10. Sorprese alla porta d'ingresso
Alla fine della giornata Matthew, Jake e Peter si sono arresi all'inevitabilità dei fatti: non riusciranno mai a vincere contro Michele, per quanti tentativi possano fare - cioè l'intero resto del pomeriggio - e per quanta esperienza possano guadagnare.
Dopo cena ci fermiamo ad aiutare zia Manu a caricare la lavastoviglie, e ne approfittiamo per chiederle se sa qualcosa di sparizioni di bambini molto giovani avvenute a Selva negli ultimi anni, la scusa questa volta è che Kim sta facendo una ricerca per un progetto di scuola, così ci salviamo da dover dare particolari specifiche.
"Ricordo che la voce di una scomparsa del genere era girata attorno al 2014 o 2015, e che si trattava di una bambina... Ma se vi serve il nome allora mi sa che dovrete cercare in biblioteca"
E così abbiamo fatto il giorno dopo, martedì, una gita tutti assieme nella biblioteca di Selva, chiedendo di poter vedere i vecchi quotidiani della provincia di Bolzano di quelle due annate.
Dato che ovviamente i giornali erano in italiano io e Carlotta abbiamo preparato una lista di parole chiave, come scomparsa, sparizione e simili, da cercare sulle pagine, e se poi trovate ci avremmo pensato noi a leggere l'articolo in questione.
Con ore e ore di ricerche minuziose, in sei e rifocillati anche da una pausa pranzo, abbiamo completato soltanto un terzo del lavoro, senza trovare alcuna menzione alla bambina scomparsa.
Verso le sei poi il jet lag è tornato a stringere gli artigli su di noi, così siamo tornati a casa e Jake ha scoperto le meraviglie del risotto allo zafferano con salsiccia. Kim non è migliorato per nulla, sempre nel suo stato di febbre confusionale, ha finito per dormire sul divano dove poteva stare tranquillo.
Stamattina invece sembra che Matthew e Jake abbiano litigato, si sono seduti esattamente ai lati opposti del tavolo della colazione, e il modo in cui i due evitano lo sguardo dell'altro fa scendere il gelo sull'intero tavolo.
"Problemi a Jatthew-landia" mi sussurra Carlotta mentre sistemiamo il tavolo.
Mi fermo con una tazza vuota a mezz'aria. "Che cosa hai detto?" le chiedo, senza farmi sentire da Jake che sta riportando il suo piattino in cucina con aria mogia, anche se non capirebbe comunque.
"Non dirmi che non avevi ancora pensato ad un nome"
"In effetti no, accidenti" ribatto, grattandomi la testa "Questo va alla grande però... Beh comunque io starei tranquilla, non hai idea di come erano all'inizio"
In cucina Matt sta prendendo la sua solita razione extra di caffè, negli ultimi tempi è diventato un vero caffeina-dipendente, ma sembra distante, gli occhi fissi su qualcosa che non posso vedere. Quando gli do una gomitata leggera sobbalza, per poi rispondere con un ciao piatto, nulla che possa rivelare cosa abbia.
Dopo esserci vestiti invece incontro Jake nel corridoio del piano di sopra. "Okay, che avete voi due? Che è successo? Mi sto sul serio stressando al pensiero"
Lui abbassa mestamente lo sguardo, non lo vedevo così giù di corda da davvero tanto tempo. "Matt continua ad avere questi incubi, ma ogni volta che provo ad aiutarlo mi respinge in malo modo... " mormora dopo qualche attimo "Ho paura di essere pressante, ma allo stesso tempo non voglio vederlo star male senza poter far nulla... Insomma, stanotte stava singhiozzando, quando si è svegliato"
"Lo conosci, dagli un po' di tempo e ci penserà lui ad aprirsi" lo rassicuro mettendogli una mano sul braccio, sebbene sia preoccupata io stessa per la situazione dei sogni del Veggente, non è una cosa del tutto nuova.
Però nemmeno il resto della giornata basta a sistemare le cose nel paradiso arcobaleno. Io, Carlotta e Veronica facciamo un giro in città, cercando di sfruttare le varie conoscenze di Carly per trovare qualche informazione utile, mentre i ragazzi vanno a continuare il lavoro in biblioteca - in questo caso facendo delle foto con il cellulare della mia amica agli articoli delle parole chiave -, che la bibliotecaria ha fortunatamente acconsentito a lasciare intonso sul tavolo della sezione. Questo ci ha evitato di dover di nuovo cercare e tirare fuori pile e pile di giornali, sprecando anche tempo per ritrovare tutti quelli già ispezionati.
Quando ci ritroviamo per il pranzo Peter ha l'aria decisamente affranta. "È stato a dir poco tremendo, sembrava di stare al Polo Nord" commenta sussurrando a me e Veronica, Carlotta è qualche passo più avanti e cerca di confortare Jake, mentre Matt cammina in testa al gruppo con le mani nelle tasche dei jeans "Ver, sappi che pomeriggio vai tu con loro"
"Cosa? Davvero?" si lamenta la rossa, anche se alla fine quel pomeriggio è davvero lei ad andare in biblioteca mentre Pete viene con me e Carlotta.
Arrivati a sera però ancora non abbiamo trovato nulla di nuovo, se le coincidenze ci sono state amiche per i primi due nomi, di sicuro non lo sono ora.
