Capitolo 15 - School of Rock

La prima settimana da quando i ragazzi erano ripartiti per il tour Alex l'aveva passata in totale solitudine tra scuola, Cafè e casa sua, dove guardava annoiata ogni programma in televisione che non parlasse di coppie, o di musica, o di concerti, o di tradimenti, o qualsiasi altra cosa potesse ricordarle Mikey e gli altri. Mikey però la chiamava ogni giorno, prima e dopo ogni show, ed ogni mattina appena sveglio.
La seconda settimana, Alex aveva la necessità di trovarsi qualcosa da fare, quindi aveva ripulito tutta casa da cima a fondo, ascoltando musica a tutto volume per riempire il vuoto che i ragazzi avevano lasciato andandosene; aveva studiato e fatto più compiti di quanti ne avesse mai fatti in tutta la sua esistenza; lavorato più ore al Cafè, frequentato corsi pomeridiani a scuola, aiutato un'anziana vicina di casa a fare la spesa. Nel frattempo i My Chemical Romance avevano qualche impegno in più, oltre alle serate. C'erano interviste con radio e riviste locali, cose del genere. Mikey ed Alex riuscivano a sentirsi comunque ogni sera dopo ogni show, anche se Mikey era sempre troppo stanco per riuscire a sostenere una conversazione decente, così finiva sempre che parlavano senza davvero dirsi nulla, o se uno dei due era sdraiato nel letto o nel furgone, allora crollava nel sonno.
La terza settimana, era stata la più triste di tutte. Alex non sapeva più cosa inventarsi per occupare il tempo. Odiava sentirsi sola, odiava non avere nessuno e non aveva più altre idee per tenersi occupata. Si era ritrovata a piangere da sola, anche. Jamia lavorava tantissimo ed anche se quando era libera passava a trovarla non era certo la stessa cosa. Sopratutto perché ora Mikey a stento riusciva a chiamare Alex, e ancora meno riusciva ad essere rintracciabile. Gli impegni aumentavano ogni giorno di più per la band, e i ragazzi stessi non riuscivano ancora a realizzare come le cose si stessero ingrandendo in modo sempre più veloce. Così non si fermavano un attimo, tra un'intervista radio, un incontro con i fans, uno con i giornalisti di qualche rivista, soundcheck, concerti, festival, nuove città, nuove persone. Quindi Mikey a volte si limitava a mandare un messaggio ad Alex per dirle dove erano e cose del genere, e finiva lì.
Tutti erano impazienti e non vedevano l'ora di tornare un pò a casa, nonostante l'eccitazione del tour e tutto il resto.
Però ogni giorno una data si aggiungeva all'altra, e i giorni che separavano i ragazzi da Belleville erano sempre di più. Sicuramente avrebbero passato un'altra settimana buona in tour, prima di - speravano - poter tornare a casa un paio di giorni.
Ad Alex era stato detto, da Jamia e dai dottori dell'ospedale, che dopo il coma erano frequenti casi di depressione e disturbi d'ansia. Alex pensava fosse più che lecito anche solo per il fatto che fosse sempre dannatamente sola, così volendo evitare di finire rinchiusa in qualche centro di recupero mentale, preferiva tenersi occupata a fare qualsiasi cosa le evitasse di pensare e di rendersi conto che intorno a lei c'era praticamente, il nulla.
Era appena uscita da una lezione di Scienze quando si fermò a dare un'occhiata alla bacheca nel corridoio principale della scuola. Lì c'era ogni tipo di annuncio e lei andava sempre a cercare qualche nuovo corso pomeridiano interessante e cose simili. C'era l'invito ad iscriversi ad un corso breve di cucina, uno di teatro, corsi estivi, recupero in Matematica, sedute di scrittura creativa, e poi un volantino scritto in fretta su un foglio giallo, con un pennarello nero "Audizioni rock-band emergente: cercasi reclute IMMEDIATAMENTE. Presentarsi nel Teatro della scuola oggi pomeriggio dopo le lezioni".
Alex si morse il labbro, si guardò intorno e staccò il foglio dalla bacheca, per ripiegarlo e metterselo in tasca.
Con il sorriso sulle labbra si diresse alla lezione successiva, l'ultima della giornata. Aveva notato quanto tempo libero in meno ha chi suona in una band, ed era proprio ciò di cui aveva bisogno. Durante tutta la lezione di Inglese non fece altro che pensare a quale ruolo avrebbe potuto prendere in una rock-band. Aveva suonato la chitarra per un pò, da ragazzina, e non era male in effetti, ma non era certo niente di speciale, e sicuramente nulla in confronto a Ray o Frank. Sapeva cantare, ma non aveva certo una voce che ti prendeva l'anima. E non aveva mai suonato una batteria in tutta la sua vita.
Quando anche l'ultima lezione della giornata giunse al termine, scrollò le spalle diretta nel teatro. Non le importava cosa avrebbe fatto, le sarebbe andato bene anche semplicemente stampare volantini o suonare il triangolo. Qualsiasi cosa la tenesse occupata più del dovuto, insomma.

