10 - Notti sofferenti
Un giorno era già passato, il tempo era volato in un attimo. Il tempo, il misurare il trascorrere degli eventi. Ormai la vita era influenzata proprio da lui. Perché stabilire cosa fare durante il giorno e cosa durante la notte? E perché non invertire tutto? Perché contare la vita in anni, mesi, giorni, ore, minuti, secondi? Perché non vivere senza l'ansia dell'essere in ritardo per qualcosa? Per quale motivo ai Salir premeva così tanto il voler programmare ogni attimo della propria vita?
Non lo capiva. Viveva come loro ma era chiaro fosse estranea a quel mondo. Per Kyra il tempo scorreva ma allo stesso momento pareva infinito, come se avesse l'eternità davanti a sé e non avesse fretta, anche se in quel momento ne aveva abbastanza. Sentiva in sé una strana sensazione, come di pericolo, qualcuno che stava soffrendo nei dintorni. Ma chi poteva essere?
Era stesa sul letto a fissare il soffitto in completo silenzio, il buio che avvolgeva la stanza come tutta Stavira e i dintorni. Quando chiuse gli occhi vide un colore solo: viola scuro. Sheera. Non seppe per quale motivo pensò a lei però qualcosa non andava, assolutamente. Era da tutta la notte che si ritrovava in quella situazione di costante allerta. Le venne in mente la folle idea di andarla a controllare, anche se non era nemmeno l'alba e del sole non c'era nemmeno l'ombra.
Alla fine sbuffò infastidita e si mise a sedere, appoggiando i piedi contro il pavimento freddo che le diede un brivido per tutto il corpo. E va bene, ormai sei completamente impazzita! Si alzò silenziosamente camminando verso la porta, aprendola lentamente evitando rumori che potessero svegliare Nath e Nissa nelle due camere vicine alla sua. La sua amica era rimasta con loro la notte come faceva spesso e in quel momento poteva essere un problema se si fosse svegliata con la sua curiosità e la lingua lunga.
Finalmente... pensò la chiara una volta raggiunta la grande porta di metallo senza problemi. Poggiò la mano contro di essa come la prima volta e questa si aprì, permettendole di entrare. Si strinse nelle sue braccia per il lieve freddo e umidità del posto e senza nemmeno una fiaccola accesa, raggiungendo la cella della corvina.
– Ehi...–
La trovò sveglia e seduta rannicchiata contro la parete accanto alle sbarre. Era come se cercasse di stare il più vicino possibile alla finestra. Che le mancasse l'aria? Il respiro era irregolare e le mani le tremavano mentre il volto era coperto dai capelli, la testa contro le ginocchia. Non stava bene, lo sapeva. Fu l'istinto a guidarla come non aveva mai fatto prima di allora. Prese le chiavi di tutte le celle appese accanto all'entrata e cercò quella corrispondente a quella della corvina, facendo rumore e facendole alzare lo sguardo. I suoi occhi scuri erano spenti e sofferenti, disorientati ma si focalizzarono sulla serratura con la quale la chiara stava smanettando.
Una volta aperto però Sheera non uscì e Kyra non le disse nulla, solo si avvicinò alla finestra e toccò le sbarre massicce. Queste si illuminarono di bianco e svanirono nel nulla. In quel momento anche un grande uomo sarebbe potuto passare per di lì. Sheera sembrò capire le sue intenzioni e riuscì ad alzarsi con uno scatto, uscendo verso l'esterno. Kyra non si preoccupò minimamente del fatto che potesse scappare, forse perché sapeva che l'altra non l'avrebbe mai fatto.
Uscì anche lei e la trovò seduta contro il muro, sotto la finestra. La testa era poggiata al muro e rivolto verso l'alto, gli occhi chiusi. Il respiro stava tornando regolare e il corpo non tremava più. Kyra, preoccupata, le si sedette accanto stando leggermente più lontana un pò timorosa del suo carattere, per quanto aveva letto sul suo conto sui giornali. O forse non voleva farla innervosire ulteriormente.
– Stai bene?– le domandò guardandola mentre si scompigliava i capelli.
– Sì sì. Tranquilla.–
Le rispose troppo frettolosamente, qualcosa non quadrava. Poi notò il suo polso scoperto dalla maglia che indossava ma la corvina se ne accorse e lo nascose subito allungando la manica come a nascondersi. Anche se troppo tardi
– Chi te li ha fatti quei graffi?– domandò beccandosi una risposta con tono aggressivo.
– Nessuno, non ti immischiare.–
– Devo sapere, se è mio padre o qualcuno dei suoi uomini non può farlo.–
– Non è lui.– disse sospirando l'altra dopo un po' arresa.
