Capitolo 19 - You Cry
«Ok, aspetta. Puoi ripetere?» fece Gerard passandosi una mano tra i capelli, nervoso ed agitato.
Mikey fece l'ennesimo respiro profondo, e non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi. Si sentiva davvero stupido. E sapeva che non appena Gerard avesse compreso per bene la notizia, gli avrebbe fatto una ramanzina infinita. Ed era il minimo, vista la gravità della situazione.
«Alicia è incinta...» ripeté in un mormorio.
Gerard deglutì. Si sentiva agitato e cominciò a sudare. Quella era davvero una notizia del cazzo. Non lo immaginava nemmeno possibile. E mentre da una parte voleva solo prendere suo fratello a calci sulle palle per essere stato così stupido da cacciarsi in una situazione simile, dall'altra lo vedeva incredibilmente fragile e preoccupato, così decise di stringerlo in un abbraccio.
Si sporse verso di lui, seduto al suo fianco sul furgone fermo nel parcheggio dell'arena di Cleveland dove si teneva il festival, e lo abbracciò tirandolo a sé.
Mikey gli posò la testa sulla spalla, e all'improvviso cominciò a piangere. Sembrava proprio un bambino, e Gerard gli passò una mano tra i capelli «Non preoccuparti, ok? Si sistemerà tutto...» disse cercando di sembrare più convinto di quanto fosse in realtà.
«Faccio schifo. Combino solo guai.» borbottò suo fratello «Alex non mi perdonerà mai, stavolta. Non è vero?» aggiunse dopo un pò, parlando piano.
Gerard lo strinse ancora più forte a sé, e sospirò «Sistemeremo anche le cose con Alex, ok? Ora non ci pensare. Ce ne andiamo in albergo, stasera, così stiamo comodi e ci riposiamo per bene, e domani ripartiamo, ok?» disse deviando totalmente il discorso.
Mikey annuì, scansandosi per asciugarsi le lacrime. Si sentiva davvero stupido, ed era lieto che suo fratello non lo avesse fatto sentire anche peggio. D'altronde, sapeva che poteva contare su Gerard, per questo la prima cosa che aveva voluto fare dopo aver salutato Alicia era stata parlarne con suo fratello.
L'albergo era un edificio scadente, arredato da qualcuno con un gusto pessimo. Ma un letto era pur sempre un letto, sopratutto dopo giorni e notti passate a bordo di un piccolo furgoncino. Quindi sarebbe andato bene anche un materassino buttato sul pavimento.
Le stanze erano desolate, e non era stato un problema prenotare due stanze. Visto il budget limitato dei ragazzi, Frank aveva pensato bene di prenotare una stanza per Ray, Mikey e Bob, ed un'altra tutta per lui e Gerard.
Finalmente, pensava sorridendo, avrebbero potuto concedersi un pò di relax insieme. E concedersi l'uno all'altro, ovviamente.
Entrò nella stanza e si gettò di peso sul letto. Dio, com'era comodo.
Sbadigliò e si strofinò gli occhi, distendendosi sul materasso nella posizione più comoda che poteva. Guardò l'ora sul display del cellulare. Era mezzanotte passata e Gerard aveva detto che doveva parlare un pò con Mikey ma che poi lo avrebbe raggiunto il prima possibile. Aggiungendo qualche dettaglio intimo e piccante che faceva sorridere Frank sentendo un brivido percorrergli la schiena, e gonfiargli il cavallo dei pantaloni.
Si alzò di scatto quando la porta si aprì, e Gee apparve, con un'aria molto meno entusiasta di quella che Frank si sarebbe aspettato.
«Ehm... Frank, abbiamo un problema...» disse Gerard spostando una ciocca di capelli scuri da davanti gli occhi, standosene sulla porta.
Frank non aveva idea di cosa si trattasse, ma era certo che non era nulla di piacevole. Ne era più che sicuro «Che succede?» chiese, insicuro di voler davvero sapere la risposta.
Gerard prese fiato guardandolo «Mikey è a pezzi e vorrei stargli accanto, stanotte...» spiegò arrossendo lievemente. Era leggermente in imbarazzo, nonostante era certo che Frank avrebbe compreso.
Inizialmente fu anche dispiaciuto. Perché aveva in mente grandi cose, e perché Frank lo stava guardando con aria dispiaciuta ed occhioni dolci. Era visibilmente deluso dal fatto che avrebbe dovuto rinunciare a passare la notte con lui. La prima notte da soli su un vero letto dopo tutto quel tempo.
