Capitolo Due
Esisteva un tempo in cui ero felice, eppure non lo ricordo.
Continuo a pensarci. In modo ossessivo. Quei ricordi mi scivolano via ancor prima che io possa toccarli, ancor prima che possa sentire come si stava quando il mondo aveva ancora i suoi colori. A volte mi chiedo se sto cercando nel posto giusto.
-D
***
Quando arrivo all'Università sono già terribilmente irritata. Pensavo di fare prima prendendo la macchina ma la fortuna non è di certo dalla mia parte, una vecchietta a cui dovrebbero proibire di guidare andava ai trenta all'ora rallentando così tutta la sfilza di macchine dietro di lei.
Non mi irrito facilmente ma oggi non è giornata.
Quando scendo dalla macchina per poco non vado a sbattere contro la figura di Jazmine che ovviamente non avevo notato.
Forse mia madre ha ragione, ho sempre la testa da un'altra parte.
-Oh per l'amor del cielo, hai la delicatezza di un elefante. Giornata no?- Jaz afferra con un sospiro la borsa che ho lasciato maldestramente cadere per terra e me la porge.
Afferro la borsa lanciandole un'occhiata eloquente -E' sempre una giornata no nella mia vita- ribatto chiudendo la macchina e incamminandomi verso le strutture dei campus universitari.
Le prime foglie autunnali scricchiolano sotto le suole delle scarpe e un dolce profumo di pioggia e legno inebria l'aria, quest'odore ha il potere di rilassare un po' i miei nervi. C'è chi, come me, preferisce il freddo e cieli lividi.
Jaz si porta una lunga ciocca corvina dietro le spalle con esasperazione mentre mi sistema la spallina della borsa grande quanto una casa -Dovresti esserci abituata- mi scocca un sorrisino notando la mia occhiataccia.
-Molto divertente- borbotto dandole una leggera gomitata sul fianco -Tu piuttosto come stai?-
Scrolla le spalle esili e fa calare un grosso paio di occhiali da sole sul naso costellato da lentiggini appena visibili, solo a lei possono stare bene senza risultare ridicola anche in una giornata nuvolosa -Per ora alla grande, piena di energia e con una gran voglia di prendere appunti di Biologia- schiocca la lingua -Come vuoi che stia Evie? Sono solo le sette e quaranta del mattino -
-Hai ragione- mi massacro le dita prima di dire tutto d'un fiato -Oggi devo parlare con Michael- affermo tirando fuori ciò che minacciava di farmi impazzire.
Jaz mi sfiora le dita con le sue facendo tintinnare gli innumerevoli bracciali -Sono sicura che riuscirai ad affrontarlo, è un coglione e i coglioni sono facili da gestire-
-Spero solo che il mio cuore non vada in tilt, sai la sua vicinanza mi fa ancora un certo effetto, nonostante tutto-
Lei alza gli occhi scuri al cielo, gesto che noto nonostante gli occhiali, liquidando la mia affermazione con un cenno della mano -Certo, il problema è che c'è ancora attrazione fisica per questo non riuscivi a ragionare - mi tira giocosamente una ciocca di capelli rubandomi così un sorriso -Però quello che ti ha fatto non può essere perdonato-
-Lo so, questo però non rende più tollerabile la situazione- affermo fermandomi un attimo per allacciarmi una scarpa o più semplicemente per perdere tempo.
Codarda, codarda, codarda.
Jazmine ne approfitta per accendersi una sigaretta e dopo aver espirato sventola una mano per diradare il fumo -Lo so benissimo Evelyn e mi dispiace davvero, però va fatto ed è importante che parliate per bene perché la situazione è intollerabile- si indica con il pollice -Soprattutto per me che sono la mediatrice e quella che sta sempre in mezzo- osserva il cielo con fare pensieroso -Perché sono sempre in mezzo? -
Distolgo per un attimo l'attenzione dalla mia amica quando alle sue spalle un gruppo di studenti eruppe in una risata. I Campus Universitari sono molto diversi dai licei e il clima che si percepisce è completamente diverso. Ora le persone, più mature si spera, sono più tranquille e molto meno inclini ad attirare l'attenzione con qualche sceneggiata adolescenziale. Si bada meno agli altri e c'è molta più indifferenza, quella buona però. Quel tipo di indifferenza che dice vivi e lascia vivere.
