7. Tempismo proverbiale e problemi familiari
(e così arriviamo in Australia, ma forse il gruppo non ha considerato un particolare...)
"Oh Dio, Dio che freddo... chefreddochefreddo"
"Sì, Jake, abbiamo capito, si gela!" esclama Veronica strofinandosi le mani sulle spalle nude.
Quando siamo partiti infatti non abbiamo considerato un particolare decisamente importante: in Australia ora è inverno, quasi pieno inverno in effetti.
Un tuono. Poi si mette a piovere.
Kim si lancia in un infilata sibilante di quelle che suppongo siano parolacce in giapponese, anche perché Peter, da assiduo spettatore di anime, sgrana gli occhi probabilmente riconoscendone qualcuna.
"Cavolo eccolo che arriva" biascica Jake, tastando in giro per trovare un posto dove vomitare, o almeno così presumo, non vedo granché.
C'è poca luce che arriva dall'alto, presumo dei lampioni, guardo alla mia destra e la vedo riflettersi su una superficie liquida, allungo una mano e trovo una ringhiera gelata al tatto.
"Jake in mare!" esclamo proprio mentre Matthew lancia un gridolino, c'è un gran trambusto, ma da quello che capisco credo che il mio migliore amico non si stesse limitando a vomitarci nell'oceano.
"Non mi sembra l'ora, né il clima, per un bagno" osserva Matthew, passandogli il solito fazzoletto.
"Ho freddo" borbotta lui in risposta, la pioggia sta inziando ad essere parecchio fitta e finiremo fradici molto presto.
Andiamocene
Eliah?
Andiamo via da qui ripete lui con la voce di Veronica.
Che c'è che non va? domanda Peter, proprio mentre pronuncia quelle parole delle luci sfarfallano appena sopra le nostre teste, alzo lo sguardo, dei lampioni si sono accesi anche sul percorso accanto al mare dove siamo noi, un muro di pietra rosata alla mia sinistra, è un passaggio stranamente stretto per averci fatto arrivare qui con un portale.
Le luci si spengono di nuovo per un attimo. Poi ancora, si accendono e si spengono. Inquietante.
"Filiamocela" bisbiglia Jake, guardando intimorito le luci che continuano a sfarfallare all'interno dei globi sferici di vetro.
Eliah cos'è? chiedo io pressante, mentre muovo qualche passo in avanti, allontanandomi inconsciamente dai lampioni fantasma. Lampioni fantasma, ironico, dato che ne sto parlando proprio con uno spettro.
È Veronica a rispondere però. "Una concentrazione di energia, forse è per questo che il portale si è aperto qui, e se quelle luci fanno così, è perché qualcuno se n'è accorto" dice ad alta voce. Non conosco in modo approfondito tutto il campo riguardante l'energia, era una delle cose che ancora stavo studiando, so solo che le manifestazioni di un Dono lasciano una traccia in energia, di tipo diverso in base ad esso, quando viene utilizzato; e che sono stati sviluppati dei sensori per individuare i vari campi energetici nel tempo - più o meno breve in base all'intensità - che questi ci mettono a svanire.
"Non capisco... come..."
"È una specie di trappola per topi, non sono rarissimi i Doni legati al campo energetico, è una concentrazione di energia artificiale fatta apposta per attirare e rilevare, anche se da quel che so è una tecnica difficile" interviene Kim, nervoso, i capelli corvini tutti appiccicati alla fronte, rabbrividendo per il freddo.
"Io ancora non ho capito" fa notare Jake, per la verità nemmeno io ho afferrato molto, ma so che non è nulla di buono.
"In poche parole, dobbiamo levarci di qui, prima che chiunque abbia creato la concentrazione sbuchi fuori" gli spiega Matthew, cercando di spostare i ricci fradici dagli occhi "E prima di congelare vivi"
Ci spostiamo nella prima direzione che ci sembra migliore, dove più avanti i lampioni sono accesi normalmente, mi accorgo di star battendo i denti solo quando vedo Peter fare lo stesso. Se credevo che la situazione dei capelli di Matt e Kim fosse pessima, la sua è ancora peggiore, con la chioma che si ritrova.
Inzia a sembrarmi strano il fatto di non trovare nessuno in giro, che il portale sia slittato? Provo a chiederlo a Kim, che conferma i miei sospetti, a quanto pare Mike doveva essere stanco e questo ha avuto l'effetto di far spostare l'arrivo di qualche ora, come se invece di un portale avessimo usato un aereo super veloce, quindi impiegato qualche ora in più. Dal mio punto di vista non è un male, non dobbiamo preoccuparci di occhiate sospette da passanti che vedono sei ragazzi in abiti estivi sotto la pioggia.
Mentre cammino giro lo zaino sul davanti, cercando di far bagnare il meno possibile i nostri vestiti, e prendo la felpa verde - l'unica che sono riuscita a portare per ovvie ragioni di spazio - chiedendo a Peter di reggermi lo zaino per infilarmela. Non che diminuisca il freddo sulle mie gambe nude, né quello che parte dalle radici dei capelli zuppi ma almeno è un conforto per le braccia.
