Capitolo Cinque


In questo vortice oscuro mi chiedo se parlare serva a qualcosa. Le persone non ascoltano ciò che non vogliono sentire. Di loro ciò che vogliono ascoltare e andrà tutto bene.

-D

***

Poco dopo la chiacchierata con Julian, Ignacia mi porta il pranzo in camera presumendo già che non avrei affrontato la sala da pranzo.

E aveva ragione. Non sarei uscita per nessun motivo al mondo, non quando dall'altra parte ci sarebbero stati gli ultimi occhi che avrei voluto incrociare.

Dopo aver ripetuto svariate volte la lezione di letteratura e aver sistemato gli appunti con tanto di evidenziatori e penne colorate mi appisolo stancamente sulla poltroncina con un libro tra le mani. Leggo solo qualche capitolo prima che le palpebre inizino a calare sugli occhi nonostante tutta la mia forza di volontà.

Sentivo l'adrenalina scorrermi impetuosa in corpo. La consapevolezza di star facendo qualcosa di proibito mi terrorizzava e mi eccitava al contempo. Mamma mi avrebbe sicuramente sgridata per essermi intrufolata nella stanza di Nilde ma io volevo solo prendere la bella casa delle bambole. Era dotata di lucine, ne ero sicura perché avevo visto delle foto che la ritraevano. Volevo solo giocarci un po' perché mamma era restia a comprarmi una casetta simile nonostante le mie numerose richieste, non so, non voleva proprio forse perché le ricordava questa. E poi Nilde non poteva certo prendersela con me o fare l'egoista, Ignacia mi aveva sempre detto che Nilde era una bambina gentile, quindi il suo fantasma non poteva certo farmi del male. Era mia sorella maggiore e Ignacia diceva sempre che mi proteggeva da lassù. Nilde aveva le ali e vegliava su di me perché noi due eravamo speciali. Sorrisi e mi avvicinai alla casetta in legno chiaro, era grande la metà di me e forse pesava molto. Non ci avevo pensato. Afferrai i due lati della casa e strinsi i denti mentre provavo a tirarla su con tutte le forze. Non andò come previsto e la casa cadde all'indietro rovesciando tutto il contenuto sul tappetto celeste. Il mio cuore si bloccò e rimasi pietrificata ad osservare il disastro che avevo creato. Una parte del tetto era crollata e le bamboline e gli oggetti che conteneva ormai giacevano ovunque. Mi si chiuse la gola e iniziai a piangere in silenzio afferrando più cose possibili con le dita tremanti ma le cose mi scivolavano via creando ancora più scompiglio.

La mamma mi odierà per questo.

Visitava spesso questa camera, lo avrebbe scoperto sicuramente.

Feci qualche passo indietro e mi scusai con mia sorella prima di riversarmi fuori dalla camera il più in fretta possibile.

Dorian mi trovò per primo e mi disse di non piangere, era preoccupato per me. Mi carezzava i capelli asciugandomi le lacrime.

Gli raccontai l'accaduto e quello stesso giorno si prese la colpa di tutto davanti ad una Lady Estelle fuori di sé. Lo punii duramente isolandolo da tutti noi e io mi sentii così stupida e in colpa.

Era colpa mia, era sempre colpa mia.

Il trillo del cellulare per poco non mi fa cadere in avanti per lo spavento, osservo a fatica il messaggio di Jaz con gli occhi ancora appannati dal sonno.

Dove sei?

Osservo l'ora cercando di mettere a fuoco i numeri. Esco di casa, dieci minuti e sono da te rispondo frettolosamente imprecando per essermi addormentata.

E' sempre colpa tua.

Scuoto la testa scrollandomi di dosso quel viscido ricordo ora diventato un incubo.

Non oggi, non adesso.

Indosso una giacca di pelle pesante e un paio di scarpe comode, mi osservo allo specchio sistemandomi i lunghi capelli castani in una coda alta. Assottiglio gli occhi provando a imitare la faccia dura e inespressiva di mia madre ma il mio volto è troppo espressivo per poter suscitare un po' di timore. Ho i suoi stessi occhi eppure dentro imperversano emozioni e ombre totalmente differenti.

Ruoto le spalle e inclino la testa prima da una parte e poi dall'altra per stirare i muscoli irrigiditi. Ora arriva la parte difficile.

