Capitolo 8 - L'inizio di un viaggio

  Il contatto della pelle con qualcosa di bagnato, qualcosa di viscido che le ungeva la faccia. Strano, continuava a girarle intorno. Allora forse qualcosa la stava toccando muovendosi? Sara si stropicció gli occhi infastidita dalla luce. Il sole era alto nel cielo, chissà quanto ci aveva messo ad arrivare in quello che era un prato con qualche albero di quercia o pino sparso qua e là. E come aveva fatto, poi, neanche voleva saperlo. Si rese conto della sua incoscienza. Si stropicció gli occhi ancora una volta, per bene e d'avanti a lei vide un'essere che aveva la faccia di un cane e il corpo di un... gatto!? Sara spalancò gli occhi, l'animale aveva un collare con su scritto il suo nome... "Lincia"... che nome!
La ragazza si alzò in piedi ma subito ricadde a terra in qualcosa di morbido. Si alzò di nuovo e si accorse di avere addosso uno splendido vestito, bianco, a palloncino, tutto tulle e balze con un corpetto liscio a bredelline. Così sembrava una Principessa... ma non doveva essere una Guerriera? Non poteva non ammetterlo... quel vestito le donava! Scarpe? Sandali alla schiava. Capelli? I suoi soliti riccioli sciolti. E tastando il capo si rese conto di avere in testa un qualcosa di strano. Poi si accorse che era una tiara tempestata di diamanti!!
Bene, ma adesso cosa doveva fare? Anzi cosa era meglio fare in una circostanza del genere? Non trovó di meglio da fare di sedersi a gambe incrociate come un' indiana sprofondando in quel morbido tulle, con i gomiti e i pugni chiusi che sostenevano le guance. Espressione confusa ma allo stesso tempo annoiata.
Lincia nel frattempo continuava a scodinzolare, rotolare a terra a pancia in su, ma Sara non aveva nessuna voglia di giocare, non le sembrava il momento più appropriato, insomma!!
Il cucciolo si avvicinò simpatico alla "Principessa" e le leccó le braccia, e poi il viso.
Insoddisfatto di non avere concentrato attorno a sé nessuna attenzione, inizió a tirarle il vestito con i denti. A quel punto Sara, provocata, si alzò in piedi e inizió a tirare dalla sua parte, mettendo forza per allentare la presa. Dopo una breve contesa il cane molló precipitoso la presa e fece cadere Sara all'indietro.
"Ora basta!! Va via!! Piccolo sbruffoncello, così non fai altro che complicare le cose!!"

"Lincia!! Lincia!! Dove sei? Insomma possibile che non ti posso lasciare un minuto solo!? Lincia!!" da lontano si udì una voce.
E da dietro un albero spuntò una persona... una bambina a dir la verità! Una bambina che si avvicinó sempre di più. E quando le fu a pochi passi, Sara riuscì a distinguere due codine castane legate in dei nastrini rossi, un visino piccolo piccolo e degli occhi neri profondi come due botole. Poteva avere circa cinque anni quello sguardo tenero e dolce che appena vide Sara spalancò gli occhi dallo stupore.
"Ma tu... tu sei una Principessa?"
"Ehm... veramente dovrei essere una Guerriera con un'armatura." esclamó imbarazzata Sara.
"Io adoro le Principesse! Ma non ne ho mai vista una più bella di te! Vieni vieni!!" disse tirandola per la mano frettolosamente.
"No,no aspetta, io..." tentò di parlare Sara.
"Mamma, mamma guarda ho trovato una Principessa!!" disse la bambina conducendo Sara vicino una casetta e spalancandone la porta.
Quando entrarono la porta si richiuse alle spalle, Sara si ritrovò osservata da un volto adulto, buono, stanco, con qualche ruga e due occhi marroni si spalancarono in cerca di spiegazioni a quello che stavano osservando.
"No, scusate, anzi signora scusi l'invasione, ci dev'essere stato un errore, io sono solo una semplice ragazza, io... io non sono niente..." Sara stava continuando arrabbiata il suo discorso ma in fondo al cuore si accese una scintilla di pietà, di tristezza. Si guardò intorno, in quella cascina non c'era niente per consentire una vita felice. Un piano cottura, un tavolo, due sedie, una scala che portava alla soffitta e più niente. Una condizione di povertà sovrastava quel luogo così triste. Le mura in pietra davano un aspetto freddo e scuro. Le donna era vestita con una gonna e una maglia di stracci, diverse toppe, uno scialle di lana, delle ciabatte e dei capelli legati in un tuppo basso. La sua bambina era identica nel vestiario, cambiavano il colore blu della gonna e dello scialle...
Sara abbassó il volto: "Scusate... io non volevo... mi dispiace!! Tolgo il disturbo."
Uscì dalla porta e la richiuse.