Il passaggio svolta leggermente a sinistra, troviamo una scala che sale lungo la parete rosata, ma un simpatico cartello con scritto no access ci ferma. Il freddo comincia a penetrarmi nel profondo delle ossa, non vorrei usare il mio potere in queste circostanze, ma rischiamo di finire tutti con un raffreddore, o peggio.
Stringo le mani l'una all'altra, in modo da creare uno spazio protetto dalla pioggia fra esse. Mi concentro sull'immagine mentale di una candela, la piccola fiammella che prende vita nei miei palmi, alimento la fiamma come ho imparato a fare. Immagini serene, calde, una cena tutti assieme a casa di Ver, un allenamento divertente, dei sorrisi. L'acqua sulle mie mani evapora lentamente, e presto l'effetto comincia a raggiungere anche le gambe.
Stufetta? domanda Jake, ha voltato la testa verso di me, e così fa anche Matthew.
Stufetta confermo roteando gli occhi, cercando di mantenere la concentrazione Appena ci fermiamo potete avvicinarvi
Non vale però, Peter è già lì accanto si lamenta nuovamente lui.
Jake, sinceramente sei una primadonna ultimamente replica Pete, con una risatina furba.
Nah, è sempre stato così osservo io.
Quando arriviamo alla fine del passaggio almeno ho la prova che siamo davvero a Sydney, scorgo subito il sovrapporsi di tetti bianchi simili a vele, e li riconosco nonostante li stia vedendo dal basso, perché era una delle mete nella mia lista delle cose da visitare nella vita.
Siamo bagnati fradici, mezzi congelati - io esclusa - e ancora un po' nauseati dal portale, eppure ci fermiamo tutti ad ammirare l'Opera di Sydney nell'illuminazione mista di luci cittadine e luna, come un'illusione dell'edificio tanto famoso.
"Non vorrei guastare l'atmosfera, ma qualcuno ci sta seguendo" bisbiglia Peter flebilmente, la voce appena udibile, che però riesce a far drizzare le orecchie e a tutti.
"State calmi, è abbastanza lontano, si muove come se esitasse, non so ha un che ci circospetto" continua lui piano, camminiamo come se niente fosse, ma sento la preoccupazione percorrere i nervi di tutti, già contratti per il freddo.
Veronica accelera il passo, cercando un posto asciutto, nonostante la pioggia fitta e il buio non siano per niente d'aiuto, dobbiamo fare tutto il giro sul davanti dell'opera prima di riuscire a trovarlo. È una specie di triangolo che sporge dalla parete di pietra, lo spazio riparato che offre sarà un quadrato di meno di un metro e mezzo di lato, ma a noi va comunque benissimo.
Si avvicina avverte Pete È difficile con la pioggia, intralcia la mia percezione dello spazio
Non vorrei dire, ma se è davvero in grado di percepire i campi energetici, sia tu che Allison state rilasciando un bel po' di energia obietta Matthew dubbioso.
Vuoi privarti della stufetta e di chi ci dice dove questo individuo sia? ribatte Ver, sembra sul punto di dire qualcos'altro ma viene interrotta.
Allison!
Senza accorgermene sono rimasta in fondo al gruppo, forse perché ho rallentato per creare il calore, il mio corpo ha appena il tempo di entrare in stato di allerta che qualcuno mi afferra il polso, sopra la felpa, così la presa non scivola.
Reagisco in automatico: memoria muscolare. Afferra. Torci. Girati.
Così faccio, la mia mano destra si piega ad afferrare a sua volta il polso di chi ha preso il mio, torcendolo subito dopo. Giro attorno al mio piede destro, chiudo la sinistra a pugno, colpendo alla cieca più o meno all'altezza di dove penso sia il viso del mio oppositore.
Incontro solo aria. Più... basso?
Lo sconosciuto emette un flebile gridolino quando mi viene strappato via dalla telecinesi di Peter, nella pioggia colgo uno scalciare di gambe magre sospese a mezz'aria, le braccia bloccate da una forza invisibile. È davvero più basso di me.
"Lì!" esclamo indicando il riparo che avevamo trovato, non era solo una sporgenza, è proprio una rientranza nella parete, che assomiglia ad uno stanzino - in realtà, realizzo dopo, porta ad un'entrata secondaria dell'opera -.
Peter spinge quello che sembra quasi un ragazzino, guardando alla statura, dove gli ho indicato, seguito da tutti noi. Lo tiene bloccato contro la parete, mentre io schiudo le mani, alimentando la fiamma per fare luce oltre a quella dei lampioni.
Un corpo gracilino è lo sconosciuto di cui ci preoccupavamo tanto, pantaloni neri e giubbotto nero, il cappuccio tirato a coprire il viso. Gli occhi di tutti sono puntati su di lui.
Sempre tenendo una mano tesa per tenerlo fermo Pete si accovaccia e gli leva il cappuccio.
La realtà si congela per un secondo, come se già non facesse abbastanza freddo.
"Oh..."
Guardo Matthew, ha la bocca tirata in una linea sottile ma gli occhi sgranati.
"Merda"
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Guardiamo in silenzio il Veggente camminare nervosamente da una parte e dell'altra, una smorfia pensierosa ma anche infastidita. Si ferma di botto e punta un dito contro il ragazzo che Peter ha smesso di tenere bloccato al muro, ma che è rimasto lì seduto.
