48 - Ricordi e passato
Ormai era trascorsa una settimana da quando aveva parlato con suo padre e dopo quella volta non era riuscita più a vederlo per molto, solo per i pasti e qualche volta lungo i corridoi. Da quanto sapeva, c'erano svariati problemi che doveva affrontare riguardante sempre il controllo delle tracce magiche delle persone, se non aveva capito male c'era stata una discussione tra due famiglie al confine di Stavira e la cosa era sfociata in una lite con tanto di mobili e oggetti lanciati con la magia, ferendo delle persone. Perciò bisognava capire le varie motivazioni che aveva spinto dei Salir ad essere violenti e vedere cosa fare con loro. Non avendo tempo per sistemare i preparativi per il suo matrimonio aveva lasciato tutto alla moglie, la quale era più che contenta. Aveva sempre amato le feste e i preparativi che ne comportavano.
– Kyra?–
Una voce maschile la stava chiamando cercando di staccarla dalla splendida sensazione delle lenzuola morbide sulla sua pelle chiara, portandola a mugugnare qualcosa di incomprensibile.
– Alzati scema!– esclamò nel suo orecchio invece una voce femminile facendola alzare di scatto il busto.
– Per tutti i cieli Nissa, sei pazza? Mi hai spaccato un timpano!– si lamentò la chiara passandosi una mano sull'orecchio che aveva iniziato a fischiare, dandole solo più fastidio.
– Sei tu quella che non ti svegliavi. Muoviti che questa mattina Nath ha fatto una marea di manicaretti niente male e dovremmo assaggiarli tutti.– saltellò contenta la sua amica facendola sbuffare, mentre il ragazzo ridacchiò per la sua espressione svogliata.
– Ti aspettiamo in sala.– le disse lui prendendo l'altra e trascinandola fuori con sé sentendola parlare di chissà che cosa. Kyra scosse la testa ridacchiando e decidendosi così ad alzarsi. I due ragazzi si erano offerti di aiutarla con i preparativi e di starle vicino per sollevarle un po' il morale, specialmente Nissa a cui non piaceva vederla ridotta in quel modo. Non si era aspettata di legare abbastanza anche con Nath, era davvero un ragazzo dal cuore d'oro che si preoccupava per lei non solo perché ormai lavorava alla villa.
Quando stava in biblioteca per ore ed ore lui arrivava con qualche focaccia o dolce da mangiare, dicendole di aver bisogno di cibo per stare in piedi. In effetti aveva un po' smesso di mangiare anche se il suo corpo era rimasto uguale, non aveva minimamente perso peso.
– Siamo sicuri che tu non abbia messo qualcosa dentro a questi piatti?– domandò quando entrò nella sala da pranzo il cui tavolo era pieno zeppo di dolci, stuzzichini e quant'altro.
– Mannaggia, mi hai beccato.– ridacchiò lui con un vassoio in mano diretto verso Sarah, seduta a capotavola ad ammirare ogni singolo piatto. Kyra la raggiunse in fretta mettendosi accanto a lei e la sua amica le si mise davanti.
– Dovevi per forza fargli fare tutto questo? Povero Nath, avrà lavorato tutta la notte.– disse la bionda.
– Tranquilla, mi ha aiutato Gabrielle e altre domestiche. E poi mi diverto.– rispose lui con occhi luminosi. Kyra gli sorrise appena come a volerlo ringraziare, non solo per l'ottimo lavoro che stava facendo. Da quando era uscita dalla sua camera aveva visto che la sua migliore amica fosse cambiata, più raggiante e gli occhi luminosi, pieni di vita come quando era bambina.
Qualcosa mi dice che quei due si piacciono ma sono così scemi che non se ne accorgeranno per un bel po' pensò Kyra mentre il ragazzo spiegava a Sarah qualcosa legato al cibo. Nel mentre lei osservò tutto quello che avrebbero dovuto assaggiare con giusto un filo di agitazione: torte con crema e panna, crostate di frutta, panini alle erbe, piccoli dolcetti tipici di piccoli paesini, bevande rinfrescanti e molto altro. Troppo. E questo è solo per il fidanzamento, Sarah è fin troppo emozionata e si sta lasciando prendere la mano sospirò, immaginando già la marea di gente al matrimonio. Sempre che si sarebbe celebrato.
In sé sapeva che qualcosa sarebbe andato storto, che lei e Markan non si sarebbero mai legati. Non sapeva però se si stava autoconvincendo di ciò o era davvero l'istinto a dirglielo e solitamente non sbagliava.
