26 - È una promessa
– Buongiorno, che combinate?–
Kyra era entrata nella biblioteca con dei libri tra le braccia e un sorriso in volto. Quel giorno si era svegliata di buon umore e raggiante, volendo un po' la compagnia della sua amica che era ancora con il ragazzo di Agraq, entrambi chini su un tavolo alla ricerca di qualcosa.
– Come mai vi serve una mappa del Regno Assoluto di più di sei secoli fa? Se non trovavate quelle odierne...– iniziò a dire quando li raggiunse, notando quel grande foglio ingiallito dal tempo dall'inchiostro sbiadito dal tempo.
– In realtà ci servono mappe più antiche possibili.– disse Nath voltandosi a guardarla e sorridendole.
– Che mi sono persa?–
– Io e Nissa abbiamo trovato il volume originario della leggenda che aveva raccontato l'altro giorno. È nella lingua degli Yarix e Nissa voleva provare a tradurla, anche se non so come. E le servono mappe antiche per fare non so cosa.–
Kyra sorrise, la sua amica non gli aveva svelato il suo potere, o almeno non ancora.
– Questa biondina ha il dono di saper tradurre nella nostra lingua quelle dei nostri antenati, oltre che creare pozioni, curare le piante e dare vita agli oggetti. Se si impegna, potrebbe riuscire davvero a sapere ogni cosa scritta dagli Yarix.– gli rivelò.
– Davvero? È pazzesco!–
– Ma grazie, svela pure i miei segreti.– disse Nissa voltandosi dall'amica avendola distratta, e Kyra ridacchiò con uno sguardo furbo.
– Prima o poi l'avrebbe scoperto. Tu invece cosa sai fare?–
Le due ragazze guardarono Nath. In effetti, nessuno aveva rivelato cosa fosse in grado di fare la propria magia.
– Beh, ho qualche abilità nel teletrasporto di oggetti a qualche metro di distanza, telecinesi, alimentare un fuoco anche se molto debolmente. Ma il mio punto forte è il curare le piante. Nulla di così entusiasmante, molte persone hanno questo dono.–
– Non è così male in realtà.- gli disse Nissa.
– In confronto al tuo è banale. Non è da tutti avere le tue abilità.–
Kyra li vide iniziare discutere della cosa e ridacchiò. Stavano davvero bene insieme e non se ne rendevano nemmeno conto. È così strano vedere Nissa ad usare la sua magia così all'improvviso, deve aver trovato qualcosa di piuttosto interessante o la cosa non si spiega!
I suoi pensieri vennero completamente cancellati da una domestica che li raggiunse, o meglio, raggiunse lei e sembrò anche piuttosto preoccupata.
– Signorina, dovrebbe andare da sua padre, la sta cercando. E non è molto di buon umore.– la avvisò. Kyra inclinò la testa da un lato poggiando i fogli sul tavolo che aveva preso dai due che si zittirono. Cos'era successo. Le bastò guardare la sua amica che si morse il labbro nervosa.
– Lo sa, Delilah non sa stare zitta.– ammise e subito la chiara sbiancò, il cuore le si fermò per un istante. Quella donna... Non perse tempo ed era meglio non farlo o l'umore di Andreas sarebbe peggiorato e si diresse subito verso il suo ufficio. Cosa poteva fare? O dire? Sono proprio nei guai! si ripeté bussando e sentendo una voce darle il permesso di entrare.
– Volevo giusto parlarti.– gli disse subito Andreas facendole cenno di sedersi lì dove, probabilmente, ci era da poco stata Sheera. Ma lei rimase in piedi in mezzo alla stanza a fissarlo. Sentiva lo sguardo di Sarah e Delilah addosso che ignorò, la sua attenzione era solo sull'uomo che, fino a qualche giorno prima, aveva ascoltato.
– Vuoi parlarmi adesso? Perché non l'hai fatto prima? Ah, giusto. Eri troppo preso a vendermi.– gli disse fredda. Non era mai successo, non aveva mai risposto in quel modo. Ma dentro... le stava accadendo qualcosa, una strana forza le scorreva nelle vene.
