11. Rimani con me ti prego.
Trattenevo il fiato: tutto d'un tratto respirare mi sembrava così inutile. Davanti ai miei occhi, la mia paura più grande si stava realizzando, mentre le labbra della mia amica e del mio ragazzo si scontravano. Mi sembrava tutto così sbagliato. Jason cercò di prendermi la mano, ma la scacciai violentemente.
"Lasciami, ti prego - gli dissi con la poca voce che riuscii a tirare fuori. Al suono della mia voce, Percy si staccò da Tessa e mi guardò con uno sguardo di puro terrore. Iniziarono a tremarmi le gambe e dovetti correre via. - Io... ho bisogno di andarmene da qui."
"Aura..." la voce di Percy era ormai lontana, camminavo a passi svelti e decisi verso l'uscita di quell'edificio che si era trasformato in un inferno per me. La testa pulsava, ma non accennavo a rallentare: sapevo che Percy mi avrebbe seguito, o almeno una parte di me lo sperava. Ma non avevo intenzione di parlare con lui, ne di vedere i suoi occhi, ne di essere avvolta in un abbraccio. Volevo solo scappare, rimanere da sola. Era colpa mia: avrei potuto dire al mio ragazzo di stare attento, raccontargli delle intenzioni di Tessa. Oppure avrei potuto alla mia amica (se ancora potevo considerarla tale) della nostra relazione, avrei dovuto.
Mi guardai intorno, sicura di essere abbastanza lontana. Non avevo idea di dove mi trovassi, ma in nessuna direzione vedevo indicazioni per il palazzo, perciò decisi che nessuno mi avrebbe trovata in quel luogo. Il telefono cominciò a vibrare, così lo spensi e lo lanciai in mezzo all'erba, lontano da me. Urlai e tirai calci al vento, odiando me e le mie stupide paure, e alla fine cedetti, mi sedetti in terra e piansi. "Basta... Basta" iniziai a ripetermi a bassa voce, con la testa tra le ginocchia. Sperai che nessuno mi stesse guardando. Volevo che Nico potesse essermi vicino, che fosse lì per abbracciarmi e stringermi a sé.
Era pomeriggio inoltrato, quando decisi di ritornare in hotel, affinché i professori non si preoccupassero della mia assenza. Avrei detto loro che non ero stata bene, che mi ero sentita male e che ero dovuta correre in hotel prima di svenire. Accesi il telefono e cercai il percorso su Google maps, cercando di sbrigarmi.
"AURA DI ANGELO, CHE FINE AVEVA FATTO?! - Imprecai. La Wilson si ergeva sopra di me, sputando fuori le parole. - Le devo ricordare che non è ancora maggiorenne? Che abbiamo noi la responsabilità su di lei? Pensavo fosse matura, sa?". Seduta sulla seggiola nella sua stanza, ascoltavo ad occhi bassi la solita predica. La scusa del mancamento non aveva funzionato e io dovevo solo stare zitta e fingermi dispiaciuta. "Sappia che domani rimarrà in albergo tutto il giorno, ho parlato con la receptionist: se qualcuno la vede uscire saranno guai. E non dimentichi che, quando torneremo dall'uscita, il Preside convocherà sua madre. Non può andare avanti così, lei ha bisogno di DISCIPLINA."
Mi lasciò andare, ma al posto di tornare in camera mia, dove avrei trovato Tessa, o andare in mensa a mangiare qualcosa, raggiunsi la terrazza sul tetto e decisi che avrei passato la serata lì. Mi frugai nelle tasche ed estrassi il mio fidato pacchetto di sigarette. Me ne accesi a fatica una, imprecando a causa del mio accendino che si stava scaricando. Le lacrime ricominciarono a scendere e non le fermai, avevo voglia di sfogarmi. Sapevo che prima o poi sarei dovuta andare in camera, ma volli ritardare quel momento il più possibile. Dopo qualche ora, una voce mi risvegliò dai miei pensieri: "Aura, miei dei, finalmente ti ho trovato."
Cazzo.
"Percy cosa ci fai qui?" dissi asciugandomi le lacrime, e distogliendo lo sguardo da colui che non mi aveva mai abbandonato, ma che aveva baciato la mia amica. Si sedette accanto a me e mi prese le mani, ma io scivolai fuori dalla presa, allontanandomi. "Lasciami stare... Voglio stare da sola." sussurrai, tremando.
"Lo vuoi davvero?" Nonostante non stessi guardando, sentivo il suo sguardo addosso.
"Si, Percy". No, Percy. Sentii le unghie infilzarmi la pelle del palmo, non sapevo cosa volevo.
"No, non vuoi. - sussurrò a sua volta, stringendomi forte. Mi dimenai forte, cercando di staccarmi da lui, ma alla fine ci rinunciai e ricominciai a piangere forte. - Mi dispiace così tanto, principessa... Non so cosa sia successo."
"Non chiamarmi così, ti prego... - feci un respiro profondo. - Perché l'hai baciata?"
"È lei che ha baciato me, Aura. Non sono riuscita a fermarla... ci ho provato, lo giuro."
"Forse non abbastanza..."
"Forse non abbastanza, hai ragione. Mi dispiace così tanto, non avrei mai dovuto lasciarla fare. Io, io mi sono innamorato di te, Aura. Forse lo sono sempre stato, forse non l'avevo mai compreso fino in fondo. - Lo fissai di colpo, era la prima volta che pronunciava queste parole, il mio cuore iniziò a battere forte. - Questa notte dormi da me, ti prego. Jason è fuori con una ragazza e non credo che tornerà a dormire in stanza. Rimani con me ti prego."
Annuii con il capo, e mi lasciai prendere in braccio.
In silenzio mi condusse fino alla porta della sua stanza, che aprì con qualche difficoltà. Mi tornò alla mente la simile scena della sera precedente e sorrisi appena. Senza neanche accendere la luce, Percy mi adagiò sul suo letto, chiudendosi la porta alle spalle e riavvicinandosi a me. Con delicatezza si adagiò su di me e avvolse le sue braccia intorno alla mia vita sottile. Nel buio della notte i suoi singhiozzi ruppero il silenzio: "Ho temuto davvero di averti perso, Aura. Ho temuto... Ho temuto che non mi avresti più parlato. Giuro, ho temuto di morire." Gli accarezzai un poco i capelli, senza trovare la voce per rispondergli e poi mi addormentai.
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