21. E ora usciamo da qui.
Sia io che Will avevamo perso la cognizione del tempo, saremmo potuti essere in quel luogo da due ore come il tre giorni. Ero totalmente confusa: avevo passato una vita intera a farmi domande sul mio padre e, nell'ultimo periodo, anche su Nico e nel giro di pochi attimi avevo trovato una risposta ad ogni quesito.
Sicuramente le risposte che avevo ottenuto non erano quelle che mi sarei aspettata. Mi immaginavo mentre spiegavo a Tessa che mio padre era il dio degli Inferi e una dea era entrata nella testa di mio fratello per metterlo contro l'Olimpo: probabilmente mi avrebbe preso per pazza, ne ero alquanto certa.
Ma pensare a Tessa, a mia madre, alla mia nuova famiglia, portava alla nascita di nuove domande a cui ancora non avevo una risposta.
Come avrebbe potuto Nico tornare ad essere quello di sempre, e chi avrebbe dovuto prendersi questa responsabilità?
Come avremmo fatto a uscire da lì, ad intervenire, a fermare ciò che stava succedendo?
Dove erano in quel momento mia madre, Tessa, Percy?
Il suo nome si era fermato sulle mie labbra, mentre lo pronunciavo muta. Chiusi gli occhi cercando di allontanare quel pensiero.
Ero scappata, impedendogli di seguirmi, ed ero stata catturata. Possibile che fosse successo lo stesso a lui?
No, impossibile: l'avevo visto combattere contro quel segugio infernale e non era uno che si arrendeva facilmente. Era forte, coraggioso, determinato.
Scacciai l'immagine del suo volto dalla mente.
"Come funziona con il cibo?" Chiesi titubante al mio compagno di prigionia, il quale trattenne una risata sarcastica.
"Signorina, la prima portata verrà servita intorno alle 19, seguita dalla seconda, intorno alle 20 e al dolce, alle 21." Will simulò l'accento francese, provando ad alleggerire l'aria. Risi sinceramente, e lo ringraziai con un sorriso per il suo tentativo.
"Seriamente parlando, ogni tanto buttano un tozzo di pane e qualche bottiglietta d'acqua. Non voglio farci morire di fame, ci vogliono vivi, ma comunque ci mantengono deboli, affinché non proviamo a ribellarci." Mi spiegò, lanciandomi una bottiglietta ormai vuota.
"Sei sempre stato da solo, qui dentro, prima del mio arrivo?" Domandai, sperando di non aver toccato un tasto dolente.
"Si. - rispose con voce distante.
Prima che potesse aggiungere qualcosa, l'entrata della nostra prigione si aprì e una luce illuminò la stanza. Strisciai fino a sentire la mano di Will, che afferrai e strinsi forte. Entrarono le stesse dracene mi avevano catturato e la ferita sulla mia fronte ricominciò a pulsare.
"Sssiamo qui per la ragazza. - annunciò una delle tre, parlando con Will. - Quindi fatti da parte e lasssciaci fare il nossstro lavoro."
"No, voi non la portate da nessuna parte. - pronunciò il ragazzo con voce bassa e ferma, mettendosi tra me e i mostri. - Dovrete prima passare sopra il mio corpo."
"Will, no..." cercai di dirgli.
"Non fare l'eroe, figlio di Apollo. Il nossstro sssignore non sssarà clemente con te anche quesssta volta." Lo sfidò la dracena.
Vidi i muscoli di Will tirarsi, mentre quelle parole lo colpivano come fucilate.
"Non ascoltarla. - Gli ordinai. - Torna qui."
"Ti conviene fare come dice lei, sssai? - rincarò la dose. - Non vorrai certo che Lui ti uccida, vero?"
"Se prendete lei, dovrete prendere anche me." Il semidio si spostò accanto a me e afferrò la mia mano.
"Che gesssto eroico - disse ridendo il mostro. - Catturateli!"
Dall'entrata si riversarono nella prigione una decina di dracene, che mi colpirono alle ginocchia facendomi cadere. Urlai, ma il mio gridò si perse, coperto dal rumore metallico delle armature dei mostri. Avevano mirato senza esitazione alle ginocchia, il mio punto debole: possibile che lo sapessero? Possibile che Nico avesse ordinato loro di agire in questo modo?
Il dolore mi offuscò la vista e, priva di forze, mi lasciai sollevare e portare via senza opporre resistenza.
Mi condussero di peso lungo un cunicolo basso e stretto, tirandomi con forza e ignorando i miei gemiti. Mi fermai di colpo, appoggiandomi al muro e portando le mani sul ginocchio sinistro. Era gonfio e pulsava. Strappai via un altro pezzo del mio maglione e lo legai stretto intorno alla gamba, simulando la fasciatura che ero solita portare.
Alzando lo sguardo, notai sul muro vicino alla mia spalla un simbolo triangolare, che somigliava ad una Δ.
Attirai l'attenzione di Will, cercando di non farmi notare dai nostri carcerieri. Appena gli indicai il simbolo, il semidio sgranò gli occhi, iniziando a sorridere con aria di sfida. Non avevo idea di che cosa fosse, ma vidi Will intento ad organizzare un piano. Sorrisi, dopotutto c'era un motivo se mio fratello aveva scelto proprio lui.
Con un gesto fulmineo, si liberò dalla debole presa di una delle dracene, afferrando una freccia che il mostro portava sulle spalle, e le saltò addosso, infilzandola. La creatura di dissolse, mentre Will recuperava l'arco e la faretra abbandonati.
Gli altri mostri iniziarono ad attaccare, così risposi anche io, urlando e rilasciando un'ondata di energia nera, che invase il cunicolo, distruggendo i nemici.
"Woho, ragazza, che potenza! - Esclamò Will, guardandomi. Persi l'equilibrio e il ragazzo mi prese al volo, prima che cadessi.
- Sei uguale a tuo fratello, sai?" Scherzò, prendendomi in braccio e avvicinandosi alla Δ e premendola.
"E ora usciamo da qui."
Ehi! Lo so, lo so, questo capitolo è più corto degli altri, mi dispiace..
Cosa ne pensate? Vi piace la squadra Aura-Will?
Sto ancora cercando il presta volto per Will uff😖
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