Ci ho messo un po' ad abituarmi a questo tipo di vita ma posso affermare con certezza che mi sento più sicura e meno a disagio in quest'ambiente.
Al liceo avevo Liam e Jaz e questo mi è sempre bastato, non venivo presa in giro a differenza di molte persone. Semplicemente stavo comoda nella mia piccola bolla insieme ai miei migliori amici ed è solo grazie a loro che sono riuscita a superare quegli anni infernali.
-Hai capito cos'ho detto?- mi domanda Jazmine richiamando la mia attenzione ballerina toccandomi il mento con la punta delle scarpe.
Le do uno schiaffo sulla caviglia e mi alzo. Le pongo un'altra domanda, impaziente di cambiare discorso -Tu piuttosto, non mi hai detto com'è andata con quella ragazza di cui mi parlavi, pensavi me ne fossi dimenticata?- la punzecchio inarcando le labbra all'insù -La mia memoria regge ancora per fortuna-
Sfodera uno dei suoi sorrisi insolenti che rendono ancora più sfolgorante la sua bellezza -No alla fine sono uscita con il tizio del corso di chimica organica, si chiama Gary-
La guardo per un attimo aspettando che mi comunichi che è una battuta ma non lo fa -Quindi hai dato buca alla ragazza per uscire con quel tipo? Quello con le camice a quadri che puzza di borotalco?-
Scrolla le spalle portandosi nuovamente gli occhiali sul capo -Lei mi ha dato buca-
-Almeno è stato bello?- domando con tono canzonatorio.
-Abbiamo solo parlato un po' Evie, non fare la pervertita-
Le lancio uno sguardo obliquo -Allora è una persona interessante?-
Jaz ha fatto sesso per la prima volta a tredici anni, prima di tutte le nostre compagne di scuola, e da quel giorno agli occhi delle altre è diventata una troia. La chiamavano sgualdrina o puttana, la riempivano di insulti e i ragazzi pensarono subito fosse una facile. Jazmine era distrutta da quelle voci ma non lo dava mai a vedere, camminava a testa alta e molte volte afferrava per i capelli le oche che sussurravano al suo passaggio. Solo a casa quando eravamo circondate dall'intimità della sua stanza si lasciava andare. Io e Liam la tenevamo stretta e offrivamo l'unica cosa che potevamo donarle. Il nostro amore.
Io non sapevo come difenderla perché era sempre stata lei a farlo per me. Liam invece si sentiva profondamente toccato da questa faccenda e nonostante la sua timidezza riuscii a diradare il gruppetto di bulle che si apprestavano fameliche attorno a noi.
Io non seppi difenderla ma riuscii a cullare il suo dolore, perché un po' era anche il mio.
A diciassette anni, dopo quasi quattro anni dal primo sesso, Jaz capii di essere attratta anche dalle ragazze. Da lì in poi ha finalmente capito che non si sarebbe fatta piegare dai pregiudizi che si portava dietro. Ritornò più forte di prima e per quanto possibile ancora più ostinata.
Ma una parte di lei sarà sempre più sensibile, più delicata, più guardinga per evitare che una cosa simile non accada di nuovo.
-Non particolarmente ma non avevo grandi aspettative-
-Ah eccoti qua, ti stavo aspettando al bar. Te ne sei dimenticata-
La voce familiare di Michael interrompe questo piccolo frangente di spensieratezza, riportandomi crudelmente alla realtà.
Cerco di non imprecare quando mi ricordo del nostro incontro mancato, mi volto lentamente per pensare ad una scusa plausibile -Ero convinta dovessimo vederci dopo scuola -
Gli occhi color ruggine di Mike si assottigliano palesemente in conflitto tra il credermi o meno -Sono stato un'ora al bar ad aspettarti Evie-
-Ciao Michael. Ci vediamo dopo nena- Jaz schiaccia il mozzicone di sigaretta sul lato di un cestino prima di buttarlo dentro e se ne va lanciandomi un'occhiata significativa.