"Che ci fai tu qui?" chiede alla fine.
Thaddeus Ferne alza gli occhi del medesimo grigio del fratello, apre la bocca e la richiude, come indignato. "Che ci fai tu qui?" ribatte costernato.
Matthew scuote la testa, spargendo goccioline di qua e di là, Kim è poggiato al muro con fare indifferente, dopo che ha scoperto che chi ci seguiva non è una minaccia, Jake invece controlla il suo ragazzo per star certo non commetta fratricidio.
"Io mi stavo solo allenando, poi voi siete sbucati nella mia concentrazione energetica con un portale!" rincara Thaddeus imbronciato, incrociando le braccia al petto, non è stupido, deve aver capito che non lo lasceremo andare tanto facilmente.
È ovvio che dobbiamo trovare una spiegazione plausibile, l'Alleanza probabilmente si è già accorta della nostra assenza, ma non è detto che la notizia sia arrivata fino a qui. Mi stringo la radice del naso con un sospiro, questo è davvero un gran problema.
"Ti stavi allenando?" domanda a sua volta Matthew "A quest'ora della notte? Non dirmi che i tuoi genitori lo sanno"
"Sono anche i tuoi genitori!" esclama il ragazzo. Oh no, eccoli che ricominciamo. Il Veggente trasalisce appena per la forza di quell'affermazione, distoglie lo sguardo e mormora qualcosa di appena percettibile. Io non ho dei genitori.
Jake allunga una mano a vuoto, lasciandola cadere a metà strada fra loro, gli occhi scuri tristi. Lo capisco, non siamo mai riusciti a fare nulla per tutta la situazione della famiglia di Matthew, ha rifiutato categoricamente di tornare dai suoi, e in fondo non posso biasimarlo, per lui non sono mai esistiti, al loro posto c'era quell'uomo spregevole.
"Non mi avete ancora detto perché siete qui, voi Ragazzi dell'Affresco e il tipo strano con le manette disattivanti" Kim emette un suono simile ad un grugnito quando Thaddeus lo chiama in quel modo "Non dovreste rimanere a San Diego in modo da essere certi di essere al sicuro?"
"Senti, la situazione è complicata..." prova a dire Jake, fermato subito da una piccola gomitata di Veronica.
Idee... In fretta! dice lei col pensiero.
La verità? Non vedo come altro potremmo spiegarlo senza farlo scoprire all'Alleanza riprova Jake Possiamo sempre minacciarlo... E fidatevi non mi dispiacerebbe
Dio no, non sappiamo se possiamo fidarci di lui ribatte Matt seccato Non lo conosciamo, è da escludere
Veronica si ritrova pressoché concorde al Veggente. Io storco il naso. Possiamo sempre convincerlo con le buone, non gli riveliamo troppo, solo lo stretto necessario, se glielo chiedi tu di tenere la bocca chiusa lo farà azzardo allora Matt, sei il fratello maggiore che non ha mai avuto...
Parole sbagliate.
No! sbotta il biondo E poi ha già un altro fratellino, stanno benissimo così
Matt ti prego non fare il bambino ora...
No, non possiamo fidarci!
Matthew per piacere... sto odiando questo tira e molla.
Non voglio, ho detto!
"State facendo quella cosa del pensiero? Davvero state tramando qualcosa?" la voce di Thaddeus buca la nostra discussione come una freccia "Sento l'energia psichica fra le vostre teste, rimbalza come una pallina da tennis"
Kim soffoca appena una risata. "Potere fastidioso il ragazzino" commenta con una punta di sarcasmo, nonostante sia scivolato a terra e stia provando a scaldarsi.
Detesto dirlo, ma Ally ha ragione afferma Veronica ignorando completamente le parole del ragazzo Dobbiamo solo fargli capire quanto sia importante che non parli, e limitiamo all'indispensabile le informazioni sulla missione, niente Dodici è ovvio
Va bene, va bene cede Matthew con rabbia Non ho intenzione di parlarci io però
Io e Veronica ci scambiamo uno sguardo, è inutile provare a farlo ragionare ora. Ricordo ancora bene come è andato in bestia la prima volta che suo fratello si è presentato a lui. Thaddeus sta iniziando a muovere a scatti il piede destro, nervoso, praticamente lo stiamo trattenendo, anche se lui stesso vuole sapere che succede, penso che per un quindicenne sia stressante. Non che io sia molto più grande, eppure lui sembra avere una specie di ansia sottopelle, magari - anzi probabilmente - i suoi non sanno che è fuori a quest'ora della notte, e ha paura di essere scoperto.
Resta solo un interrogativo, su chi di noi quattro ricadrà la responsabilità della spiegazione? Osservo il ragazzo che rabbrividisce appena, nonostante sia stretto nel suo giubbotto.
Senza pensarci mi accovaccio davanti a lui, che alza lo sguardo, incontro gli specchi grigi che condivide col fratello. "Senti, Thaddeus, come stava dicendo Jake, la situazione è abbastanza complicata..."
