25. Lacrime dal cielo
Piove.
È curioso che il cielo si sia messo a piangere insieme a noi.
I miei occhi schizzano da tutte le parti, per analizzare le cose come a scatti, tranne dove davvero dovrebbero andare.
Jake sta ancora battendo i pugni sul campo di forza, ma sta perdendo lentamente la forza, assalito dalle lacrime. Matthew è in piedi, si sta avvicinando lentamente a lui e alla barriera invisibile. Veronica è scivolata a terra, si stringe il petto in ginocchio e singhiozza, così come Peter, che si è abbandonato sulle assi del pontile, e trema talmente forte che penso possa spezzarsi.
Io invece? Non lo so. Mi sento come avvolta da una bolla d'acqua. Eppure grazie alla connessione sento la disperazione di Veronica e Peter come fosse la mia, la rabbia del mio migliore amico come se infuriasse nelle mie viscere.
Poi guardo in basso. Dove ancora non avevo il coraggio. Lui è lì, sdraiato scompostamente sul legno grezzo che si sta tingendo di rosso, ha gli occhi chiusi, sembra dormire. Ma so che non è così.
I gemelli Whitehead si sono spostati da dove erano prima, si avvicinano a passi pesanti a Peter. Per un secondo rimango interdetta, poi mi ritrovo a colpire il campo di forza con tutto quello che ho.
Andy è morto per fare in modo che lo salvassimo. Non lo porteranno via di nuovo, non di nuovo. Il sacrificio del nostro amico non sarà inutile.
Eppure i due gemelli si fanno sempre più vicini, non so che fare, l'impotenza mi striscia di nuovo addosso, congelandomi più della pioggia fredda sulla pelle.
Sento un urlo di rabbia al mio fianco e mi volto. Jake ha poggiato le mani sulla barriera, che sfrigola al contatto, ritirandosi verso di esse.
Come un'onda la linea di energia chiara che si propaga dalle sue mani si allarga su una sfera sempre più vasta, i bordi che ne vengono consumati si tramutano in minuscole particelle luminose che come piccole stelle vengono attirate dai suoi palmi.
È uno spettacolo crudelmente bello in questo momento. Ma anche distruttivo, la forza di quella luce riesco a percepirla fino al midollo.
L'energia che Jake ha assorbito gli risale lungo le braccia e si addensa sopra il cuore, e poi torna alle mani, in un continuo flusso luminoso. Mani, cuore, mani, cuore.
Non può continuare all'infinito però, altrimenti esploderà di nuovo. I gemelli! grido col pensiero. Una smorfia di furore puro gli attraversa il viso, tende le mani in avanti.
I due Nathair hanno appena il tempo di voltare lo sguardo verso di noi prima che un onda enorme di luce li investa. Per un attimo ne rimango accecata e mi schermo gli occhi con una mano.
Quando guardo di nuovo i due gemelli sono scomparsi, il resto delle cose sul pontile non sembra aver arrecato danni rilevanti, ma due paia di impronte di scarpe sono impresse a fuoco sulle assi di legno. Jake si guarda per un momento le mani, stupefatto, poi si precipita da Andy, seguito da Matthew.
Veronica alza lo sguardo e barcollando si tira in piedi e raggiunge i due ragazzi, che le fanno spazio accanto a lui. La ragazza intreccia le dita con le sue e posa la fronte su quella di Andy, continuando a piangere in silenzio.
Torna indietro, torna indietro, torna indietro... i suoi pensieri sono come un sussurro che mi scivola involontariamente nella testa.
Le lacrime mi rigano le guance e si mischiano con la pioggia che ormai si è fatta torrenziale, sposto lo sguardo altrove e questa volta trovo Micheal Vix e Reannon che provano ad avvicinarsi. Lei si appoggia pesantemente a lui, che la guarda preoccupato - e forse inizio a capire perché un senza-schieramento come lui stia dalla parte della Legione -.
La gemella di Peter ha però un'aria trionfante dipinta in volto che mi fa montare dentro una rabbia mai sentita prima. Nessuno lo porterà via di nuovo. Non dopo il sacrificio di Andy.
Avanzo, sempre più veloce, finché non sono davanti a Peter, che non ha smesso un secondo di tremare, direttamente di fronte a loro.
Fisso Reannon negli occhi, vi leggo tutto il controllo che pensa di avere sulla situazione. Le farò cambiare idea.
