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"Ciao Will". Margaret entra nello studio di suo figlio e cerca di avvicinarsi per abbracciarlo ma lui la blocca subito
"Mamma che vuoi!"
"Non ci vediamo da tanto, volevo sapere come stai e come va il lavoro". William alza gli occhi al cielo e sbuffa alzandosi dalla sua poltrona
"Sto bene, adesso che hai visto che sono vivo e in salute puoi andartene, ho del lavoro da sbrigare". Margaret non è stupita dal solito tono scostante e freddo del figlio, ma stavolta non demorde e pensa alle parole che gli ha detto Gabriel ieri.
"Non.. non parliamo più Will, da tanto e mi manchi. Mi manca il mio Willy Wonka". A sentire quel soprannome che i suoi genitori gli hanno quando era piccolo, visto il grande amore che aveva per il cioccolato, qualcosa nel suo cuore si scalda ma dura solo un attimo, poi torna il solito William.
"Smettila di chiamarmi così, ho 30 anni e non ho bisogno di queste cazzate. Abbiamo perso l'abitudine di parlare, quindi non vedo cosa vuoi adesso"
"Sei tu che hai perso l'abitudine di parlare con me e tuo padre, noi siamo sempre qui ad aspettare te e in questi anni abbiamo tentato in tutti i modi di capire perché ti fossi allontanato da noi e soprattutto abbiamo provato a riavvicinarci a te"
"Ho capito che non ho bisogno di nessuno e me la cavo benissimo da solo, va bene?. Non è questione di essersi allontanati o meno, semplicemente sono cresciuto e ho capito che esistono cose più importanti della famiglia"
"Sono circa 8 anni che ormai non sei più il mio bambino e ho cercato in tutti i modi di capire perché e cosa ti fosse successo. Come fai a dire che c'è qualcosa più importante della famiglia?. Io e tuo padre ti abbiamo dato tutto l'amore possibile e siamo stati sempre orgogliosi di te, soprattutto quando stavi studiando per diventare un pilota"
"Fermati, non parlarmi di quel periodo. Semplicemente avevo fatto un errore di valutazione, essere un pilota non è mai stato il mio sogno"
"Ma non è vero!. Fin da piccolo eri appassionato di aerei ed elicotteri e dicevi sempre che un giorno ne avresti pilotato uno tutto tuo". William esasperato batte un pugno sulla scrivania e cerca di uscire dalla stanza ma la voce di Margaret lo precede
"Parlami Will, aiutami a capire cosa c'è che non va. Io ho così tanto da dirti, vorrei raccontarti che adesso ho un compagno, una persona buona che mi ama e mi sostiene ogni giorno.."
"Non me ne frega niente, mamma!!. Smettila di parlare!. Non mi frega della tua vita e con chi vai a letto". Margaret si porta una mano al petto e gli viene da piangere.
"Mi sento una pessima madre, dimmi cosa devo fare. Ho provato con le buone e con le cattive ma non è servito a nulla"
"Inutile che ci provi, sono senza cuore e senza sentimenti. Perdi il tuo tempo con me, mamma. Adesso, assodato che è tutta colpa mia e che tu non c'entri niente, io andrei. Ho da fare". William saluta Margaret con un cenno ed esce dall'ufficio lasciandola sola e disperata.

