Capitolo 27 - Perdite
Mi fermo a pochi passi dall'abitazione e guardo in alto. Il mio sguardo si posa sulla finestra della camera del moro e mi torna in mente tutto ciò che ho fatto insieme a lui tra quelle quattro mura: dalla prima sera in cui vi sono entrata e abbiamo guardato un film, ai baci che ci siamo scambiati fino a raggiungere l'apice del piacere, fondendoci in una sola anima.
D'istinto, chiudo gli occhi per un breve secondo prima di inalare l'aria attorno a me e poi espirarla. A passi incerti oltrepasso il cancello e percorro il vialetto fino alla porta d'ingresso. Sollevo la mano e la tendo verso il campanello, tremante.
Ho il timore che Shawn sia arrabbiato con me per come l'ho trattato quella mattina al telefono ma spero, con tutto il cuore, che in tal caso possa perdonarmi.
La porta si apre e da dietro lo stipite fa capolino il viso di Clara, la quale mi sorride radiosa. Più la guardo e più mi convinco che il ragazzo abbia ereditato il dono della bellezza da lei.
<<Oh ciao Riley>> esordisce la donna <<come stai, tesoro? So quello che è successo alla tua amica, è terribile>> aggiunge poi in tono mesto.
Io non riesco a fare altro che annuire per poi chiederle se Shawn è in casa.
<<Certo, è in camera sua, va da lui>> mi risponde Clara prima di chiudere la porta alle mie spalle, dopo avermi fatto entrare.
Mentre salgo i gradini sento il cuore accelerare i battiti per l'agitazione. Non ho mai litigato con il mio ragazzo e di certo non voglio iniziare ora.
Prima ancora di arrivare in cima, sento dei rumori provenire dalla sua stanza, perciò rallento il passo e mi avvicino titubante. Dato che la porta è socchiusa, butto un'occhiata dentro per avere la certezza di non interrompere niente. E lo vedo lì, seduto sul materasso ai piedi del letto, le mani strette - troppo strette - alla coperta e la testa bassa a guardare il pavimento. Indossa una tuta pesante nera della Adidas e subito mi torna in mente il giorno in cui l'ha comprata. Mi aveva chiesto un parere su come gli stesse e dopo avergli ripetuto, almeno una decina di volte che stava da Dio, si era deciso comprarla.
Mi desto da quel ricordo e torno a fissarlo. Lo trovo un comportamento un po' insolito, il suo, e proprio per questo inizia ad assalirmi un dubbio.
Sta male o è arrabbiato con me?
Mi faccio coraggio e lentamente apro la porta.
<<Ciao>> lo saluto, ma non ottengo risposta.
Direi che parte bene.
Mi avvicino ancora un po' al punto in cui si trova Shawn, fino a ritrovarmi dietro la sua schiena, poi riprendo a parlare.
<<So che sei arrabbiato con me e sono venuta apposta per scusarmi. Non volevo essere così brusca al telefono, ma sapere che ti stavi divertendo mentre io invece tutto il contrario, mi ha fatto incazzare. Ora però capisco che se io sto male non devi per forza stare male anche tu>> dico, ma lui non accenna né a rispondere né a guardarmi in faccia.
Mi mordo il labbro.
Non pensavo di averla combinata così grossa sinceramente, ma so che è un ragazzo sensibile e quindi decido di continuare a scusarmi. Devo assolutamente risolvere con lui, non posso permettere che un mio errore distrugga la nostra relazione.
Ma è quando gli sfioro la spalla con la punta delle dita che rimango spiazzata. Shawn si alza di scatto e si avvicina alla finestra: il busto ritto, le spalle tese, entrambe le mani strette a pugno.
<< Shawn, che hai? >> chiedo restando scioccata dalla sua troppo esagerata reazione.
Lui non risponde ma continua a guardare fuori dalla finestra, lasciandomi lì imbambolata come una perfetta scema. Sto quasi pensando di tornarmene a casa, ma non voglio lasciare la questione in sospeso, quindi mi avvicino a lui e con decisione lo costringo a voltarsi posandogli una mano sul braccio.