Faccio un respiro profondo e apro la porta di camera mia. Mi ritrovo davanti le spalle larghe di un ragazzo insieme ad una ragazza, Paz, più bassa ma di costituzione massiccia. Passano molto tempo in palestra a quanto pare.

Non si tratta di Seth ma sono comunque due Good Guys.

Dixon e Paz, rispettivamente ventidue e ventuno anni. Dixon è il secondo dopo Seth mentre Paz è il suo braccio destro. Entrambi destinati a me ovviamente, devono essere qui da questo pomeriggio quando ho sentito che c'è stato un cambio turno.

Dixon si volta subito puntando gli occhi ambrati sui miei, il volto meno inespressivo rispetto a quello del suo compagno ma quasi altrettanto affascinante -C'è qualche problema?-

Anche il tono è più caldo, più umano. Per fortuna non sono tutti degli automi come il loro capo. Riuscire a capire e comprendere gli stati d'animo di chi mi trovo davanti mi ha sempre tranquillizzata. Per questo trovarmi di fronte Seth Ledford mi destabilizza completamente.

-Va tutto bene, esco solo per un paio d'ore- affermo senza esitazione, tanto per far capire che sono lontana dal chiedere il permesso. La mia caparbia determinazione può essere scambiata per sicurezza o addirittura per maleducazione ma è solo una facciata. Mi sembra di camminare su un terreno pericoloso di cui conosco terribilmente poco.

Paz mi scruta attentamente con i suoi enormi occhi grigio acciaio, in altezza la supero di una manciata di centimetri ma lei incute davvero paura. I capelli rosso fuoco non aiutano di certo a smorzare quest'effetto -Dove devi andare?- domanda senza celare il fastidio.

Inclino la testa di lato reggendo il suo sguardo -Da un'amica-

Li supero sfilando in mezzo alle loro due figure -Abita qui vicino, possiamo andare anche a piedi-

Sento Dixon borbottare qualcosa verso Paz ma quando li sento seguirmi senza ribattere mi rilasso leggermente. Per un momento ho creduto davvero che mi rinchiudessero in camera.

Jazmine abita ad appena due strade dalla mia, da bambine ci siamo incrociate con la bici e siamo ruzzolate a terra in un groviglio di gambe e braccia. Le ho rotto il cesto di vimini e lei mi ha schiacciato le dita. Così ci siamo fissate per un lungo istante per poi prenderci a schiaffi. Dopo aver guardato i rispettivi danni io sono scoppiata a piangere e lei invece è scoppiate a ridere. Eravamo delle bambine particolarmente emotive ma siamo diventate amiche, dopo qualche giorno. Avevamo sette anni.

Percorro la lunga strada sterrata e alberata che costeggia la villa attenta a non calpestare i terribili gnomi in ceramica che spuntano nei punti più improbabili. Fissa che a quanto pare aveva mio padre, mia madre non se n'è voluta liberare.

L'aria frizzante della sera è una goduria dopo essere stata tutte quelle ore chiusa in camera. Osservo ciò che mi circonda con molta più attenzione rispetto al solito, dopo tutto ciò che è successo è giusto che anche io stia più attenta.

Dopo aver oltrepassato il mastodontico cancello in ferro battuto percorro le strade buie di Norwich badando ad ogni piccolo movimento sospetto come se ne andasse della mia vita. Letteralmente. Tutte le persone che mi sfilano di fianco mi fanno battere il cuore più velocemente di quanto vorrei anche con la presenza delle mie guardie del corpo.

Sento le mie due ombre ad appena qualche metro da me ma nonostante tutto non mi sento al sicuro. E' come avere una costante sensazione di formicolio alla base della nuca che mette in allerta tutti i sensi.

Per fortuna arrivo presto davanti alla modesta villetta color pervinca di Jaz. Il padre ha voluto richiamare le tonalità della sua amata Mar del Plata, luogo dov'è nato e cresciuto. Ci sono disegni colorati di palme, pesci e conchiglie su tutti i vasi disposti in fila sulla veranda. Opere realizzare dalla madre di Jaz, artista di incredibile talento. Scacciapensieri ornati di perle e stelle marine emettono una dolce melodia che riverbera nell'aria.