"E ci credo anche" mi interrompe di botto "Siete stati dei minuti a parlare fra di voi per decidere che cosa dirmi o meno"
Faccio un bel respiro per calmarmi - è un adolescente Allison, proprio come te -. "Si, tendiamo a perdere la concezione del tempo" riprendo pacata "Comunque ti è andata bene, perché non abbiamo intenzione di mentirti, solo... Non puoi sapere tutto, ecco"
Thaddeus pare soppesare le mie parole, come fossero un'offerta, anche se so che già ha deciso, lo vedo dal suo sguardo. Conferma con un secco cenno della testa.
"Okay, bene, allora, noi cinque, più Kim il ragazzo ammanettato, siamo in missione investigativa, giusto per darle un nome, però non lo sa nessun'altro eccetto il nostro contatto che coordina gli spostamenti" spiego con calma "Ed è importante che non lo sappia nessuno, nemmeno l'Alleanza, perché questo comprometterebbe la nostra sicurezza e quella di chi stiamo cercando di aiutare"
Il ragazzo annuisce piano, l'espressione pensierosa. "Quindi presumo stiate cercando i Dodici, mi sbaglio?" chiede con una pacatezza disarmante, cerco una risposta ma niente lascia le mie labbra, gli altri sembrano egualmente stupiti, tranne Kim che è sempre indifferente, forse vagamente incuriosito.
"Insomma, ho visto nonna Mary prima di partire e mi ha detto che Matthew era occupato nella ricerca di questi dodici bambini speciali" aggiunge subito dopo, tamburellando le dita sul ginocchio scarno.
"Parli di me con la nonna?" si inserisce Matthew arricciando il naso. Gli scocco un'occhiata d'avvertimento, stiamo cercando di essere amichevoli, e lui non sta migliorando le cose.
Thaddeus si irrigidisce, il viso cupo. "Quindi lei è nostra nonna, ma mamma e papà non sono i nostri genitori?" sibila, gli occhi stretti in due fessure, non è proprio disprezzo quello che trasuda dal suo tono, è più simile a delusione mista a fastidio. Ed in effetti non ha tutti i torti.
Il Veggente abbassa lo sguardo, scuotendo la testa, i capelli biondi appiccicati alla fronte, si appoggia al muro ed incrocia le braccia, non una parola.
"Va beeene" muguna Peter, spostando il peso da un piede all'altro cercando di smorzare la tensione "Ora che sai praticamente tutto, avremmo bisogno di una mano, Thaddeus, un posto dove dormire magari, oppure se sai dirci da dove possiamo partire per la ricerca di una persona scomparsa circa quattro anni fa"
Thaddeus smette di fissare il fratello e rivolge l'attenzione a Pete. "Si, non c'è problema, posso farvi stare nel nostro appartamento, mamma e papà domani devono uscire presto per andare al Quartiere - e dire che dovevamo essere in vacanza - quindi posso farvi stare a dormire almeno per questa notte"
Annuisco, lanciando un'occhiata di sbieco a Matthew, non protesta, fissa solo il pavimento.
"Siamo sicuri di riuscire ad evitare che i tuoi si accorgano? Insomma, siamo in sei e siamo in piena notte" osserva Jake, tiene sempre un occhio sul suo ragazzo, in piedi lì accanto, sostandosi i pochi ciuffi che sono ricaduti in avanti per via dell'acqua "E qualcuno di voi ha qualcosa che posso assorbire? Potrei aiutare a scaldarci"
Thaddeus si alza in piedi, i ricci castani asciutti, il giubbotto nero imperlato di goccioline minuscole. "Di questo non dovete preoccuparvi, capirete quando arriveremo là" dice, poi si volta verso Jake "Forse a casa ho qualcosa che può servirti, non qui"
"Allora sbrighiamoci, se non abbiamo intenzione di inziare a cercare subito, dovremo essere riposati domani"
"Kim, vuoi smetterla di comportati come se fossi il capo?" domanda Veronica, guardando il Mutaforma, che si è alzato in piedi, con una mano sul fianco.
Lui in risposta fa un inchino scherzoso, non sono sicura di aver ancora compreso appieno il suo atteggiamento nei confronti della rossa, però credo che in qualche modo la ammiri. "Chiedo perdono" accena un sorrisetto "Capo"
Ver rotea gli occhi, riportando l'attenzione su Thaddeus, in piedi vicino all'uscita del nostro riparo.
"Bene, scaldatevi come potete, e prendete delle felpe col cappuccio perché non sono esattamente due passi"
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Un'ora più tardi stiamo saltando su un balcone da una scala anti-incendio, il freddo che ormai è penetrato talmente in profondità sotto la nostra pelle da non farci nemmeno più caso, nemmeno mantenendo costante il fuoco sono riuscita ad evitarlo.
La porta a finestra che dà sul balcone è aperta, delle leggere tende bianche svolazzano all'esterno, Thaddeus si toglie le scarpe e il giubbotto prima di entrare e noi lo imitiamo. Poi ci fa strada dentro la sua stanza, accendendo subito la lampada accanto al letto contro il muro per il lungo, circondato ai lati e sopra da un armadio di legno chiaro.