"La soluzione ci sta mettendo un bel po' a trovarci non credi?" sto dicendo a Pete mentre entriamo in salotto stanchi morti, con una punta di ironia nella voce.
"Concordo..." afferma poco prima che la sua attenzione venga distolta da qualcos'altro "Ehi, Kim, sei sveglio"
Il Mutaforma alza la testa e saluta debolmente con la mano, è seduto con la testa reclinata all'indietro per tenere la pezza fresca sulla fronte, anche se ancora non ha una bella cera sta comunque meglio di ieri.
Kim assottiglia gli occhi vedendo Carlotta che si avvicina. "Celia? No, no scusa" scuote la testa stringendo le palpebre, forse allora non si è ripreso così tanto.
"Vado a prenderti un po' d'acqua" mormora Veronica dirigendosi verso la cucina, proprio mentre Michele arriva con in mano un pacchetto di Gocciole Dark, quando ci nota mima con le mani il gesto di distribuire le carte in direzione di Matthew, che però si passa una mano fra i capelli scuotendo la testa per rifiutare.
"Gocciole classiche" sibilo io minacciosa, continuando una diatriba che va avanti da anni.
"Gocciole Dark" ribatte il ragazzino, andando verso il televisore e prendendo due controller della console.
A sorpresa ne passa uno a Kim, che lo fissa spaesato, Matt si è dileguato da qualche parte e in poco tempo sparisce anche Jake. "Io non- non ho mai..." biascica il Mutaforma, cercando ci accompagnare le parole con dei gesti per far capire a Michelino che non ha mai giocato ai videogiochi prima d'ora - e io non sono nemmeno sicura sia nella condizione di imparare -.
"Non hai mai giocato? Cioè, mai una volta?" esclama Michi in italiano, sinceramente stupito, un biscotto sospeso davanti alla bocca.
Carlotta sbuffa. "Mica sono tutti come te, Miché" commenta scuotendo la testa, mentre io guardo l'asiatico, che fa spallucce come a volersi giustificare, poi sembra realizzare il fatto che non conosce per nulla Michele, e che il ragazzino gli è appena comparso accanto senza un apparente motivo.
Mentre Michelino cerca di spiegare a al Mutaforma confuso, ma anche rifocillato dall'acqua portatagli da Veronica, come giocare a Minecraft, non mi accorgo che Carlotta è sparita finché non rientra dalla porta del salotto. Che hai fatto? la interrogo con lo sguardo.
"Ho chiuso Jake e Matthew nella loro stanza" mi sussurra una volta accostatasi al mio orecchio "Stavano iniziando a darmi sui nervi"
"Sei la maga dell'amore" cito allora io, lei allora fa una faccia soddisfatta, come a dire sì lo sono.
"Comunque ragazze, per domani avrei un'idea diversa, noi continuiamo la ricerca con le parole chiave, mentre voi due rimanete qui cercando su internet" propone Veronica a bassa voce, avvicinandosi a noi.
Arriccio il naso. "Mi stai suggerendo di cercare nel vecchio praticamente- dark-web italiano?"
La rossa fa un sorrisetto. "Esatto" conferma divertita, è da tanto che non la vedo così vitale, forse è questo continuare a muoverci, essere attivi, e la ricerca in generale ad accendere di nuovo quella fiamma che non le illuminava gli occhi verdi da tanto tempo.
"Ma si, sarà divertente" replica Carlotta allegra "Se finiamo in anticipo ci guardiamo qualche serie sul tuo Netflix, e poi prepariamo il pranzo per gli altri"
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"Ancora nulla?" chiedo a Carlotta, poggiando un piatto di biscotti sul tavolino del soggiorno, lei risponde scuotendo la testa. Come avevamo concordato gli altri sono andati in biblioteca per finire il lavoro con i giornali, mentre invece zia Manu e Michele sono usciti a fare spese e Kim si è trasferito a riposare al piano di sopra, nonostante abbia protestato per fare qualcosa anche lui.
Non faccio in tempo a mettermi seduta accanto a Carly, la schiena contro il divano e il computer sul tavolino davanti, che suonano al campanello.
"Vado io" sbuffo alzandomi "Dici che sono già la zia e Michi?"
Carlotta aggrotta le sopracciglia. "No, loro hanno le chiavi, e gli altri devono arrivare fra ancora un'oretta"
Alzo le spalle uscendo dal salotto e percorrendo il corridoio fino alla porta, non riesco bene a scorgere la figura attraverso il vetro ma sembra essere una sola.
Quando apro mi ritrovo davanti ad un'uomo sulla trentina o poco meno, i capelli corvini legati in un codino basso e un accenno di barba, un piercing ad anello alla narice destra.
"Posso aiutarla?" domando confusa, inclinando la testa, lui in risposta accena un sorriso. Ma c'è qualcosa di inquietante nel modo in cui lo fa.
"Allison McLandon, giusto? Per via dei capelli per poco non ti riconoscevo"
Le implicazioni delle sue parole arrivano in ritardo al mio cervello. Chiudi la porta! mi ordino, cercando di recuperare la ragione, colgo un movimento alla mia sinistra e per un soffio evito il destro diretto al mio viso, mentre la mia mano annaspa cercando la maniglia.
