IV - il cimitero...
Quel giorno conobbi tantissime persone oltre ad Alby e devo dire che mi stavano molto simpatici tutti i ragazzi, eccetto uno. Sembrava comportarsi come se fosse lui il capo e mi guardava in modo strano, come se fosse disgustato dalla mia presenza. Poi aveva un nome davvero divertente, "Gally", mi faceva ridere ogni volta che lo pensavo e infatti ora stavo ridendo come un'oca mentre un certo Minho mi osservava divertito. Era un ragazzo asiatico e sembrava uno dei più grandi, era muscoloso e aveva uno spiccato senso dell'umorismo, in pratica "sarcasmo" era il suo secondo nome. Dal primo momento che lo vidi mi piacque istantaneamente e dovevo dire che aveva l'aria di essere un ottimo amico nonostante lo conoscessi da appena mezz'ora. Mi incuriosiva, era un tipo strano e divertente.
Adesso mi stava facendo fare il tour della Radura; aveva iniziato dal Casolare, un ammasso di legno vecchio dipinto di rosso che formava una specie di casa. Diceva che lì si tenevano le adunanze e al piano terra c'era una specie di dormitorio. In realtà erano solo due i letti presenti e ogni sera si faceva a gara a chi se ne prendeva uno per primo. Disse anche che chi non riusciva ad avere il dominio di un letto si accontentava del pavimento o delle amache, che però si trovavano all'aperto. Aggiunse poi che c'erano tre stanze singole riservate "all'Élite", come ha detto lui, ovvero ai veterani come Alby, Newt e Minho.
Ora mi stava portando alle "facce morte"; non avevo la minima idea di che cosa stesse parlando, ma ci stavamo dirigendo verso un boschetto.
«perché mi hai portata in questo bosco?» chiesi, ci trovavamo in uno dei quattro angoli della Radura ed eravamo circondati da alberi; man mano che ci addentravamo tutto diventava sempre più buio e fitto, era inquietante e al tempo stesso magnifico, creava un'assurda sensazione di disagio, eccitazione e paura, non mi piaceva molto ma creava un certo senso di curiosità in me.
«qui si trovano le facce morte, guarda siamo quasi arrivati» mi indicò un punto indefinito tra gli alberi e vidi solo arbusti, cespugli e fili d'erba qua e là.
«Minho, non c'è niente»
«guarda con più attenzione» mi sporsi in avanti seguendo il suo consiglio e per poco non caddi inciampando in una radice enorme.
Ma porca vacca proprio non ce la faccio a non cadere ovunque io metta piede!
In qualche modo riuscii a mantenere l'equilibrio e sentii Minho ridacchiare.
«cosa ridi? Se mi sfracellavo a terra e mi rompevo il naso avresti riso ancora?» dissi con tono irritato e lui scoppiò a ridere. La sua risata era davvero contagiosa tanto da far ridere anche a me.
Risultato?
Non riuscii più a fermarmi.
Camminavamo e ridevamo, ci fermavamo, ci guardavamo e scoppiavamo di nuovo a ridere. La cosa davvero divertente era che non avevamo un vero motivo per sbellicarci dalle risate.
Ciò continuò per 10 minuti buoni fino a che non arrivammo alle facce morte. Appena vidi di cosa si trattasse mi ricomposi immediatamente.
«ma questo è...» dissi piano, come se avessi paura di svegliare qualcuno. Mi avvicinai lentamente e mi guardai intorno.
Mi trovavo in un cimitero.
Ecco da cosa derivava il nome "facce morte", l'unica cosa che non capivo è come mai ci fossero così tante tombe... sfiorai con le dita due pezzi di legno vecchio che formavano una croce e mi sentii schiacciare da un enorme peso indescrivibile; sentivo qualcosa che mi opprimeva, però non dissi niente a Minho per non farlo preoccupare.
«stai bene? sembri... pallida» mi disse dopo qualche minuto riportandomi alla realtà. Mi girai verso di lui e mi aggiustai i capelli portandoli dietro le spalle.
«sì, scusami, mi ero un attimo incantata» feci un mezzo sorriso e indietreggiai. Prima di allontanarmi troppo dalle tombe notai il nome di un ragazzo, Omar, incoronato da una piccola coroncina di fiori appassiti.
«ti faccio vedere il resto? O vuoi restare ancora qui?»
«nono, andiamo via, non mi piace questo posto...» dissi rabbrividendo.
«hai freddo?» si avvicinò a me e mi avvolse con un braccio le spalle, provando in qualche modo a scaldarmi.
«che stai facendo...?» inutile dire che ero abbastanza perplessa da quel suo gesto.
«stavi tremando, ho pensato che scaldarti fosse un buon modo per ottenere la tua amicizia, e poi tanto so che sono già il tuo preferito» fece un sorrisino e alzò le spalle, che vanitoso che era quel ragazzo!