***

"Harry non devi chiamarmi 20 volte al minuto, goditi la pausa pranzo e i baci di Louis. Io sto bene". Gabriel ride e Harry dice qualcosa dall'altra parte della linea. Da quando ieri l'ex soldato ha messo le protesi, il riccio lo chiama ogni secondo per sapere come vanno le sue 'nuove gambe' e come si sente a camminare di nuovo. È molto apprensivo e Gabriel trova tutto molto dolce.
"Anche Louis mi dice che devo staccare la chiamata e dargli tanti baci prima che ricominciamo a lavorare"
"Ecco, ascolta quel santo del tuo compagno. Io sto bene, finalmente cammino e sembra davvero come se non avessi le protesi. Mi sto godendo il freddo di Londra e una passeggiata lungo il Tamigi, adesso mi prendo un panino e mangio qualcosa"
"Stasera io e Niall vogliamo andare al cinema e lui vuole vedere le tue nuove gambe, vieni con noi?"
"Harry, sai che se non fossi autoironico questa potrebbe essere una cosa offensiva da dire si?"
"Ti sei offeso?". Gabriel continua a ridere e scuote la testa
"No Hazzie, non mi sono offeso, stai tranquillo. Stavo scherzando"
"Io voglio che vieni al cinema non per vedere le tue nuove gambe, le ho già viste. Voglio che vieni con noi perché siamo amici e gli amici escono tutti e tre insieme"
"Mi hai convinto a venire al cinema dalla prima parola, furbo di un riccio". Il ragazzino ride e si sente Louis protestare
"Dai piccolo, vai. Ci sentiamo dopo"
"Ciao Gabe, ti voglio bene"
"Ti voglio bene anche io". Appena spegne la chiamata con Harry si trova a sorridere da solo pensando a quanto sia straordinario il riccio
"Gabriel?" Ormai ha imparato a conoscere questa voce e adesso si sente anche in imbarazzo.
"Ciao John". L'uomo davanti a lui lo guarda parecchio stupito e non fa che osservare le sue gambe. Gabe se ne accorge e sorride dandosi un pugnetto sulla gamba coperta dal jeans
"Belle vero? Sono nuove di zecca!"
"Ma come.. cioè sono.. non sono vere?"
"Oddio scusa" aggiunge poi un attimo dopo essendosi reso conto delle cose assurde che ha detto.
"Scusa, non volevo essere indelicato". Si scusa ancora essendo davvero imbarazzato.
"Tranquillo, sono il primo che fa battute sulle mie gambe"
"In realtà volevo chiederti scusa anche per come ti ho trattato l'ultima volta che ci siamo visti e per le cose che ti ho detto. Volevo davvero farmi conoscere da te ma ho fallito, anche se ti posso garantire che mi interessi davvero tanto e questo non succedeva da un bel po' di tempo"
"Anche io devo chiederti scusa, non ti conosco e non dovevo reagire in quel modo, ognuno ha le sue ragioni per comportarsi in un determinato modo. Proprio ieri, mentre parlavo con la compagna di mio padre pensavo a te, sono sicuro che non sei così cattivo come ti dipingi. Tutti hanno del buono dentro, bisogna solo saperlo trovare"
"Tu sei troppo fiducioso verso gli altri e la vita, Gabriel"
"E tu non lo sei per niente. Guarda me, 2 anni fa ho avuto un incidente quasi mortale, mi davano tutti per spacciato e quando mi sono svegliato avevo ancora il segno delle ustioni sul corpo e non avevo più le gambe. Ero un comandante dell'esercito britannico a soli 27 anni e con una carriera brillante davanti a me, in un attimo ho perso tutto e per come ero conciato non potevo più essere nemmeno un soldato semplice, figurati un comandante. Avevo davvero tutte le ragioni per farla finita, per uccidermi e finire tutte le sofferenze, ma ho pensato a mio padre, al dolore che ha provato per la morte di mia madre e lo spavento per ciò che è successo a me, non potevo dargli un altro enorme dolore, non se lo meritava e non me lo meritavo nemmeno io e la possibilità che mi era stata concessa da Dio. Mi vedi adesso? Ho di nuovo due gambe, non potrò essere più un soldato ma sono vivo e cammino di nuovo, mi sembra impossibile ma è così, ho lottato e ce l'ho fatta. Puoi farcela anche tu, qualsiasi cosa tu abbia".
"Non tutti hanno la forza che hai tu"
"La forza è contagiosa, passiamo più tempo insieme e vedrai che qualcosa cambierà anche per te"
"L'altro giorno hai detto che non volevi conoscermi"
"Ho cambiato idea. Secondo te il fatto che ci incontriamo ogni volta che decidiamo di perderci non è destino?"
"Ci rincontriamo solo perché frequentiamo sempre gli stessi posti". Gabriel alza gli occhi al cielo ma non si arrende.
"Sei sempre cosi cinico, tu?"
"Si, fidati che sono anche peggio"
"Non mi spaventi, puoi dirmi tutto ciò che vuoi. Tanto so che non sei un assassino, altrimenti saresti in prigione". Una leggerissima parvenza di sorriso aleggia sulle labbra di John per la prima volta
"No, non sono ancora un assassino"
"Hai aggiunto il 'non ancora' per spaventarmi?"
"Ci sono riuscito?"
"Nah, sono pur sempre un ex soldato, niente mi spaventa. Ho già perso due gambe, al massimo perdo anche le braccia". John lo guarda e inaspettatamente scoppia a ridere. Se ci fosse stato Harry sarebbe andato su tutte le furie per questa battuta, secondo lui le battute di Gabriel sono troppo dure.
"Sei davvero eccezionale Gabriel, non ho mai conosciuto nessuno come te".

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