Si morse il labbro ripensando a Sheera. Erano passate due settimane da quando era stata mandata via e ancora lei ripensava alla promessa che le aveva fatto e ci credeva davvero. Ovunque andrò mi troverai, e nessuno potrà dividermi di nuovo da te. In sé sentiva che la corvina avrebbe fatto di tutto per lei e lei si fidava. Sheera non era una a cui era facile mettere i piedi in testa, da far cambiare in una persona totalmente diversa, ed era estremamente testarda. Se si impuntava su qualcosa a cui teneva per davvero faceva di tutto, perfino uccidere. E per quanto la cosa potesse sembrare estrema, a Kyra non fece alcun effetto a pensarci.
– Tutto ok?– le domandò sottovoce Nissa dopo che le toccò la gamba con il piede sotto il tavolo riportandola alla realtà mentre Sarah parlava con qualche domestica.
– Sì, tranquilla.– le rispose sorridendole appena per rassicurarla, facendo un respiro profondo e scacciando ogni pensiero, concentrandosi sul presente.
– Ditemi che abbiamo finito, vi prego.– sbuffò in un lamento Kyra con la testa poggiata al tavolo, totalmente esausta. Erano ore che stava seduta tra cibo e una lunga lista di persone da poter invitare che si era già accorciata molto rispetto a prima in quanto la chiara aveva persuaso la madre a diminuire con il numero degli invitati. Ormai la sua mente era fusa e non riusciva a pensare più a nulla.
– Al momento direi di sì. Devo andare a fare delle commissioni.– disse Sarah alzandosi dal suo posto.
– Vedremo domani di cosa occuparci, non abbiamo molto tempo. Ci vediamo stasera.– aggiunse, lasciando un bacio sulla nuca alla figlia che si sentì di nuovo a disagio. Era diventata più affettuosa e la cosa la faceva sentire solo più fuori luogo.
– Aspetta, ti aiutiamo.– disse poi a Nath vedendolo un po' in difficoltà nel portare tutto quello che c'era sul tavolo nelle cucine, la telecinesi non era totalmente un potere che riusciva a domare alla perfezione. Nissa annuì e subito si misero al lavoro, riuscendo in poco a riportare la sala linda e splendente.
– Per oggi hai finito di lavorare, vero?– domandò la bionda al ragazzo quando lasciarono l'ultimo vassoio nelle cucine e lui annuì.
– Già, Sarah non vuole darmi troppo lavoro per la mia età dice.–
– Quanti anni hai ora che ci penso?–
– Ne ho fatti diciannove un paio di mesi fa.–
– Allora sei più grande di noi di un anno.– disse Kyra guardandolo negli occhi verde smeraldo prima di avvicinarsi a lui e scompigliargli i capelli lievemente infarinati. Forse quel gesto fu un po' inopportuno dato che lo vide rabbuiarsi un poco.
– Scusa.– gli disse facendo un passo indietro ma lui scosse la testa.
– No tranquilla. È che... anche Sheera me lo faceva sempre.–
Nath si passò una mano sul volto sedendosi su una sedia lì vicino e le altre due si guardarono. Si vedeva che era preoccupato e volevano aiutarlo in qualche modo.
– Ti manca vero?– chiese la bionda sedendosi accanto a lui e Kyra fece lo stesso.
– È inutile che io menta al riguardo. Non ho potuto salutarla, non so se stia bene, che casini stia combinando. È da sola chissà dove.–
– Ma da quanto ho capito a lei piace la solitudine.– disse Nissa e lui sorrise appena.
– Le piace tremendamente. Starebbe ore e ore nel silenzio, a volte non la sentivo per giorni o anche settimane. Poi sbucava dalla finestra di camera mia e mi tormentava.– ripensò ridacchiando.
– La verità è che non ho mai avuto nessun altro a parte lei e viceversa. Da piccolo la vedevo vagare da sola per le strade di notte e una volta mi misi seduto ad aspettarla davanti la porta di casa. A nessuno importava di lei, le parlavano alle spalle, dicevano che fosse senza cuore. Ero curioso, non l'avevo mai vista da vicino ma non mi spaventava, nemmeno quando me la ritrovai davanti a squadrarmi con quegli occhi neri e così inquietanti. Nascondevano molto altro, questo era quello che pensai. Le diedi del cibo e non rifiutò. Mi guardò un po' male inizialmente, certo, ma quello fu solo l'inizio. L'ho aspettata tutte le notti per un paio di settimane, mangiavamo insieme e di tanto in tanto parlavamo. Durante il giorno non la vedevo mai però, o almeno fin quando non fui preso di mira da degli stupidi ragazzini. Ero diventato la disgrazia di Agraq per i nostri coetanei, dicevano che mi manipolava o che io cercavo qualcosa da lei. Non ho mai avuto amici dato che mi sono sempre sentito diverso. E quella volta lei arrivò, difendendomi a modo suo finendo anche svariate volte nei guai, e anche le volte successive. Lo faceva perché teneva davvero a me nonostante non me l'abbia mai detto.–
I suoi occhi erano lucidi, le sue parole erano vere e sincere. In parte Kyra lo capiva avendo passato del tempo con quella casinista.