Salgo gli scalini della veranda e suono il campanello, poco dopo sento i passi di Jaz scendere di corsa le scale.

-Era ora nena- afferma dopo aver spalancato la porta con un sorriso, osserva con occhi attenti le due figure alle mie spalle e gli sgrana leggermente -Oddio sono gli Avengers?-

Ha sempre attribuito quel nome ai Good Guys fin da quando ne è venuta a conoscenza anche se le ho sempre detto che probabilmente era meglio collocarli nell'esercito di Thanos.

-C'è qualcuno oltre a te in casa?- domanda Dixon prima che io possa ribattere. Il suo tono non è duro come quello di Seth ma è comunque autoritario.

Lei scuote la testa giocherellando con le punte dei capelli corvini, dalla sua espressione capisco palesemente che le piace la situazione. Non sembra intimorita, al contrario -No, solo io- noto il suo sguardo curioso, fin troppo curioso -Vuoi controllare?-

Dixon fa un passo indietro scuotendo la testa, non sembra minimamente incantato dal fascino sfacciato di Jazmine -No va bene così-

Paz fissa il suo sguardo artico su di lei esaminandola con attenzione chirurgica. E' palesemente contrariata.

Spingo la mia amica dentro per non farle venire strane idee -Ci metterò poco, meno di un'ora- biascico senza lasciare la vita di Jaz -Ci vediamo dopo-

Chiudo la porta e le tiro una ciocca di capelli -Scordatelo-

Un sorriso sfacciato le illumina il volto -Oh santo Gesù bambino! Sono loro le novità? Quando mi ha fatto quella domanda mi sono sentita come quelli nei film, hai presente l'FBI? Stavo per alzare le mani-

Salgo le scale e sbuffo sonoramente dirigendomi verso la sua camera dipinta completamente di blu scuro, persino il soffitto -Si sono loro le novità ma non entusiasmarti troppo, quelli non sono niente in confronto a quello che mi segue ovunque -

Jaz trotterella al mio fianco fino a buttarsi sul letto con un tonfo, afferra un gigante Captain America di peluche e se lo stringe al petto -Quindi c'è di meglio?-

Mi sdraio al suo fianco levandole quel sorrisino con un'occhiataccia -Ho detto di peggio Jaz, di peggio. Concentrati per favore-

Appoggia la testa sulla mia pancia e osserva il soffitto insieme a me, le stesse stelline fluorescenti risplendono anche nella sua camera, le abbiamo comprate insieme in un negozio super kitsch -Parlami di lui allora-

-Non so cosa dire, davvero. Sono brava a capire le persone ma lui è qualcosa di estenuante, sembra letteralmente un automa. Non mi parla e mi tratta come se fossi una bambina viziata-

Le sue spalle sono scosse da un risolino -E' Seth? Quello che tua madre adora?-

-Si, l'unico e solo!- affermo sarcastica con una smorfia disgustata.

-Magari ci va a letto, per quello gli piace tanto- sostiene con così tanta disinvoltura che non so se scoppiare a ridere o darle una botta in testa.

Opto per la seconda -Ma che dici! Che schifo hanno un secolo e mezzo di differenza-

-Lady Estelle è una donna molto attraente e con un gran potere, non mi stupirei di niente se fossi in te- ribadisce lei scrollando le spalle come se stesse parlando di cos'ha mangiato a colazione -Ti ricordi quello che si è portata a casa l'anno scorso? Quanto aveva? si e no venticinque anni?-

-Okay basta, non mi stai aiutando affatto. Ora non riuscirò a togliermi quell'immagine dalla testa- borbotto spiaccicandomi un cuscino blu sulla faccia.

E se fosse andata seriamen...No basta, non ci devo pensare. Seth non mi sembra quel genere di persona e mia madre...lei si ma penso lo consideri più come un figlio che come un amante. Spero.

-Qual è il problema? Quello vero intendo- ora il suo tono è serio così mi tolgo il cuscino dal volto e le rivolgo uno sguardo esitante.

