44. Luna di Miele


Non riuscivo a muovere un muscolo senza sentirmi dolorante, il mio sedere era in fiamme. Osservai l'interno della suite, nel conforto delle braccia di Levi. Sorrisi quando vidi l'anello dorato al suo anulare. Mi voltai per guardarlo, intenzionato a dargli un bacio, ma restai paralizzato per il dolore per cui finii invece per colpirgli il braccio. Si riscosse dal suo placido sonno con un lamento.

"Buongiorno anche a te." Disse Levi, guardandomi scocciato. Il suo braccio nudo stava diventando rosso nel punto in cui lo avevo colpito. Lo fissai da sopra la spalla per poi imbronciarmi.

"Credo che non sarò in grado di muovermi mai più." Borbottai. Levi spostò le lenzuola, esponendo i nostri corpi nudi. Mi coprii timidamente e lui sbuffò, scivolando in basso fino a che il suo viso non fu all'altezza della parte bassa della mia schiena. La baciò dolcemente prima di accarezzarmi il sedere.

"Chiedo scusa, schiena e sedere di Eren, per avervi fatto male." Bisbigliò sottovoce, per poi baciarla ancora.

"Ti perdonano e chiedono scusa per avermi fatto colpire il tuo braccio." Avvolse la mia vita nel suo abbraccio, strofinando il viso sulla mia schiena. "Non farlo!" Piagnucolai e Levi rotolò giù dal letto, trascinandomi con sé. Chiusi gli occhi, lamentandomi sonoramente nel mettermi seduto. Mi resi conto di trovarmi su qualcosa di morbido e guardai in basso.

"Come sei arrivato lì?" Chiesi con un sorriso, ridacchiando leggermente. Sentivo lo stomaco di Levi muoversi su e giù al ritmo del suo respiro. Mi guardò con espressione dolce prima che i suoi occhi indugiassero sulle mie parti basse.

"Ti amo davvero, ma seriamente, non voglio le tue palle sul mio stomaco a quest'ora del mattino." Arrossii vistosamente per poi spostarmi da dosso a lui.

"Potevi non dirlo in quel modo." Mi portai le ginocchia al petto, abbracciandomi. Levi sorrise mettendosi un paio di boxer.

"Ho promesso di essere sincero." Sogghignò, sollevandomi. Urlai avvolgendogli gambe e braccia intorno al suo corpo, stringendolo forte.

"Hai programmi?" Domandai, la mia testa sulla sua spalla. Ridacchiai, individuando un segno violaceo sul suo collo. Vi tracciai sopra una X col dito sussurrando "La X segna il punto." Morsi quella zona, ottenendo un debole gemito in cambio. Succhiai quella parte tenera fino a rendere il segno più grande. "Ti ho marchiato, perciò sei mio."

Levi ci condusse nel bagno, facendomi sedere sul ripiano del lavandino. "Funziona così adesso?" Annuii con un enorme sorriso. Mi rivolse un sorriso diabolico iniziando a spingermi sul bordo del lavandino. Prima che potessi anche solo resistere afferrò i miei capelli, spostandomi la testa di lato e marchiandomi coi denti.

Piagnucolai per il dolore prima che diventasse un gemito di piacere. Succhiò la pelle avidamente per poi indietreggiare. "Sei sicuramente mio. Facciamoci una doccia e poi esploriamo la stanza." E così facemmo. La doccia fu piena di toccatine provocatorie e baci amorevoli. Una volta vestiti, studiai il mio riflesso.

Non sono mai stato molto sicuro del mio aspetto. Mi sento bello solo quando Levi mi sfiora o mi dedica quello sguardo adorante. "Levi, guarda." Dissi, indicando il segno grande quanto un quarto di dollaro. "Come accidenti hai fatto?" Si avvicinò facendovi scorrere sopra la punta delle dita, lasciando una scia bollente sulla mia pelle.

"Semplice. Basta mordere e succhiare. Ti piacerebbe una dimostrazione pratica in un posto che solo a me è concesso vedere?" Sussurrò al mio orecchio, dandomi i brividi.

"Che ne pensi se ordiniamo la colazione e giriamo il posto mentre aspettiamo?" Levi annuì e guardammo il menù insieme. Fece per raggiungere il telefono prima che il suo viso si contorcesse in un'espressione di disgusto. Mi avvicinai a lui.