"Scusa per il mio cane. Non posso lasciarlo un attimo solo che scappa, anche lui vuole andarsene da qui!" disse la voce serena ma triste della bambina alle sue spalle.
Sara si voltó, sorrise. Si avvicinò alla piccola, si chinò in ginocchio d'avanti a lei e le accarezzò il visino: "Come ti chiami piccola?" le chiese dolcemente. "Greta" fu la risposta. "Hai un bel nome lo sai? Comunque io sono Sara piacere di conoscerti."
Greta sorrise "Grazie. Ma allora tu non sei una Principessa?" disse la piccola delusa.
"No"
"Scusami, mi sono sbagliata, è solo che è da tanto che ne cerco una!!"
"Piccola, ma ce ne hai una proprio sotto gli occhi!"
"E dov'è? Chi è?" disse entusiasta la bambina.
"Ma piccola, sei tu!!" esclamò Sara dolcemente.
"Io? Ma io non sono nessuno. Non ho mica un vestito a palloncino bello come il tuo, come quello di una Principessa."
"Ma il vestito non conta... conta quello che sei dentro!"
"E che sono io dentro?"
"Be tocca a te scoprirlo!"
Sara si alzò, si voltó e fece qualche passo.
"Aspetta, che ne dici, ti va di rimanere con noi qui per un pó?"
Sara si voltó di nuovo, come poter dire di no a due occhi del genere, a uno sguardo così profondo? E poi questa avventura era l'occasione per nuovi incontri, doveva lasciare spazio alle conoscenze, ed è quello che avrebbe fatto.

"Benvenuta!" esclamò la signora Marilda che stava grattugiando il formaggio quando Sara e Greta entrarono nella cascina.
"La ringrazio per l'accoglienza signora, ma non c'era bisogno..." non terminò di parlare.
"Fai come se fossi a casa tua" disse con un sorriso leggiadro Marilda "Ma quindi tu saresti?" domandò continuando.
"Sara, mi chiamo Sara... ma non sono affatto una Principessa, non so neanche il motivo di questo vestito."
"Sei molto bella" sorrise di nuovo la mamma di Greta.
Sara arrossì.
"Sei un volto nuovo qui da noi..." continuò la donna
"Si, effettivamente sono arrivata da pochissimo, giusto il tempo di fare conoscenza con Lincia!" disse ridacchiando.
"Ma cosa ci fai qui bella fanciulla, non è posto per te questo, e veramente neanche per noi." esclamó triste spostando il pentolone con il minestrone sullo scarno piano cottura.
"Ma perché vivete così, in questa condizione dico?"

Greta giocava sul divano di paglia con la sua bambola di pezza.
Dopo un attimo di esitazione Marilda inizió a raccontare: "Un tempo eravamo ricchi, vivevamo felici e avevamo case grandi per due famiglie. C'era cibo per tutti, ricchezze nel sottosuolo, minerali, e perfino una foresta di gemme e diamanti che ricrescevano ogni volta che se ne raccoglieva una. La regina era gentile, altruista e faceva sì che tutti si eguagliassero per ciò che avevano. Irene era il suo nome, proveniente dal greco con significato "Pace". Infatti la chiamavano la "Vaggente della Pace" perché non c'era equilibrio, anima o creatura che non vivesse in pace in questo mondo. Tutto era magnificamente bello. Il Patrimux ,l'equilibrio di cui ti parlavo, era divenantato un enorme catena, robusta e possente. Ma c'era una cosa che la regina proteggeva più delle altre e non condivideva con nessuno, le era preziosa. Alcune voci dicono si trattasse di una Perla, diceva che era magica e che se fosse andata in mani sbagliate sarebbe diventata distruttiva. L'origine di tale Perla e di cosa essa custodisse rimase conosciuta solo dalla regina. Ma poi tutto cambiò. Un demone si impossessó della parte più nascosta di Irene. Rivendicava la sua maestosità, dichiarava di essere un angelo. Si scatenò e la trasformò in figlia del Diavolo. Forse era proprio la Perla che cercava, non si sa per certo. Alcuni dicono che questa sia stata nascosta dalla regina, altri dicono che sia stata trasformata in un gioiello nero nelle mani di quel demone che però si rinchiuse in una delle torri più alte del palazzo e non si fece mai vedere da nessuno. La sua natura è nota solo a sé stesso, mentre questo Regno viene, da quando avevo dieci anni, governato dai suoi scagnozzi. Si sono impossessati di tutto: delle nostre ricchezze, della foresta di gemme ormai diventata un cumulo di legna da ardere e persino delle nostre vite... molti dei nostri uomini sono stati rapiti per paura di una ribellione popolare."
"E suo marito?" la interruppe Sara.
Nello sguardo della donna si accese un'espressione di dolore.
"Oh, mi dispiace tanto!"
"È passato molto tempo, e il nostro Regno cerca ancora giustizia."
"L'avrete, ne sono sicura!"

"La cena è pronta..." esclamó la donna.
Mangiarono minestrone, formaggio e poi frutta secca. Una pasto alquanto umile.
"Ma allora tu perché sei qui?"
"É una storia lunga, ma quello che posso dirvi è che sono qui per un motivo importante."
"È da un po che vengono avventurieri da ovunque qui, ma una bella Fanciullina come te non l'avevo mai vista!" esclamò sempre sorridente Greta.
"Bene ora dovrei andare non vorrei arrecarvi altro troppo disturbo. Grazie davvero dell'accoglienza!" esclamò Sara pacata.
"Non puoi andartene così!" esclamò triste Greta.
"Greta ha ragione, di notte gli scagnozzi sono in giro ovunque, cercano ostaggi e rapinano case... Come prima notte rimarrai da noi."
"Ma..." inizió Sara, poi le venne in mente l'immagine di lei tra le fauci di orribili bestiacce che potevano essere l'immagine degli scagnozzi, ed esitò a dire semplicemente: "Grazie davvero."

   Letto preparato con un cumulo di paglia,un sacco al posto del copriletto... e "Buonanotte", in una di quelle notti stellate in cui stare a casa stesa sulla fredda erba del giardino sarebbe dovuto essere cento volte meglio.

****
SPAZIO AUTRICE E LETTORI
Allora... ve lo aspettavate un mondo così?? E questi avvenimenti?? Strano no?? 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top