– Me li sono fatti io.– aggiunse abbassando lo sguardo e le mostrò quelle che erano delle ferite.
– Per quale motivo? Sono profonde e andrebbero medicate.– le disse subito Kyra prendendole il braccio delicatamente ed osservando la sua pelle. Come puoi farti male così?
– È che... quando sto in un luogo chiuso di notte sto male e arrivo ad auto infliggermi ferite senza farci caso. Non so perchè.–
– Mi spiace...–
Sheera fece spallucce, poi si portò una mano alla testa un po' in imbarazzo. Cosa non normale per lei, nemmeno quello che stava per dire.
– Ehm, grazie.–
Kyra sorrise. Come poteva essere una persona senza cuore se si imbarazzava per così poco? Dopo un po' che rimasero in silenzio ad osservare il cielo tranquille mentre si schiariva sempre più, Sheera parlò un po' curiosa anche se la voce era tornata fredda come sempre.
– Scommetto che ti piace leggere.–
– Si capisce così in fretta?– disse Kyra guardandola appena.
– Intuito. Non sembri una molto socievole nonostante tu cerchi qualcosa da me.–
Kyra la guardò con un sopracciglio inarcato.
– Io non cerco proprio niente.–
– E come mai sei qui?–
– Riesco a percepire il dolore delle persone e questo mi impedisce di dormire per esempio, se sono nelle mie vicinanze ovviamente.–
– Capisco.–
Stranamente Sheera non le chiese nulla di quel potere strano, non era comune. O forse non le interessava, ma allora perché non le diceva di andarsene? Sembrava una persona che avrebbe potuto farlo senza problemi.
– E a te invece? Sei come me che passi il tempo tra i libri o ti piace di più il caos?–
Sheera la guardò ridacchiando.
– Il caos sarà sempre allettante per me. Ma purtroppo non sono fortunata come te, non mi era permesso studiare nulla quindi non ho letto molto.–
A Kyra sembrò che la sua voce fosse di un tono meno freddo rispetto a prima. Che stesse iniziando a fidarsi di lei e non era più sulla difensiva? D'altronde non aveva alcuna intenzione di ferirla, era solo curiosa da quell'energia che emanava, forte, intensa e, cosa ancora più strana, familiare.
– Posso chiederti una cosa?–
– Se proprio ci tieni...–
– Perché dovevi affrontare il Wix? Insomma, che hai fatto di male? Non sembri una cattiva persona.–
Sheera sorrise amaramente e si sedette a gambe incrociate, prendendo un sasso trovato lì vicino e cominciando a giocherellarci osservandolo. Immaginavo, te la leggevo negli occhi questa domanda. Era scontato. Sempre curiosa e non lasci in pace.
Kyra voleva sapere da lei cosa fosse realmente successo. Era pur sempre la figlia di un Protettore della magia e poteva anche fargli cambiare idea riguardo al Wix. Non sapeva perché ma voleva assolutamente aiutarla.
– C'erano degli uomini con dei lupi accanto alla casa di una persona piena di debiti. Volevano rovinarlo, toglierli tutto. Non potevo lasciarli fare nonostante questo andasse contro a ciò che sono, quindi mi sono trasformata in un lupo nonostante fosse l'ultima possibilità che mi fosse stata concessa dal Kafar. In realtà non potevo usare la magia. E ora sono qui rinchiusa. Per una volta che ho fatto del bene piuttosto che ferire. Quello almeno mi viene naturale.–
Vide il suo sguardo freddo ma riuscì a leggere anche un lieve dolore in essi stavolta.
– Nessuno si è mai preoccupato per te? Ha preso le tue difese?–
Sheera scosse la testa ridacchiando appena e guardando il cielo.
– Non ho una vita come la tua. Sono stata trovata in una caverna, essendo troppo piccola sono stata affidata ad una famiglia contro il loro volere. Mi trattavano male, ogni giorno e anche tutti gli altri. Non mi permettevano di giocare con gli altri bambini poiché era diversa e avevano paura per i loro figli. Non che la cosa mi dispiacesse, sono abbastanza solitaria e in parte hanno fatto bene. Ma mi dava fastidio l'essere rinchiusa in casa più che altro, sai, per non mettere ansia alla gente ogni volta che uscivo. Sam e Dan, i figli della coppia con cui stavo, impararono presto ad odiarmi appena nati quasi e riuscivano a mettermi sempre nei guai, anche quando non centravo niente. Non sai quante volte avrei voluto ucciderli. Solo Chris, il più piccolo, mi vuole bene ma per davvero, non gli importa se sono diversa. Ma non saprà nemmeno cosa mi accadrà. E poi c'è Nath, ma non può fare nulla da solo contro il Kafar.–
– Quindi, ti arrendi così?–
– Ho voglia di andarmene. Scappare da tutto, non avere limiti e divieti da rispettare. Essere...–
– Te stessa.– finì di dire Kyra e Sheera annuì, lanciando poi lontano il sasso che rotolò nell'erba.