Ridacchiai e mi staccai da lui dicendogli chiaramente che non avevo per niente freddo e che tanto mi stava già simpatico, era inutile che si atteggiasse in quel modo ma lo lasciavo comunque fare, mi faceva troppo ridere.
«dai ritorniamo dagli altri, chissà cosa pensano se ci assentiamo troppo» mi disse ridendo.
Feci una smorfia divertita alle sue parole e mi incamminai verso la direzione da cui eravamo arrivati uscendo dal boschetto.
«comunque...» disse Minho, interrompendo il flusso dei miei pensieri «come ti chiami?»
«ehm... ancora non me lo ricordo...» ero lievemente imbarazzata, tutti sapevano il proprio nome lì dentro tranne io, non sapevo assolutamente nulla di me e questa cosa mi spaventava.
«stai tranquilla, ti verrà in mente domani o tr-»
«o tra qualche giorno, me l'hanno già detto» dissi prima che potesse finire la frase.
«vedo che sei preparata bene fagio, te le ha dette Newt queste cose?» mi girai verso di lui e notai che gli si era formata una curva che partiva dall'angolo destro della bocca, a giudicare dalla sua espressione sembrava un sorrisino perverso.
Dio santo.
Lo fissai come per dire "sei serio?!" e lui mi rispose con lo stesso sorrisino alzando le sopracciglia.
«Minho, lo conosco da poche ore, ti pare che... cioè dai ma ti sembra? Ma no!» gesticolai mentre dicevo ciò, davvero pensava che ci fosse qualcosa tra me e Newt? Mi ha solo "salvato" nella Scatola, mi ha portato in infermeria e mi ha spiegato brevemente dove mi trovavo, si può definire massimo mio amico.
Però non è male...
Nonono, togliti questo pensiero dalla testa.
«tranquilla fagio, stavo scherzando, non ti scaldare» ridacchiò e mi condusse davanti a un'enorme spacco nella pietra. Mi fermai al limitare delle mura e guardai cosa ci fosse all'interno, vedendo un semplice corridoio che si concludeva poco più in là.
Quel posto... non mi piaceva, per niente. Mi dava una brutta sensazione, preferivo cento, mille volte le facce morte a quell'inquietante corridoio di pietra.
«cosa c'è là fuori?» domandai facendo un passo avanti. Ero impaurita ma ero allo stesso tempo attratta e curiosa di scoprire cosa ci fosse al di là.
Non l'avessi mai fatto.
Subito mi ritrovai una mano sul petto che mi spinse indietro con violenza e per poco non mi faceva cadere.
«hey attento a dove tocchi! E poi perché mi hai spinto indietro, rischiavi di farmi cadere!» sbottai girandomi verso Minho il quale mi guardò innocentemente.
«non è stato lui» disse una voce alla mia sinistra. Mi girai di scatto verso chi aveva parlato scoprendo si trattasse di Gally.
Ma diamine, tra tutte le persone presenti nella Radura proprio lui deve capitarmi?
Incrociai le braccia al petto e gli rivolsi uno sguardo gelido, adesso volevo proprio sapere il motivo per avermi quasi fatto cadere.
«si può sapere perché l'hai fatto allora?» gli chiesi.
«da quello che ho sentito Newt ti ha detto le regole ma a quanto pare hai scordato l'ultima, la più importante: mai entrare nel labirinto. Mai.» disse indicando le mura.
Ma quella parola, labirinto... che significava? O meglio, perché l'aveva detta?
Oh no
La mia mente iniziò a elaborare tutte le informazioni e capii immediatamente. Mi trovavo in un posto soprannominato "Radura", circondato da mura altissime e avvolto da un labirinto...
Dio mio, ditemi che state scherzando vi prego...
«l-labirinto...» ripetei a voce più bassa «non è quello che penso vero?» rivolsi un'occhiata preoccupata ai due ragazzi ricevendo come risposta un'espressione dispiaciuta da parte di Minho.
Perfetto.
Ero come in trappola, rinchiusa come un animale. sospirai e chiusi gli occhi, riaprendoli poco dopo.
«da quanto tempo siete qui?» dissi guardandoli in attesa di una risposta. A quanto pare erano sordi dato che l'unica cosa che fecero fu rivolgersi un'occhiata preoccupata.
«da quanto tempo siete qui?» ripetei a voce più alta e con più insistenza, cercando di mantenere un tono stabile. Il ragazzo asiatico sospirò e guardò il terreno sottostante.
«tre anni...» disse a voce bassa e rialzò lo sguardo.
«siamo qui da tre maledetti anni.»
✈︎
ʜᴇʏ ʏᴏ!
È arrivato il nostro Min Min finalmente, per ora vi piace la storia? Spero davvero di non scrivere capitoli noiosi o troppo corti, non sono tanto brava... però scrivere è una delle tante cose che amo fare, quindi nada, al prossimo capitolo gente <3
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