Quando i My Chemical Romance arrivarono a Dayton, in Ohio, Frank cominciò a distaccarsi un pò da Gerard. Si vergognava a dirlo ad alta voce, ma aveva sentito che suo padre era in quella stessa città, ed appena entrarono nel confine di Dayton cominciò ad aver quasi paura di incontrarlo all'improvviso, e di certo non aveva voglia di farsi trovare abbracciato a Gee o cose simili, specialmente dopo che l'ultima cosa che gli aveva detto era che Frank era un frocio e cose del genere.
Non che Frank si vergognasse di stare con un altro uomo, questo gli era ben chiaro. Sapeva di essere orgoglioso di ciò che era e tutto il resto. Ma era incredibilmente complicato perché suo padre era stato davvero rude nei suoi confronti, squarciandogli nel petto una ferita profonda che Frank non voleva più riaprire.
Pensava sempre che se avesse avuto un figlio un giorno, non lo avrebbe certo mai trattato come suo padre aveva trattato lui. Non riusciva nemmeno a concepire come un padre potesse comportarsi così nei confronti del proprio figlio, per lui un genitore dovrebbe essere sempre e comunque fiero di un figlio e sopratutto sostenerlo fino alla morte.
Suo padre invece, nonostante le cose con lui fossero sempre andate alla grande, ed avesse sempre avuto tutta la sua stima, si era comportanto da vero stronzo, e Frank non voleva ritrovarsi in quella situazione, faceva troppo male.
Invidiava quasi il modo in cui invece i genitori di Gerard avevano affrontato la situazione. Sembrava che loro fossero disposti a tutto per i propri figli, anche a lottare con loro, e di certo li sostenevano in ogni cosa. Sarebbe stato bello se fosse stato così anche per suo padre, perché almeno ora Gerard non avrebbe messo il muso offeso dall'istantaneo distacco di Frank da lui.
Ed era anche ridicolo chiedersi se doveva spiegargli o meno come si sentiva. Gerard era un pò permaloso, ok, ma era anche incredibilmente sensibile ed empatico, e Frank aveva immaginato che ci sarebbe arrivato da solo.
Così d'un tratto si ritrovò a lasciare la presa dalla mano di Gerard e camminare per le strade di Dayton al fianco di Mikey e Ray, diretti in un centro commerciale per comprare qualche schifezza per il pre e post concerto di quella sera.

Alex non aveva mai fatto un provino o un'audizione in tutta la sua vita. Anzi, solitamente già dalle elementari quando doveva prendere parte alle recite scolastiche, preferiva fare la parte dell'albero in fondo al palcoscenico che muove le braccia-ramo ogni tanto piuttosto che la protagonista della scena. Eppure una band era l'ideale per distrarsi. Aveva vissuto con Frank e Gerard e Mikey e si, loro erano sempre troppo impegnati per ogni altra cosa, quindi dovevaentrare in quella band. A qualsiasi costo.
Fece un bel respiro profondo prima di aprire la porta del teatro ed entrare dentro.
Si aspettava di trovarci un mucchio di gente ed un sacco di frastuono, ma dentro c'erano solo una manciata di persone.
Un ragazzo ed una ragazza erano seduti sulle poltroncine alla prima fila, dovevano essere loro che volevano metter su una band. E sul palco c'era un tizio che Alex aveva già intravisto in giro per i corridoi della scuola, vestito completamente in nero, con i capelli blu,che strimpellava una chitarra elettrica e beh, Alex pensava fosse davvero bravo.
I due tipi però gli dissero che andava bene così e che gli avrebbero fatto sapere presto. Quando il tizio lasciò il palco salì un'altra ragazza, che cantò qualcosa ed aveva una bella voce, e si accompagnava con una chitarra acustica, ed Alex pensò che l'avrebbero presa. Insomma, lei invece non sarebbe andata da nessuna parte. Così si mise seduta accanto ai due tipi della band che commentavano tra loro. Quando la tizia smise di cantare e suonare, Alex si voltò verso i due.
«Wow, è bravissima!» commentò sorridendo.
I due si voltarono a guardarla e la ragazza sorrise immediatamente. Alex la riconobbe, era Ann ed avevano frequentato qualche corso insieme durante gli anni di liceo.
«Ehi! Ciao Alex! Sei qui anche tu per le audizioni?» chiese Ann tutta sorridende, spostando una ciocca di capelli dal viso. Alex pensò che i suoi capelli erano come quelli di Ray, anche se ovviamente Ann era decisamente più carina, di Ray.
Scrollò le spalle imbarazzata. Lei non era nulla in confronto ai due tipi che avevano suonato prima «Ehm, in teoria si. Ma credo che loro siano molto meglio di me. Insomma, io strimpello la chitarra, niente di più...» disse imbarazzata.
Ann e il tizio accanto a lei, che poi si presentò, si chiamava Ian, erano a conoscenza del fatto che Alex avesse contatti con case discografiche e cose del genere. Lo sapevano perché sapevano che stava con Mikey. E sapevano che i My Chemical Romance stavano andando alla grande. E sotto la felpa, in realtà, Ann indossava una loro maglietta comprata ad uno show a Belleville. Se ne ricordò e chiuse la zip della felpa quasi imbarazzata, considerando che stava parlando con la fidanzata di, beh, del suo bassista preferito. Anche lei suonava il basso e sperava di diventare brava come Mikey Way.
Nella sua testa cominciò a pensare che se Alex fosse entrata nel gruppo, avrebbero potuto fare grandi cose. Una tra tante era frequentare i My Chemical Romance, perché ora che erano partiti per il tour e Mikey e Frank non frequentavano più la scuola, era sembrata una cosa totalmente impossibile, nonostante fossero stati compagni di liceo per anni.
E comunque, l'idea delle conoscenze di Alex nel campo della discografia era allettante.
Sorrise «Dai, facci sentire qualcosa!» la spronò, indicando il palcoscenico.
Ian annuì ad Ann, quando Alex si alzò arrossendo per salire sul palco. «Credo che dovremmo prendere lei a prescindere da quanto sia brava...» disse sorridendo «Insomma, posso sempre insegnarle qualcosa ed aiutarla a migliorarsi.» aggiunse.
Alex fece un respiro profondo e cominciò a suonare una chitarra acustica che era lì sul palco. Dovette chiudere gli occhi per fingere che nessuno la stesse ascoltando. Ok, essere al centro della scena in quel senso, non faceva proprio per lei. Però doveva farlo, per evitare di cadere in un baratro di solitudine e paranoie. Voleva entrare in quella band. E sapeva, certo che lo sapeva, che il fatto che fosse la ragazza di uno che con la musica ce l'aveva fatta, faceva gola ai due, che la stavano ascoltando dalle prime file del teatro. Quindi era già qualche punto avanti agli altri, ed anche se forse non lo meritava propriamente, era certa che l'avrebbero presa.

