Capitolo 23 - Prime gelosie
Shawn.
«Sì, quello è Jordan, il mio ex migliore amico»
Guardo colei che ha appena pronunciato quelle parole per cercare di capire se mi sta prendendo in giro, ma la sua espressione – seria e sorpresa allo stesso tempo – mi fa dedurre che è tutt'altro che uno scherzo.
«Che ci fa davanti a casa tua?» domando, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il ragazzo che ora si sta avvicinando a passi incerti verso di noi.
Riley scuote il viso e alza le spalle, e quel suo gesto è tutto ciò che ottengo come risposta, dato che subito dopo apre la portiera e scende dall'auto.
La osservo avvicinarsi a lui, e solo quando anche lo sconosciuto è più vicino alla mia visuale, mi prendo un momento per studiarlo meglio. Il buio della sera mi è leggermente nemico, ma riesco a percepirne i capelli color grano e gli occhi chiari. E' alto, ma non troppo, e ben piazzato. I lineamenti del viso sono ben marcati, la mandibola squadrata da vero americano.
Jordan le sorride, ma la luminosità dei suoi denti dura solo un secondo perché poi la sua espressione torna seria, quasi triste.
Li vedo parlare, ma non capisco una parola, perché, non so per quale motivo, sono rimasto in macchina. Forse per lasciare loro un po' di privacy, mi dico, ma poi ci ripenso e no, non è affatto per quello.
La verità è che voglio osservare le sue mosse, di lui, di quel ragazzo di cui, l'unica cosa che so, è che era amico della mia fidanzata e per il quale lei aveva una cotta madornale.
Al solo pensiero, la gelosia che possiedo tenta di affiorare, ma riesco ancora a trattenerla, almeno fino a quando non vedo Riley alzare le braccia e sporgersi verso di lui per poi abbracciarlo.
Ecco, in quel momento non riesco a trattenermi.
Di getto apro la portiera, faccio uscire prima la stampella poi i miei piedi, sbatto la portiera senza mai perderli di vista e mi dirigo verso i due, ancora uniti.
Giunto a poca distanza tossisco per attirare l'attenzione e vedere se, almeno uno dei due, sia così gentile da staccarsi dall'altro. E, per fortuna, è Riley ad allontanarsi.
«Shawn...» inizia a dire, ma la sua voce ha qualcosa di strano, è come... se stesse per piangere.
«Lui è Jordan. Jordan, Shawn, il mio ragazzo»
Bene. Se non altro ha messo subito le cose in chiaro, penso mentre il biondo di fronte a me allunga la mano destra, che stringo con, forse, troppa forza.
«Tutto okay?» domando dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio.
Riley non mi guarda, al contrario rivolge lo sguardo al ragazzo accanto a lei che si passa una mano dietro il collo.
C'è qualcosa che non va, lo sento.
«Ti spiace se rimango un po' con Jordan? So che avevamo detto di mangiarci qualcosa e stare insieme, ma... dopo ti spiego» sussurra, avvicinandosi a me e stampandomi poi un delicato bacio sulle labbra prima di tornare da lui.
Vorrei dirle che sì, mi dispiace lasciarla con colui che l'ha fatta soffrire, ma decido di avere fiducia in lei come ho sempre fatto. In fondo, ora sta con me, giusto?
Sì, ma era comunque innamorata di lui prima di conoscerti, mi ricorda la mia parte irrazionale e melodrammatica.
E allora mi allontano verso casa, rivolgendo un'ultima occhiata alla coppia alle mie spalle.
-
E' ormai mezzanotte quando sento la porta d'ingresso aprirsi.
Dal salotto, dove mi trovo seduto sul divano, vedo Riley fare capolino da dietro la porta. Ha l'aria stanca, ma appena mi vede si sforza comunque di sorridermi. Io, invece, non riesco a trattenermi dal farle la domanda che mi ha tormentato per un'ora:
«Cosa vi siete detti?» chiedo quindi, senza mezzi termini e con un tono che, sì, effettivamente potrebbe sembrare brusco. Ma sono solo curioso, o meglio, voglio assicurarmi che tra la mia ragazza e il suo ex migliore amico si mantenga la stessa distanza come da un anno a questa parte.
La giovane si avvicina, e, ora che non è più nella penombra del corridoio, ho la possibilità di vederla in viso e mi accorgo che ha le guance bagnate di lacrime.
Balzo in piedi, come meglio posso, e mi dirigo verso di lei per poi appoggiarle le mani sulle spalle.
«Cos'è successo là fuori? Che ti ha fatto? Che ti ha detto?»
Il mio sguardo è inchiodato ai suoi occhi che però mi sfuggono. Lei abbassa il viso e trae un sospiro.
«Possiamo parlarne domani? Ora non...»
«No!» sbotto con una tale durezza che non riconosco, «no, parliamo ora Riley. Voglio sapere perché piangi, e voglio saperlo adesso. Che cazzo ti ha detto quel Jordan? E perché è venuto qui?»
La mia ragazza indietreggia, staccandosi dalla presa delle mie mani. Il suo sguardo su di me è incredulo.
