6. Percy, mio padre è vivo.

All'uscita da scuola, decisi che dovevo parlare con Percy. Non gli avevo mai rivelato dell'insistente sensazione di vuoto che sentivo dentro di me, ma stava diventando incontrollabile ed avevo bisogno di aiuto. Lo aspettai alla macchina e appena lo vedi gli dissi: "Ho bisogno di parlarti: portami dove vuoi, basta che sia un luogo dove possiamo parlare liberamente." Mi guardò con un misto di confusione e preoccupazione, ma acconsentì e salì in macchina. Man mano che ci avvicinavamo al luogo scelto dal mio amico, iniziai a riconoscere il paesaggio. Capii che si stava dirigendo nel rifugio della nostra infanzia. La radura distava una mezz'ora da casa mia e, quando eravamo piccoli, io, Percy e Nico ci rifugiavamo in quel luogo magico per allontanarci dal mondo degli adulti. Le nostre madri erano sempre state contrarie e ci impedivano di andarci, anche se noi non avevamo mai capito il motivo.

Una volta parcheggiata l'auto, Percy tirò fuori dal bagagliaio una coperta e si incamminò affiancato da me. Aiutai il ragazzo a stendere la coperta ed entrambi ci stendemmo scompostamente, ammirando il cielo e gli alberi che facevano da cornice. Mi sedetti, cercando dentro di me il coraggio di parlare, e iniziai: "Percy, ti ricordi quando mi hai parlato dell'attrazione che l'acqua esercita su di te e del fatto che tu non riesci a placarla? - lui annuì, sedendosi a sua volta e guardandomi serio. - Provo qualcosa di simile, ma non è attrazione. Sento un vuoto incolmabile. In questi anni ho sempre cercato una metafora per spiegare tutto questo: posso paragonarli alle Praterie degli Asfodeli della mitologia greca. Capisci cosa intendo?". Mi girai verso Percy, che era pallido e fissava per terra. Pensai che fosse semplicemente preoccupato per me, così ripresi a parlare. "Sento che centra mio padre." Il ragazzo seduto accanto a me sgranò gli occhi, visibilmente spaventato: "C-come tuo padre, Aura? F-forse è il fatto che sia morto e che tu non l'abbia mai conosciuto che genera questo vuoto." Scossi la testa, sapevo che il motivo non era quello: sentivo che c'era qualcosa sotto. Ero sicura di una cosa, nonostante non sapessi come. "Percy, mio padre è vivo: non so come faccia a saperlo, ma ne sono sicura. La sua aura vitale è ancora presente ed è molto forte, è-è immortale." Percy non fiatò, ancora più pallido di pochi minuti prima. Decisi di non proseguire, temendo che parlare di mio padre gli avesse fatto ricordare il suo, di cui si ricordava solo il calore del suo sorriso.

Ottobre era alle porte e le verifiche riempivano già le giornate di scuola. Io e Percy non avevamo più ripreso la discussione iniziata settimane prima alla radura, ma la nostra relazione si rafforzava sempre di più. Il periodo di assenza di sogni era ricominciato e ogni sera andavo a dormire sperando di sognare di nuovo Nico. Era l'unico modo che avevo per vederlo, per parlare con lui. Quella mattina i professori ci avrebbero comunicato la meta della gita del mese e le classi interessate erano in fermento. Per la prima volta accolsi con felicità la Wilson, attendendo con ansia che annunciasse la novità. L'insegnante entrò in classe con la solita aria di superiorità, si sedette alla cattedra e ci guardò seria.

"Allora ragazzi, come sapete ieri in consiglio di classe è stata scelta la meta dell'uscita: questo mese andremo a Mantova, parteciperà, inoltre, anche la mia altra classe. Spero che siate soddisfatti: in caso contrario, problema vostro." Concluse con un sorriso meschino, fiera della sua battuta. Mi affrettai a trovare una scusa per poter uscire dalla classe e correre a dare la buona notizia a Percy: saremmo andati in gita insieme e sarebbe stato tutto perfetto. Al mio fianco Tessa si lasciò sfuggire un gridolino di felicità, mi girai in tempo per vederla stendere le braccia e buttarmele al collo.