Le gocce di pioggia si addensano, si raggruppano, e prendono a girarmi attorno. A quell'acqua si aggiunge del fuoco, che non viene spento dal temporale, e poi della terra e dell'aria. Finché attorno a me non ruotano fasci di Matrice.
Ho le mani lungo i fianchi, i palmi girati all'esterno, le dita tese. Pian piano le sollevo e la Matrice si muove con me, i piedi mi si staccano da terra.
"Andatevene" ordino, la mia voce risuona come un urlo "Andatevene via"
Reannon scuote la testa, ma Mike sembra spaventato. Guarda lei, poi me e di nuovo lei. Spariscono in uno sfarfallio blu.
Chiudo gli occhi e rallento il respiro, finché sento che i piedi non toccano di nuovo il pontile. Li riapro e non ci sono più i fasci luminosi attorno a me.
Jake mi guarda stupito, poi annuisce e mi fa cenno di venire da loro, da Andy, io indico Peter con un cenno della testa, lui annuisce di nuovo.
Non posso lasciarlo solo adesso, non con quello che ha fatto penso.
Vai mi risponde lui, la sua voce nel pensiero è tremolante.
Ritorno sui miei passi e mi inginocchio accanto a Peter. Ha i capelli ormai fradici, come i miei, che gli ricadono sugli occhi spalancati, piange, le mani sono abbandonate sul ponte, la sinistra stringe il polso della destra, quella che ha scagliato il coltello, e questa trema violentemente, più del resto del corpo, tanto che temo il polso possa rompersi da un momento all'altro.
"Peter... " mormoro. Lui alza lo sguardo su di me e per un attimo è come se non mi vedesse, poi realizza, e se possibile le lacrime scendono ancora più forti.
So che dirgli che non è stata colpa sua peggiorerebbe solo le cose. Per un momento penso di baciarlo, ma c'è qualcosa che me lo impedisce, non vorrei ma qualcosa si è rotto nel mio cuore, e non so quanto ci vorrà, o se mai andrà a posto. Così gli afferro la mano, la destra.
Mi ritrovo subito in un altro posto.
"Okay sei pronto?" domanda Andy.
Io annuisco, sollevando le mani in avanti - che sono quelle di Peter - ed estendendo all'esterno quella forza invisibile che mi permette di spostare le cose senza toccarle.
Il ragazzo davanti a me lancia una pallina da tennis, io la fermo in aria prima che mi colpisca, poi la sposto e la lancio a mia volta dentro un cesto. Ripetiamo il procedimento più volte, con lui che scaglia le palline sempre più forte.
Alla fine, dopo circa quindici palline, la stanchezza inizia a farsi sentire. "Resisti ancora un secondo" mi incita Andy, afferrando il cesto dove ho risposto le palline "Ora senza mani, fermale tutte"
E senza preavviso lancia in aria il cesto, spargendo palline da tutte le parti. Chiudo gli occhi, facendo arrivare la mia estensione mentale più lontano possibile. Quando li riapro le sfere gialle sono tutte sospese nel vuoto, ho le mani rigide lungo i fianchi.
Andy mi guarda e sorride, alzando i pollici.
La scena cambia di nuovo.
Sono ancora nella palestra superiore, ho le mani legate dietro la schiena, faccio appena in tempo a dare uno sguardo alla stanza che qualcuno mi benda.
Ricordo che Peter mi aveva parlato di questo addestramento che aveva fatto.
"Sei sicuro che sia sicuro?" chiedo nervosamente.
"Sono palline da tennis Peter" esclama Andy divertito "Non ti farai nulla"
"A meno che ogni tanto non ne lancio una io" ride Jake da qualche parte.
"Pronto?" chiede invece il ragazzo più grande.
Io annuisco, non sapendo che altro fare.
Qualcosa di colpisce sulla coscia, mi lamento per l'impatto. "Concentrati" incoraggia Andy "Hai detto che la vedi come un estensione di te, la telecinesi, giusto? Usala"
Lascio allargare a macchia d'olio i miei sensi attorno a me. Sento qualcosa attraversare a tutta velocità il campo che ho creato, faccio appena in tempo a deviarlo prima che mi colpisca.
"Si, usa la forza Luke" esclama Jake da qualche parte.