Il ragazzo leva subito il piumone dal suo letto, lanciandolo a Jake, per poi aprire un'anta del mobile ed estrarne dal basso una pila di coperte, che poggia davanti a noi sul pavimento di moquette.
"Allora, voi state qui, dovreste starci tutti, io invece vado ad appostarmi vicino alle scale, così controllo quando domani mamma e papà escono" bisibiglia Thaddeus prendendo una coperta e un pigiama "Se dovessero notarmi e chiedermi come ci sono finito posso sempre dare la colpa al sonnambulismo"
"Vorrei poteste farvi una doccia calda, però è troppo rischioso" continua, la voce al minimo "Per cambiarvi c'è lo stanzino dove tengo le cose per allenarmi, se non avete vestiti pesanti potete cercare qualcosa nell'armadio" .
Ci indica una porta sul lato della stanza opposto al letto, accanto ad una scrivania dello stesso legno dell'armadio e alcune mensole con delle cornici e cianfrusaglie varie sopra.
Prima che esca sussurro un grazie, lui scuote appena la testa, come volesse dirmi che non ce n'è bisogno, lancia un'ultima occhiata triste a Matthew, che non ricambia, e si chiude la porta alle spalle senza far rumore.
"Un loft a Syndey... Quindi non sono andati in bancarotta dopo la cifra esorbitante che hanno pagato a Sebastian"
Ignoro Matt e il suo astio.
Attenti a non far rumore, ci muoviamo anche noi per provare a dormire, nonostante il jet lag ed il freddo. Che situazione assurda, pensavo saremmo finiti in un altro motel, ed invece ci ritroviamo nell'ampia stanza del fratello minore di un anno di Matt, sperando di non essere scoperti dai suoi genitori. Io sono comunque troppo presa dal fatto di essere finalmente al chiuso e al, relativo, calduccio.
"Thad?"
Mi immobilizzo sul posto, così come gli altri, quando la vocina flebile e stanca di un bambino arriva ovattata olre la porta chiusa.
"Che fai? Dormi-in-piedi di nuovo?"
Thaddeus non sembra scomporsi.
"Ehi, piccola peste, stavo solo andando un attimo in bagno, che ci fai tu sveglio invece?" bisbiglia fingendo il suo stesso tono stanco, forse non finge.
"Ho... Ho avuto un incubo" balbetta il più piccolo.
"Oh, capita a volte, vuoi raccontarmi che succedeva? Di solito ti fa stare meglio"
Il tono dolce di Thaddeus sembra smuoverlo.
"Ho sognato il fratellone, sembrava triste, no... Aveva paura di qualcosa... Però non potevo fare nulla, e, insomma, non so se era davvero lui, ho visto solo le foto" la vocetta si interrompe - al momento non riesco ad associargli un nome, il ricordo mi sfugge - esitante "Lui mi odia? Perché non vuole vedermi?"
Trasalisco appena, voltandomi verso Matthew, fermo con in mano una coperta, la maglia asciutta infilata di traverso, fissa la porta chiusa con espressione indecifrabile, ma i suoi occhi, i suoi occhi...
"Connor ne abbiamo già parlato tante volte, lui non ha nulla contro di te ne sono certo, soltanto che mamma e papà non gli hanno fatto una bella cosa, anche se era per il suo bene, ed è difficile per lui considerarci la sua famiglia"
Matt ha gli occhi lucidi.
"Quindi non sarà mai il mio fratellone più grande per davvero?"
"Ehi, no, è ancora molto presto per dirlo, però intanto devi accontentarti di me... vieni sù, basta brutti pensieri, vengo a stare lì con te per un po', ci stai?"
Connor non risponde, ma deve essere un sì, perché dei passi leggeri si allontanano lungo il corridoio. Quel bambino vuole già davvero così bene a suo fratello? Anche se non l'ha mai incontrato di persona?
Certo che i Ferne hanno uno strano tempismo.
Il dialogo avvenuto nel corridoio sembra averci bloccati tutti sul posto, come in attesa di qualcosa. Quel qualcosa arriva con il cigolio leggero della porta del balcone e Matthew che si infila all'esterno. La famiglia Ferne e le sue complicazioni.
Guardo Jake che sta finalmente finendo di infilarsi un paio di pantaloni della tuta un po' lunghi per le sue gambe, e lui ricambia il mio sguardo. Un mio piccolo cenno della testa verso il balcone e ci capiamo all'istante. Annuisce ed esce a sua volta, raccogliendo la coperta che il Veggente ha lasciato sul pavimento.
Peter mima uno wow con le labbra, smuovendosi e prendendo dei vestiti asciutti dallo zaino. Kim fa spallucce e si apposta in un angolo della stanza, accanto alla scrivania, avvolto nel piumone lasciato cadere da Jake, dato che non può cambiarsi i vestiti bagnati.
Io imito Pete e vado a cambiarmi nello stanzino indicato da Thaddeus, ci sono varie mensole piene di scatole e un sacco da boxe accasciato contro il muro. Prima penso ai capelli, cercando di strizzarli almeno un pochino, poi ai vestiti. Ho solo l'altro paio di pantaloncini che mi sono portata dietro e la maglietta stropicciata di stamattina, la mia unica felpa è fradicia e siamo in pieno inverno. Mi concedo un sospiro esasperato: dovevamo essere più previdenti.