Sto per rialzarmi e contrattaccare quando sento la voce preoccupata di Carlotta arrivare dal soggiorno. "Ally? Tutto bene? Chi è?"
Vengo distratta quel tanto che basta per sentire il terreno mancarmi sotto i piedi, sto... Fluttuando. Provo a muovermi ma è come nuotare nell'aria, il pugno di Piercing mi colpisce dritta allo stomaco, spedendomi fino in fondo al corridoio, dove colpisco l'armadio appendiabiti, ritrovandomi a terra con la schiena dolorante.
"Allison!" urla Carly, che deve avermi visto volare oltre la porta, mi tiro sui gomiti a fatica, l'uomo sta già tornando alla carica percorrendo il corridoio a grandi passi.
No, non permetterò che le faccia del male. "Scappa!" grido, poco prima di sentire di nuovo il mio corpo farsi privo di peso, questa volta però è diverso, invece di sollevarmi e basta è come se stessi cadendo verso l'alto.
Prima che possa accorgermene ho già pestato la nuca contro il soffitto e sto precipitando di nuovo verso il pavimento. Il ronzio che ho nelle orecchie non aiuta affatto a ragionare, ma credo di star iniziando a farmi un'idea di quale possa essere il Dono del mio avversario.
"Allora Ragazza dell'Affresco hai intenzione di rendermi le cose così tanto facili?" domanda serio, quando invece me lo aspettavo beffardo, dà un'occhiata alla porta aperta che da sul salotto "Forse devo incentivarti in qualche modo?"
"No!" esclamo, tirandomi in ginocchio, sbatto le palpebre per mettere a fuoco l'uomo di fronte a me. Tirandomi in piedi rischio di ricadere di nuovo, ma la minaccia a Carlotta è abbastanza da svegliarmi del tutto, l'adrenalina che comincia a circolare.
Questa volta lo batto sul tempo, allungo una mano verso la candela aromatica accesa sul mobiletto, è il modo più veloce che ho di reagire, invece di creare il fuoco controllo quello che ho a disposizione, una scia sottile della grandezza della stessa fiammella sfreccia verso Piercing.
Poco prima che lo raggiunga però sfreccia verso l'alto, e sono costretta ad estinguerla prima che colpisca il soffitto. Manipolazione della gravità, e abbastanza forte da deviare una fiamma, non sarà affatto facile.
Una volta deviato il mio attacco però lui mi ignora, entrando in soggiorno, muovo qualche passo in avanti combattendo contro le vertigini generate dal colpo in testa di prima, il grido spaventato di Carlotta però mi fa scattare verso la porta.
"Stai lontano da lei!" esclamo facendolo voltare. Mi sono allenata contro questo tipo di Dono a casa, può invertire la gravità e aumentarla a suo piacimento oppure creare delle zone prive di essa, il modo migliore che ho di attaccare è caricare veloce e frontalmente, perché la zona in cui inverte la gravità non può arrivargli troppo vicino, se non vuole esserne affetto lui stesso.
Scatto nella direzione di Piercing, che subito fa ruotare il palmo della mano verso l'alto, io reagisco all'istante, devo spingermi verso terra per poi raggiungerlo con un'ultimo salto. Mi capovolgo formando sopra i miei piedi una piastra di terriccio, che tiro verso di me usandola per proiettarmi verso il pavimento, atterrando di schiena rispetto all'uomo. Prima che la gravità invertita mi faccia di nuovo alzare verso il soffitto mi lancio all'indietro, rovesciandomi per colpirlo con un calcio.
L'uomo si scansa appena in tempo, ma lì accanto a lui la gravità è normale. Mi accovaccio e scatto come una molla, il pugno già pronto, che impatta contro la mascella di Piercing.
Lui barcolla qualche passo indietro, urtando il tavolino, e sembra crearsi un momento di stallo. "Di sicuro sei allenata ragazza" mugugna sfregandosi la mascella.
"Chi sei? E come mi hai trovata?" ribatto io secca, la guardia alta e attenta a non tradirmi usando il plurale, magari non sa che gli altri sono qui. Scorgo con la coda dell'occhio Carlotta, in piedi accanto al bancone della cucina, che ci fissa terrorizzata, vorrei farle segno di nascondersi ma ho paura di portare di nuovo l'attenzione di Piercing su di lei.
"Vorrai dire trovati" dice, di nuovo terribilmente serio, quando dalla frase semplicemente ti aspetteresti voglia essere strafottente "Ho solo ricevuto l'informazione da un mio contatto in California, il quale l'ha saputo direttamente dagli Ordinari che vi ospitano"
Che diavolo? No non è possibile...
Dopo lo stupore iniziale rimane un pensiero solo: sono un'idiota. Era ovvio che zia Manu avrebbe contattato i miei, ma non ho minimamente pensato al fatto che questo comportasse mio padre, pensavo avrebbe parlato con la mamma.
"Vedo che hai capito, ora che vuoi fare?"
Fisso truce Piercing, sollevando i pugni. "Questo" sibilo, rilanciandomi all'attacco con la stessa strategia di prima.
Questa volta però l'uomo non si lascia fregare, un battito di ciglia e non lo vedo più davanti a me, il tempo di alzare lo sguardo e mi piomba addosso spingendosi dal soffitto.
