Rachel
Spruzzai un paio di volte il profumo sul collo e sui polsi. Alla stragrande maggioranza delle ragazze piaceva, quindi ne misi un altro po'.
Quella sera avevo scelto con più cautela la ragazza: se dovevo passare un paio d'ore in una sala senza far scappare a gambe levate una mia conquista, sarei dovuto riuscire a sopportarla. Non potevo concedermi il rischio che Belle vedesse persone di genere femminile fuggire da me in lacrime, perciò mi sarei dovuto mostrare carino.
Avevo optato per un colpo sicuro: Rachel Tersen. Occhi chiari e sorriso rassicurante, corpo slanciato e carattere mite. Si mischiava tra la folla e non la trovavi nemmeno col cannocchiale da quanto ci si nascondesse. Era gentile ma timida, lo dicevano tutti, compresi i suoi amici. Adorata da tutti per il suo essere buona, studiosa e disponibile. Mi aveva dato qualche ripetizione di matematica l'anno prima, in terza liceo, per evitarmi la bocciatura; a dire la verità, mi aveva aiutato molto quella volta.
Si meritava di venir trattata bene.
"Parto tra circa mezz'ora, non preoccuparti per i vestiti. Mettiti comoda" digitai. Avevo buone intenzioni, davvero. Agli occhi di Belle dovevo sembrare interessato a Rachel, ma una volta entrati nella sala, saremmo stati solamente amici che andavano a guardarsi un film.
"D'accordo, a dopo " rispose dopo un po'.
Quel venerdì ritentai quello che non ero riuscito a fare quello prima: andai in anticipo al cinema per vedere Belle - e quella volta quando lei aveva già iniziato il turno, in modo da essere sicuro di trovarla.
Spinsi la porta d'entrata e la scorsi dietro il bancone, piegata, a frugare in quello che pareva uno scatolone.
"Scusa, un biglietto per Zoolander 2?".
Si alzò immediatamente al suono della mia voce, e con soddisfazione notai un cenno di sorriso sulla sua faccia.
"Hey, non ti sei ancora stancato di venire continuamente?".
Non seppi come interpretare quella domanda retorica: non le andava di avermi lì, o stava scherzando? Speravo si trattasse della seconda.
"Non ancora".
"Ecco a te. Sono sei dollari" enunciò passandomi un biglietto di colore azzurro con varie scritte sopra, tra cui l'orario e il titolo.
"Ti ringrazio. Come sta andando? Hai avuto altri incidenti con i popcorn?" ridacchiai ricordandomi di quando la trovai a pulire il disastro che avevano combinato alcuni clienti più giovani di noi, e pensandoci roteò gli occhi.
"Non dirlo. Se c'è qualcosa che mi disgusta, è proprio il caramello" fece una smorfia "per fortuna hanno trovato qualcuno disposto a pulire, perciò non sono più io quella che si sacrifica".
Ridemmo assieme, e mi parve per un attimo di toccare il cielo con un dito. A sentire la sua risata melodiosa e dolce, un calore si diffuse nel mio petto. Avrei potuto saltare fino a due metri di altezza per la felicità che mi trasmetteva.
Era abbastanza contraddittoria, anche. Due venerdì prima era assente e scontrosa perfino, ora rideva come se non fosse mai stata come l'ho appena descritta. Non mi posi ulteriori domande: mi sarei goduto quella freschezza.
"Sono contento per te. Hai anche tu la Dunas? È terribile" mi lamentai.
Era una tra le professoresse peggiori del nostro liceo. Insegnava calcolo e geometria e delle sue lezioni non ci avevo mai capito niente, motivo per cui sfioravo l'insufficienza.
Si portò una mano alla fronte.
"Dio! Per domani ho un sacco di compiti, ci ha dato qualcosa come sessanta esercizi. È fuori di testa quella" confermò.
Parlammo ancora e ancora, fino a quando non sentii il campanello posto sopra la porta tintinnare: qualcuno era entrato.
"Hey Jack, scusa il ritardo" arrivò con il suo solito sorriso allegro.
Rachel indossava un paio di jeans e una camicia a righe verticali nere. Era semplice, mi aveva dato ascolto.
Controllai l'orologio sopra il bancone della biglietteria.
"Tranquilla. Ti ho già preso il biglietto. Tieni" dissi porgendole il pezzo di carta, al che mi ringraziò.
"A venerdì prossimo, Belle" le feci l'occhiolino mentre mi dirigevo con la ragazza alla sala, e lei mi rispose con un cenno della mano, sventolandola debolmente. Il suo sguardo cadde sul mio braccio cinto attorno al fianco di Rachel, e mi sembrò di vedere una nota di tristezza sul suo sguardo. Mi dovevo essere sbagliato.
Mi voltai e andai al solito posto in fondo, con la castana alla mia destra.
"Mi hanno detto che è divertente" anticipò Rachel prima che le luci si abbassassero gradualmente, fino a spegnersi del tutto.
"Lo spero" mi limitai a rispondere.
La prima ora passò in fretta. Entrambi non proferimmo parola e ci godemmo il film in santa pace: nessuno dei due infastidì l'altro o ci provò, restammo dove eravamo senza scomporci, e mi andava benissimo.
Durante la pausa comprai degli stuzzichini al formaggio per me e lei, e anche per la seconda parte il silenzio regnava tra di noi.
A fine serata, mi ringraziò per la compagnia con un bacio sulla guancia, e feci in modo che Belle lo vedesse: la salutai proprio davanti alla porta.
Era solo una mia impressione, o aveva sbuffato?
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