VI - archery

Entrai seguita da Minho in quella che sembrava una palestra rudimentale con pavimento e pareti in legno. Vi erano due ragazzi, uno alto con i capelli corvini che vidi solo di spalle e un altro più basso e grassottello, assomigliava più a un bambino. Aveva le guance rosee e dei simpatici riccioli gli cadevano sulla fronte coprendogli un po' gli occhi, era proprio buffo. Cercai di scorgere il viso del ragazzo più alto ma non ci riuscii, era troppo intento a prendere la mira con il suo arco. Non si accorsero di noi, Minho dovette tossire un paio di volte per far capire ai due che non erano soli in quella palestra. Il paffutello si girò di scatto e mi guardò come fossi un alieno, sembrava... sorpreso da me.

«allora è vero, tu sei una ragazza!» esclamò venendomi ad abbracciare, un gesto che mi parve non vedere da tantissimo tempo. L'altro ragazzo si girò e sentii il suo sguardo posarsi su di me. Lo guardai negli occhi, da dove mi trovavo io sembravano marroni ma quando si avvicinò notai che erano verde azzurro, non ne avevo mai visti di così belli. Ricambiai l'abbraccio del ragazzino distogliendo lo sguardo da quello più grande ma continuai a sentirmi i suoi occhi addosso.

«mi chiamo Chuck» disse dopo una manciata di secondi quel piccolo esserino che mi stava stringendo, anzi mi stava proprio stritolando. Sciolsi l'abbraccio e sorrisi, aveva una vocetta simpatica.

«io ancora non me lo ricordo il mio nome, ma piacere di conoscerti» sfoggiai un sorriso sincero e mi girai verso l'altro ragazzo che non aveva smesso di guardarmi fino a quel momento.

«tu saresti...?» chiesi, lasciando la frase in sospeso. Lo guardai ancora negli occhi, erano magnetici, non riuscivo a guardare altrove.

«Alec, mi chiamo Alec» rispose tendendomi la mano. Io la presi e la strinsi non troppo forte accennando un lieve sorriso. Lasciai la presa e mi girai verso Minho, chiedendogli quando avrei potuto incominciare con gli allenamenti.

«anche subito se vuoi» enunció girando i tacchi e dirigendosi verso l'uscita della palestra.

«Chuck, tu non avevi i bagni da pulire?» disse prima di uscire definitivamente e il ragazzino lo seguì sbuffando e sussurrando qualcosa come "che palle". Feci un risolino, mi stava già simpatico quel giovincello. Unii le mani e ruotai su me stessa ritrovandomi Alec di fronte.

«allora, quando iniziamo?» chiesi entusiasta, era il mio primo "incarico" e non vedevo l'ora di iniziare. Lui si avvicinò a me e mi prese le spalle costringendomi a camminare all'interno di un cerchio bianco disegnato sul pavimento. Davanti a me c'era un bersaglio, si trovava a circa 18m di distanza, pareva lontanissimo.

«ci sei? Bene, adesso posiziona un dito dritto davanti a te e fai in modo che si trovi al centro del bersaglio, poi chiudi l'occhio destro» seguii le sue istruzioni anche se non capivo a cosa potessero servire «l'obbiettivo resta nascosto?» risposi con un "no, si sposta" e lui mi disse di ripetere la stessa cosa chiudendo l'altro occhio.

«adesso? È rimasto scoperto o è nascosto?» mi chiese ancora «è nascosto, ma a cosa serve?» dissi riaprendo l'occhio sinistro e tirando giù il dito.

«Serve a capire qual è il tuo occhio dominante e quindi che arco farti usare, se quello con l'impugnatura destra o sinistra. Tu hai il primo» rispose allontanandosi e andando a prendere uno dei sei archi appesi alla parete. Era abbastanza rozzo, mi ricordavo com'era fatto un arco e quello non sembrava uno dei migliori, però era sempre meglio di niente. Prese anche una corda con delle frecce e si avvicinò a me dandomi tutto in mano.

«sai come si carica?» mi chiese porgendomi anche la corda.
Ma è serio?

«secondo te? Non ho mai preso in mano un arco e adesso mi chiedi anche di caricarlo? Non so neanche che vuol dire!» risposi ridandogli indietro quei due affari.

«con "caricare" dico di posizionare la corda sull'arco, senza di essa non puoi tirare. Se te lo stai chiedendo li teniamo scarichi perché a lungo andare si rovinano, quindi ogni volta facciamo lo sforzo di mettere e togliere la corda» dichiarò mentre "caricava" l'arco, come aveva detto lui. Quando finì lo posò a terra e ne prese un altro, quello che usava prima probabilmente.

«questo qui non ti va bene?» gli chiesi indicando quello che aveva appena postato a terra.

«no, il mio occhio dominante è il sinistro, di conseguenza il mio arco deve adattarsi» disse prendendo una freccia e posizionandosi al centro del cerchio bianco.

«guarda i miei movimenti con attenzione, dopo verrà il tuo turno» velocemente tese il suo arco e scoccò una freccia, dritta al centro del bersaglio. Mi uscii un "wow" senza neanche rendermene conto e il ragazzo sentendomi si girò verso di me e sorrise.

«bene, ora tocca a te, vieni qui» mi indicò il cerchio bianco e feci come aveva detto, mettendomi al suo interno. Impugnai il mio arco e lui mi porse una freccia. La presi e la incoccai, pronta a tirare.

«ferma ferma, aspetta un secondo, devi metterti così» si mise dietro di me, mi prese per i fianchi e mi fece girare di 90 gradi verso destra. Mi vennero i brividi al suo tocco inaspettato e sperai con tutta me stessa che non se ne accorgesse, che figura poi...

«adesso metti le dita così, uno sopra e le altre due sotto la freccia» mi prese la mano e mi posizionò le dita nel modo corretto «adesso tendi lentamente la corda, àncora la cocca all'angolo della bocca» disse quasi sussurrando. Tesi l'arco e chiusi un occhio per prendere la mira.

«non chiudere l'occhio, non ti serve a niente» mi disse mentre mi prese le spalle da dietro «e apri leggermente le scapole, devi sentire l'arco come se fosse parte di te» sentivo il suo respiro sul collo e la situazione si fece parecchio imbarazzante, lo conoscevo da pochi minuti e lui aveva già preso confidenza con il mio corpo.

«perfetto, adesso tira» a quelle parole lasciai andare la freccia e tutto parve andare al rallentatore. La vidi "volare" e seguii con lo sguardo la punta, che andò a conficcarsi molto vicina a quella di Alec. Questa volta fu lui a dire "wow", e pensai la stessa cosa nella mia testa.

«sembra che tu abbia un talento naturale, prova a tirarne un'altra» mi diede in mano un'altra freccia e ripetei con calma lo stesso procedimento.
Molto vicino all'altra.
Guardai meravigliata Alec e ci riprovai, centro di nuovo .

«come fai? Sei fantastica!» rise e mi abbracciò.
Perché oggi mi abbracciano tutti?! Non che mi dispiaccia ma... è strano sentire il tocco di qualcuno sulla propria pelle

«Adesso è il tuo turno» dissi staccandomi da lui e gli porsi il suo arco «garetta?» gli chiesi sorridendo anche se ero a conoscenza che lui aveva molta più esperienza.

«ok, vediamo chi vince» afferrò l'arco e prese delle altre frecce posandole per terra tra noi due.

«che vinca il migliore» disse con un tono di sfida.

«che vinca il migliore» ripetei lanciandogli uno sguardo d'intesa.
Adesso si gioca

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