La seconda pallina la intercetto con più facilità, mi estendo ancora più all'esterno, verso la voce del ragazzo, ed incontro qualcosa di più voluminoso. Ci scaglio contro la pallina con forza.
"Ahi!" grida Jake.
Andy ride.
Ritorno alla realtà con la sua risata nelle orecchie. Un suono allegro. Pensavo di aver finito le lacrime per oggi, a quanto pare non è così.
Peter si è messo in ginocchio davanti a me, gli stringo la mano, trema ancora, anche se di meno.
Lo guardo negli occhi. "So che probabilmente non ci credi, ma non è stata colpa tua, non lo è stata, ora però dobbiamo andare via, sbrigarci a tornare a casa, in modo che possano realizzare la barriera e fare in modo che Reannon non ti faccia più quello che ha fatto" dico piano.
Lui sembra sul punto di dire qualcosa, ma ci ripensa ed annuisce e basta. Lo abbraccio delicatamente, le sue mani rimangono immobili per un po' poi risalgono timidamente la mia schiena, poggiandosi sulle scapole.
"Ora dobbiamo andare a dire addio al nostro amico" sussurro nel suo orecchio, ma lui scuote la testa e mi fa cenno di andare. Sembra aver perso la parola.
Per un secondo lo osservo indecisa, ma alla fine mi alzo. Camminare verso Andy è difficile, come farsi strada nella melassa, quando finalmente arrivo cado in ginocchio al suo fianco, di fronte a Veronica. Le lacrime sono ormai secche sul suo volto, rimane lì in silenzio, tiene con una mano quella di Andy e con l'altra stringe qualcosa all'estremità di una catenella che sono sicura non aveva quando siamo partiti.
Guardo il mio amico, morto. Non riesco nemmeno a descrivere a me stessa quello che provo a vedere il mio amico lì a terra, gli occhi chiusi, il viso pallido. C'è solo questa devastante sensazione di vuoto allo stomaco e al petto.
Rievoco nella mia mente un'immagine recente. C'è lui, che sorride mentre tutti noi chiacceravamo in una caffetteria di San Francisco. Mi scappa un singhiozzo.
Sposto lo sguardo sul petto, qualcuno ha tolto il coltello, suppongo Jake, dato che la sua felpa copre la ferita mortale. Ma c'è comunque troppo rosso cremisi, che si sta man mano seccando, le mani di Jake ne sono sporche, la maglia di Veorinca, le mie ginocchia.
Matthew è accanto a me, seppellisco il volto nell'incavo del suo collo, singhioozzando, lui mi cinge le spalle con un braccio e posa la testa sopra la mia.
Rimaniamo così per minuti, finché non sentiamo dei passi affrettati battere sul legno del ponte. Maragert arriva dallo stesso punto in cui siamo arrivati noi, per un attimo si guarda attorno, poi ci vede, sussulta e ci si getta incontro.
Guarda Andy sgranando i suoi grandi occhi verdi, mi si butta affianco allungando le mani tremanti. "F-forse posso fare q-qualcosa" balbetta "Lasciatemi provare"
Veronica scuote la testa, assente. La ragazzina si lascia andare ad un lungo lamento, posando la fronte alla spalla sporca di sangue secco.
Poco dopo capisco che contiene delle parole. "Dovevo venire, dovevo insistere, potevo aiutarlo..." Margaret continua a ripeterlo, io le accarezzo dolcemente i capelli.
Noto con la coda dell'occhio che Peter si è alzato in piedi, e ci fissa da qualche metro più in là. Se ne accorge anche Veronica, perché si alza, come una fantasma e gli si avvicina. Stanno così, uno di fronte all'altra, per dei secondi che sembrano interminabili.
"Mi dispiace" la voce di Peter è rotta e gracchiante, ed è la prima volta da tempo che la sento, quella vera "Non sono stato abbastanza forte"
Le lacrime ricominciano a rigare il viso di lei. Non si muove, non fa nulla, non lo prende a pugni, non gli grida contro.
A gridare è invece Jake, afferra il coltello posato accanto a lui. Si alza in piedi e lo scaglia via urlando, questo fa un volo lunghissimo, non umano, oltre la rotaia dell'ottovolante, probabilmente finisce in mare. Si passa le mani nei capelli zuppi d'acqua e urla di nuovo.
Siamo tutti zuppi, fradici e feriti, fuori e dentro. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. Se aspettiamo ancora il sacrificio di Andy sarà stato inutile.