"Quello non lo tocco. Ordina tu." Roteai gli occhi, afferrando il telefono. Entrando nella stanza c'è un breve corridoio con due porte. Una conduce alla cabina armadio, e l'altra è il bagno. Il pavimento di quest'ultimo è fatto di piastrelle bianche, lo stesso colore degli igienici. C'è una vasca bianca più grande di quella che avevamo nei dormitori ed un'alta cabina doccia nell'angolo con un muro composto da due porte in vetro, mentre le pareti restanti erano uguali al resto dell'ambiente.

Il corridoio conduce in una grande stanza. Lungo l'intera parete sinistra c'è la cucina, provvista di ripiani in marmo ed un pavimento rivestito di mattonelle, con i soliti funzionali elettrodomestici. Verso il centro c'è un piccolo e comodo tavolo in legno con un magnifico candelabro. Dopodichè c'è un divano in pelle scura contro il muro in fondo, un tavolino da caffè, ed un'enorme tv.

Di fronte il divano c'è un'altra porta, che conduce alla camera da letto. Vi entrammo, osservandola. E' sorprendente quante cose non avevamo notato la notte prima. C'era un letto matrimoniale con due comodini, una cassettiera, ed una porta-specchio che conduceva alla balconata. Quando la vidi vi corsi subito fuori.

"Woah..." Sussurrai. La vista era spettacolare. L'oceano sembrava infinito estendendosi oltre lo sguardo, a sinistra, destra, ovunque. Era di un blu brillante, schiuma bianca sull'acqua salata quando le onde si infrangevano sulla spiaggia. Mi voltai, osservando alla mia sinistra ed alla mia destra, e notai che non vi erano altre balconate. "Siamo nell'angolo?"

Levi annuì guardando l'oceano, il volto rilassato. Allungai il braccio sinistro di fronte a me, osservandone la mano, e sorrisi. "Hey, Levi."

"Sì?" Disse, voltandosi ed osservando la mia mano anche lui.

"Siamo sposati." Sorrisi ancora di più fissando l'anello dorato, una sottile linea di diamanti a percorrerlo. "Sai," Abbassai la mano e lo guardai. "Credo che tu e mamma sareste andati d'accordo."

"Se somigliava a te, immagino proprio di sì." Mi diede un bacetto sulla guancia prima di tornare dentro, ed arrivò il cibo. Restai lì un altro minuto per poi unirmi a lui a tavola. Silenziosamente mi passò la colazione. "Non credevo mi avresti mai raccontato del tuo passato."

"Non me lo hai mai chiesto." Risposi velocemente, non volendone parlare. Prese un piccolo boccone, è impressionante quanto sia silenzioso.

"Dimmi qualcosa di te che non so." Disse Levi prima di mangiare un altro boccone. Giocherellai col cibo con la forchetta, prendendone poi un pezzetto.

"Mia madre morì quando avevo 13 anni. Fu un incidente d'auto. Fu l'unica a morire, nessun altro si fece neanche un graffio." Parlai pacatamente. "Mikasa fu adottata dalla mia famiglia quando avevamo 6 anni, i suoi genitori furono uccisi durante una rapina. Mio padre ci abbandonò una settimana dopo la morte di mia madre e fummo affidati ai servizi sociali, come te." Posai la forchetta, avevo perso l'appetito, e fissai il cibo.

"Scusami, è stato un momento inopportuno per chiedertelo." Alzai lo sguardo su Levi, il suo viso mostrava un pizzico di tristezza. Sospirai prima di sforzarmi e mangiare un altro boccone.

Gli sorrisi. "Non mi spiace parlarne. Vediamo, il sistema mi sputò fuori a 18 anni. Ho vissuto con Mikasa fino all'inizio del college. Le superiori sono state il periodo più difficile, essendo omosessuale e tutto il resto. Ma ora, eccomi qui con l'uomo migliore nell'intero universo. Sono sposato e felice."

Levi sparecchiò lasciando i piatti fuori la porta, prima di posizionarsi dietro di me. Mise le mani sulle mie spalle, massaggiandole. "Allora, vuoi fare sesso oppure andare in spiaggia? O andare in spiaggia e fare sesso quando torniamo o fare sesso ora e poi andare in spiaggia?"