"ANDREMO IN GITA CON LA CLASSE DI PERCY - cominciò lei, spiegando così l'improvviso attacco di gioia. - Spero di riuscire a dirgli finalmente cosa provo per lui." Aggiunse lei abbassando la voce e confidandomi il suo piano. Sentii un'importante fitta al petto, ma mi impegnai a sfoggiare un sorriso che fosse piu naturale possibile e risposi al suo abbraccio, nascondendo il volto oltre la sua spalla. Nonostante ci fossimo sempre confidate ogni segreto, non ero riuscita a rivelarle quello più importante: la mia relazione con Percy. Sentivo che il suo cuore batteva velocissimo e ciò non fece altro che farmi sentire ancora più in colpa.

"Posso farti una domanda, Aura? - mi domandò timidamente la mia amica, scostandosi da me. Annuii e lei sfoderò un sorriso che mi fece immediatamente capire che voleva parlare di ragazzi. Rabbrividii, ma ormai era troppo tardi per tirarmi indietro. -Ho notato che non fumi praticamente più. Un giorno mi hai detto che ciò sarebbe successo quando avessi trovato qualcuno in grado di sostituire le sigarette. Quindi devo dedurre che l'hai trovato, giusto?

Sbarrai gli occhi: come faceva a ricordarsi le parole che le avevo detto anni prima? Mentii dicendo che avevo promesso a mia madre di fumare meno, ma vidi che non ci credeva minimamente. Prima che Tessa potesse chiedere qualsiasi altra cosa, scrissi un rapido messaggio a Percy e corsi in bagno.

Nel giro di due minuti il ragazzo mi raggiunse nel grande corridoio e lo strinsi forte a me. Capendo che qualcosa non andava, mi chiese della gita, cercando di intuire se il mio improvviso malumore derivasse da essa. La Wilson, infatti, avrebbe comunicato alla sua classe la meta e i partecipanti alla gita solo l'ora seguente. Scossi la testa. "Andremo in gita a Mantova, e parteciperanno le nostre due classi. - lui sorrise e mi stampò un bacio sulla fronte. Cercai di rispondere al sorriso, non volevo che pensasse che non ero felice, ma lui mi conosceva troppo bene e non potevo mentirgli. Scrutando il mio viso i suoi occhi si fecero bui e aspettò con ansia che gli spiegassi il motivo. "È per Tessa... Io, io non le ho ancora detto di noi."

"Diglielo allora, siete amiche, sarà felice per te!" Rispose lui, rincuorato che fosse quello il motivo della mia preoccupazione. No, non potevo dirglielo, ci sarebbe stata malissimo. Ma non potevo dire neanche a Percy il motivo per cui la mia amica non sapeva di noi. Mi morsi il labbro, cercando di ragionare. Di che cosa mi stavo preoccupando? Avevo più paura che Tessa scoprisse la mia relazione con Percy o che il ragazzo, una volta accortosi di cosa provava la mia amica, scegliesse lei? Scossi la testa, scacciando quel pensiero. Come facevo anche solo a pensare una cosa del genere? Percy non l'avrebbe mai fatto, non mi avrebbe mai lasciata.

"È complicato... - iniziai con l'intento di rivelargli della cotta di Tessa, ma la paura ebbe il sopravvento. - Tessa si arrabbierà tantissimo perchè gliel'ho tenuto nascosto, mi considera la sua migliore amica." mentii. Percy non rispose, ma mi strinse di nuovo a se. Sarei rimasta così ore, ma lui mi ricordò di rientrare in classe: chiedevo sempre e solo alla Wilson di andare in bagno e decisi di non giocare troppo con il fuoco. Annuii stampandogli un bacio rapido sulle labbra e rientrai in classe.

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