– Non è così, avrei dovuto avvisarti prima e lo so. Avrai grandi opportunità e...–
– Chi ti ha detto che io lo voglia?– lo interruppe.
– Tesoro, calmati, stiamo solo...– le disse Sarah avvicinandosi ma lei si spostò. Non sapeva cosa le stesse accadendo realmente, sapeva solo che dentro di sé la rabbia era tanta.
– Anche tu non sei d'accordo, però lo lasci fare? Solo perché così uscirò da qui e incontrerò persone e sembrerò normale?–
– Non dire così, sei normale.– riprovò con tono dolce la madre ma la cosa la irritò solo di più.
– Certo, come no. So bene cosa si sta dicendo su di me, non ci vuole un genio. Basta chiedere anche a Delilah, lei sa sempre tutto d'altronde!–
Sarah guardò la sorella che rimase zitta distogliendo lo sguardo. Kyra sapeva che le persone a Stavira, dopo la festa organizzata da lei in cui aveva suonato, l'avevano pensata come una persona che voleva farsi notare con il suo talento e quel vestito che era stato unico. Per non parlare del fatto che aveva evitato di ballare con qualche ragazzo sentendosi troppo a disagio e non come se nessuno fosse alla sua altezza, come si diceva. Un matrimonio con una persona calma, gentile e simile a lei era l'unico modo per rimediare alla figura di una figlia ingrata, o almeno vista così da altri però. Non era scema, chiunque poteva capirlo.
– Non provate nemmeno a cambiare le cose smentendo ogni cosa!– continuò.
– Beh, forse ormai hanno ragione se ti sei messa a seguire l'unica persona che mai avrei immaginato tu potessi seguire.– ricominciò a parlare Andreas, ancora seduto al suo posto. Anche se per poco. Difatti, si alzò anche se non le si avvicinò più di tanto. Si scambiavano sguardi seri, da lui lesse delusione nei suoi confronti. Poco le importava.
– Ti sei messa in un gioco troppo pericoloso per cosa? Ribellarti ad un futuro felice e sicuro? Privo di problemi?–
– Problemi? Come se non ne avessi avuto negli anni!–
– Non da quando hai smesso di andare a scuola. Che problemi hai avuto qui stando chiusa in casa?–
Andreas aveva alzato un po' la voce per la prima volta, portando la moglie a poggiare la mano sulla sua spalla cercando di calmarlo. Anche se invano. E Delilah continuava a stare in silenzio a vedere la scena, probabilmente era già pronta a dire in giro cosa stava accadendo in quella casa una volta uscita da lì.
– Non te ne sei nemmeno accorto.– ribatté. Dov'era stato quando lei si era sentita strana, vuota, fuori dal mondo quando, quelle poche volte, aveva provato a dirglielo? Non l'aveva ascoltata, troppo preso dal lavoro.
– Comunque non è una scusa per essere stata così ingenua da seguire una criminale. Poteva farti qualcosa, ferirti.–
– Che ne sai, magari l'ha già fatto.–
Le tornò alla mente di quando Sheera si sta affamata con il suo sangue, il suo tocco aggressivo quando aveva saputo cosa la corvina volesse. Ma non solo quello.
– Vedete sempre una parte delle persone, non hai provato a vedere oltre la maschera che si tiene. Solo perché è diversa non significa che non sia possibile conoscerla e scoprire ogni suo lato differente.–
In poco riuscì a leggere nella mente dell'uomo ciò che stava pensando e per dire, ribattendo subito.
– Non mi ha fatto niente che io non avrei voluto, mi ha sempre messo in guardia da sé e io sono sempre stata cosciente di ogni cosa. Non è stato un gioco quello che è successo tra noi. E se vuoi che te lo dica, allora sì, provo qualcosa per lei così come so che lei provi qualcosa. Ma non te lo dirà mai perché non le crederesti, non credi nemmeno a me che sono tua figlia. Non ti sei mai preoccupato realmente di ciò che io facessi fin quando non ho incontrato qualcuno che per la prima volta mi fa sentire viva in questo mondo in cui non mi rispecchio ma che oscurerebbe il tuo nome.–
Non disse altro, fece dei passi indietro e si voltò cercando di raggiungere la porta e andarsene avendone abbastanza. Andreas però la raggiunse in fretta e le poggiò la mano sulla spalla, facendola voltare di scatto e scansarsi dal suo tocco. Contemporaneamente, le grandi finestre si spalancano e un forte vento improvviso entrò nella stanza, facendo volare fogli e scartoffie varie. Kyra approfittò di quello scompiglio per andarsene, i tre adulti erano troppo presi da quello strano avvenimenti da aver spostato l'attenzione su di lei che, per un attimo, ebbe paura.