Gerard ci provò un'altra volta. Mentre erano seduti intorno al tavolo di una tavola calda, allungò una mano sotto al tavolo per posarla sulla gamba di Frank. La reazione di Frank fu quella che si aspettava, si scansò lievemente continuando a parlare e ridere con Ray come niente fosse. Era ridicolo.
E Gerard era quello che si faceva troppe paranoie, quindi il suo umore diventò anche più pessimo. E più Frank lo scansava, più Gerard aveva voglia di lui.
Così quando ad un tratto Frank si alzò per andare in bagno, dopo qualche secondo con fare innocente anche Gerard si alzò e lo seguì.
Quando entrò, Frank si stava lavando le mani. Gerard si chiuse la porta alle spalle dopo essersi assicurato che non ci fosse nessun altro, e ci si poggiò di peso con la schiena.
«Perché stai facendo così?» chiese incrociando le braccia davanti al petto, guardando Frank, che a sua volta lo guardava dal riflesso nello specchio di fronte a lui.
Arrossì vistosamente. "Perché ho paura che mio padre spunti fuori da un momento all'altro", pronunciato, sembrava davvero una cosa stupida. Eppure era così, e non poteva farci nulla.
Scrollò le spalle chiudendo l'acqua ed asciugandosi le mani.
Gerard si morse il labbro, avvicinandosi a passo svelto verso Frank. Fino a stargli addosso, tanto da farlo indietreggiare, finchè Frank non si ritrovò con la schiena contro il muro. «Perché fai così?» ripetè Gerard guardandolo negli occhi, parlando a pochi millimetri dal suo viso.
Poggiò le mani sulla parete, accanto alla testa di Frank, poco sopra le sue spalle, e sembrava un ragno che aveva catturato una mosca nella sua tela.
Continuava a fissarlo negli occhi e poi sollevò un sopracciglio «Perché fai così?» chiese per la terza volta. Le sue labbra si muovevano a così poca distanza da quelle di Frank che quest'ultimo poteva sentirle vibrare mentre il respiro di Gerard lo faceva rabbrividire.
Frank sospirò «Ok, devo spiegarti una cosa, e mi sento davvero stupido. Ma non qui e non ora...» disse arreso.
Gerard annuì e sorrise malizioso «Quindi non ce l'hai con me?» chiese e sembrava davvero si stesse divertendo, mentre Frank continuava a guardare verso la porta con la coda dell'occhio, ansioso che qualcuno potesse entrare all'improvviso.
«Non ancora, direi. Ma se continui a tenermi in trappola comincio ad innervosirmi...» disse sottovoce. Gerard annuì di nuovo, e poi gli stampò un bacio sulle labbra. Ovvio che voleva continuare a baciarlo, e rimase anche parecchio male quando in tutta fretta Frank lo spinse via, nel momento stesso in cui qualcuno bussò alla porta del bagno lamentando che era occupato da secoli.
«Cazzo, Gee, ti pare il posto, questo?!» chiese scocciato, a voce bassa, passandosi il dorso della mano sulla bocca come se dovesse pulir via qualsiasi traccia di quel bacio.
Gerard lo guardò in silenzio, e fece un respiro profondo mentre si sentì quasi umiliato, nel momento stesso in cui Frank aprì in fretta la porta e tornò dagli altri, lasciandolo lì da solo, senza baci e senza spiegazioni.

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