9. Tra qualche anno capirai.
Ci misi un po' prima che i miei occhi si abituassero nell'oscurità del luogo in cui mi trovavo. Dal centro di quella che dedussi essere una stanza, cercai di raggiungere una parete, tendendo le braccia. Strisciando lungo il muro, incontrai una maniglia e con forza la aprii, sperando che essa non opponesse resistenza e mi lasciasse uscire da quel luogo claustrofobico.
Il corridoio al di fuori della porta era avvolto anch'esso dalla penombra, così, nonostante cercasi in tutti i modi di orientarmi, non avevo idea di che direzione prendere. Cercare di rilassarmi, controllando il battito del mio cuore: avevo sempre odiato i luoghi chiusi, i quali rappresentavano una delle mie paure più grandi. Sentii le lacrime rigarmi il viso, così strizzai gli occhi per ricacciarle indietro, non potevo di certo lasciarmi andare alla disperazione: prima dovevo uscire da lì. Iniziai a ragionare. All'improvviso mi ricordai di un talento di Nico, e sperai in qualche modo di avere ereditato anch'io ciò.
"Dove stai andando, Nico? Non vedo nulla! - urlavo, mentre la mano di mio fratello teneva salda la mia. - Ho paura, voglio uscire da qui!". Riuscivo solo a urlare, con gli occhi spalancati per cercare di intravvedere qualcosa intorno a me. Nico non aveva intenzione di fermarsi,nonostante non si vedesse nulla: voleva portarmi fuori da quella grotta. Non mi ricordo come ci fossimo finiti lì dentro, forse una partita di nascondino durata troppo a lungo, forse una di quelle spedizioni folli che amavamo fare. Ricordo che ad un certo punto si era fermato, io gli ero finita contro di peso, senza neanche rendermi conto della sua pausa. Il bambino mi aveva chiesto di fare silenzio e, accanto a me, aveva appoggiato una mano alla roccia, ispirato profondamente, e si era messo in attesa. Sentivo il suo respiro affannato farsi sempre più regolare e il battito del suo cuore rallentare. Nella grotta buia avevo sentito un'energia potente farsi strada tra gli stretti cunicoli e arrivare fino a noi.
Quella sensazione era durata solo qualche attimo, poi Nico si era alzato e aveva fissato davanti a lui un punto che non riuscivo a scorgere. Avrei voluto chiedergli che cosa stesse facendo, ma il suo ammonimento di rimanere in silenzio risuonava nella mia mente. Si rimise in cammino, seguendo un sentiero che solo lui vedeva. Non capivo come facesse a sapere dove stesse andando, ma, nonostante non capissi come, ero sicura che mi stava portando fuori di lì. Una volta che ero riuscita di nuovo a vedere e che l'aria fresca mi aveva scompigliato i capelli, avevo stretto Nico forte e lui mi aveva protetto tra le sue braccia. Quando, sicura che la voce mi fosse tornata, avevo chiesto a Nico come e cosa avesse fatto, lui mi aveva risposto semplicemente: "Tra qualche anno capirai."
Erano passati ormai una decina d'anni e ancora non riuscivo a capire come avesse fatto, ma questa volta decisi di provarci anch'io: appoggiai la mano alla parete di pietra che che percepivo da qualche parte alla mia sinistra. Seguii l'istinto, sapevo, in qualche modo, che non si stava sbagliando. Come avevo ipotizzato, dopo pochi passi sfiorai la fredda superficie. Inspirai profondamente e mi concentrai, regolarizzando il mio respiro e rallentando il mio battito. Mi immaginai mentre camminavo verso l'uscita e finalmente qualcosa dentro di me prese vita. Mi ritrovai a seguire sicura un percorso che vedevo solo nella mia mente. Il buio lasciava piano piano spazio ha una debole luce, che cresceva sempre di più man mano che mi avvicinavo all'uscita di quel labirinto. I miei occhi si chiudevano sempre di più, infastiditi luce. Raggiunta l'uscita, fui accecata da un potente raggio di luce. Coprendomi gli occhi con le mani, udii una voce maschile. Era molto bassa, seria ed emanava Potenza: rimasi incantata ed impaurita ad ascoltarla: credetti di riconoscerla, senza sapere, però, a chi appartenesse. Pronunciò poche parole: "Tra poco tempo potrai rivederla, il momento sta arrivando, figlio mio."
"AURA SVEGLIATI, È TARDISSIMO!- strillò Tessa, svegliandomi. - Quante volte ti ho detto di non mettere 'I'll be good' come suoneria? Non si sente e come al solito ci ritroviamo a dormire fino a tardi!". Aprii gli occhi, ancora scossa dal sogno che avevo fatto e dal brusco risveglio che la mia amica mi aveva offerto. Guardai svogliatamente l'orologio e per poco non saltai giù dal letto: la sveglia avrebbe dovuto suonare mezz'ora prima e noi avevamo solo venti minuti per prepararci. Non feci tempo ad alzarmi, che Tessa si fiondò in bagno, togliendomi ogni possibilità di truccarmi con calma. Dieci minuti dopo, indossavo una dolcevita nera e un paio di pantaloni palazzo in principe di Galles e bussavo con forza alla porta del bagno: "Tessa, ti prego, devo solo lavarmi la faccia! - la implorai, urlando per sovrastare sue grida. - ci metto due minuti promesso!". Alla fine cedette, lasciandomi entrare. Riuscimmo ad essere pronte in tempo, e scendemmo di corsa nella sala da pranzo dell'hotel, dove i nostri amici erano già riuniti per fare colazione. Da un tavolino in un angolo, Percy mi chiamò, così lo raggiunsi, seguita, ovviamente, da Tessa. Insieme al mio ragazzo c'era anche Jason, il quale mi guardò facendomi l'occhiolino. Alzai gli occhi al cielo, in modo impercettibile: quella giornata non iniziava nel migliore dei modi, dovevo ammettere. Dopo che io e la mia amica avevamo appoggiato i nostri piattini carichi di pastine e le tazzone di caffè al tavolo, iniziammo a parlare del programma del giorno e di cosa avremmo visto. La prima parte della giornata era dedicata alla visita del Palazzo Te, compreso il pranzo a sacco, mentre nel tardo pomeriggio avremmo avuto tempo per visitare la città liberamente.
"Devo ammetterlo, Jason è davvero carino! - iniziò Tessa mentre salivamo nelle stanze per recuperare i nostri zaini. Un barlume di speranza si accese dentro di me, ma morì subito. - Mai quanto Percy, ovviamente. Ho deciso che oggi mi farò avanti: il Palazzo è un luogo così romantico!" Le sorrisi, senza aggiungere nulla. Ero una codarda, non trovavo il coraggio né di rivelarle la verità, né di avvisare Percy di ciò che la mia amica stava progettando. Decisi, perciò, che avrei tenuto d'occhio Tessa e non l'avrei lasciata sola un momento, in modo da annullare le sue possibilità di rimanere da sola con il mio ragazzo.
Ero ufficialmente l'amica peggiore del mondo, aspettavo solo che qualcuno mi premiasse con un riconoscimento.
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