«...mi dispiace, davvero. Ti prometto che appena saremo a Belleville non ti libererai mai di me...» disse Gerard accennando una risatina, portandosi una mano sul petto per rendere la promessa ancora più solenne. Frank fece una smorfia mordendosi il labbro, poi annuì prendendo il suo borsone da terra «Perfetto. L'hai promesso, eh!» disse tirandosi su dal letto. Sospirò avviandosi alla porta della stanza. Però si fermò quando fu davanti a Gee e lo guardò negli occhi «E se non mantieni la promessa ti torturo. Giuro che lo faccio.» sussurrò parlando a pochi millimetri dalle sue labbra, prima di baciarlo.
Gerard chiuse gli occhi ed aprì lievemente la bocca per accogliere la lingua di Frank e giocarci un pò, ma questo si allontanò costringendolo a riaprire gli occhi per guardarlo sogghignare divertito «Rallenta, Batman. Ne riparleremo a Belleville. Per il momento accontentati. E attento a non sbagliarti e baciare tuo fratello durante la notte!» disse ridendo, lasciandolo lì sul ciglio della porta come un idiota.
Alex non era in sé. Aveva camminato avanti e indietro dall'armadio allo specchio in camera sua, per controllare che avesse un aspetto minimamente decente.
Erano passati tre lunghissimi giorni, e finalmente i ragazzi sarebbero tornati a casa. Le mancava il respiro. Non sapeva a che ora sarebbero arrivati di preciso. Sapeva solo che sarebbero arrivati, prima o poi, e lei non vedeva l'ora di stringersi a Mikey, finalmente.
Aveva controllato il cellulare duemila volte, ed aveva sbirciato dalla finestra al suono di ogni macchina che passava sulla strada sottostante.
Era impaziente ed emozionata, e si sentiva incredibilmente agitata.
Tanto che il suono del suo cellulare che prese a squillare quasi le provocò un infarto, facendola quasi saltare. Lo afferrò e lesse il nome di Ian sul display.
«Pronto?» rispose svogliata. Non aveva voglia di parlare al telefono. Proprio per niente.
«Sono arrivati?» domandò Ian dall'altra parte del telefono.
Alex alzò gli occhi al cielo. Ci mancavano Ian ed Ann a mettergli ancora più ansia. Insomma, era già abbastanza nervosa per fatti suoi.
«Non ancora, perché?».
«...perché Ann muore dalla voglia di incontrare Mikey e copagnia bella, così abbiamo pensato di venire a trovarti. Se ti affacci, ci vedi, siamo proprio nel portico di casa tua...» disse divertito.
Alex si sporse alla finestra, scostando leggermente la tenda bianca, per guardare giù. Ian ed Ann salutarono con la mano, così lei riagganciò e corse ad aprirgli la porta.
Entrambi sorrisero felici mostrando le birre che tenevano in mano «Abbiamo portato anche da bere! Non siamo fantastici?» fece Ian contento entrando in casa, seguito da Ann.
Alex alzò gli occhi al cielo «Per niente. Gerard ha qualche problema con l'alcool, quindi un birra-party è davvero fuori luogo...» disse scuotendo la testa. Ian fece una smorfia delusa, dirigendosi in cucina per posare le lattine nel frigorifero vuoto «Alex, ma non la fai la spesa?» domandò ridendo, ancora con la testa nel frigo.
Lei scrollò le spalle «Nah, ordino roba a domicilio o mangio al Cafè... è triste cucinare da soli, mangiare a tavola da soli, e fare tutto il resto da soli...» disse sospirando.
Ian sorrise richiudendo lo sportello del frigorifero «Beh, la nuova tuttofare dei miei cucina in modo pessimo. Volendo vengo volentieri a farti compagnia. Magari poi facciamo cose sconce tra un pasto e l'altro...» disse scherzoso.
Alex rise divertita, dandogli un pugno sulla spalla «Anche no, grazie!» rispose.
Aveva notato, nei giorni passati con quei due, quanto Ian le ricordasse Frank, ed Ann fosse simile a Gerard. Era strano. Il primo era sempre allegro e scherzoso, e faceva del pessimo umorismo proprio come il suo migliore amico. L'altra invece era più silenziosa e pensierosa, e se ne usciva spesso con discorsi profondi e toccanti, e sembrava sempre attenta ad osservare ogni minimo dettaglio di ciò che la circondava.
Forse, si era detta Alex, era proprio per quello che si trovava così bene con quei due.