– Nessun altro a parte te le è stata accanto?– domandò Nissa, la quale non sapeva molto, ovviamente.
– C'era Chris, un bambino di nove anni, il figlio minore della famiglia in cui stava. E poi un po' mio padre ma a parte noi no. Marcus e Dyiara, i genitori, a volte le facevano fare dei lavori o la usavano per delle commissioni pur di non averla intorno. Oppure la chiudevano in camera per punizione. Gli altri figli facevano di tutto per metterla nei guai ancora di più. E poi, ha delle abilità particolari. Se non fosse stato per lei non avremmo mai scoperto che mio fratello Nico stesse rischiando la vita.–
In effetti era vero, la corvina era stata la prima a sentire che qualcosa non andava in quel ragazzino che l'aveva guardata male l'unica volta che si erano visti. Peter l'aveva fatta entrare in casa quando l'aveva vista aspettare fuori al freddo. Lei aveva rifiutato ma l'uomo aveva insistito. Così non poté fare altro che aspettare Nath in sala, curiosando in giro senza toccare nulla. E poi aveva visto Nico, quel ragazzo di qualche anno più piccolo di lei, che l'aveva guardata con odio. E quando se ne era andata con Nath, gli aveva rivelato che aveva percepito qualcosa di strano nel ragazzo. Due giorni dopo Nico si ritrovò a letto malato in bilico tra la vita e la morte. Non potrò mai odiarla...
"– Esci anche stasera?–
Il ragazzo dai capelli mori si voltò verso la porta della sua camera dove suo fratello se ne stava appoggiato contro lo stipite. Era più piccolo di lui di un paio di anni ma anche lui era già piuttosto maturo per la sua età.
– Già, penso tornerò un po' tardi.– gli disse lui prendendo svariati libri che tenne in mano.
– Vai sempre da Sheera, vero?–
– Non mi pare di avere altri amici, sai che non sono come te.-–
Nath gli sorrise un po' tristemente, non era semplice sentirsi soli ma gli andava bene. Tutto pur di evitare persone che lo guardavano male. Non era come suo fratello minore, con quello sguardo blu attraente, capelli folti e più scuri dei suoi, lineamenti che si stavano facendo più spigolosi con la crescita. Aveva una fila di ragazze che molti invidiavano, non lui però.
– Se smettessi di tenertela intorno non staresti male.– disse freddamente, stupendo il ragazzo dagli occhi verdi per l'odio della sua voce.
– Anche se lo facessi non cambierebbe.– ribatté Nath sospirando e avvicinandosi a lui che non demorse.
– Ti sta portando solo guai e problemi.–
– Finiscila Nico, ne abbiamo già parlato.–
– Hanno provato a ferirti di nuovo dopo che hai risposto a qualche insulto oggi, o sbaglio?–
Lui non rispose, e Nico sapeva che avesse fatto centro così come tutte le altre volte prima di quella. Tra loro era molto legati e l'uno faceva di tutto per l'altro, si proteggevano, si sostenevano. Svariate volte il più piccolo aveva accompagnato l'altro in giro per il paese per qualsiasi cosa avesse dovuto fare solo per evitare che Nath venisse preso di mira. Era l'unico, poi, a sapere della cosa, l'aveva scoperto una sera tardi casualmente: aveva visto rientrare il più grande con il naso sanguinante e un livido sullo zigomo, mentre dalla finestra aveva intravisto dei ragazzi ridere e allontanarsi. Aveva subito collegato le cose e non fu difficile trovare la motivazione per il comportamento di ragazzi così idioti.
– So che la odi, ma è l'unica persona che io abbia a parte voi a cui tengo. E la cosa vale anche per lei. Io so com'è davvero e questo mi basta per essere felice. Non devo essere io a cambiare le persone.– disse dopo un po' sorridendo appena. Nico invece sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri scuotendo la testa.
– Cosa dovrei fare con te.– si lamentò, Nath che gli passò accanto scompigliandogli a capelli e dandogli una lieve spinta. Sapeva che alla fine avrebbe ceduto e l'avrebbe lasciato andare tranquillamente, come sempre del resto.
– Mi accompagnerai anche oggi fratellino?– ridacchiò aspettando che si mettesse addosso una giacca dato il freddo invernale sapendo già la risposta.
– Ovvio, ti pare che voglia lasciarti in mano a quegli idioti?–"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top