Ridacchiai a bassa voce. "Vuoi fare sesso, Levi?" Chiesi, chinando la testa all'indietro per guardarlo. Mi baciò la fronte per poi avvicinarsi al divano e sedersi. Mi misi in piedi di fronte al mio nuovo marito e lo fissai. Indossava una tuta nera ed una canotta grigia, ed era spaventosamente attraente. Mi osservò mentre lo guardavo, in silenzio. "Hai intenzione di rispondermi?"

"Voglio sempre fare sesso con te." Rispose alla fine. Sorrisi prima di sfilarmi i pantaloni e mettermi a cavalcioni su di lui. Appoggiò una mano sulla mia guancia mentre l'altra rimase sul mio fianco. I suoi occhi vagarono sul mio corpo. Mi sporsi in avanti e lo baciai dolcemente.

Sorrisi, studiando il suo viso mentre lentamente sfregavo il mio bacino contro il suo. I suoi occhi erano incastonati nei miei, privi di emozione. Sollevai rapidamente il mio corpo dal suo abbassandogli i pantaloni più che potevo, e lui completò l'opera. Potevo sentire la sua eccitazione contro la mia, mandando dei brividi lungo tutto il mio corpo.

Entrambe le sue mani indugiarono sui miei fianchi mentre li muovevo, strusciandomi contro di lui. Mi morsi il labbro in modo seducente e lui emise un lamento. "Dio, sei eccitante." Mormorò ed io sorrisi. Poggiai gentilmente le mie labbra sulle sue mentre spostavo i suoi boxer quel che bastava per avere accesso al suo membro. Portò una mano al mio collo, premendo maggiormente le lebbra sulle mie mentre queste si muovevano.

Avvolsi la sua lunghezza con le dita, il mio pollice sfregava la punta. Iniziai a masturbarlo lentamente, aumentando gradualmente la velocità, interrompendo il bacio solo per respirare. Rovesciò la testa all'indietro gemendo, e la sua mano passò dal mio collo tra i miei capelli. Quella sul mio fianco scivolò all'interno dei miei boxer e tra le mie natiche.

Fui sorpreso quando un dito entrò dentro di me, seguito subito da un altro. Boccheggiai, continuando a lavorarlo con la mano. Le sue dita entravano ed uscivano, facendomi gemere. Smisi di massaggiarlo allontanando la sua mano da dietro di me. Lo guardai mentre si leccava le dita in modo peccaminoso, ed arrossii.

"Non farlo!" Piagnucolai in imbarazzo. Lui mi rivolse un sorriso sghembo davvero sexy.

"Perché no? Mi piace il tuo sapore." Arrossii ancora di più prima di spingerlo via. Mi sfilai la maglietta, togliendogli poi la sua. Gli coprii gli occhi con la mano mentre rimuovevo i miei boxer con l'altra, facendo lo stesso con i suoi. Ritornai alla posizione precedente, scoprendogli gli occhi. "Era necessario?"

Io annuii e lui scosse la testa. "Smettila di essere così insicuro con me. Amo te ed ogni parte di te. Ne abbiamo parlato la notte scorsa." Io mi allineai mentre parlava, senza ascoltarlo minimamente. Lui sembrò accorgersene ed mi afferrò prepotentemente il mento, costringendomi a guardarlo. "Mi stai ascoltando?" Chiese con tono duro, i suoi occhi mostravano rabbia. Scossi la testa, tristemente.

"Non stavo ascoltando." Lui lasciò il mio mento con un sospiro, iniziando a spostarmi di dosso.

"Non sono dell'umo-"

"No, no, no." Gli misi le mani sulle spalle e lui si fermò. "Mi dispiace, ero concentrato su come compiacerti e non stavo pensando." Avvolsi nuovamente le dita attorno a lui e lo accarezzai, e lui sorrise debolmente.

"Non posso restare duro per sempre, amore." Disse Levi dolcemente. "Mostrami cosa sai fare." Gli rivolsi un ghigno spavaldo prima di farlo scivolare dentro di me, rovesciando la testa all'indietro. Quando fu entrato completamente, lo guardai.

I nostri occhi rimasero incatenati durante l'intero amplesso, leggeri baci qui e piccoli graffi lì. Levi emise più gemiti e lamenti di quanti gliene avessi mai sentiti fare e sicuramente questo aumentò la mia sicurezza. Dopo una veloce ripulita, indossammo dei costumi e ci incamminammo verso la spiaggia.

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