Capitolo Sei
Vivo in quel passato che mi ha ferito tanto, un po' mi piace quel dolore. Forse perché è l'unica cosa che conosco davvero.
-D
***
Il giorno dopo mi alzo a fatica. Sono stata per gran parte della notte ad organizzare via messaggi la festa alla Rosa Nera, prenotare all'ultimo è complicato ma ho i miei contatti. Abbiamo invitato solo le nuove amicizie di Jaz e anche Liam. Jaz ha affermato che era giusto invitarlo anche se probabilmente avrebbe rifiutato perchè lui odia quel tipo di feste.
Quando abbiamo iniziato a frequentare questo tipo di feste ricordo che dovevamo supplicarlo in ginocchio per accompagnarci. Ora è più semplice solo perchè si è rassegnato all'idea di avere due migliori amiche del genere.
Indosso un paio di jeans neri, un maglione per tenermi al caldo e delle sneakers bianche. Qualche volta vorrei essere più creativa in fatto di vestiti, come fa Jaz. Lei passa ore ad organizzare i capi che indosserà tutta la settimana, scegliendone anche due di riserva in caso il tempo (già precedentemente consultato) cambi. Ama i vestiti tanto quanto ama dire sempre quello che pensa, forse non così tanto ma si avvicina.
Esco dalla camera lanciando rapide occhiate al corridoio vuoto come se mi aspettassi che un Good Guys apparisse da dietro un vaso ornamentale. Percorro con una certa inquietudine il corridoio completamente decorato sulle tonalità dell'oro e dell'avorio, così sfarzoso da eguagliare lo stile di una reggia. Specchi enormi portano con fierezza cornici con complicate rifiniture dorate, alte colonne in alabastro costeggiano le pareti con prepotenza e vasi in prezioso vetro modellato a mano contengono rose bianche sempre in perfetta fioritura.
Il silenzio di solito mi rassicura ma in questa situazione non posso fare a meno di pensare alle mie ingombranti guardie del corpo. Sicuramente ho beccato il cambio turno perché non c'è nessuno che mi segue al momento oltre al mio riflesso sugli specchi. Sto solamente andando nella sala da pranzo ma questo non vuol dire che mia madre non abbia dato l'ordine di seguirmi anche dentro casa. Non mi stupirei affatto se fosse così.
Per mia sfortuna in sala da pranzo c'è solo Dorian stravaccato su una sedia, sguardo fisso sul cellulare. La mascella tesa, la bocca serrata in una linea sottile e i capelli corvini scarmigliati mi fanno supporre che anche oggi si è svegliato con il piede sbagliato. Di solito si cura alla perfezione. Quando mi sente arrivare alza gli occhi castani sui miei stringendoli appena -Dov'eri ieri sera?-
Alzo gli occhi al cielo e mi siedo su una sedia piegando una gamba sotto la coscia, posizione che mia madre mi ha sempre rimproverato -Perché t'interessa?-
Si porta alla bocca una manciata di cereali masticando lentamente, se non lo conoscessi direi che sta pensando a cosa dire ma la verità è che la sua bocca non possiede un filtro -Non hai sentito che siamo in una situazione delicata?- mi domanda dopo aver deglutito.
-Si, mi è parso di sentirlo- gli rivolgo un ghigno sapendo di farlo infuriare. Ormai è sempre così fra noi, una gara a chi stuzzica di più.
-Sei così infantile e sciocca Grace- sbotta scuotendo la testa con esasperazione -Potresti smetterla di comportarti come se non te ne fregasse niente?-
Mio fratello e io andavamo d'accordo anni fa, eravamo legati e complici in una vita che ci stava scomoda. Poi lui ha deciso di seguire la strada di mia madre e si è volutamente allontanato da me e Julian. Ci sono rimasta male, molto male e molte volte ancora oggi rimpiango i momenti passati insieme a lui. Vorrei che non mi guardasse come si guarda una stupida sorellina di cui bisogna sopportarne la presenza, vorrei che mi sorridesse come faceva un tempo ma il gelo che è calato su di noi rende impossibile qualunque avvicinamento.
Mi fa tremendamente male ma lui non sembra notarlo mai e se lo nota non gli importa affatto.
-Quindi mi vuoi dire che a te va bene questa situazione?- domando pacata aprendo un vasetto di yogurt fingendo una calma traballante.