«Ma che ti prende? Non ti ho mai sentito urlare così prima d'ora. Calmati, o sveglierai i tuoi genitori. Ti ho detto che adesso non voglio parlarne, ti prego» sussurra a mezza voce, poi sale le scale, a passo lento, fino a sparire dietro la porta della mia camera.
Così rimango solo, di nuovo, a pensare a come tutto andasse bene fino a due ore fa e con le medesime domande nella testa:
Cosa ci fa qui Jordan?
E soprattutto, cosa ha detto a Riley per farla piangere?
Non mi resta che aspettare domani per scoprire le risposte.
-
La mattina mi sveglio insieme al cinguettio degli uccelli. Anche se ormai si sta avvicinando il Natale il canto dei pettirossi risuona nell'aria ad ogni ora del giorno.
Apro gli occhi e mi accorgo, notando il lampadario in vetro sopra alla mia testa, di non essere in camera mia.
Devo essermi addormentato sul divano.
Dopo una stirata e uno sbadiglio di rito, mi affretto a recuperare l'attrezzo che mi aiuta a camminare, appoggiato al bracciolo del sofà, e salgo le scale in direzione della mia stanza.
Apro la porta e Riley è lì, adagiata sotto il piumone. Soltanto i capelli e parte della fronte sono scoperti, il resto del corpo è inglobato nelle coperte.
Sorrido nel vederla così, beatamente addormentata, ma mi avvicino lentamente e mi siedo sul letto.
Dobbiamo parlare, quindi poggio una mano sulla sua schiena, o meglio sui quintali di stoffa che la ricoprono, e la scuoto adagio.
Lei si muove, mugula e dopo poco apre un occhio, uno solo.
Mi guarda per qualche secondo, seria, dura, poi si volta dall'altra parte.
Sembra... arrabbiata.
Mi butto sul letto e la raggiungo gattonando verso il suo viso.
La bacio sulla guancia, ma lei si ritrae, gesto che mi spiazza parecchio.
«Che succede?» chiedo senza capire il suo comportamento.
Riley apre gli occhi di scatto, si mette seduta e mi guarda sbuffando.
«Mi chiedi anche che succede?» sbotta, inviperita.
Okay, penso, forse è in quei giorni del mese ed è un po' frustrata.
«Io, volevo parlare di ieri sera...possiamo adesso?» dico cercando una delle sue mani, che ora sono sulla coperta bianca.
La ragazza dal caschetto scuro sorride, ma è un sorriso ironico.
«E' questo il punto!» esclama con stizza. «Mi chiedi di parlare di ieri sera e non ti degni nemmeno di passare la notte al mio fianco quando hai visto benissimo come stavo quando sono rientrata. So che ho detto che non volevo parlarne, ma avresti almeno potuto dormire nel tuo letto, con me»
Rimango interdetto per quella raffica di parole che mi colpiscono come freccette su un bersaglio.
Ha ragione, so che ce l'ha, ma non trovo le parole per rispondere alle sue accuse.
Rimango lì, imbambolato come un cretino, e nel frattempo lei scende dal letto e recupera i suoi vestiti.
«Vado a casa mia» mormora dopo averli indossati alla bene e meglio.
Allora mi ripiglio, mi alzo in piedi e la raggiungo, cingendole la vita con entrambe le braccia.
«Riley, perdonami, hai ragione. E' che... vederti con Jordan mi ha... turbato» confesso sottovoce, evitando il suo sguardo. «Quando ti ho vista in lacrime ho pensato che ti avesse detto qualcosa di brutto e...»
«E' così» mi dice interrompendomi. Dopo aver sospirato torna a sedersi sul letto per poi proseguire.
«Jordan è venuto a cercarmi per dirmi che... Christine, sua sorella, ha avuto un incidente d'auto due giorni fa. Non ce l'ha fatta»
Rimango di pietra.
Ecco perché era sconvolta, ecco perché non ne voleva parlare subito.
In un lampo sono accanto a lei. Le mie braccia la avvolgono in un abbraccio di conforto.
«Mi dispiace tanto» soffio tra i suoi capelli.
«Oggi pomeriggio c'è il funerale, devo andarci». Le lacrime sono riaffiorate a lato del suo naso perfetto, ed io sono pronto a cancellarle con i pollici.
«Ma certo, ti accompagnerò io» la rassicuro, ma lei scuote la testa.
«No, è una cerimonia privata. Devo andare da sola, per supportare Jordan in questo tragico momento. Spero tu capisca Shawn»
Veramente no, non capisco, mi dico.
Jordan sa che Riley è fidanzata con me, quindi perché non farmi andare con lei?
Mi dispiace per la morte di Christine, certo, ma il pensiero che la mia ragazza passi il pomeriggio con quel ragazzo...
Probabilmente mi sto facendo troppe pare, devo lasciarle i suoi spazi, quindi annuisco, cercando di mostrarmi il più convinto possibile.
Fighter Space:
Ragaaaa, sono viva!!
Sono riuscita ad aggiornare dopo secoli. Il lavoro mi ha portato via molto tempo, ma adesso ho tutta l'estate libera da dedicare alle mie storie e a voi (sempre se c'è ancora qualcuno che segue questa storia).
Scusatemi davvero per il ritardo, spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.
Fatemi sapere che ve ne pare.
Baci,
Chia.
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