-Mia madre è in guai seri, abbiamo tutti la scorta perché pensa che sia saggio in questa situazione- inizio ad avvolgermi una ciocca dei suoi capelli tra le dita -Ma non so quale sia realmente il problema, so solo che ora sono controllata e che mi ha sguinzagliato dietro più guardie di quelle riservate ai miei fratelli-

-Tu sei molto più imprevedibile dei tuoi fratelli Evie e lo sai bene- mi prende una mano e la stringe -Hai paura?-

Annuisco permettendomi di essere trasparente con lei -Si, per me e per Dorian e Jule-

-Vedrai che tua madre, per quanto mega stronza qual è, riuscirà a togliersi dai guai. E' bravissima in questo-

Relegare la paura e cercare di pensare positivo, non so quanto possa funzionare. Negare la realtà mi rende solo una codarda.

Tu sei una codarda.

-Si, immagino di si- mugugno lasciando ricadere le mani sul materasso.

Jazmine mi osserva per un istante prima di rivolgermi un sorrisino divertito -Rubiamole un po' di quella vodka di contrabbando che tiene in cantina-

Scoppio a ridere ricordandomi dell'ultima volta. Abbiamo preso una bottiglia e ne abbiamo bevuta almeno metà, ubriacandoci come delle adolescenti. Il resto della serata è stata una continua processione in bagno. Solo Julian se n'è accorto ma non ha detto niente ovviamente, anzi ci ha aiutate a tenere su i capelli mentre vomitavamo anche l'anima.

Da allora non ho più toccato la vodka.

-E' passata al rum scuro penso e a me fa schifo- affermo disgustata pensando con un brivido alla mia prima sbronza.

-Allora andiamo alla Rosa Nera abbiamo il privè non verrà nessuno che non conosciamo così sarai al sicuro- mi stringe la mano per enfatizzare le parole -Sarà solo una piccola serata tra amici, sarà facile per loro controllarti-

Soppeso le sue parole e penso a tutti i contro possibili e immaginari. La lista è molto lunga -I Good Guys mi uccideranno e poi che amici?-

Si mette a sedere tirandomi su con una spinta per osservarmi negli occhi, alza un dito con enfasi -Uno, per quanto riguarda gli Avengers, è il loro lavoro e alla Rosa Nera non puoi entrare senza invito o prenotazione quindi non ci saranno persone strane in giro – alza un secondo dita -Due, non ti preoccupare per gli amici. Ho conosciuto due persone in gamba che potrebbero piacerti-

Arriccio le labbra guardandola perplessa -L'ultima volta hai detto la stessa cosa e ci siamo beccate quelle due tipe che se ne approfittavano solo per le nostre entrare gratuite ai locali-

Schiocca la lingua come se fosse acqua passata nonostante fosse successo appena un paio di mesi prima -Quelle non le conoscevo nemmeno, loro sono molto meglio fidati di me-

Inclino la testa di lato guardandola in tralice -L'ultima volta che mi sono fidata di te mi hai fatto provare l'assenzio-

Sospira pesantemente dandomi uno schiaffo sulla nuca -Smettila di essere così noiosa Evelyn, non lo sei mai stata e non inizierai di certo ora-

Sto ugualmente per declinare la proposta poi però immagino mia madre mentre parla ai suoi Good Guys di me e mi chiedo perché continuo a sforzarmi di fare le cose per bene se lei mi vedrà sempre come un'incosciente viziata.

Sarò quella persona e smetterò di provarci solo per restarne nuovamente ferita.

Io non le devo niente, non dopo tutto ciò che mi ha fatto passare da quando sono nata.

-Sarà un disastro ma tanto mia madre mi ignora già e Seth sarà furioso quando lo verrà a sapere quindi va benissimo- dico alla fine con un sospiro.

Jaz lancia un urlo di gioia prima di tapparsi la bocca quando sente il campanello suonare ripetutamente.

Si saranno spaventati.

Mi volto verso di lei e scoppiamo a ridere all'unisono.

-Oddio, Liam dov'è?- domando cadendo dal pero.

Jaz alza le sopracciglia -Sei una pessima amica, ti sei accorta solo ora che non c'è- mi appoggia una mano sulla spalla -Ma sei perdonata data la situazione. Liam è bloccato in una cena di famiglia, i suoi sono venuti a trovarlo per un paio di giorni-

Il campanello inizia a suonare di nuovo.

Alzo gli occhi al cielo e sospiro pesantemente -Ci vediamo domani-


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