Mi alzo in piedi. "Dobbiamo andare a casa" dico.
Veronica mi guarda con gli occhi colmi di lacrime. Non ne ho la forza sento la sua voce nella mia testa, e so che davvero il messaggio è solo per me.
Ti conosco Veronica Ayers, ho imparato a conoscerti in queste settimane, sei forte, più di tutti noi, puoi farcela ribatto.
Ero innamorata di lui Allison
Lo so, ed è per questo che non renderemo vano quello che ha fatto, dobbiamo portare Peter a casa, in modo che sua sorella non possa più fare una cosa del genere
Ci fissiamo per un secondo negli occhi, poi lei annuisce.
In quel momento una luce verde chiaro ci illumina, ci voltiamo tutti, è comparsa una donna, bassina dai corti capelli castani, alle cui spalle riluce un portale. Si guarda attorno per un attimo, poi vedendo Andy abbassa il capo, il varco si chiude alle sue spalle.
"Sono Abigail Howell, vengo dal Quartiere 1.2 di Los Angeles, sono stata contatta da Andrew che mi ha informato del vostro piano, ha detto che avrei dovuto portare Peter Lance da David Cressel, che è l'uomo che applicherà la barriera mentale, una volta che l'avreste salvato" si presenta "La cosa strana è che mi ha dato un'ora precisa in cui venire, con l'appoggio della signora Strayss di San Francisco, ho dovuto dargli ascolto"
Mi arriva come un pugno allo stomaco, sapevo che Andy aveva pianificato tutto, ma non pensavo fino a questo punto.
"Mi dispiace tanto" aggiunge la donna, comprensiva "Conoscevo la famiglia di Andrew da prima di quella tragedia, spero tanto che sia con loro ora"
Veronica abbassa la testa ed incassa il colpo in silenzio, come tutti noi, perché lui è morto, non può tornare indietro non è come suo fratello Eliah.
"Porti a casa lui prima" supplica la rossa con la voce rotta "La prego"
Vedo che Abigail vorrebbe protestare ma alla fine si lascia convincere. "Va bene, dovrebbe già essere arrivato qualcuno dai Quartieri vicini per aiutare" acconsente.
"Margaret và con lei" dice Matthew "Devi andare dai tuoi genitori"
La ragazzina è ancora seduta accanto ad Andy, è stravolta ma annuisce. Abigail Howell le si avvicina e accovaciandosi le prende la piccola mano, l'altra la poggia sulla spalla del ragazzo.
Lancio un ultimo sguardo al suo viso, i bei occhi color del miele chiusi per sempre, quell'aria serena che ha, come se nulla mai più potesse ferirlo, perché è così.
Poi tutti e tre spariscono con un lampo verde.
Noi cinque rimaniamo in piedi, sparsi, sulle assi del pontile. Alzo lo sguardo verso il cielo, le gocce di pioggia mi cadono sulle ciglia, mi sfiorano le guance.
Non so chi fa il primo passo, ma un attimo dopo siamo stretti tutti in un abbraccio, freddo e fradicio d'acqua piovana, io, Jake, Veronica e Matthew. E poi c'è Peter, se ne sta lì a due passi, ci fissa come se non ci appartenesse.
Jake allunga un braccio e gli fa un cenno, un semplice movimento della mano. E lui è lì, stretto insieme a noi, che mormora mi dispiace come una cantilena piangendo. La pioggia ci pichietta addosso.
Ci prega di perdonarlo, io l'ho già fatto. Se questo era solo l'inizio della nostra storia allora dobbiamo fare di tutto per rimanere uniti. Mi faccio una promessa silenziosa, che non permetterò a niente e nessuno di separarci. Noi cinque, i Ragazzi dell'Affresco, siamo legati.
Abigail ritorna quando ci siamo ormai sciolti dal nostro abbraccio, dice che stavolta deve portare Peter a San Francisco, per far realizzare la protezione mentale a questo Dottor Cressel, ma visto che è lontano non riuscirà a portare a casa anche noi, perciò accettiamo di andare in macchina. Ci rassicura dicendo che il ragazzo tornerà appena possibile, forse anche i ambito di ore, portato da qualche altro A.P.
Guardo Peter sparire nel portale con la certezza che oggi qualcosa è cambiato davvero. In me, in noi.
