27. Avete dei topi per caso?
"Non vorrei interrompervi, ragazzi, ma siamo nel mezzo di un combattimento." Ci ammonì Will, raggiungendoci.
Ci staccammo velocemente, e tornammo a concentrarci su ciò che stava succedendo.
"So come uscire da qui." - Esclamò il figlio di Apollo, abbassando il tono della voce, affinché i nemici non sentissero. - Ho bisogno della tua potenza, Aura."
Ascoltai il piano con attenzione, e poi ci dividemmo. Scivolai alle spalle di Will e Percy e raggiunsi il punto più lontano dal luogo del combattimento.
Presi un respiro profondo e mi abbassai, appoggiando i palmi delle mani sul terreno roccioso.
"Avanti, avanti..." pensai. Una voragine iniziò ad aprirsi di fronte a me .
"Fermatela!" La voce di Nico sovrastò il rumore causato dal tremore della terra.
"Oh, non succederà!" Rispose Percy con fare di sfida, gettandosi contro ai semidei.
Le mie forze si facevano sempre più deboli e la vista iniziò ad annebbiarsi.
"Non reggerò ancora a lungo!" Avvertii i miei compagni, spingendoli a raggiungermi.
Si misero a correre, saltando dentro al buco che avevo creato nel terreno. Per ultima saltai io, senza guardarmi indietro. Atterrai facilmente pochi metri più in basso.
Alzai lo sguardo appena in tempo per vedere le facce dei soldati nemici scomparire al di fuori della bocca della voragine, che si stava richiudendo sopra le nostre teste.
"Sei stata grande, Aura." Mi sussurrarono, abbracciandomi. Sorrisi e persi i sensi, accasciandomi tra le loro braccia.
"Percy, si sta svegliando." La voce di Will mi svegliò da quello che mi sembrava essere stato solo un brutto sogno. Ma il contatto con il duro terreno roccioso mi riportò alla realtà.
"Principessa, come stai?" Percy scattò accanto a me, prendendomi il viso tra le mani. Annuii, per fargli capire che andava tutto bene.
Alzai il capo alla ricerca di qualcosa che potessi bere: la polvere dell'arena mi era entrata nei polmoni e parlavo a fatica.
"Hai sete?" Chiese Percy, preoccupato. Annuii una seconda volta, richiudendo gli occhi. Si guardò intorno e raccolse da terra un frammento di quella che doveva essere una conchiglia. Pose le mani a coppa, intorno al piccolo ritrovamento e si concentrò.
Lentamente si sprigionò un leggero getto d'acqua, sufficiente per riempire l'incavo delle mani. Il figlio di Poseidone chiuse gli occhi per qualche istante, per poi scattare in piedi e scagliare la conchiglia lontano.
"Fanculo! - Sbraitò, colpendo la parete con un pugno. - C'è solo acqua salata in questo posto!"
"Percy..." cercai di tranquillizzarlo, con quel poco di voce che riuscii a tirare fuori, ma lui mi bloccò prima che potessi dire qualsiasi cosa.
Tornò a sedersi accanto a me, massaggiandosi le nocche.
"Non posso vederti in queste condizioni e sapere che non posso fare nulla per farti stare bene. Prenderei ogni particella della tua sofferenza e me la caricherei sulle spalle. - chiuse gli occhi, e vidi una lacrima solcare velocemente la sua guancia. Poi alzò lo sguardo. "Giuro sullo Stige, che se nessuno lassù interviene, quando esco da qui distruggo l'Olimpo."
"Che paroloni, Jackson. Io starei attento se fossi in te: qualcuno lassù non ha gradito le tue minacce."
Ci girammo tutti di colpo in direzione della voce. Appoggiato ad una roccia sporgente, un uomo sulla trentina ci guardava con cipiglio. Indossava una polo e un paio di jeans. Ai piedi, al posto delle classiche scarpe da ginnastica, portava delle converse alate. Con fare annoiato, si passava da una mano all'altra un bastone attorno al quale erano arrotolati due serpenti.
"Eh no, Zeus non ha gradito!" Annunciò un'altra voce.
"Chi ha parlato ora?" Chiesi, ancora più spaventata.
"Oh non preoccuparti, era solo Martha. - Allungò una mano verso il bastone e indicò i serpenti. - Loro sono George e Martha..." iniziò l'uomo.
"Avete dei topi, per caso?" La voce di George risuonò nelle mie orecchie.
"Oh basta! - Sbottò l'uomo. Poi si rivolse a me. - Se non l'avessi già intuito, io sono Hermes. E se non mi sbaglio, tu devi essere la figlia di Ade."
"Si chiama Aura." Sottolineò Percy, alzando gli occhi al cielo.
"Ciao anche a te, Percy. Will." salutò con un filo di sarcasmo.
"Zeus non ha apprezzato le tue parole, Percy, ma ha deciso di non eliminarti. Non ancora, almeno. Non lo ammetterà mai, ma in questa guerra abbiamo veramente bisogno di te, di voi." Ci spiegò Hermes. "Sono qui in veste di messaggero, quale sono, per consegnarvi qualcosa di cui avrete bisogno."
Ci passò una sacca, contenente qualche bottiglietta d'acqua, un cambio di vestiti, del cibo e dell'ambrosia, qualche garza e medicine.
"Non ringraziate, vero." Disse il dio, fingendosi offeso.
"Grazie Hermes, davvero." Dissi con il cuore in mano.
"È un piacere conoscerti, finalmente. Ci chiedevamo tutti chi fosse la figlia proib... la figlia di Ade." Sorrise, sperando che non mi accorgessi del suo errore. Sorrisi a mia volta, affermando una bottiglia d'acqua e riprendendo a respirare.
"Bene, il mio lavoro qui è terminato. Arrivederci e buona fortuna. Ne avrete bisogno." Annunciò Hermes, sparendo in un'esplosione di luce.
Eccomi qui, scusate il ritardo e la lunghezza misera del capitolo... È ricominciata la scuola e con essa anche i miei impegni. Spero di essere abbastanza regolare.
Detto ciò posto oggi al posto di domani, spero vi sia piaciuto il capitolo! Se è così lasciate una stellina!
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