– Perché allora non sei scappata da quel posto?– continuò Kyra guardando davanti a sé dove il sole iniziava ad intravvedersi.
– Pensavo che la gente potesse cambiare, che cominciasse a fidarsi di me. Purtroppo alla fine la situazione non cambia. E poi, ero confinata a stare lì. Mi avevano legata a quel luogo con un incantesimo quando avevo dieci anni. Se mi allontanavo troppo rischiavo la vita, solo il Kafar può sciogliere questa cosa. Se sei diversa sei derisa.–
Kyra sorrise tristemente.
– Ti capisco.–
Sheera la guardò curiosa e stranita invece.
– Tu?–
– Già. A scuola venivo chiamata Senza Magia perché non usavo mai i miei poteri. Oppure fantasma per il colore dei miei capelli e degli occhi. Però non me la sono mai presa, so di essere diversa ma la questione non mi pesa più di tanto.–
La cosa invece inizia a pesarti, lo vedo ma cerchi di non pensarci. Ti dà fastidio eh Kyra?
– Detesto la scuola, ci sono stata solo per tre ore tre giorni fa e già non mi piaceva!–
– Non ci sei mai andata prima?–
– No, non mi era permesso. È stato Nath a farmi da insegnante venendomi a trovare ogni sera di nascosto.–
– Beh, certe materie sono noiose, altre belle. Poi è sempre rumorosa e caotica, come i ragazzi che ci vanno, o almeno la maggior parte. Poi i miei compagni erano antipatici quindi per me era terribile.–
– Non è stato facile neanche per te vivere normalmente, eh? Almeno sei ricca.–
– Non so, trovo questa vita un po' troppo noiosa, non fai niente dalla mattina alla sera. Però a te non dispiacerebbe scommetto.–
– Chi lo sa.–
Sheera, una volta che dei raggi caldi iniziarono a toccarle il corpo, fece una smorfia come disgustata, coprendosi gli occhi per la luce e questo fece ridere Kyra.
– Ma piantala, a te non dà fastidio ma a me sì.– le disse la corvina dandole una spinta alla spalla facendola ridere di più.
– Però è divertente.– le disse di rimando la chiara alzandosi in piedi e porgendole la mano per aiutarla. Sheera, nonostante fosse riluttante all'inizio, le prese la mano. Quel tocco fu strano in un certo senso. La pelle calda di Kyra non le diede fastidio come accadeva di solito, non sentiva nemmeno quel senso di ribrezzo che normalmente provava quando qualcuno la toccava. Non le era mai successo.
– Sarà meglio tornare ognuna alla propria vita, se scoprissero che sono venuta qui da te mi subirei una ramanzina bella tosta.– disse Kyra ridacchiando e la corvina inclinò la testa da un lato.
– Stai facendo tutto all'insaputa dei tuoi genitori?–
Kyra avvampò sentendo quello sguardo malizioso e compiaciuto dell'altra addosso, rientrando dalla finestra per evitare l'imbarazzo.
– Non sono così tanto innocente dopo tutto.–
Sheera, una volta raggiunta la ragazza, la prese per il polso, avvicinandola violentemente a sé. I loro volti erano vicini, tanto che Kyra poteva sentire il suo respiro. E i suoi occhi maliziosi non aiutavano per niente. Non sono del loro colore naturale...
– Meglio non parlare di innocenza con me, dolcezza, sono l'ultima persona con cui parlarne.– le sussurrò all'orecchio con voce leggermente roca. Il suo battito era accelerato e non sapeva cosa dire. Poi la corvina si allontanò da lei entrando nella sua cella, dopo di che si voltò a guardarla ridacchiando.
– Chiudi o rimani lì impalata?–
Kyra si riscosse e recuperò le chiavi, chiudendola di nuovo come se nessuno fosse mai passato per quei corridoi.
– Allora, passerai di nuovo a tormentarmi o potrò starmene tranquilla per i fatti miei?– le chiese Sheera poggiandosi alle sbarre.
– Chi lo sa.– le rispose pensandoci.
– Ehi, per me non è una risposta.–
– Per me sì.–
– Non mi piace non avere risposte.–
– Beh, ti ci abituerai magari.–
Kyra le mostrò un sorriso furbo e poi se ne andò via da lì, facendo sbuffare la corvina. Ma guarda te questa!
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