Prendo per mano Veronica. "Andiamo" mormoro. Noi quattro ci incamminiamo sul pontile, verso la macchina.
Ha smesso di piovere. Noi abbiamo smesso di piangere, perché dopo troppo dolore non c'è più nemmeno la forza di fare quello.
Camminando accanto a lei scorgo finalmente cosa la rossa stringeva nel pugno. È un ciondolo, un'orchidea scintillante fatta di tanti piccoli cristalli, gialla solo nel punto del pistillo, e che presumo le abbia dato Andy.
Mentre la guardo involontariamente Veronica la accarezza.
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Ho sempre trovato calmante guardare fuori dal finestrino mentre la macchina è in movimento. Il paesaggio che scorre via come olio su tela.
Forse è per questo che mi addormento con la guancia premuta contro il vetro, sfinita. Veronica ha deciso di guidare, per rimanere distratta da quello che è successo.
Fatto sta che mi risveglio quando stiamo arrivando in città. Matthew è raggomitolato sull'altro sedile posteriore, ha un aria pessima, i capelli ricci crespi dopo essersi asciugati e le occhiaie pronunciate.
Gli poso delicatamente una mano sul braccio. Tutto ok?
Davvero? ribatte sarcastico.
Lo so che la risposta è no, è no per tutti commento Ma c'è qualcos'altro vero? Che riguarda te
Scuote la testa. Ho solo un brutto presentimento, e voglia di dormire risponde.
Okay
Così mi volto, e aspetto, aspetto di tornare a casa, la mia nuova casa.
Veronica parcheggia la jeep sulla ghiaia del Quartiere e smonta dall'auto, prendendo un respiro profondo. Delle persone ci stanno venendo incontro.
Le riconosco appena prima che ci raggiungano.
Julian mi abbraccia, accarezzandomi delicatamente i capelli. Anche lui è sconvolto, come Cindy e Naomi che sono da Veronica.
"Siamo venuti appena abbiamo saputo" mi dice lui quando ci stacchiamo "Mi dispiace"
"Bello schifo già" commento, anche se questa definizione non si avvicina nemmeno un po' alla realtà. Più in là ci sono due persone adulte, presumo i signori York dalla somiglianza con i gemelli, ma ci sono comunque più macchine del dovuto.
I rinforzi penso E a cosa sono serviti?
Un altro ragazzo si avvicina a noi, è vestito interamente di nero e tiene le mani affondate nelle tasche. I capelli castani sono rasati sui lati e ricci al centro, gli ricadono sugli occhi coprendoli alla vista, è basso e di corporatura esile, il modo in cui sta richiuso su se stesso accentua questi dettagli.
Quando ci arriva davanti alza gli occhi, che scopro essere di un grigio inconfondibile. Matthew lo guarda sbigottito, qualcosa nella sua testa sembra sbloccarsi.
"Ciao" esordisce con voce sommessa "Mi chiamo Thaddeus, sono venuto qui con gli altri per aiutare"
Il torace del Veggente si alza e abbassa velocemente, stringe gli occhi. "Thaddeus... Chi?" il tono è esitante ma lui sembra calmo.
"Thaddeus" il ragazzo prende un respiro profondo "Ferne, sono il tuo fratello minore"
Matthew spalanca gli occhi per un millisecondo ma subito dopo contrae il viso in una smorfia di malcelata furia. "Bene, benissimo, puoi tornare con comodo da mamma e papà" dichiara deciso "E dirgli che ora è tardi per fare la bella famigliola, dovevano pensarci prima di lasciarmi con lui, altri fratelli segreti?"
L'odio che prova ancora per il suo padre adottivo trapela dalle sue parole. Non posso fare a meno di capirlo con il padre che mi ritrovo io, e con quello che ha appena fatto, ancora non ci credo che mi ha impedito di raggiungere Andy, mentre io ero lì a supplicarlo.
Thaddeus abbassa lo sguardo, avendo almeno la decenza di mostrarsi imbarazzato. "C'è anche Connor, lui ha dieci anni, e..." si interrompe perché Matthew lo supera come una furia, diretto verso il Quartiere. Jake lo segue, scoccando un occhiataccia a suo fratello.
La scena si estingue veloce quanto è iniziata, lasciandomi leggermente sbalordita. Mi guardo attorno.
