40. Tempo che Passa
Due anni dopo
Levi ha terminato il college un anno fa ed io mi sono laureato circa un'ora fa. Lui è diventato il proprietario del bar da quando ha preso la laurea. Negli ultimi due anni, Mikasa ed Armin si sono sposati, io ho afferrato la giarrettiera e Levi mi aveva fatto arrossire facendomi l'occhiolino. Oggi, finalmente scoprirò cosa ho detto la notte del mio ventunesimo compleanno.
"Ben fatto, Eren." Disse Levi sporgendosi per darmi un bacio. Prima che le sue labbra toccassero le mie, le bloccai frapponendo un dito tra di loro. Mi guardò storto mentre indietreggiavo.
"Niente baci finchè non me lo dici!" Affermai con disinvoltura e lui sorrise.
"Posso portarti fuori a cena per festeggiare?" Chiese. Feci il broncio per qualche secondo prima di sospirare.
"D'accordo , siamo già vestiti comunque." Mi arresi. Levi era troppo attraente in giacca e cravatta perché io gli rifiutassi qualcosa. Sogghignò prendendomi la mano.
"Bene, ho prenotato per le 8." Erano già le 7:45. "E' proprio dietro l'angolo." Levi ed io ci trovavamo all'esterno dell'enorme edificio dove si era tenuta la cerimonia di laurea. Mi guardai attorno.
"Andiamo a piedi o in auto?" Quando mi girai verso di lui, mi rubò un bacio. "Hey!" Gridai. "Non vale!"
"A piedi, smettila di lamentarti oppure ti chiuderò la bocca col nastro adesivo." Mi minacciò Levi. Ci pensai un secondo mentre iniziavamo a camminare.
"Puoi tirare fuori del nastro adesivo da un'oca?"* Chiesi, confuso. Levi si fermò bruscamente prima di voltarsi lentamente a guardarmi.
*Nota Traduzione:
Qui c'è un gioco di parole, che in italiano è difficile rendere, perchè basato sull'assonanza tra le parole DUCT e DUCK. Eren, da bravo svampito quale è, confonde le due parole, ed ecco che magicamente nel discorso sbuca fuori un'oca! XD
L: [We are walking, stop complaining or I'll duct tape you're mouth.]
E: [You can make tape out of duck?]
"Ti prego dimmi che era una battuta." Scossi la testa e lui sospirò. "Abbiamo trascorso insieme gli ultimi tre anni, eppure non smetti mai di stupirmi." Fece una pausa. "No non si può tirare fuori del nastro adesivo da un'oca! Ed ho detto duh-c-tuuuuh." Lui scandì duct ed io ridacchiai.
"A me suona come oca." Restammo in silenzio per un paio di minuti. "Quack." Dissi ad alta voce, le persone che si voltavano a fissarci. Ridacchiai ancora quando lui mi rivolse un'occhiataccia.
"Sei un'oca adesso?" Chiese Levi, sghignazzando.
"Quack!" Risposi con un sorriso e poi lo indicai. "Quack!"
"Non ho intenzione di unirmi a te in questo starnazzare." Mi strinse la mano più forte e camminammo attraverso la folla che gremiva quel tratto di strada. "Puoi fare l'oca quanto vuoi ma sappi che in questo momento penso che sia deliziosa, perciò non lamentarti se ti mangerò più tardi." Mi fece l'occhiolino ed io arrossii.
"Quaaaack!" Dissi, cercando di sembrare un'oca imbarazzata e lo punzecchiai. "Quack, quack!" Lui roteò gli occhi.
"Ti ho già detto che non-" Si fermò quando mi vide rivolgergli i miei occhioni da cucciolo. Si guardò intorno, la strada era relativamente vuota in quel momento, ed emise un lamento. "Quack." Mormorò.
Ridacchiai e scossi la testa. "Puoi essere più oca di così." Risi più forte.
"Più oca?" Storse il naso. "Quack." Dopo alcuni secondi di silenzio scoppiammo entrambi a ridere.