In mezzo al corridoio silenzioso osservò le proprie mani che tremavano appena. Sono stata io... Lei aveva creato quel vento improvviso in una frazione di secondo, così facilmente e senza nemmeno pensarci. Era stato il suo corpo a rispondere a quel tocco che, dopo tanti anni passati in quella casa, non sopportava sulla propria pelle. Era come se tutti là dentro le fossero estranei. Tutti eccetto la corvina. Sheera!
Si risvegliò dai suoi pensieri e corse subito verso l'uscita, verso il cancello della villa. Mentre era nell'ufficio di suo padre, aveva sentito dei cavalli arrivare e non potevano che essere guardie giunte per la ragazza dai capelli scuri. Difatti, la vide lì, oltre quel prato verde rigoglioso, solo il grande cancello in metallo lucido a dividerla tra lei e il futuro incerto che aveva. Due uomini con addosso delle armature in bronzo lucente stavano su dei cavalli maestosi.
– Sheera!– la chiamò correndole incontro e facendola voltare prima che potesse svanire davanti a sé.
– Te ne vuoi andare sul serio?– le chiese con un tono quasi supplichevole. Non voleva che se ne andasse proprio quando aveva iniziato a vivere davvero ed essere compresa da qualcuno.
– Devo. Sto impazzendo qui. Solo con te le cose sono diverse ma ti darò solo problemi al momento.– rispose senza troppi problemi l'altra, fissandola negli occhi chiari che erano lucidi. Bastava poco e avrebbero ceduto alle lacrime.
– Ma, tu non...–
– Ascoltami.– le disse poi Sheera interrompendola, prendendole il volto tra le mani delicatamente. Le faceva male vederla soffrire, aveva in sé le stesse sensazioni di quando aveva sognato degli occhi viola chiaro da cui si era sentita attratta.
– Non è un addio, non ho alcuna intenzione di lasciarti andare. Però è l'unica cosa che posso fare per ritrovare me stessa e lasciare che le acque si calmino. Rischio di finire al Wix seriamente se insisto ed è l'ultima cosa che mi serve.–
Kyra annuì mentre sentiva le sue dita fredde accarezzarle il viso cercando di calmarla, lo capiva. E faceva male. Cosa avrebbe fatto senza di lei? Sarebbe riuscita a fermare tutto per colei che le aveva rubato il cuore in così poco tempo?
– Saprò ritrovarti, non importa quando o in quale luogo. Dovunque tu vada, aspettami.– le promise Sheera con un lieve sorriso. Era sincera e questo fece sorridere anche lei prima di abbracciarla.
– Sempre.– le sussurrò nell'incavo, sentendo la sua mano fredda tra i suoi capelli candidi.
– Ehi voi due, muovetevi. Abbiamo da fare.– si lamentò una guardia in modo brusco.
– Vedi di startene zitto un po'.– rispose a tono Sheera staccandosi dalla chiara e facendola ridacchiare appena. Alla fine, pur di non sentire ancora le sue inutili lamentele, Sheera sorpassò il grande cancello e salì in groppa al cavallo che i due avevano portato per lei.
– Trattate bene Nath o vi farò fuori.– aggiunse poi, osservando la chiara che sorrise.
– Sarà fatto.– le promise lei. Così la vide allontanarsi sempre di più mentre il sole tramontava, segno che un capitolo si stava chiudendo e un altro, molto presto, si sarebbe aperto. E con esso, una voce lontana parlò, forse un ricordo sfuocato. Non rimarrai sola... Saprò ritrovarti Kyra, dovessi morire e reincarnarmi all'infinito...
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