-Mi dispiace, me ne sono completamente dimenticata- il mio tono è il più conciliante possibile. Ha tutto il diritto di essere irritato, diciamocelo, nessuno vuole aspettare a vuoto un'ora.
Mike si sistema una spallina dello zaino lasciando uscire l'aria dal naso -Va bene, non importa- mi sfiora una spalla con una naturalezza tale che per poco non mi scanso per evitare quel contatto, se mi tocca non riuscirò a dirgli proprio un bel niente. Vorrei solo che le cose ritornassero come prima ma è impossibile -Come stai?- mi domanda notando la mia espressione terrea.
-Me la cavo. Dobbiamo parlare - sputo fuori arrivano dritta al punto. E' il solo modo per affrontare la questione.
-Riguardo a quello che è successo? So cosa stai per dire e posso spiegare, davvero-
-Non penso che ci sarà mai un lieto fine per la nostra storia. E' stato bello finché è durato ma penso che quello che è successo mi abbia fatto capire che non potrà mai funzionare- puntualizzo guardandolo dritto negli occhi. Scelgo meticolosamente le parole attenta a non dire qualcosa di cui poi potrei pentirmene.
Mi è così difficile esprimere ciò che sento che quando ci provo ho sempre paura di rovinare tutto.
-Non puoi colpevolizzarmi per aver baciato un'altra ragazza quando nessuno dei due dava ancora un nome alla nostra relazione - stringe le mani attorno alle spalline dello zaino e si guarda rapidamente in giro -All'inizio era solo una questione di sesso-
Serro la mascella così forte che per poco non mi mordo la lingua -Erano già passati quattro mesi, non era più solo una questione di sesso e tu lo sai bene-
Si passa una mano tra i capelli castani alla base della nuca e rimane per qualche secondo in silenzio prima di proferire parola -In quel periodo non pensavo ti importasse, eri sempre distaccata e sembrava davvero che qualunque cosa facessi non ti desse il minimo fastidio-
-Non dare la colpa a me per favore, non sono io quella che si è fatta due ragazze nel parcheggio di un supermercato- alzo le mani cercando di calmare il battito convulso del cuore -E chissà quante altre te ne sarai fatto, comunque non ha più importanza-
Si fa nuovamente avanti e mi appoggia una mano sulla spalla. Mi guarda con i lineamenti del volto leggermente tirati, un volto che potrei decifrare in pochi secondi e che ho imparato a conoscere -Non ho più toccato una ragazza quando mi hai fatto capire che t'importava, potremmo riprovarci ora che ci siamo chiariti su quanto teniamo alla nostra relazione-
Bugia,Bugia,Bugia.
Faccio un passo indietro privandomi del calore della sua mano -No, non penso di volerlo più mi dispiace-
Fa male al cuore perché una parte di me si stava davvero innamorando di lui. E' iniziato tutto per gioco ma ad un certo punto i sentimenti si sono insinuati tra le pieghe delle nostre regole scombussolando tutto.
Mike sospira pesantemente ma non sembra intenzionato a lasciar perdere, non è nel suo carattere -Non pensi di volerlo o non vuoi? Sono cose diverse-
Le parole mi escono più spontanee di quanto immaginassi -Non voglio- guardo alle mie spalle verso l'ingresso e faccio un passo indietro -Ora vado o farò tardi-
Mi volto e me ne vado prima di essere tradita dai miei occhi lucidi. Lui mi chiama un paio di volte ma io non oso girarmi.
Andava fatto ma diamine se fa male. Però non bisogna mai lasciarsi trattare in quel modo, questo l'ho capito.
-Visto che ce l'hai fatta? Sei più forte di quanto immagini- Liam spunta alle mie spalle e mi circonda le vita stringendomi a sé. Davanti a lui mi concedo di piangere ma sempre in modo contenuto dato che siamo a scuola.
Annuisco con gli occhi offuscati dalle lacrime e mi stringo a lui ispirando il suo profumo che mi è così familiare -Vorrei aver scelto meglio il ragazzo a cui dare il mio cuore Li e poi non gli ho detto tutto quello che avevo in mente di dire. Dovrei prepararmi i discorsi davanti allo specchio come fai tu vero?- incastro il volto nell'incavo del suo collo -Una volta quando avevi undici anni lo facevi-
Lui scoppia a ridere e una parte del mio cuore sembra ritornare al proprio posto –Non penso funzionerebbe con te- indica un punto alle mie spalle -Jazmine sta parlando con il tuo insegnante di inglese e se non sbaglio sta filtrando, è quello che gli hai consigliato tu vero? Sei una folle-
Cambia argomento perché sa che se continuiamo a parlare di Mike finirò per saltare la lezione per deprimermi in un angolo.
