17. Il rifugio

Lo fissai e risi. "Tu? Un libro aperto? No, no, tu sei uno di quei diari coi lucchetti che hanno le ragazzine ma di cui perdono sempre la chiave."

"Mi stai leggendo troppo." Ribattè.

"Già. Perciò dove andiamo?"

"Vedrai. Ti farò delle domande e tu mi risponderai con sincerità." Levi fece una pausa. "Se menti, ti lascio qui e dovrai trovare da solo la strada per ritornare."

"Fai sul serio?" Domandai e lui annuì. Osservai fuori dal finestrino, eravamo in mezzo al nulla. C'erano alberi, alberi, ed ancora alberi. Levi lasciò la carreggiata e si diresse verso questi ultimi, parcheggiando accanto ad uno di essi. Uscì e stava per richiudere lo sportello quando parlai.

"Non hai intenzione di fare nulla di inquietante, vero?" Levi si piegò per guardarmi, rivolgendomi uno sguardo che urlava 'che cazzo c'è di sbagliato in te'. Si rialzò e sbattè la portiera, io uscii. Camminò verso di me, caricandosi uno zaino sulle spalle, portando una mano dietro la mia nuca. Prima che potessi reagire, con pollice ed indice fece pressione sul mio collo. "Ow! Ow! Owwwww! Levi lasciami, ow, andare!" Gridai.

Mollò la presa, il suo viso era divertito. Si diresse verso uno degli alberi più spessi aggirandolo, sparendo alla vista. Restai lì impalato per un minuto e poi sbirciai da un lato. Era sparito. Mi guardai attorno, niente. "Oi! Sembri un idiota. Vieni." Sentii una voce dall'alto.

Seguendo il suono vidi Levi, a circa metà di quell'albero alto 15 metri, che mi guardava. Studiai il tronco dell'albero, c'erano delle incisioni per poggiare i piedi e degli appigli per le mani. L'ha fatto lui? Poggiai il piede sul primo intaglio e poi la mano su, oltre la mia testa.

Non guardare giù, non guardare giù. Ero ad un quarto di strada, tremante di paura. Levi era sparito. Il cuore mi martellava in petto ed avevo il respiro pesante. Non sono spaventato. "Levi! Sei completamente pazzo!" Gridai prima di ridere istericamente.

La testa di Levi sbucò fuori tra alcuni rami. "Resta calmo, Eren. Ci sei quasi." Feci un respiro profondo ed avanzai di un altro passo. Ancora uno, ne feci un altro. Ancora uno, un altro ancora, e ancora e ancora. Levi afferrò la mia mano portandomi su una superficie di legno. Io tremavo ma lui era completamente calmo.

Mi guardai attorno. Mi trovavo in una struttura di legno, piccola e pulita. C'erano lenzuola, cuscini, bottiglie di birra, un pacchetto di sigarette e dell'acqua. Su una delle pareti c'era una porta grande abbastanza per gattonarvici dentro e su un'altra c'era una finestra.

Guardai giù il buco attraverso il quale dondolavano le mie gambe, ero davvero troppo in alto. Gridai schiacciandomi contro il muro. Levi mi osservò, sembrava divertito dalla mia debolezza. Abbassò una botola sul buco ed afferrò due birre. Le aprì entrambe porgendomene una prima di sedersi accanto a me contro la parete.

"Che posto è questo?" Chiesi, l'adrenalina stava lentamente scemando, e guardai Levi.

"Il mio rifugio segreto. Ho cominciato con gli appigli quando avevo 12 anni e terminato tutto a 16." Fece un sorso e poi mi guardò. "Pronto per essere interrogato?"

Feci un sorso dalla mia bottiglia prima di chiedere "Hai davvero intenzione di lasciarmi qui?"

"Hai intenzione di mentire?" Attese la mia risposta, scossi la testa e lui proseguì. "Bene. Ti piace quando ti tocco?"

Il mio cuore si fermò. Cosa è successo al 'qual è il tuo preferito questo e quello'? Osservai il suo viso, cercando un indizio sul fatto che stesse scherzando. Ovviamente non era così, lui non scherzava mai. Levi terminò la sua birra. "Sul serio?" Mi grattai la testa e distolsi lo sguardo, in imbarazzo. "Sì, è così."

Presi una lunga sorsata della mia birra e sospirai. Sentii Levi muoversi così voltai la testa per guardarlo. Si alzò in piedi allungandomi una mano. La afferrai e lui mi tirò con più forza del necessario. Gli inciampai addosso circondandogli le spalle con le braccia.

"Perché hai pianto quando ti ho toccato se ti piace?" La sua voce giungeva ovattata a causa della mia spalla.

"Ero spaventato." Indietreggiai per guardarlo. "Non esattamente da te."

"Non esattamente?" Ripetè Levi.

"Sì. Non molto tempo fa me le davi di santa ragione e dopo eri lì, a baciarmi e toccarmi." Arrossii.

Levi si avvicinò a me, sfiorandomi una guancia con la mano. "Posso toccarti adesso?"

Arrossii ancora di più. "Mi vuoi?"

Poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie per poi guardarmi. "Ti voglio. Proprio qui, adesso."

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