In seguito registro poche cose, solo il fatto che mi sento cadere e la voce di Carlotta che mi chiama. Poi tutto viene coperto da un sipario traditore, che mi scorre davanti agli occhi, facendomi cadere nel buio.
Buio.
Nero.
Solo nero.
L'oscurità che mi circonda viene bucata da una lama di luce dorata, no non dorata, più aranciata, di un colore simile a quello del miele, come quello degli occhi di Andy.
"Allison, ehi, devi svegliarti"
Non può essere la sua voce, non può essere lui a scrollarmi per la spalla, lui non c'è più.
"La tua amica ha bisogno di te"
Cerco di aprire gli occhi per vederlo ma sento le palpebre pesanti, ho solo questa luce aranciata che filtra fra le ciglia. Da un leggero bagliore si fa sempre più accecante, finché non scorgo il tappeto del salotto, faticando per metterlo a fuoco. Andy aspetta...
Mi sveglio riversa su un fianco, quasi tutto il braccio destro è addormentato, sento le mani legate dietro la schiena, da come mi danno fastidio i polsi credo sia della normale corda, annaspo con le dita raggiungendola, e richiamando all'istante una fiammella sui polpastrelli.
"Quindi fra quanto torneranno gli altri? Ripetimelo ragazzina"
"Te l'ho detto dieci minuti fa, hai problemi di memoria?" la voce piccata di Carlotta mi fa svegliare del tutto, scorgo le sue calze pesanti sotto il tavolino del salotto, e accanto un paio di anfibi neri.
Vuole vedere se quello che hai detto corrisponde penso per la forza dell'abitudine. Se gli altri non sono ancora qui allora deve essere passata meno di un'ora, ed è meglio che non arrivino impreparati.
Mi perdo la successiva risposta di Piercing, concentrandomi sulla comunicazione mentale. Peter, Pete ti prego, mi senti?
Allison? Ally che c'è? Che succede? il solo sentire la sua voce mi solleva un peso dal petto, calda e rassicurante mi ricorda che loro sono là fuori.
Alla sua voce poi si aggiunge quella preoccupata di Jake, e di Matthew, e di Veronica, i miei amici ci sono, ora dobbiamo trovare un modo per uscire da questa situazione.
Ascoltate, dove siete voi ora? chiedo, prima di attaccare a spiegare quello che è successo.
Ho capito dice alla fine Veronica Quanto è brutta la situazione? Kim dov'è?
Al momento sto bruciando la corda con cui mi ha legato, e Kim... Non ho idea di dove sia... tuttavia non ci metto molto a scoprirlo, voltando la testa lo trovo proprio accanto a me, appoggiato al divano, la testa china in avanti. Quando alzo lo sguardo però mi trattengo dal trasalire, la sua guancia sinistra è imbrattata di sangue, proveniete suppongo da una ferita sulla fronte, e il sangue perso dal naso è ormai secco.
No, l'ho trovato, non è in una buona situazione anche se non gli vedo gli occhi dubito sia cosciente informo subito gli altri.
Questo è male commenta Matthew Va bene, Ally tu aspetta lì, faremo in modo noi di tirarvi fuori
Scrollo i polsi, lasciando cadere la corda bruciacchiata. Posso provare a prendere Piercing di sorpresa, sono sicura che Carlotta riuscirebbe a reagire in tempo, da come risponde al vetriolo, Kim però resta un'incognita, potrebbe essere in pericolo se ci fosse un altro scontro.
Devo temporeggiare, aspettare che arrivino gli altri per essere in maggioranza. "Ehi tu! Lascia in pace la mia amica" esclamo mettendomi seduta e sfregandomi i polsi, lui non sembra granché infastidito dal fatto che mi sia liberata dalla corda.
Piercing rotea gli occhi scuri e sospira piano. "Era ora che ti svegliassi, così posso finalmente liberarmi di lei" dice piatto, senza emozioni, come stesse suggerendo di uscire a buttare la spazzatura.
Mi congelo per un attimo sul posto, ma quando lui afferra Carly per un braccio e la solleva con forza i miei muscoli scattano in automatico. Faccio in tempo appena a girare attorno alla poltrona che incespico, le spalle schiacciate da un peso tremendo, le ginocchia che si piegano.
"Allison!" grida Carlotta cercando di divincolarsi dalla presa dell'uomo che la trascina verso la cucina. Cosa c'è in cucina? mi chiedo in automatico La porta a finestra... Oddio, la finestra!
"Lasciala andare! Perché, che vuoi farle?" esclamo, cercando di sollvearmi, i palmi premuti sul pavimento, le braccia che tremano per lo sforzo di tenermi sollevata, la gravità che mi schiaccia a terra.
Lui fa spallucce, come se non fosse un gran problema. "È una mia regola: non lascio mai testimoni Ordinari" spiega "Robert mi ha detto di essere cauto, e di non ferire la donna e il figlio se non inevitabile, lei però mi risulta essere la nipote"
Io sento le braccia cedere ad un solo pensiero: mio padre lo sapeva di sicuro se è un suo contatto, e lo ha informato lo stesso, senza curarsi del fatto che ad essere uccisa potesse essere stata una mia amica, lui sa bene quanto io e lei siamo legate, ma l'ha fatto lo stesso.