Dopo qualche minuto sentirono il rumore di chiavi nella serratura della porta d'entrata e corsero all'ingresso. Il cuore di Alex batteva così veloce quasi da far male, e l'ansia che provava mista alla gioia di rivedere Mikey non poteva essere descritta.
Si piazzò davanti la porta insieme ad Ian ed Ann ed attese che la porta si aprisse. Per poi fare involontariamente una smorfia delusa quando dalla porta apparve Frank. Solo Frank.
Il che era ridicolo, perché invece Ann era totalmente su di giri nel vederlo. Non lo aveva mai conosciuto, e nonostante fossero andati a scuola insieme, non si erano mai rivolti la parola. Ma aveva sempre trovato Frank un gran bel ragazzo, ma ora sapere che era anche un chitarrista degno di fama che faceva concerti e festival in tutto il paese lo rendeva anche più figo.
«Frank...» mormorò Alex nel momento stesso in cui lui richiuse la porta sorridendo allegramente andandole incontro.
Poi la guardò e fece una smorfia «Wow, ultimamente sembri sempre delusa di vedermi o sentirmi...» disse fingendosi offeso. Era chiaro per lui che Alex si aspettava anche Mikey e Gerard. Comunque l'abbracciò e le stampò un bacio sulla fronte.
«Dove sono loro?» chiese Alex sussurrando. Non era lecito probabilmente, ma voleva davvero piangere. Aveva aspettato così tanto e con così tanta ansia il ritorno di Mikey che ora si sentiva dannatamente delusa.
Frank sciolse l'abbraccio e si schiarì la gola. Quella era la parte difficile, e sopratutto stava maledicendo Gerard che era riuscito ad incastrarlo, per non parlare di Mikey, che come al solito non sembrava in grado di affrontare i suoi casini da solo.
E poi Frank odiava mentire, e sopratutto, odiava mentire ad Alex. Quindi sforzò un sorriso, perdendo tempo presentandosi ai due nuovi amici di lei.
Ann sembrava paralizzata. Era incredibilmente timida e a mala pena riusciva a guardare Frank negli occhi. Teneva lo sguardo basso e parlava poco.
«Frank, allora? Mikey e Gee, dove sono?» chiese ancora Alex.
«Uhm... a casa Way ovviamente. Sai, Donna ci teneva così tanto a riavere i figli tutti per sé almeno per un giorno.» spiegò accennando una risatina forzata. Era ridicolo. Era vero che Donna voleva stare con Mikey e Gerard, ma era anche vero che Mikey aveva un'aria pessima e non se la sentiva di affrontare Alex. Non ancora. Così Gee aveva proposto a Frank di andare avanti, ed in serata si sarebbero fatti vivi anche loro.
Il che sarebbe stata anche una cosa tranquilla, se almeno Mikey si fosse degnato di scrivere un messaggio ad Alex per dirglielo, o se l'avesse chiamata.
Così lei fece una smorfia ed annuì «Giusto. Tendo sempre a dimenticare che l'unica senza famiglia qui sono io...» sospirò.
Frank la guardò provando tenerezza, così si avvicinò a lei e le mise un braccio intorno alle spalle «Ehi, ora non fare così, eh! Il tuo caro Frankie è tornato, c'è da festeggiare!» disse allegro trascinandola in cucina.
«E questi sarebbero i membri della tua nuova band?» chiese quando furono soli, allungando il collo verso la porta per controllare che i due non li stessero raggiungendo.
Alex annuì sorridendo immediatamente «Si! Sono fantastici, giuro!» disse entusiasta.
«Mh. E quel tipo te l'ha mostrata la collezione di farfalle?» chiese poi ridendo.
Lei alzò gli occhi al cielo «No, idiota! E piuttosto, quel bacio in diretta con Gerard è stato... WOW!» rispose Alex cambiando discorso.
Vide Frank arrossire lievemente, mentre apriva lo sportello del frigorifero.
«Si, se è stato WOW per te, figurati quanto è stato WOW per me!» disse ridacchiando «E per Gerard! Cavolo, non se lo aspettava davvero!» aggiunse soddisfatto di sé.
«Quindi ora siete usciti allo scoperto?» chiese Alex afferrando una lattina di birra che Frank le stava porgendo.
«Uhm, suppongo di si. Non lo so. Lì sul palco è stato grandioso e la gente è letteralmente impazzita. Credo che dovremmo farlo più spesso...» commentò pensieroso «Comunque dovresti proprio andare a fare la spesa. Non c'è assolutamente nulla qui dentro.» fece poi richiudendo il frigorifero.