Una volta tornata in camera prendo una delle coperte pesanti e me la avvolgo attorno alle spalle. Veronica prende il mio posto per cambiarsi, mentre io mi avvicino a Peter, sedendomi accanto a lui con la schiena contro il bordo del letto.
"Ciao"
"Ciao" bisbiglio io a mia volta "Felice di aver lasciato New York?"
"Si... No" si ferma, la luce fioca dell'abat-jour illumina il suo viso solo da un lato, lasciando la parte rivolta verso di me nella penombra "Non lo so, se avessi saputo di questo gelo forse sarei rimasto là"
"Ci sono i due piccioncini da richiamare dentro comunque, dovresti andare tu" aggiunge subito dopo con un mezzo sorriso divertito "Sono là fuori da un bel po' e Jake non è il tipo da lunghi discorsi, quindi di sicuro non stanno parlando, e andranno avanti ad oltranza rischiando di diventare due ghiaccioli se non vai a chiamarli... Dovremmo anche evitare che Matt faccia un'altra notte in bianco"
"Perché non sei andato tu allora?" domando aggrottando le sopracciglia.
Lui fa spallucce. "Meglio se vai tu, non penso di essere abbastanza in alto sulla scala dell'amicizia per permettermi di interromperli mentre si sbaciucchiano" c'è qualcosa di tremendamente mesto nelle sue parole, nel come si è incupito pronunciandole.
"Pete... Che dici? Avete legato tanto in questi mesi" replico.
"Non penso basti legare per rimediare a certe cose, o almeno non soltanto fino a questo punto..."
"Peter, no" lo interrompo secca, senza alzare la voce. Non ho intenzione di rimanere zitta ad ascoltare mentre si dà la colpa ancora e ancora, solo perché con Mike e New York gli è tornato tutto alla mente, allontanandosi da noi. Non lascerò che Reannon abbia questa vittoria.
"Pete, siamo noi, non c'è una scala dell'amicizia che si applichi, non avrebbe senso" mi fermo per prendere un respiro profondo "E tu lo sai, lo sai che non è colpa tua, e sopratutto che noi non diamo la colpa a te"
"Ora và a chiamarli e nel mentre pensa a quante volte ancora dovrò ripeterti questo discorso" deglutisco nervosa, ormai non posso tirarmi indietro "E sarà meglio che la risposta sia zero"
Peter sbatte le palpebre un paio di volte, il viso congelato in un'espressione simile allo stupore, poi abbassa la testa, i capelli lunghi e bagnati che ricadono ai lati coprendo il suo volto come un sipario scuro.
Tuttavia quando si alza lentamente in piedi riesco a scorgere l'ombra di un sorriso sulle sue labbra, non so dire se triste o sollevato. Non so nemmeno se davvero voglio sapere la risposta.
Mi passo le mani fra i capelli umidicci con uno sbuffo, piegando la testa all'indietro sul materasso.
"Dormici tu" alzo la testa quando sento il sussurro di Veronica "Tecnicamente starebbe a Matt, ma dubito fortemente che vorrà, visto che andiamo per meriti tu ci hai scaldato venendo qui"
Vorrei controbattere ma la parte di me che ha da subito adocchiato questo letto dall'aria terribilmente morbida mi fa tacere in automatico. "Grazie, Ver" bisbiglio allora, arrampicandomi in qualche modo dalla mia posizione, per ritrovarmi seduta nuovamente, questa volta sul materasso.
Kim rimane per tutto il tempo nel suo angolino, mentre la rossa si sistema con un cuscino a poca distanza dalla porta della camera. Tornano dentro anche Matthew e Jake, entrambi con la punta del naso e le gotee arrossate, presumo non solo per il freddo, e prendono dei cuscini dall'armadio lasciato aperto. Tutto questo si sta trasformando in modo un po' inquietante ad uno strambo pigiama party.
Jake si sistema accanto al letto e Matt proprio di fianco a lui, mentre Peter va a mettersi più lontano, vicino alla porta dello stanzino. Lo guardo sistemarsi per dormire in silenzio, qualcosa di freddo che mi si agita nel petto, sdraiato così su un lato, mi ricorda quasi... No!
Serro le palpebre, cercando di scacciare dalla mia testa l'immagine di lui riverso sulle assi di legno, sotto le gocce di pioggia, le spalle tremanti dopo che... No, devo smetterla. Perché non ci riesco? Ad evitare che tutto questo scivoli fuori dalla mia memoria quando non dovrebbe?
Mi volto dall'altro lato, fissando il muro bianco mentre cerco di scacciare le lacrime, rannicchiata con la coperta stretta al petto. Qualcuno, non capisco bene chi, forse Jake, sussurra un buonanotte.
Rispondo automaticamente con un bisbiglio, ricordando di dover spegnere la luce, la spengo. E così ripetono gli altri. È davvero troppo simile ad un pigiama party.
Solo che ai pigiama party che facevo alle medie ero sempre la prima ad addormentarmi, a meno che non si facesse una maratona di film o serie TV, ancora non so il perché, probabilmente avevo un'autonomia limitata quando si parlava di stare alzate tutta notte a spettegolare.