Ancora gli occhi ai miei con determinazione -Siamo in pericolo non c'è un altro modo, non è una situazione in cui ci possiamo permettere di dire la nostra-
Affondo il cucchiaio nello yogurt per poi mangiare con fare pensieroso -Ma a te sta bene? Che la mamma ci abbia messi in questa situazione?-
Un'ombra gli oscura gli occhi per un momento ma ben presto l'espressione rigida e seria ritorna al suo posto, a volte dimentico che ha solo ventiquattro anni. Quel perenne cipiglio lo fa sembrare molto più vecchio -Non è in questa situazione perché lo ha voluto Grace, sei un'ingrata se pensi questo-
Serro la mascella e aspetto un attimo prima di rispondere, cercando così di calmarmi il tempo sufficiente per affrontare questa discussione -Io sono un'ingrata eh? E lei cos'è Dorian? -
Appoggia il cellulare sopra il tavolo con fare rigido, improvvisamente l'ultimo barlume di vita sembra abbandonargli il volto tirato -Lei ci dà tutto, ogni cosa che desideriamo e non mi pare che tu abbia mai rifiutato niente in tutti questi anni-
Gli rivolgo un sorriso incredulo, privo di ogni ironia -Tu sai benissimo di cosa sto parlando, non c'è nessun denaro al mondo che possa sostituire una perdita in caso uno di noi venga fatto fuori per colpa di quei suoi clienti-
Dorian sbatte una mano sul tavolo così forte che non posso fare a meno di sussultare, non è violento con le persone ma quando perde le staffe tende a prendersela con gli oggetti che lo circondano -Nessuno di noi perderà la sua stramaledetta vita Grace e smettila di dire stupidaggini-
Mi appoggio sullo schienale incrociando le braccia al petto e mi limito a fissarlo.
Non era così un tempo. Non avrebbe mai alzato la voce con me e non avrebbe mai sbattuto la mano sul tavolo in quel modo. Forse le radici velenose di mia madre si sono insediate molto più in profondità nel suo cuore. Perché io ricordo come era una volta e ormai non c'è quasi più niente di quel ragazzo protettivo e buono che avrebbe fatto di tutto per i suoi fratelli.
Nel suo sguardo non vedo più il bambino che si addossava tutte le colpe per evitare che mia madre mi urlasse contro.
Ora dietro a quegli occhi resi scuri dall'odio giace una gelida rabbia, una rabbia perpetua che lo consuma giorno dopo giorno.
Prendo una mela e la infilo nella borsa cercando di reprimere la fitta di delusione -Per una volta potresti dire quello che pensi davvero Dorian-
Gli lancio un'occhiata ferita prima di uscire dalla sala. Sento la gola chiusa ma non permetterò alle lacrime di riaffiorare.
Cammino a testa bassa consapevole del suo sguardo.
Nella sala d'ingresso mi sta già aspettando Seth, rigido e immobile come una dannata statua. I capelli scuri sono tenuti dietro da una fascia nera, rivelando i contorni netti e affilati del volto che potrebbero fendere l'aria. Cerco di non incrociare il suo sguardo quando li passo davanti e li schiaccio le chiavi della macchina sul palmo già rivolto verso di me.
Cammino con passo pesante maledicendo tutte le persone sgradevoli che mi circondando, a partire da mia madre, passando per Dorian e arrivando a Seth.
Una volta arrivata alla macchina mi siedo dalla parte del passeggero stringendo la borsa in grembo con tanta forza da farmi sbiancare le nocche.
Seth si accomoda con calma e dopo essersi sistemato inizia a guidare senza proferire parola. Entrambi veniamo cullati da un silenzio che accolgo con piacere.
Osservo il paesaggio senza guardarlo realmente.
Buffo come il dolore acuisca tutte le emozioni che imperversano dentro di noi ma annulli completamente ciò che ci circonda. Rendendo così il mondo un posto sfocato e lontano. A volte devo ricordarmi che sono viva, che sono una persona reale.
Non oggi, non adesso.
-Ieri sera sei uscita di casa- annuncia Seth e per poco non trasalisco sentendo la sua voce bassa e profonda insinuarsi nell'abitacolo con prepotenza.
-Si- rispondo dopo un attimo ancora scossa dal fatto che mi abbia rivolto la parola.
-Ti avevo detto che non potevi prendere nessuna iniziativa senza prima avvisarci- il suo tono è così calmo e controllato che non capisco se sia arrabbiato oppure no.
Sarà sempre così con lui? Dovrò sempre tirare ad indovinare i suoi stati d'animo?
-E io ti avevo detto che voi e il vostro gruppo non avreste soppresso la mia vita sociale- ribadisco stringendo maggiormente la borsa. Sento il battito convulso del cuore premermi in petto e spero solo che la mia agitazione non trapeli dai miei lineamenti.
-Sei in pericolo di vita e tu ti preoccupi della tua vita sociale?- il suo tono di scherno mi fa arrossire perché improvvisamente mi sento una sciocca.
E' così che mi vede. E' così che mi vedono tutti loro.
Facile vedere le cose sotto questa prospettiva. Lo ripeteva spesso Ignacia, la nostra cuoca.
Loro non l'hanno mai visto.
Il marcio.