Alex alzò gli occhi al cielo «Smettetela di rimproverare le mie abitudini alimentari...» disse con una smorfia.
Frank aprì la lattina e bevve un lunghissimo sorso di birra. Poi guardò di nuovo verso la porta della cucina «Credevo di trovarti da sola, comunque. Insomma, così avremmo potuto parlare e chiacchierare di cose nostre...» disse quasi sottovoce.
«Di cosa dobbiamo parlare di tanto intimo?» fece lei ridendo.
Frank scrollò le spalle e bevve un altro sorso. Poi fece un respiro profondo. Era in una posizione scomoda, Frank. Perché era amico di Alex e di Mikey, ed avrebbe voluto proteggere entrambi, ed evitare ad entrambi qualsiasi complicazione. Ma era impossibile. Se faceva il gioco di Mikey, doveva mantenere un segreto ad Alex fin troppo pesante per i suoi gusti, sopratutto perché non c'era mai stato nulla che lui non le avesse detto, ed era ridicolo e stupido e sopratutto dannatamente difficile non dirle la verità quando sapeva che Alex con lui era sempre stata totalmente sincera, anche a costo di mettersi in difficoltà da sola. Però poi c'era Mikey, e con Mikey c'era Gerard. E prima di tutto, andare contro Mikey significava andare anche contro a suo fratello, e quello era già ungrande problema. Poi, comunque, Mikey era un ragazzo fragile e non aveva intenzione di complicargli la vita. Però trovava stupido non dire la verità ad Alex.
Poteva già immaginare che tanto prima o poi la verità sarebbe venuta fuori, che fosse quel giorno o un anno dopo. Prima o poi lei sarebbe venuta a conoscenza del fatto che Alicia era incinta, quindi tanto valeva dirle la verità prima che venisse a scoprirla da sola.
Poi, mentre aprì la bocca per dire qualcosa, gli venne in mente l'immagine di Mikey silenzioso e chiuso in sé stesso, durante tutto il viaggio di ritorno a Belleville. Era quasi straziante vederlo così. E Gerard aveva detto a Frank che, in realtà, uno dei primi pensieri di Mikey riguardo tutta quella storia andava ad Alex. Quindi forse era meglio lasciar perdere.
Sospirò «Niente, boh, dicevo così per dire...» disse avviandosi di nuovo nel salotto.
Gerard era sdraiato sul letto di suo fratello, al suo fianco. Mikey non aveva parlato molto per tutto il tempo, e Gerard si era sentito in dovere di raccontare a sua madre cos'era accaduto. Così Donna aveva chiamato Jamia, pregandola di non dire niente a nessuno, per chiedergli cosa avrebbe dovuto fare Alicia per abortire. Perché quelle erano le sue intenzioni, e Mikey non riuscì davvero ad opporsi.
Non poteva diventare padre, non voleva diventare padre. E sopratutto, non poteva legarsi ad Alicia. Così ogni volta questo pensiero lo tormentava, mentre lui immaginava Alex in tutta la sua innocenza. Aveva sognato la stessa cosa ogni volta che aveva dormito, dal giorno in cui Alicia gli diede la notizia.
Si trattava di Alex completamente sola in un angolo buio, mentre lui ed Alicia, Gerard e Frank, tutti, davvero tutti erano sotto la luce a ridere e divertirsi. E lei guardava la scena e piangeva, e Mikey voleva confortarla ma non riusciva ad avvicinarsi a lei e si sentiva frustrato ed inutile.
«Ti va di uscire un pò?» propose Gerard spezzando quel silenzio.
Mikey aprì gli occhi per guardare suo fratello, pensando che probabilmente senza di lui sarebbe stato perso. Sospirò sentendosi un peso nel petto.
«Si. Credo di si.» mormorò tirandosi su lentamente.
«Fantastico!» sorride Gee lieto del fatto che a quanto pareva Mikey stava provando a rilassarsi. Comunque piangersi addosso non portava da nessuna parte, e Gerard ne sapeva qualcosa.
«Possiamo andare da Alex?» domandò Mikey sistemandosi i capelli alla meno peggio con le mani, senza nemmeno guardarsi allo specchio. Suo fratello sorrise ancora una volta. Andava benissimo. Era un buon segno, il fatto che Mikey volesse andare da lei.
Gli diede una pacca sulla spalla e gli fece strada.