<< Ora stai esagerando>> sbotto, cercando di instaurare un contatto visivo, cosa che non mi riesce perché il moro ha le palpebre abbassate.
Percepisco la sua mascella tremare e al contempo sento un brivido pervadermi la schiena. È quando sto per rivolgergli nuovamente la parola che lui apre gli occhi di colpo.
<<Ti ho vista>> sussurra, la sua voce è roca e profonda, troppo profonda, sembra un vulcano che sta per eruttare. Non l'ho mai visto così... arrabbiato.
Tuttavia non capisco la sua frase.
<<Cosa? Che stai dicendo?>> domando, cercando di capire a cosa si riferisca. Lui mi guarda, scuote la testa impercettibilmente e un ghigno, un sorriso ironico, si dipinge sulle sue labbra. Poi torna subito serio.
<<Sai benissimo a cosa mi riferisco>> continua lui dandomi nuovamente le spalle.
<<No Shawn, non lo so, e smettila di fare così il vago. Parliamo da persone civili e adulte>> propongo, diminuendo la distanza che ci separa.
<<Civili e adulte?>> sbraita tornando con gli occhi fissi su di me. Le sue pupille sono in fiamme, le mie quelle di una ragazza che ha paura del suo fidanzato.
Retrocedo di un passo, lacerata da quell'urlo che non avevo idea potesse appartenergli. Gli occhi cominciano a bruciarmi, segno che le lacrime stanno per affiorare.
Alla mia reazione, lui sembra addolcirsi, forse ha capito che quel suo grido in pieno viso mi ha spaventata parecchio.
Velocemente si porta una mano ai capelli e successivamente dietro il collo, e lo fa in un modo così sexy che per un attimo dimentico quello che è appena successo.
Si siede sul letto e inspira profondamente. Capisco che si sta preparando a dire qualcosa, qualcosa che non mi piacerà.
<<Vi ho visti mentre vi stavate baciando>> sputa infine, la testa continuamente in movimento, una mano a coprirsi il viso.
Rimango pietrificata. Ogni muscoli del mio corpo non è in grado di reagire a quella frase. Sento l'acqua salata rigarmi le guance mentre in me nasce un dubbio: scappo via, o resto?
Vorrei davvero andarmene per non dover sopportare l'espressione sul suo viso, ma se lo facessi risulterei una vigliacca.
Cerco di riprendermi e piano piano mi avvicino alla sua posizione, ma Shawn piazza un braccio tra me e lui.
<<Resta dove sei>> mi ordina. Il suo tono è più calmo, quasi rassegnato, sconfitto.
<<È stato lui a baciarmi, io non l'avrei mai fatto, lo sai>> mi affretto a spiegare. Non posso più sopportare questa situazione, deve credermi o finirò per impazzire.
<<No non lo so, Camille>> asserisce, e il fatto che pronunci il mio primo nome mi dà fastidio. <<Eri innamorata di lui, quindi non venirmi a dire che quel bacio ti ha fatto schifo>> continua, lasciandomi interdetta.
Davvero crede ai suoi occhi e non a me?
<<Dio, spero tu stia scherzando!>> stavolta sono io a fare un sorriso ironico. <<Ti sto dicendo che è stato lui. Sono stata colta di sorpresa, infatti l'ho spinto subito via! Credimi cazzo!>> sotto spazientita.
<<Crederti? Ma se sei stata tu a dirmi che eri in buona compagnia. Solo Dio sa cosa avete fatto insieme a ca... >>
Non gli lascio finire la frase, non glielo permetto.
In un secondo la mia mano è sulla sua guancia, la quale subito sfuma dal rosa del suo incarnato al bordeaux della botta.
Lo guardo mentre si preme il palmo sul punto dolente e, piena di rabbia, giro i tacchi ed esco dalla stanza lasciandolo solo con i suoi pensieri infondati.
Fighter Space:
Scusate eventuali errori ma ho scritto dal cellulare.
Conto di finire questa storia entro settembre, spero.
Che ne pensate del capitolo?
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