-Non sono qui per darti spiegazioni- rispondo piccata puntando gli occhi sulla strada.
Resta in silenzio fino a quando non accosta sul bordo del marciapiede di fronte al campus, si volta dalla mia parte e mi si blocca il respiro in gola.
Per la prima volta mi guarda dritto negli occhi, le iridi così scure che mi è difficile scorgerci le pupille. Cerco di captare una qualche emozione ma mi è impossibile. Quanto tempo gli è costato reprimere così bene ciò che prova?
A volte vorrei saperlo fare anche io.
-Non so se hai capito ma te lo ripeto per essere sicuri- si sporge così tanto che sento il suo fiato caldo sulle guance -I tempi in cui decidevi cosa fare e dove andare sono finiti-
Stringo i pugni e vorrei ribattere ma so che in questo momento non mi uscirebbe niente di intelligente così gli lancio un'occhiata truce e scendo svelta dalla macchina allontanandomi dalla sua presenza imponente.
L'aria raffredda le guance arrossate e io emetto un lungo respiro senza essermi resa conta di aver trattenuto il fiato così a lungo. Mi sistemo sul muretto di pietra mezzo sfondato e addento la mela fissando il vuoto.
Mando giù a fatica il boccone dato che mi sembra di avere un tappo incastrato in gola.
Questa volta devo davvero forzarmi per ignorare tutte le emozioni causate dalle parole pungenti di Dorian e di Seth. Per quanto voglia sperare il contrario so che loro credono davvero in quello che dicono. Si fidano ciecamente di mia madre e farebbero di tutto per lei. Peccato che Lady Estelle non si accorga di tale devozione, perché non bada mai agli altri.
Io non sono come lei.
Io non sono come lei.
Io non sono come lei.
-Pensavo che quell'espressione di vuoto e tristezza sconfinata appartenesse a Liam- afferma la voce squillante di Jazmine.
Si siede al mio fianco e mi appoggia un braccio attorno alle spalle stringendomi a sè -Che c'è nena?-
Le appoggio la testa sulla spalla accoccolandomi più vicino a lei -Odio tutti-
Jaz appoggia la testa sulla mia oscurandomi la visuale con la sua lunga e folta treccia corvina -Proprio tutti?-
-No, io ti odio solo un pochino. Per esempio quando ti mangi le caramelle rosse e mi lasci solo quelle all'arancia. Lì ti odio proprio tanto- il fantasma di un sorriso mi pizzica le guance. Non riesco ad essere triste a lungo con lei nei paraggi.
-Pensavo fossi tu quella che si tiene da parte le caramelle rosse, Liam confermerebbe la mia teoria- si stacca per lanciare un'occhiata alle mie spalle -Non ti invidio per la situazione in cui sei finita Evie- Si curva verso di me sussurrando per non farsi sentire da Seth che si appostato a qualche metro da noi -Non so se esserne terrorizzata o buttarmi ai suoi piedi, penso più la seconda-
Mi lascio sfuggire una risata -Dentro è un cubo di ghiaccio, tutta apparenza e nient'altro-
-Sono sicura che nasconde aspetti molto interessanti- continua lei tenendo lo sguardo fisso alle mie spalle.
No, nessuno è un contenitore vuoto ma in alcuni casi è meglio fosse così perché ciò che si cela dentro è peggio di quel vuoto.
Le do un pizzicotto sulla coscia -Smettila di guardare-
Si china per dare un morso alla mia mela -Si può sapere perché mangi la mela? La colazione è il pasto più importante non te la puoi cavare con un solo frutto-
Sbuffo senza però trattenere un sorriso -Sembri tua madre quando da piccole divoravamo le caramelle prima di pranzo-
-E aveva ragione- mi prende la mano tirandomi su con lei -Andiamo ho voglia di bignè al cioccolato-
I bignè al cioccolato sono un classico nella nostra Università, di solito li prendiamo prima di un esame come portafortuna. Uno stupido rituale che ci siamo prefissate qualche mese fa.
-Ho un esame?- domando allarmata.
-No, ma non ci porterà sfortuna dai. E' solo un piccolo strappo alla regola- cerca di rassicurarmi senza mai lasciarmi la mano.
Do un morso alla mela prima di buttarla nel cestino, per una frazione di secondo incrocio lo sguardo di Seth ma lo distolgo prontamente sentendo rimontare la rabbia.