"Così... era... perfetto..." Dissi tra le risate, senza fiato. Levi si schiarì la gola, ricomponendosi. Mi osservò, sollevando un sopracciglio ed io gli rivolsi la stessa espressione.
"Uno studente appena laureato, di 23 anni, che si comporta ancora come un bambino." Sorrise. "Siamo arrivati." Seguii il suo sguardo fino all'edificio di fronte a noi. Le finestre erano oscurate affinchè non si vedesse l'interno, ed io misi il broncio.
"Non riesco a vedere niente." Levi camminò fino alla porta, aprendola, facendomi cenno di entrare. Dovetti trattenermi dall'urlare a tanta bellezza. Il ristorante era palesemente uno di quelli da 50 dollari a bistecca. Mi voltai e bisbigliai. "E' lussuoso, puoi perm-"
Levi poggiò le dita sulle mie labbra quando arrivò la cameriera, lasciandole lì fino a che non prendemmo posto. "Possiedo un bar di successo. Diamine, sto progettando di prendere una vera casa quando aggiungerò qualcuno al mio stato di famiglia." Disse piuttosto asciutto.
Mi chiedo chi vorrà aggiungere. Rimasi in silenzio perso nei miei pensieri. Probabilmente non vuole figli. Ora che ci penso, non abbiamo mai parlato di queste cose. Sospirai, essere parte della sua famiglia sarebbe fantastico. Siamo destinati a stare insieme, aggiungerà me o troverà qualcun altro?
"... Eren?" La voce di Levi mi riscosse. "Cosa vuoi bere? Prendo del vino se vuoi." Annuii e sorrisi, lui si rivolse alla cameriera di cui non mi ero nemmeno accorto.
Una volta che si fu allontanata, parlai. "Vorresti mai dei figli?" Domandai. Mi rivolse uno sguardo incuriosito.
"Sono disordinati, chiassosi, ed estremamente bisognosi di cure. A che scopo?" Levi studiò il mio viso come facevo io col suo. "Ce n'è uno?"
"Si possono educare. Possono essere plasmati in qualcosa di meraviglioso se si decide di farlo nel modo e nei tempi giusti. Alcuni diventano straordinari anche senza qualcuno che se ne occupi." Toccai il suo piede col mio, cercando di fargli capire che stessi parlando di lui, e sospirò.
"Continuo a non vederne il senso." Rispose prima di dire alla cameriera di lasciare la bottiglia. "Guarda il menu, scegli quello che vuoi." Levi versò del vino nei nostri bicchieri prima di prendere il menu. Io osservai il mio, volendo piangere guardando quei prezzi. "Ordina qualsiasi cosa, sono un uomo generoso." Disse con tono serio ma era ovvio stesse facendo lo sciocco.
Risi appena, prima di riportare gli occhi sul meno e lamentarmi. Sembrava tutto così buono, ma avevo l'impressione che stessi barattando un'automobile per un pasto! "Sto per toglierti quel coso dalle mani ed ordinare per te." Disse Levi senza sollevare lo sguardo dal suo menu. Io chiusi il mio e sorrisi.
"Per favore, fallo. Sai cosa mi piace, quindi perché no?" Mi rivolse lo sguardo riducendo gli occhi a due fessure.
"Mi stai sfidando?" Chiese con un pizzico di divertimento.
"Oh, no! Certo che no!" Dissi sarcastico, e Levi ridacchiò. Continuò a fissare il menu fino a che la cameriera non ricomparve per prendere i nostri ordini. Lui mi guardò prima di ordinare per entrambi, porgendole i menu, e lei si allontanò. "Cosa mi hai preso?"
"Fettuccine all'Alfredo con pollo." Mi cadde la mascella e lui sogghignò.
"Come facevi a sapere che mi piacciono? Abbiamo cenato fuori pochissime volte e non le ho mai ordinate." Ero sinceramente sorpreso che avesse scelto esattamente quello che volevo. "Oh! Ad ogni modo, il senso dell' avere un figlio è perché tu possa vivere l'esperienza! Puoi rendere lui o lei pulito quanto te o disordinato quanto me."