Cerco di rimanere sollevata sugli avambracci, ma riesco solo a fissare il vuoto, le assi del parquet e il vociare di Carlotta che scivolano via dalla mia mente come olio. Lo sto rivivendo di nuovo, qualcuno che amo che mi viene portato via così, senza che io possa muovermi, senza che possa raggiungerlo, stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche, le unghie affondate nei palmi, il peso che ho sulle spalle mi schiaccia sempre di più.
Avevo giurato che non avrei permesso le facessero del male, ma ora quell'uomo sta spingendo Carlotta verso la finestra, pronto ad invertire la gravità e ad ucciderla senza battere ciglio. Le lacrime mi pungono gli occhi, mi scivolano sulle guance. Io avevo promesso.
E ora sono sola, sola e impotente.
Già, sono sola... Ma non sono me stessa, io non mi arrendo così, non lascio che alle persone venga fatto del male solo perché quella volta non sono riuscita a fare nulla.
Ed io ho un modo di raggiungerla, lo odio, ma ce l'ho, non esito un istante ad usarlo. Faccio strisciare una mano in avanti, allungando le dita nella loro direzione, Piercing che ormai e riuscito a spingere la mia amica quasi oltre il mio campo visivo.
Dura meno di un soffio, il momento in cui lascio il mio corpo, ma non mi volto a guardare la me stesa sul pavimento, non ne ho il tempo. Sotto forma di aria non si può nemmeno dire che corro verso l'uomo, è più come se volassi.
Non ho più una forma solida, sebbene senta ancora distintamente le varie parti del mio corpo posso separarmi a mio piacere. Circondo Piercing, togliendogli la presa su Carlotta e scagliandolo oltre il bancone della cucina prima che abbia anche solo tempo di capire cosa stia succedendo.
Quando l'uomo prova a rialzarsi, sorreggendosi al piano dei fornelli, semplicemente mi avvicino, e con le mie mani inconsistenti gli tappo naso e bocca, tenendolo bloccato col resto del corpo, l'aria smette di arrivargli ai polmoni ad un mio semplice comando. C'è qualcosa di fantastico in tutto il potere che ho su di lui adesso, potrei continuare a togliergli l'aria finché non soffoca definitivamente. Stava tentando di ucciderla.
Ma c'è anche qualcosa di tremendamente spaventoso, lo realizzo vedendo la faccia orripilata di Carlotta mentre guarda Piercing che annaspa invano cercando aria, i capelli biondi di lei che svolazzano mossi dal vento. Lascio la presa e lui cade a terra privo di conoscenza.
Le spalle della mia amica si rilassano per un millisecondo, prima che corra verso di me, o almeno verso il mio corpo. Questa è la parte che odio, vorrei almeno poterla avvisare.
Carlotta, vedendo che non mi muovo, si inginocchia accanto a me e mi volta sulla schiena, tirando un urlo appena lo fa.
"Allison! Ally? Ally che succede..." balbetta con la voce rotta.
La cosa che detesto di più dell'uscire dal mio corpo sottoforma di aria è che sembro morta. Gli occhi aperti e velati, come non riuscissero a mettere a fuoco, i muscoli immobili, la faccia pallida.
Solo le dita della mano che ho usato per proiettarmi sono ancora tese in avanti, ed è lì che mi devo concentrare per tornare nel mio corpo, ed in fretta, sto già iniziando a non sentire più dalle caviglie in giù.
Carlotta continua a chiamarmi, le lacrime agli occhi, provo a sfiorarle la spalla e un refolo d'aria le scompiglia i ricci biondi, tuttavia lei riesce solo a guardare il punto dove l'ho toccata con confusione sempre maggiore.
In questo stato non posso neanche comunicare mentalmente con gli altri, l'insensibilità che sale man mano sugli stinchi, per quanto però io mi concentri sulle mie dita tese e sul riallacciare il legame con il mio corpo fisico, non riesco a rientrarci.
"Forza! Funziona! Fammi rientrare!" esclamo frustrata, dall'esterno rimane solo un leggero fischio di vento.
Quando ormai non sento più le ginocchia i miei amici entrano facendo un gran trambusto dalla porta del salotto.
"Vi abbiamo viste dalla finestra" comincia Jake precipitandosi verso Carlotta e il mio corpo "Che cosa è... Oh..."
Io gli tocco la fronte, spostando qualche ciuffetto ribelle che ha deciso di ricadere verso il basso, lui capisce al volo. "Ho capito, è viva, Charlotte, tranquilla è qui, è troppo lungo da spiegare... Ally non riesci a rientrare?"
Intanto si sono avvicinati anche gli altri, Peter si mette accanto a Carly, arrotolando subito la sua felpa e mettendomela sotto la testa. "Mi sembra ovvio che non riesce" commenta, poi tocca piano la spalla di Carlotta "Da quanto è così?"
La mia amica singhiozza, poi scuote la testa. "N-non lo so... Minuti credo" balbetta scossa, e confusa soprattutto.
Pete annuisce gravemente e poi chiude gli occhi, credo stia cercando di rilevare la mia presenza eterea con la telecinesi, anche se so quanto gli costa fatica. Mi volto e Veronica alle mie spalle si sta mordicchiando nervosamente le unghie.
"Ally, so che odi farlo, so che odi vedere il tuo corpo in questo stato perché vederti così ti fa ripensare a lui, ma ora devi ascoltarmi" scandisce Peter calmo.