Ora invece non riesco a chiudere occhio. Che sia per il jet lag, o per quello che, beh, è appena successo, il sonno non sembra volermi raggiungere, a differenza della stanchezza, che invece mi annebbia la mente.
Già sarebbe bello tornare a quei tempi... Quelli della normalità. Io stessa non credevo avrei mai pensato una cosa del genere.
Non so quanto passa, abbastanza perché senta gli altri scivolare nel sonno dal ritmo del loro respiro. Con un'eccezione.
Infatti non sembra io sia l'unica ad aver problemi a dormire, tutta la stanza è piombata nel silenzio più totale, i respiri lievi del sonno come sottofondo, fatta eccezione per lo strusciare intermittente di una coperta.
Mi giro per dare un'occhiata e, come immaginavo, scopro che è Matthew a rigirarsi in cerca di una posizione comoda, anche se so benissimo che non è quello che gli impedisce di chiudere occhio.
"Non dormi?" domando, la voce al minimo dell'udibile.
"E tu?"
"Accidenti, mi hai scoperta"
Soffochiamo una risatina poco convinta.
"Vuoi venire qui?"
"Lì sul letto?" esita appena.
"Va bene" mormora subito dopo "Aspetta un attimo"
"Scavalco Jake"
"Non svegliarlo"
Sento la pressione sul materasso aumentare, così mi sposto contro il muro per fargli spazio. Il braccio di Matthew sfiora il mio fuori dalla coperta.
"Ehi"
"Ciao"
"Come va?"
Esita.
"Mi sento un po' uno schifo"
Esito io.
"Per i tuoi fratelli? Per come li hai trattati?"
Il suo respiro leggero si spezza di colpo, non posso vedere il suoi occhi, ma riesco ad immaginarmi il suo sguardo al momento.
Sospiro. "Vuoi un consiglio?" chiedo allora, dato che non risponde.
"È tutto così confuso, e difficile" sussurra Matt alle mie parole, dal suo tono traspare tutto il malessere per l'intera situazione "Però sì, vorrei questo tuo consiglio, Jake non ha aiutato sotto questo punto, ma lui ha il suo modo personale di farmi stare meglio"
Accenno un sorriso nell'oscurità, so bene com'è Jake, quella luce che hai sempre al tuo fianco, pronta a donare un po' della sua luminosità con un semplice gesto. Beh, nel loro caso non so se qualche bacio può essere banalmente considerato semplice, ma il concetto è quello.
"Non ho molto da dirti, solo, Matt, ricordati che loro non hanno colpe, neanche una, e non puoi incolparli di essere nati, sono stati i tuoi a lasciarti, anche se era per garantirti protezione, ma non sono stati i tuoi fratelli a farti del male..."
"Perché Connor..." Matthew mi interrompe piano, la voce che si spegne subito "Insomma lui, lui non mi ha mai visto una volta nella vita, eppure..."
Non completa la frase, non lo vedo affondare il viso nel cuscino, ma sento lo sbuffo soffocato che emette contro la stoffa.
"Non lo so, prova a chiederlo a lui quando finalmente ti presenterai" commento.
Il Veggente alza la testa dal cuscino solo per lasciarla ricadere di nuovo quando sente le mie parole. "Grazie per il consiglio" sospira alla fine.
"Grazie per i tuoi ringraziamenti così enfatici"
"Ero sincero, per il primo almeno"
"Perchè non il secondo?"
Ridacchiamo entrambi, per poi zittirci frettolosamente a vicenda.
"Grazie" bisbiglia lui alla fine "Sul serio"
"Torna da Jake, su, e prova a dormire"
Mormora qualcosa di affermativo e fa per alzarsi, però poi si ferma, dubbioso. "E tu?"
"Non è nulla" mento piano, nonostante non possa vederlo sento comunque il suo sguardo insistente, mi mordo il labbro "Il solito"
"Quando riuscirete a, uhm, risolvere, voi due?" non dice espressamente il suo nome, ma so a chi si riferisce.
Non rispondo, non perché non voglia parlare con lui, ma semplicemente perché non ho nulla da dire, nulla che abbia un senso nella mia testa. Tutte le volte che penso a Peter c'è solo confusione, e questo senso di vuoto nel bel mezzo del petto, e paura, paura di non riuscire più a vederlo come prima, di rimanere bloccata e che lui si arrabbi con me per questo, di perdere anche la sua amicizia.
"Okay, capisco..." sussurra alla fine, dopo qualche minuto di silenzio.
"Grazie"
Non so perché lo sto ringraziando, in fondo lui è fatto così, per primo non ama quando si insiste su argomenti così intimi. Quindi non è il tipo da farlo a sua volta.
"Notte, Matt"
"Notte, Ally"
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Mi sveglio con la sensazione pressante di star rincorrendo qualcosa, o che almeno lo stavo facendo nel sogno appena interrotto dalla luce che filtra attraverso le mie ciglia. Non ho idea di cosa stessi sognando.