Veronica si è dileguata da qualche parte e così faccio, salutando Julian e gli altri. Tranne Thaddeus ovviamente.
C'è davvero tanta gente rispetto al solito, qualcuno si allena in palestra, altri sono al lavoro per sistemare la sala computer. Devo intervenire precipitosamente quando vedo che qualcuno sta cercando di smantellare il vecchio tavolo da lavoro di Andy, e alla fine riesco a far lasciare la vecchia scrivania di metallo ricoperta di utensili al suo posto.
Alla fine mi dirigo nella mia stanza. Qualcuno ha posizionato una branda dall'altro capo della stanza e una valigia è posata su una sedia lì accanto, quasi tutte le persone che sono arrivate hanno ricevuto dall'Alleanza degli appartamenti in zona, a quanto pare non tutti.
Chiudo la porta e mi tolgo i vestiti sporchi, mi lavo via il sangue secco dalle ginocchia e cerco di mettere qualche cerotto ai graffi sulle gambe, che comunque copro con un paio di jeans lunghi.
Al posto della maglia corta con la felpa ne indosso una a maniche lunghe, ma che lascia scoperte le spalle, nera. Provo a dare una fonata ai capelli, ma ormai si sono in gran parte asciugati, diventando crespi, così li lego in una coda bassa.
Qualcuno bussa ed esco dal bagno. È Margaret.
"Giro completo di guarigione per voi" annuncia "È il mio modo per stare meglio"
Incilino la testa. "Ti stancherai poi" le dico in tono comprensivo.
I suoi occhi luccicano.
"Non fare come lui" le trema la voce "Ti prego"
Ho un tuffo al cuore perchè quello che ha appena detto è vero. La seguo fuori dalla stanza e ci dirigiamo in infermeria.
"Dov'è lui?" le chiedo prima di entrare.
"C'è un obitorio giù, i suoi li hanno cremati quindi credo che faranno lo stesso" Margaret si sfrega gli occhi "Probabilmente lo metteranno vicino a loro, c'è un cimitero qua vicino"
Le poso una mano sulla spalla, dicendole silenziosamente che non deve entrare nei dettagli se non se la sente. In realtà non me la sento nemmeno io.
In infermeria ci sono Jake e Matthew, il primo seduto su uno dei materassi, il secondo in piedi, le braccia incrociate, ancora imbronciato. "Chi inizia?" chiede Margaret.
Il biondo fa un cenno della testa in direzione dell'altro ragazzo. "Lui che poi deve andare a casa dai suoi" spiega.
La ragazzina annuisce, dirigendosi verso Jake, che si alza in piedi. Ha qualche graffio sulle guance e un livido sul collo che lei sistema velocemente. La parte peggiore però sono i polsi, dove Hina ha stretto le sue corde, che sono un insieme di segni rossi, tagli e lividi. Infatti Margaret riesce a guarirli fino ad un certo punto, lasciando visibile solo qualche striatura arrosata.
"Per la caviglia invece?" chiede la Guaritrice "Riesci a nascondere lo zoppicare? Perché mi ci vorrebbe un po' più di energia e poi non me ne resta per gli altri"
"Si, nessun problema" risponde Jake.
Quando viene da me invece Margaret mi informa di una costola incirnata, che nemmeno sentivo, ed io suppongo sia dovuta alla caduta dall'alto durante il combattimento. Per il resto sono abbastanza a posto. Ovviamente fisicamente. Emotivamente mi sento come appesa ad un sottile filo, che mi impedisce di cadere in un abisso.
La ragazzina si volta infine verso Matthew.
"La cicatrice" dichiara, alzando un sopracciglio.
"Ma-" prova a dire lui, venendo subito interrotto.
"Ti avevo detto di stare a riposo, ma siete partiti per Los Angeles di tutta fretta, perciò ora ti devo controllare" per essere piccola devo ammettere che si fa ascoltare.
Riluttante Matthew si leva la t-shirt. Jake accanto a me deglutisce. Presumo per la grande cicatrice bianca sul fianco del ragazzo. Parte da appena un paio di centimetri sulla schiena, girando attorno al torace e fermandosi più o meno dove l'ultima costola finisce, all'altezza dello stomaco.
"Vedi? Tutto a posto" commenta lui.