"Tu adesso sei qui, sei viva, e sei stata coraggiosa a fare questo, anche se non so il motivo io ne sono convinto, lo so che è difficile tornare, percepisco quanto lieve sia la tua connessione ora"
"Ci sei sempre stata per me, ora permettimi di fare lo stesso ti prego, ho bisogno che tu mi dia la mano" conclude piano, allungando una mano oltre il mio corpo, sopra il mio viso, esattamente dove mi trovo, dietro i miei capelli sparsi sul pavimento "Ce la farai anche questa volta, Supernova"
So di non poter effettivamente afferrare la sua mano in questa forma, ma ho capito cosa intende, lentamente poso il palmo sul suo rivolto verso l'alto, e i miei occhi invisibili si incontrano con i suoi per un attimo. Le mie dita cominciano a svanire, e lui deve sentirlo perché gira il polso, intrecciando le sue con le mie, che sembrano ritrovare un po' di consistenza.
Fortunatamente la me areiforme non può arrossire, perché in questo momento sarei peggio di una ciliegia. Pete guida adagio le nostre mani unite verso il basso, dove c'è la mano che ho usato per proiettarmi, gli altri assistono in un ansioso silenzio, cercando di non fissare la mia faccia da morta proprio come me.
Poi Peter prende la mia mano, quella fisica, in questo modo posso sentire il calore che il suo palmo imprime sul mio, ed è su quello che mi concentro per ritornare al mio corpo, come se quello fosse il punto in cui tutta l'aria di cui sono composta ora debba rientrare al suo interno.
Sbatto le palpebre ritrovandomi a terra, il viso di Jake davanti alla faccia, anche se oltre i suoi capelli scorgo Carlotta e Pete. "Grazie al cielo stai bene!" esclama il mio migliore amico, suscitandomi un sorriso esausto.
Non mi accorgo che la mia mano è ancora unita a quella di Peter finché lui non fa scivolare via la sua lentamente, d'istinto allungo le dita per cercare un minimo contatto ancora per qualche attimo. Stretta così fra il suo corpo e il mio, nessuno se ne accorge.
Un'altro dei lati negativi è che l'insensibiltà rimane per un po' anche nel corpo fisico, quindi al momento non mi sento le gambe e il braccio sinistro, oltre ad essere tremendamente stanca.
Carlotta mi guarda fra le lacrime e io ricambio accennando un sorriso. "Tranquilla, sto bene" mormoro piano, e lei mi colpisce affettuosamente una gamba, asciugandosi gli occhi con un braccio.
"Sembravi morta... Non farmi mai più uno scherzo del genere" ribatte energica lei.
Deglutisco, combattendo qualche attimo ancora contro la stanchezza, sollevo un dito. "Kim..." riesco solo a dire, ma loro sembrano capire al volo e annuiscono "Io ora mi faccio un pisolino"
Peter annuisce piano, un leggero sorriso sollevato stampato in faccia, tanto sincero che mi fa venire voglia di sorridere a mia volta. Non so se me lo immagino e basta, ma mentre scivolo nel sonno sento la sua mano sfiorarmi i capelli.
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"... comunque dobbiamo trovare un modo per liberarci di lui, mia zia e Michele tornano fra mezz'ora"
"Però dobbiamo anche trovare un modo perché non parli, essere riconosciuti è ancora il nostro problema principale" è la voce di Matthew "Ma Kim ha detto di non poter fare il suo trucchetto segreto qui, anche se non ci è dato sapere perché"
C'è silenzio per qualche attimo.
"Tu come stai, comunque?"
"Tranquilla, Capo, sto bene, la febbre ormai è passata quasi del tutto, questo non ha impedito di farmi strapazzare come un uovo, ma sfido io a contrastare un potere del genere"
"Ehi, fate piano, qualcuno qui sta cercando di dormire" borbotto allora io, sfregandomi gli occhi.
"Allison!" esclamano all'unisono Veronica e Carlotta, correndo verso il divano dove sono sdraiata. La rossa si ferma all'ultimo secondo, imbarazzata, lasciando che sia la mia amica d'infanzia ad abbracciarmi per prima, quando Carly mi ha stritolato abbastanza anche lei mi stringe, con un po' più di delicatezza.
"Dov'è? Voglio parlare io con lui" dico, sfregandomi gli occhi, la maggior parte della stanchezza è passata con un po' di riposo.
"Stavamo appunto pensando a cosa fare questa volta" replica Matthew, ha un velo di occhiaie che gli orla gli occhi, ma sembra stare decisamente meglio da quando lui e Jake hanno fatto pace - già, lo stratagemma di Carlotta ha funzionato -.
"Se ciò che ho in mente è giusto allora non avremo grandi problemi" mormoro, gli altri mi guardano straniti, così mi affretto a spiegare "Lo ha mandato mio padre, ovviamente la zia non sapeva che lui è... ecco, e quindi lo ha chiamato"
Gli altri stringono i pugni, a nessuno sta particolarmente simpatico - ed è un eufemismo - mio padre, dopo quello che ha fatto a Santa Monica, con quel campo di forza, separandoci da Andy.