"Questo bimbo immaginario, qui, è nostro?" Domandò Levi, che mi stava indubbiamente provocando. Le punte delle orecchie mi andarono a fuoco.
"Smettila di fare il testone!" Dissi più piano che potevo. "Certo, è nostro." Lui roteò gli occhi sorseggiando il vino ancora intatto. Guardai il mio e lo annusai. "Ancora non capisco come tu possa berne tanto." Feci un sorso e me ne innamorai immediatamente. "Rimangio tutto, questo mi piace."
"E se il bimbo avesse la mia pulizia, la tua gentilezza, pazienza, onestà e la tua altezza." Si guardò attorno prima di bisbigliare. "E per pazienza non intendo quella che mostri quando indossi il completo da cameriera."
Arrossii vistosamente guardandomi il grembo, delle ciocche a coprirmi il viso. "Il bimbo potrebbe avere il tuo aspetto, talento, ambizione, abilità al comando, sicurezza, senso dell'humor, e la tua capacità di amare e prenderti cura degli altri a discapito di te stesso." Sbirciai attraverso i capelli e lo vidi sorridere.
"Ok, modestino. Mi rendi difficile rimanere dal mio lato del tavolo. Spero che il bimbo non abbia il mio aspetto. Così non dovrebbe affrontare gli anni del 'cosa c'è che non va?' perché sembra sempre arrabbiato e sopportare il 'cosa c'è che non va?' quando sorride."
"Se somigliasse a te, forse i bulli lo lascerebbero stare per paura di essere sbattuti in un armadietto."
"Bulli, insegnanti, amici, figli, genitori." Il volto di Levi sembrava triste, e sospirai. "E' impossibile comunque, per cui non importa." Sentii una fitta di tristezza al petto.
"Già... immagino sia così..." Mormorai a voce bassa. Levi mi guardò e spalancò gli occhi.
"Tu vuoi davvero dei figli, non è vero?" Lo fissai.
"Un po' lento a quanto pare." Sospirai prima di sorridere. "E' arrivato il cibo." Quest'ultimo fu posizionato di fronte a me ed il mio stomaco gorgogliò, e ridemmo entrambi. Tutta la tensione che ci circondava scomparve dal tavolo. Presi un boccone e gemetti soddisfatto. "E' paradisiaco. Tu cos'hai preso?"
"Bistecca. Vuoi assaggiare?" Annuii eccitato e lui ne tagliò un pezzetto prima di imboccarmi con la sua forchetta. Chiusi gli occhi mentre masticavo, il sapore avrebbe potuto portarmi all'orgasmo.
"Oh, Dio. E' davvero buona." Lui annuì, mangiandone un pezzo. "Vuoi provare il mio?" Fece spallucce.
"Perché no?" Sorrisi mentre avvolgevo le fettuccine con la forchetta, imboccandolo. Una cosa così piccola mi rese davvero felice. "Buono anche questo." Disse infine ed io annuii, avvolgendo altre fettuccine prima che qualcosa catturasse la mia attenzione.
"Quando hanno portato i grissini?!" Chiesi entusiasta. Ne afferrai uno, mordendolo all'istante. Levi prese il suo, entrambi immersi nel paradiso del cibo. Dopo circa venti minuti, finimmo di cenare. "Oh! Adesso devi dirmelo!" Dissi con un enorme sorriso.
"Ok." Sembrava un po' nervoso. "Ecco, prima che tu dessi di stomaco mi dicesti di non voler più essere uno Jaeger. Al momento non approfondii la cosa dato che ero impegnato a farti smettere di vomitare." Arrossii violentemente, davvero ho detto questo?! "Quando andammo a letto, ti chiesi cosa intendessi."
Levi si alzò, ed io lo fissai confuso, tutti che guardavano nella nostra direzione e bisbigliavano. "Mi dicesti che volevi essere un Ackerman." Si chinò su un ginocchio, io stavo elaborando ancora. "Perciò, eccomi qui ad impegnarmi per esaudire quella richiesta." Tirò fuori una piccola scatola, aprendola, mostrando un bellissimo anello in argento. "Vuoi sposarmi, Eren?"
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