglio uno che sorvegli le entrate- fa un sospiro rassegnato come se io le causassi un mucchio di problemi -Vi darà del filo da torcere ne sono sicura-
Cerco di mantenere il sangue freddo e cerco di non scoppiare ma lancio a mia madre un'occhiata lapidaria che potrebbe benissimo competere con le sue -Hai già deciso - constato aspramente esprimendo in quelle parole tutto il veleno che mi corrode dentro.
-Ci occuperemo noi di lei, Lady Estelle non si preoccupi- interviene Seth, rivolgendole un cenno del capo per rassicurarla. Inchioda i suoi occhi immutabili nei miei e inclina leggermente la testa di lato -La terremo a bada-
-Lo immaginavo, grazie Seth-
Punto lo sguardo sul volto di Seth furiosa per quello sguardo sufficiente, per quelle parole rapide e concise che sembrano aver decretato il mio destino.
Vorrei che si stancasse di me così presto da chiedere lui stesso di essere riassegnato.
Posso farmi insegnare da Jazmine come essere esasperante fino allo sfinimento. Potrebbe funzionare su chiunque lo so, ma non con lui.
La sua calma glaciale è riconosciuta da chiunque lo conosca e il suo temperamento inalterabile è stato decantato più volte da mia madre.
Abbasso lo sguardo sulle mie mani chiuse a pugno sentendomi terribilmente impotente.
Questo è il potere che lei ha su di me.
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