Dopo una fila esageratamente lunga ci sediamo ai tavolini di acciaio disposti di fronte al bar del campus e divoriamo i nostri bignè senza ritegno -Mio dio è un orgasmo per la mia bocca-
Jaz trattiene una risata dato che ha la bocca piena -E' fuori?-
Mi ci vuole un attimo per capire di chi parli -Non lo so, ma penso che abbia dato il compito a qualcun altro di sorvegliare l'ingresso. Lui avrà un sacco di cose da sbrigare e mi verrà a prendere all'uscita-
-Ieri ho incrociato lo sguardo della ragazza, Paz giusto? E ti giuro che mi è venuto un brivido. Sembra quei gnomi che tua madre si ostina a tenere in giardino. E' un sicario o una cosa del genere?-
Mi pulisco la bocca con un tovagliolino -Non ne ho la più pallida idea e non penso di volerlo sapere-
Jaz schiocca la lingua con disappunto -E' la parte più interessante sapere il loro passato-
Osservo il mio bignè come se contenesse i segreti dell'universo -Non penso di volerli conoscere-
-Buongiorno- la voce melensa di Queenie Finnigan squarcia la nostra allegria come una freccia su un foglio di carta.
Mi volto lentamente per incontrare i suoi occhi color caramello. Ha la testa leggermente inclinata di lato, i capelli castano dorato che le incorniciano il volto e un sorriso esagerato dipinto in faccia. Un tempo quell'espressione mi riscaldava il cuore.
-Ciao Arpia, hai bisogno?- domanda Jaz con voce vellutata.
Lei le rivolge uno sguardo affettato -Ho sentito che questa sera farete una festa alla Rosa Nera-
Certe volte penso che abbia una miriade di cimici impiantate su ognuno di noi. Non c'è niente che lei non sappia.
Lancio un'occhiata a Jaz dubitando pienamente dei suoi nuovi amici prima di riposare lo sguardo su Queenie.
Faceva parte del nostro gruppo una volta, al liceo. Prima di commettere l'errore che rovinò tutti noi. Era una buona amica prima che cambiasse per piacere agli altri. Ora il nostro rapporto si basa unicamente su frecciatine e frasi dette apposta per infastidirci.
Non la odio, non più. Solamente mi piacerebbe non incrociarla mai.
-Può essere, quindi?- continua Jaz passandosi una mano lungo la treccia con fare predatorio.
Queenie incrocia le braccia al petto apparentemente per niente intimorita dalla mia amica -Sono delusa dal fatto che gli inviti siano così esigui, una festicciola così privata non è da voi-
Appoggio le testa sul palmo della mano già sfinita dalla conversazione -Volevamo fare una cosa in piccolo questa volta, solo amici-
Scrolla le spalle liquidando la mia frase -Probabilmente io e il mio gruppo faremo una festa la prossima settimana, siete invitate- ci rivolge un sorriso sardonico -Io non me la sento di escludere nessuno sapete-
La cosa più triste in tutto ciò è che non possiamo sapere a che gruppo alluda perché Queenie è cambiata per piacere agli altri, si, ma è anche rimasta sola.
A furia di essere chi in realtà non è si è ritrovata a cambiare compagnia ogni paio di mesi, in pratica fino a quando non si stufavano di lei.
Continuo a dispiacermi per lei, perché un tempo era mia amica e non è una cattiva persona ma puntualmente fa qualcosa da vera stronza e mi ritrovo ad evitarla nuovamente.
E poi dopo ciò che ha fatto anni prima non posso proprio permettermi di ritornare a uscire con lei.
-Grazie per l'invito- sbotta Jazmine, tra le due quella sempre più ferita dagli atteggiamenti di Queenie -Ma stiamo bene così-
-Non ho chiesto il tuo parere Marlow, l'invito è comunque valido- così dicendo si volta e se ne va senza aspettare una risposta.
-L'abbiamo trattata troppo male?- mi lascio sfuggire osservando il corridoio da dove è sparita -Non dico che sia stata amichevole ma forse abbiamo esagerato, non trovi? -
-Ricorda quello che ci ha fatto- una scintilla di rabbia le accende lo sguardo -Finge solo per piacere a noi ma questa volta non ci cascheremo di nuovo-
-Lo so, hai ragione ma cerca di non essere come lei okay?- mormoro sprofondando il volto tra le mani.
-Non sono affatto come lei- sentenzia con durezza.
-Perché pensava che l'avremmo invitata?- domando rialzando il volto per incrociare il suo sguardo.
-In onore dei vecchi tempi?- la butta lì Jaz prima di sospirare e stringermi una spalla -Comunque non penso che avrai delle ritorsioni per stasera. Tua madre non ti metterebbe mai in punizione, ormai non hai più dodici anni. E quelle incantevoli guardie del corpo che ti porti dietro rispondono a te-
Non è esattamente quello che mi ha riferito qualche minuto fa Seth.
Oh al diavolo.
-Prevedo una serata movimentata- borbotto cercando di non farmi prendere dal panico mentre divoro il resto del bignè.
-Abbiamo affrontato di peggio- conclude lei dandomi un buffetto sulla testa china -Giusto?-
Incrocio il suo sguardo divertito e mi concedo un mezzo sorriso -Giusto-
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