Ci conosciamo da una vita, abbiamo frequentato l'asilo, le elementari e il liceo insieme. La nostra amicizia è rimasta solida e intatta anche dopo tutto questo tempo.
Lo stringo ancora di più -Jaz è folle, io semplicemente la supporto-
Quando sento il suono della campanella faccio un passo indietro asciugandomi con un sorriso le lacrime -Ora devo andare, ci vediamo dopo? –
-Certo- si sistema il portatile sottobraccio e alza una mano a mo' di saluto prima di voltarsi per dirigersi verso l'area del Campus dedicata all'Accademia di Belle Arti.
Mi affretto ad entrare nella mia area in mezzo al drappello di studenti che si apprestano all'ingresso del mio dipartimento.
-Gli hai spezzato il cuore a quello stronzo?- mi domanda Jaz raggiungendomi per poi prendermi a braccetto.
-Si, forse. Non so neanche se ci è rimasto così male- bofonchio schivando due ragazze con la testa china sul cellulare.
-Se ne è pentito fidati, ha compreso troppo tardi la persona fantastica che sei -
Annuisco poco convinta -Perché ho la sensazione di essere stata un'idiota? Lui non ha mai goduto di una buona reputazione, forse dovevo aspettarmelo. Aveva ragione Queenie Finnigan, quella stronza mi ha avvertita in un certo senso-
Jaz si ferma trascinandomi nell'angolo riservato ai distributori -Smettila okay? Basta di farti strane idee, non sei stata cattiva ma solo giusta e rispettosa di te stessa. Tu non sei come lei, ficcatelo bene in testa-
Accenno un sorriso notando la sua espressione seria, le sopracciglia leggermente aggrottate e la bocca corrucciata -Hai molta più stima tu di me che io di me stessa Jazmine Marlow, lo sai?-
Mi fa l'occhiolino senza trattenere un sorrisino -Si lo so, è a questo che servono le amiche- mi appoggia un braccio sulle spalle e iniziamo a camminare goffamente a causa della differenza di altezza. Jaz è alta un metro e settantotto, spesso è alta anche più dei ragazzi ma questo non sembra metterla affatto a disagio. Ostenta la sua altezza e le sue gambe lunghe come una diva del cinema, è un'irritante vanitosa.
Ogni volta che cammina nei corridoi qualcuno si volta a guardarla, forse a causa del suo portamento fiero e sicuro o forse per la sua bellezza così particolare. Pelle del colore del bronzo fuso, lunghi capelli d'ossidiana e due occhi scuri e vivaci. In lei c'è qualcosa di selvaggio che ti spinge ad avvicinarti.
Quante volte insieme a Liam abbiamo riso a causa dei suoi ammiratori? Moltissime, troppe.
-Perché sei in questo corridoio? Non dovresti andare a Biologia tu?- domando notando solo ora che è nel dipartimento di Lettere anziché in quello di Biologia.
-Volevo solo essere sicura che stessi bene nena, è stata una conversazione pesante e tu hai un cuore molto sensibile- mi da un pizzicotto sul fianco facendomi fare un salto che per poco non vado a sbattere contro un ragazzo -E poi sto evitando Gary-
-Stai solo prolungando la sua tortura, non sei mai stata una codarda- le scocco un'occhiata -Scommetto che ha fatto qualcosa che non ti è piaciuto e ora gliela stai facendo pagare, sei una peste-
-Ora vai a lezione Grace e non sparare cazzate- afferma consapevole di quanto odi quel nome.
Scuoto e la testa e ci separiamo per dirigerci nelle rispettive classi, lei prima di andarsene mi da una pacca sul sedere, tanto per mettermi in imbarazzo di fronte agli altri.
Oggi sarà un'altra giornata noiosa.
O così pesavo.
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