12. Perché sorridi?
Mi svegliai al suono della voce di Percy, che canticchiava chiuso in bagno. Strizzai gli occhi e mi guardai intorno. Il mio telefono era in carica, ed una pila di vestiti era adagiata sulla scrivania. Avvicinandomi al mio cellulare e sbloccando lo schermo, vidi l'ora e sgranai gli occhi. Corsi fino al bagno e spalancai la porta. "Percy, cosa ci fai ancora qui? Avresti dovuto essere mezz'or..." appena lo vidi, però, mi bloccai. Sorrideva, sistemandosi con una mano i capelli ancora umidi, senza rendermene conto il mio sguardo scese sui pettorali, dove piccole goccioline scivolavano lentamente. Ne seguii una, incantata dal suo percorso, finché essa si fermò sull'asciugamano legato in vita e io mi resi conto di star fissando un punto "critico" del corpo perfetto del mio ragazzo. Tornando a guardarlo negli occhi, mi accorsi che mi stava fissando divertito, ed io arrossii violentemente.
"Ho detto alla Wilson che durante la notte mi è salita la febbre e che preferivo non uscire, così ha acconsentito a lasciarmi qui, con te. - Alzai gli occhi al cielo, perchè lui riusciva sempre a cavarsela con quella donna? - Così sono tornato in stanza e ho recuperato dalla tua giacca la tessera della tua stanza. Non appena la comitiva ha lasciato l'hotel, mi sono intrufolato e ho recuperato qualche tuo indumento, così, se vuoi, puoi farti una doccia e cambiarti i vestiti. Ah si, ti ho messo anche il telefono in carica." terminò sorridendo. Non potei fare a meno di sorridere e ringraziarlo di cuore. Lo cacciai scherzosamente dal bagno, dove mi spogliai e accesi l'acqua della vasca, in attesa che si riempisse. Poco prima di togliermi gli slip e immergermi nell'acqua bollente, mi ricordai di non avere un asciugamano, così chiamai a gran voce Percy. Il ragazzo aprì la porta in fretta, credendo che si trattasse di un'emergenza. Coprendomi il seno con i capelli, gli spiegai il problema; dal canto suo, rimase in silenzio un momento. "Non ho pensato ad un asciugamano... Che stupido." Ridacchiai fissando quello che teneva ancora stretto in vita e mi avvicinai per toglierglielo.
Quando fui abbastanza vicina, le sue mani mi avvolsero e mi appoggiarono al suo petto. Fece per baciarmi, ma lo fermai, bagnandomi la mano e passandogliela sulle labbra. "Non vorrei che fosse rimasta un po' di saliva di Tessa." dissi sarcastica, prima che le sue labbra mi zittissero in un lungo bacio passionale. Era il primo bacio che ci scambiavamo da ciò che era successo al Palazzo del Tè. Mi premette contro il muro, facendo scivolare le mani lungo i miei fianchi, fino all'orlo delle mutandine, che sfilò senza indugi. Percepii una mano spostarsi in avanti e scendere lentamente in mezzo alle mie gambe, e mi strinsi ancora di più a lui. Con la bocca scese lungo il mio collo, dove lasciò dei piccoli morsi. Sentii un suo dito entrare in me e trattenni un gemito. Si allontanò appena, recuperando un preservativo dall'armadietto del bagno e indossandolo; poi mi prese in braccio ed entrammo insieme nell'acqua ancora calda della larga vasca. Si stese sopra di me, ricominciando a baciarmi. Gli avvolsi le braccia intorno al collo, invitandolo ad avvicinarsi ancora di più. Non volendo aspettare di più, mi allargò le gambe gentilmente ed entrò dentro di me. Sentivo il suo cuore battere forte e il suo respiro farsi più affannato man mano che il ritmo aumentava. Mi guardò e vide che sorridevo. "Perché sorridi?"mi chiese a fatica. Scossi la testa, senza rispondergli, e ripresi a baciargli il collo, lasciandogli di tanto in tanto un segno scuro. Le sue spinte crebbero di intensità e velocità fino a quando entrambi venimmo, ansimando. Percy sfilò il preservativo, che abbandonò sopra il suo involucro, poi si stese accanto a me, visto che le dimensioni della vasca lo permettevano.
"Quello che ti ho detto ieri sera era vero. - Percy si tirò su all'improvviso, prendendomi le mani. - Io ti amo." I suoi occhi color del mare mi fissavano intensamente. Iniziai a piangere, e lo abbracciai. Tutta l'ansia e l'agitazione del giorno precedente mi aveva distrutta. Mi allontanai da lui quel poco che bastava per sussurrargli "Anch'io" e baciarlo dolcemente.
Il mio accendino stava realmente iniziando a stufarmi: nonostante lo avessi comprato prima di partire per la gita, quell'oggetto infernale era già scarico. Com'era possibile una cosa del genere? Imprecai, nell'ultimo periodo mi capitava molto spesso, dovevo ammetterlo. Ogni volta ripetevo sempre la stessa parola e mi decisi finalmente a controllare cosa volesse dire. Presi il telefono e aprii google, ma mi bloccai: non avevo idea di cosa volesse dire, figuriamoci di come si scrivesse. Ringraziai per l'esistenza della sintesi vocale e la pronunciai ad alta voce.
Rimasi scioccata, chiedendomi come facessi a conoscere un termine in greco antico. Dal balcone, chiamai Percy che riposava sul suo letto, che a fatica mi raggiunse borbottando tra sé e sé.
"Hai idea di come faccia a sapere un'imprecazione in greco antico?" Gli chiesi, ridendo per la disperazione, mi sembrava tutto così assurdo. All'improvviso mi ricordai dello strano incontro del giorno precedente nella Sala dei Giganti, della forte attrazione che sentivo verso l'immagine di Artemide.
"Percy, so che sembrerà stupido, ma tu hai mai conosciuto mio padre?".
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