Quando furono fuori di casa, Mikey si sentì un pò meglio. Gli era davvero mancata l'aria di Belleville, la famigliarità della sua cittadina, quel posto dal quale tutti i giovani volevano scappare, a lui era mancato tantissimo. Camminava a passo lento verso casa di Alex, guardando il suolo sotto i suoi piedi. Conosceva la strada a memoria ovviamente, ed avrebbe potuto arrivarci ad occhi chiusi. Ma più si avvicinava a casa sua, più cominciava a sentirsi soffocare. Gerard lo aveva notato, e per tutto il tragitto non fece altro che parlare e parlare e parlare ancora di più, per cercare di distrarlo e di non farlo pensare. Così lo riempiva di domande riguardo qualsiasi cosa, e alla fine si ritrovarono a parlare anche dei loro film preferiti da bambini e di cose del genere, e Mikey improvvisamente si sentì meglio.
«Direi che se non c'è nulla da cucinare, dovremmo proprio andare a mangiare qualcosa da qualche parte!» disse Frank scuotendo la testa, dopo averla infilata in ogni sportello della cucina inutilmente. Era tutto completamente vuoto.
Alex scrollò le spalle «Per me va benissimo, andiamo a mangiare fuori...» disse.
«Ma io voglio stare a casa. Sono settecento anni che sto in giro e mangio in ristoranti o nel furgone o in squallide tavole calde! Voglio mangiare come un normale uomo comune, seduto a tavola in modo composto!» si lagnò Frank sbuffando.
«Magari possiamo andare a prendere qualcosa al ristorante qui dietro...» propose Ian parlando da dietro un'altra lattina di birra. Effettivamente avevano tutti bevuto un pò. Non troppo, si, ma erano alticci e allegri e in qualche modo la coscienza di Alex le disse di non prendere assolutamente la macchina in condizioni simili.
Dopotutto il ristorante era poco lontano e potevano arrivarci a piedi senza troppi problemi «Ok, fantastico. Andiamo...» disse prendendo le chiavi di casa.
Frank la guardò sollevando un sopracciglio «Uhm, no, cara, non so se è chiaro, oggi voglio starmene rinchiuso in casa tutto il tempo...» disse accennando una risatina.
Alex alzò gli occhi al cielo «Che palle, Frank. Io non ci vado da sola!» sbuffò.
Ian scrollò le spalle e lanciò la lattina vuota nel cestino poco distante, poi si alzò dalla sedia «Perfetto, ti accompagno io. Ann, vieni anche tu?» chiese guardando la sua amica.
Frank però le afferrò il polso quando anche lei fece per alzarsi «E dai, qualcuno resti qui a farmi compagnia!» disse suonando come un bambino con crisi di abbandono.
Ann arrossì rimettendosi seduta «Ehm, ok, resto io...» mugugnò in evidente imbarazzo.
Alex ed Ian comprarono praticamente ogni singolo prodotto in vendita nel ristorante. Tanto che se fosse stato in vendita anche quello, avrebbero comprato anche lo Chef stesso.
Quando uscirono dal locale con le mani occupate da scatole calde e buste stracolme, dovevano camminare cercando di tenere tutto in equilibrio per non rovesciare nulla.
Quando furono a pochi metri da casa di Alex, i marciapiedi erano illuminati dalla fioca luce dei lampioni, ed Alex notò subito due tizi camminare dall'altro lato della strada, verso di loro.
Riconobbe subito la camminata di Mikey ed ebbe un tuffo al cuore, quando passando sotto un lampione la sua figura fu più chiara.
Era bellissimo, voleva urlarlo a tutta Belleville. Con fare complicato riuscì a sollevare una mano per sventolarla in aria e lo chiamò con voce tremante. Era ridicolo, si sentiva proprio come una bambina.
Ian allungò le mani per afferrare le buste che teneva Alex, e la osservò correre letteralmente tra le braccia di Mikey. Per quanta energia ci aveva messo, gli fece quasi perdere l'equilibrio.
Li vide abbracciarsi. Mikey era decisamente più alto di lei, e chinò la testa per darle un bacio. Gerard li guardò e poi si avvicinò ad Ian per dargli una mano, mentre quei due restavano così in silenzio sotto quel lampione.
E si, Alex stava piangendo. E Mikey stava faticando per non piangere insieme a lei.
«Ehi, non c'è bisogno di piangere...» mormorò Mikey, pentendosi subito dopo di aver pronunciato quelle parole. Si che c'era bisogno di piangere. Lui sentiva un grandissimo bisogno di piangere. Sospirando la strinse ancora più a sé.
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