"Può essere uno schifo di persona, ma sono sicura che non mi vuole morta, quindi non credo abbia intenzione di parlare con la Legione" aggiungo piatta, non sono entusiasta neanche io di dover patteggiare con l'uomo che ha provato ad uccidere a sangue freddo la mia amica, ma ora come ora non abbiamo scelta. L'abbiamo in pochissime occasioni.
Matthew è il primo a sbuffare, ma so che quello è il suo modo di dirsi d'accordo. "Va bene, io ho bisogno di caffè" borbotta dirigendosi verso la cucina, seguito a ruota da Jake.
"Lo sai che così tanta caffeina ti fa male?"
"Il mio organismo ne ha bisogno"
"Si ma..."
Sono felice che siano tornati ai classici battibecchi. Vederli Litigare, con la L maiscola, fa uno strano effetto.
Guardo Kim per la prima volta dopo essermi svegliata, ha un livido nell'angolo fra occhio e naso, e la ferita sulla fronte, che ha smesso di sanguinare, è chiusa da dei cerotti steri strip. Sembra molto più sveglio di ieri, forse per via della botta che ha preso in testa, o il pugno sul naso, oppure entrambe. Ha anche tolto le bende, ed io cerco di sbirciare il tatuaggio martoriato sul suo avambraccio lasciato scoperto, lui lo nota e alzando le sopracciglia una volta ruota apposta il braccio sinistro.
Io faccio una smorfia, ma smetto di insistere dirigendomi in cucina a mia volta. Jake sta dando di gomito a Matthew, chino sulla macchinetta del caffè, che, nonostante sia diversa da quello a cui è abituato, ha impiegato un tempo record ad imparare ad usare. "Dai, fai il poliziotto cattivo col caffè" dice il mio migliore amico al suo ragazzo.
"Prima deve venire pronto, idiota" ribatte l'altro.
"Lo sai che con questa macchinetta italiana ti ci vorrà un sacco per riempire una tazza intera" commenta Veronica divertita, sedendosi sul bancone, il suo sguardo però si incupisce quando si posa sull'uomo legato davanti al frigorifero, e così fa il mio.
Non ho bisogno di chiedere se hanno inibito i suoi poteri, Kim non aveva al polso il braccialetto regalatoci da Thaddeus. Mi accovaccio davanti alle ginocchia piegate dell'uomo e gli schiaffeggio piano - ma non troppo - la guancia.
Gli occhi scuri come la pece si spalancano all'istante, come una reazione automatica, e già la sua bocca si schiude per parlare ma io lo blocco con una mano. "Che succede se ti facciamo arrestare dalla polizia?" domando subito, secca.
Sui fa una smorfia, realizzando che ha le mani legate. "Ho capito dove vuoi arrivare, Allison McLandon, no, Robert non ha intenzione di coinvolgere la Legione" risponde piatto "Mi ha solo detto Senti, Massimo, potresti perfavore andare a Selva a recuperare mia figlia e i Ragazzi dell'Affresco, ma perfavore non ferire Emmanuela e figlio, una cosa del genere"
Persevera nel tenere un tono serio con frasi che normalmente risulterebbero ironiche. "E poi non voglio nemmeno io stesso andare ad invischiarmi con le Lance Spezzate" e per la prima volta Massimo sembra perdere un pochino della sua rigida compostezza "Quindi sì, chiamate la dannata polizia, fatemi arrestare, quando scapperò spero per voi che ve ne siate già andati"
"Che ha detto?" chiede Jake, fissandolo col suo miglior sguardo minaccioso.
"Nulla di particolare" rispondo io "Ma ora so come liberarmi di lui"
Carlotta ha già preso il telefono, mentre io spiego agli altri che ho intenzione di chiamare la polizia, e che quindi rimarremo soltanto io e lei, in modo da non dover spiegare le ferite di Kim. La scusa con i poliziotti è che Massimo è entrato per rubare, non sapendo della mia abilità di autodifesa, e quindi siamo riuscite a renderlo innocuo, lui collaborerà alla nostra versione, se vuole tornare libero.
"Un'altra cosa" aggiungo, puntando il dito contro l'uomo legato, mentre Carly si sposta in salotto per chiamare il 112 "Niente scherzo del genere Non lascio testimoni Ordinari con i poliziotti quando scapperai, perché lo verrò a sapere e ti troverai invischiato in ben più della Legione"
Lui annuisce seccamente.
"Beh, sicuramente quando Manu tornerà avrà una bella sorpresa" commenta Matthew, stringendo un'intera tazza da té piena di caffè fumante.
Jake guarda il liquido scuro con disappunto. "Ti fa male" insiste.
Ehi
Sobbalzo sentendo la voce di Peter nella mente, non l'ho ancora nemmeno sfiorato con lo sguardo da quando mi sono svegliata.
Sei stata grande oggi
Mi hai salvata tu replico schivando il suo sguardo, non ho più così tanti capelli da nascondere il rossore in un attimo.
Peter accenna un sorriso, appoggiato allo stipite dell'entrata della cucina. Ce l'avresti fatta anche da sola commenta.
Invece no penso, ma non invio il messaggio, mi limito a sistemarmi una ciocca dietro all'orecchio.
Non ce l'avrei mai fatta senza di lui.
Veronica batte le mani quando Carlotta torna dicendo che la polizia sta arrivando, distogliendo la mia attenzione dal ragazzo.