Subito dopo mi rendo conto di non essermi svegliata da sola, ma che qualcuno mi sta scuotendo leggermente per una spalla. "Buongiorno..." borbotto assonnata quando metto a fuoco il viso di Jake oltre l'orlo del materasso.
"Aiutami" sibila pressante, sbatto le palpebre in allerta, cercando di mettere a fuoco la scena "Mi sono svegliato e l'ho ritrovato avvinghiato così, mi sta stritolando"
Confusa mi sporgo oltre la sua spalla, dal punto dove era sdraiato si e tirato fino al bordo del letto. Quando capisco la situazione mi scappa una risata, Matthew circonda il busto di Jake con le braccia, ancora profondamente addormentato, la bocca semi-aperta, e considerata l'apparente disperazione di quest'ultimo la presa deve essere parecchio salda.
"Ragazzi?" la voce assonnata di Veronica arriva da vicino alla porta, mentre solleva la testa, i capelli rossi in disordine.
"Ver, salvami Ver" implora allora Jake, che cerca di sgusciare via a fatica.
"Che ca-"
Kim viene interrotto da un tonfo. Le braccia che hanno tenuto Jake sollevato verso il letto cedono di colpo e lui ricade sulla moquette.
"Ahi..."
Mi scappa un'altra risata, e così anche a Veronica.
"Jake... Che cosa?" questa volta è la voce intorpidita di Matt.
"Matty, oh Matty ti sei svegliato grazie... Mi stai stritolando"
"Oh... scusa"
Jake scoppia a ridere, trascinando anche noi e Peter che si è appena svegliato, ma la scena è già abbastanza comica da sé. Mi ci voleva proprio, un momento così.
"Quindi voi sareste tipo il meglio del meglio che sconfiggerà Clifford Belirut, il capo della Legione?" domanda Kim, un sopracciglio alzato.
"Siamo molto lontani dall'essere il meglio del meglio, credimi" risponde Veronica senza nascondere un sorriso, quando incrocia gli occhi con il Mutaforma anche a lui scappa un impercettibile risolino.
Mi metto seduta stringendomi la coperta attorno alle spalle. "Dite che sono già usciti?" chiedo, guardando la luce che passa fra le tende bianche, secondo quello che ha detto Thaddeus i genitori di Matt sarebbero dovuti uscire molto presto, considerando lo slittamento del tempo del portale e la quantità di luce che arriva dalla finestra l'alba è già passata da un pezzo.
"Non saprei, andiamo a chiederlo a Thaddeus" replica Veronica, alzandosi in piedi. Annuisco e prendo la felpa verde, che ieri sera ho lasciato ad asciugare sulla sedia della scrivania, seguendola piano fuori dalla porta, aperta da lei quel tanto che basta per farci passare e che non ci tradisca scricchiolando, mentre i ragazzi si alzano.
Ci ritroviamo in un corridoio dal parquet chiaro, alcune cornici con fotografie che ritraggono i fratelli Ferne da piccoli appese ai muri. Ci incamminiamo a passo felpato verso sinistra, trovando poco più avanti la coperta e il cuscino presi da Thaddeus per terra, appena prima di una rampa di scale sospese che scende nel soggiorno.
"Dov'è?" bisbiglia Veronica cauta.
"Magari è rimasto con Connor, vado a cercare la sua stanza" rispondo io, lo stesso tono di voce basso.
Torno sui miei passi, superando la porta della camera di Thaddeus, il corridoio non è lunghissimo, sul lato opposto ad essa ce ne sono altre due, quella in fondo è socchiusa. Mi avvicino lentamente, Ver che mi raggiunge poco dopo.
Appena mi affaccio a quella che presumo sia la camera di Connor però mi assale subito una pessima sensazione. Come se ci fosse qualcosa che non va.
Colgo pochi particolari della cameretta, il piumone dal motivo a stelle scostato dal letto vuoto, la grande finestra aperta, le tende azzurrine che svolazzano all'interno della stanza. I miei occhi si concentrano subito sulla figura di Thaddeus, in ginocchio su un tappeto circolare che rappresenta le costellazioni, c'è qualcosa nella posizone delle sue spalle, di come tiene la testa dai corti ricci mori incassata fra le scapole.
"Thaddeus..." mormoro piano.
Lo vedo sobbalzare appena alla mia voce, ma non si volta.
"Che cosa..." riprovo, lasciando la domanda in sospeso.
Silenzio, nessuno di noi muove un muscolo, riesco a percepire quanto sia veloce il suo respiro.
"È sparito" esala alla fine, la voce tremante "Connor è sparito".
SPAZIO AUTRICE
Non posso sempre essere buona con i finali di capitolo, insomma mi spiace ragazzi. La cosa buona è che il prossimo esce fra una settimana e non due, finalmente è estate e ho intenzione di sfruttare quest'estate libera per scrivere, scrivere, scrivere.
Allora allora, la famiglia Ferne e il suo magico tempismo colpiscono ancora. Che ne pensate di tutta la faccenda? Sono curiosa di sentire i vostri pareri, pensate che Matthew riuscirà mai a risolvere coi suoi fratelli? O con ADDIRITTURA i suoi genitori biologici?
Noi ci vediamo mercoledì prossimo 😘
Cami 🌧️
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