In risposta Margaret gli dà un colpetto non troppo forte con il dorso della mano appena sopra la cicatrice, sul torace. Il ragazzo fa una smorfia di dolore, ma subito dopo inizia a boccheggiare come se fosse a corto d'aria, e deve appoggiarsi all'armadietto alle sue spalle per riprendere fiato.
La biondina inclina la testa alzando un sopracciglio, per sottolineare l'evenienza. "Per poco non ti ha mezzo disfato un polmone quel pezzo di ferro, ci vuole tempo" spiega, e Matthew annuisce, girandosi verso di lei.
Margaret gli posa leggermente la mano dove lo ha colpito poco fa e chiude gli occhi. Poco dopo sul volto del ragazzo si fa strada un espressione di leggero sollievo.
"E ora tu stai a riposo, okay?" lo riprende lei "Sei quasi morto cavolo"
Non posso fare a meno di sorridere vedendo la scena della ragazza con il dito puntato verso Matthew. Ma subito dopo la menzione delle parola morto ritorno dolorosamente alla realtà.
"Jake" mormoro "Io e te faremmo meglio ad andare a casa dai tuoi, ti accompagno"
"Ok, si, va bene" si passa le mani nei capelli "Come spiego tutto ora?"
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"Tesoro! Dove diavolo sei stato?" esclama la madre di Jake appena entriamo "Va bene che sei in vacanza, ma dopo la sparizione dell'altro giorno, per quel concerto, sai che non ci piace che salti scuola"
Il ragazzo mi invia un immagine
mentale di lui che unisce pollici e indici, allontandaoli poi per tirare un filo invisibile tra essi.
"Ciao ma', stai tranquilla okay, è che..." mentre venivamo qui a piedi in realtà non abbiamo concordato una versione dei fatti, semplicemente non ne avevamo la forza, e poi è facile cavarsela coi suoi.
Nel mentre saluto anche io, giusto per dargli un po' di tempo. Quando guardo di nuovo Jake ha il labbro che trema. "È che, un nostro amico ha avuto un incidente"
"Oh Jake, chi? Cosa è successo?" chiede la signora Sanders sgranando gli occhi.
"Era un ragazzo più grande che incontravamo spesso in biblioteca con il gruppo di studio, è venuto a cena un po' di volte con noi, così poi siamo diventati amici" Jake non sta mentendo, non del tutto almeno, mi stringo le mani ai lati del torace "Stava tornando a casa da Los Angeles e poi è successa quella cosa... E lui, lui non ce l'ha fatta"
La madre di Jake si porta le mani sulla bocca stupefatta, e corre ad abbracciare il figlio che ora trema. "Come è successo tesoro? Era lui a guidare?" il fatto che sia così poco sospettosa e si limiti solo a queste domande non riesco a capire se mi preoccupa o no.
Jake rimane un attimo in silenzio, gli occhi persi lontano. "Lui guidava si, però non è stata colpa sua, nemmeno di chi l'ha colpito in realtà, è stato una specie di triplo tamponamento, una macchina a colpito un'altra che ha colpito lui, che è caduto, credo in un fosso, alla fine chi ha iniziato l'incidente è quello che ne è uscito meno danneggiato"
Questo fa ancora più male, una lacrima silenziosa mi scivola lungo la guancia. Fa male perché è perfettamente vero. La donna cerca di confortare anche me, per poi sparire in cucina, mormorando qualcosa.
Io e Jake rimaniamo nell'atrio in silenzio. "Vuoi restare?" mi chiede alla fine, una semplice domanda.
Per un secondo penso di rifiutare, ma subito dopo mi chiedo perché diavolo l'ho fatto. Ho davvero bisogno di questo: stare un po' insieme, solo noi due, come facevamo prima che tutto iniziasse.
"Si" mormoro.
SPAZIO AUTRICE
Persone care, come va?
Lo so, lo so, ma aspettate a detestarmi (soprattutto alcuni di mia conoscenza) ci sono nuove sorprese nei prossimi (ve lo dico o non ve lo dico? Dai ve lo dico) tre capitoli, si si avete capito bene, e queste sorprese sono più positive ve lo assicuro.
Poi tra poco sulla mia raccolta personale di aesthetic usciranno quelli di tutti i protagonisti. Per non farvi attendere troppo mentre aspettate il nuovo capitolo, che sarà speciale.
Se volete lasciare un messaggio ad Andy, lasciatelo qui ↘️
Al prossimo capitolo 😘
Cami 🌧️
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