"Visto che qui il Duo Italia se la cava alla grande, direi che noi possiamo tornare in biblioteca, ormai non manca molto"
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Ally credo che abbiamo qualcosa
Davvero? scatto in piedi, facendo sobbalzare Carlotta seduta accanto a me sulla panchina, per poco non mi cade di mano il pretzel che sto mangiando.
Poi mi fermo per riflettere. Come fate ad esserne certi se non avete la traduzione?
Abbiamo parlato con la bibliotecaria spiega Jake entusiasta A quanto pare è molto disponibile
L'articolo diceva di una bambina di otto anni, scomparsa misteriosamente nel gennaio del 2015, una certa Carolina Ulrich si inserisce Veronica La bibliotecaria poi sembra essersi ricordata subito di questo avvenimento e ha detto che la polizia ancora oggi non ha trovato una spiegazione
Allora può essere lei, abbiamo qualche certezza in più? chiedo allora, mentre Carlotta mi interroga con lo sguardo, Dopo l'arrivo, prima della polizia e poco dopo di una preoccupatissima zia Manu, siamo andate in panetteria a prenderci qualcosa e riposarci, come ci ha ordinato Manu, mentre lei sistema tutto con i poliziotti.
L'ultima volta che è stata vista, dal un bambino al parco giochi, stava salendo su un'auto nera assieme ad un uomo alto, occhiali ovali, baffi e pizzetto aggiunge Veronica Non vorrei crederci, ma la descrizione non lascia molti dubbi
Ci troviamo a casa? propone allora Matthew Purtroppo non abbiamo molto tempo, saluta Carlotta per noi
Dopo aver risposto che ci vediamo tra poco mi volto verso la mia amica d'infanzia, con un sorriso smagliante. "L'abbiamo trovata!" esclamo, stringendola in un abbraccio, lei sorride sulla mia spalla, facendo passare il suo pretzel dietro la mia schiena.
Quando ci separiamo però noto la sfumatura mesta del suo sorriso. "Questo vuol dire che dovete partire" mormora, tenendo una mano sulla mia spalla.
Annuisco mogia. "Tranuilla, ci penso io a parlare con zia, mi inventerò qualcosa" mi rassicura Carlotta, con calma.
La abbraccio di nuovo, sbattendo gli occhi per scacciare le lacrime.
"Mi mancherai" sussurro "Tanto"
"Taaaaanto" mi fa eco lei, ricordando il momento in cui ci siamo salutate per l'ultima volta prima che io partissi per gli Stati Uniti.
"Ti salutano anche gli altri" aggiungo poi.
A malincuore sciogliamo il nostro abbraccio, ci salutiamo ancora una volta, poi io attraverso la strada, per risalire verso la casa.
"Ed Allison!"
Mi volto indietro al suo grido, alcuni passanti si girano a guardare ed io arrossisco. La prima cosa che mi viene in mente è di aver dimenticato il pretzel.
"Riprenditi il tuo uomo!"
Pensavo di non poter essere più imbarazzata ma mi sbagliavo, sono tentata di farle un dito medio ma desisto, anche se sarebbe un saluto perfettamente nel nostro standard.
A metà strada verso casa però sento uno sfarfallio proprio nel centro del petto, dove sono abituata a cercare mentalmente la fonte del mio Dono. Chiudo per un attimo gli occhi, stando attenta a dove metto i piedi, e mi focalizzo sulle quattro forme eteree che rappresentano gli elementi.
Le vedo fremere in modo innaturale, sento un formicolio dietro le palpebre, come qualcosa volesse dirmi di aprire gli occhi.
Trovo soltanto una coppia che cammina nella direzione opposta alla mia, scendo dal marciapiede per permettere ai due di passare, ma nel dubbio mi volto indietro a controllare.
Incrocio un paio di occhi che sembrano essere di mille colori diversi, mutando come se non volessero io possa definirli con una sola gradazione.
Sono sorpresa di riconoscere all'istante il viso di Dante, che mi rivolge un'occhiolino complice, e si indica il petto, proprio sopra il cuore.
Che significa? vorrei chiedere di getto, quasi avessi dimenticato che mi è appena comparso davanti, con le sembianze dello stesso ragazzo dagli scompigliati ricci castano chiaro della foto.
Il tempo di un battito di ciglia ed è sparito.
SPAZIO AUTRICE
Non posso sempre lasciare finali allegri... Diciamo che non è nemmeno un brutto finale, è sospeso.
Che abbiamo in questo capitolo? Vediamo: problemi a Jatthew-landia (chissà che sono gli incubi di Matt, magari niente, magari qualcosa 😌), Robert (ehh Robert), attacchi a sorpresa, proiezione d'aria di Allison e ovviamente Peter (che succederà fra loro?)
Ah e Dante... Altro mistero.
Giochino per voi: descrivete Allison in tre parole? (quelle che volete)
(nei prossimi capitoli ci saranno anche gli altri)
Ultimo avviso: al momento sto cercando di concentrarmi anche sul revisionare il primo libro, dato che hanno aperto le iscrizioni per i Wattys, quindi il prossimo capitolo potrebbe uscire forse fra due settimane (dipende tutto dalla mia ispirazione e dal mio tempo). Ma probabilmente sarà settimana prossima.
Noi comunque ci vediamo lì 😘
Cami 🥨
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