22 - The Other Side

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-ti ho detto di non chiamarmi piú, non voglio avere nulla a che fare con te!-
-volevo solo informarti che sono in città... Passerò a trovarti domani mattina, non sento scuse-
-scordatelo-
-mi dispiace, ma ormai ho deciso-

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Quello era il suo cammino verso la redenzione, o almeno cosí stava vedendo tutto.

Aveva raggiunto la vetta ma non era quello l'obbiettivo principale, non piú, voleva correggere i suoi errori.

Quando Shouto andò direttamente *da lui* per inizialmente un consiglio, Enji volle tirare di più la corda, fu un miracolo che Shouto decise di parlargli del problema.

-Midoriya Izuku... È un mio amico e penso sia nei guai...-
-dimmi di più-
-suo padre è... Strano, la prima volta che l'ho visto mi ha dato i brividi, alcuni insegnanti credono sia un villain, Izuku stesso me lo ha detto ma non sono sicuro sia una fonte attendibile- 
-perché no?-
-è stato rapito dalla lega dei villain ed è stato faccia a faccia con All for One, ho paura che gli abbia fatto qualcosa... E non solo a lui, ma anche a sua madre, temo... Che abbia preso il posto del suo vero padre e lo stia sfruttando in qualche modo-
-Shouto ti prometto che indagherò, non preoccuparti-

Non ricevette un grazie o che altro, non se lo aspettava nemmeno, bastò solamente quel piccolo cenno con il capo e lo sguardo provo di rabbia.

Erano un bel po di giorni che Enji lavorava sia ad altri casi che a quello che stava svolgendo per conto suo, ed il nuovo villain, Shoganai, non gli stava dando un lavoro facile, decise di sospendere momentaneamente il caso "Shoganai", al momento aiutare Shouto era più importante, infondo, Todoroki Enji aveva delle colpe da espiare.
Era rientrato in casa al limite della sopportazione, aveva decisamente superato il limite di ore insonni e quello che aveva trovato sulla famiglia Midoriya erano praticamente briciole.

Si sedette sul divano rileggendo i fogli, per la millesima volta.

Midoriya Hisashi, quirk: Fire Breathing, lavora spesso oltre mare per una compagnia di telecomunicazioni, nessun parente prossimo esclusi moglie e figlio.
Midoriya Inko e Midoriya Izuku*

Gli ultimi due avevano informazioni normali, dati familiari, medici e quant'altro ma lui, questo "Midoriya Hisashi" era praticamente inesistente, aveva solo informazioni approssimative.

Uscì un'altra volta, smosse alcuni dei suoi contatti che si occuparono di cercare altre informazioni, erano persone fidate, avrebbero fatto un ottimo lavoro.

Rientrò verso tardo pomeriggio e voleva solamente buttarsi sul letto e dormire un po, se non fosse stata per l'espressione nervosa della figlia.

-ehm papà?-
-cosa c'è Fuyumi?-

Era visibilmente confusa e sembrava voler chiedere qualcosa ma evitò di fare domande.

-è da stamattina che un signore chiama chiedendo di te ma sapevo che eri impegnato quindi...-
-ti ha lasciato un nome? Un numero?-

Scosse il capo.

-veramente... È al telefono-

Enji si massaggiò il dorso del naso.

-ok... Vado-

Non capí perchè ma esitò prima di afferrare la cornetta del telefono, sospirò e se la mise all'orecchio.

-pronto?-
-ciao Enji-

Si bloccò, quella voce... Erano anni che non la setiva.

-cosa vuoi vecchio?-
-volevo parlarti... Visto che non rispondi alle lettere che ti mando o alle email... Senza contare le chiamate sul cellulare che è ben tre anni che è inattivo-
-spero non tu abbia detto nulla a Fuyumi-
-ah si chiama cosí? Sembra una brava ragazza, avrà preso da sua madre, sicuramente-
-ti ho detto di non chiamarmi piú, non voglio avere nulla a che fare con te!-
-volevo solo informarti che sono in città... Passerò a trovarti domani mattina, non sento scuse-
-scordatelo-
-mi dispiace, ma ormai ho deciso-
-ascoltami bene, non-

Ma aveva giá attaccato.

-papà? Chi era?-
-nessuno... Nessuno di importante-

Non volle continuare la conversazione, evitò ogni domanda e finalmente si buttò sul letto, dormì ma al risveglio non si sentiva affatto riposato.

-si può sapere che hai? È da questa mattina che sembra ti sia morto il cane-Sbottò Natsuo che era da loro per vedere Shouto.
-non inziare Natsuo-

Il ragazzo roteò gli occhi al cielo.

Il campanello suonò ed Enji divenne rigido come un ceppo, Shouto e Natsuo notarono la postura improvvisamente rigida e lo fissarono straniti.

-vado io-Disse Fuyumi che stava scendendo le scale.

-no aspetta!-

Enji per poco non ribaltò pur di farmare la figlia ma non ebbe il tempo, ormai aveva già aperto la porta.

-Fuyumi giusto?-
-ehm si, lei chi è?-

La ragazza lo osservò e... Era quasi la copia del padre, era piú alto di lui di un paio di centimetri, muscoloso ma non troppo, capelli rossi e barba, occhi arancioni, malgrado l'espressione,apparentemente fredda, si vedeva uno sguardo... amorevole.

-beh... Io-
-non è nessuno!-sbraitò Enji piombando al fianco sella figlia.

Shouto e Natsuo si fermarono a metà strada, osservando come i due si scambiassero sguardi strani.

-potresti evitare di fare cosí?-

Il tono di voce era calmo, raggelante.

-mi sembra il minino visto che ti presenti a casa mia cosí!-
-ho avvisato-
-non ti volevo!-
-sapevo che non mi avresti lasciato spiegare, ti conosco bene... cicciuto come un mulo -
-non farmi la predica vecchio!-
-Enji non fare cosí adesso, non davanti ai ragazzi-

Enji sbuffò sconvolto.

-potreste spiegare anche a noi cosa succede?-intervenne Natsuo.
-se Enji mi facesse entrare, molto volentieri-

L'eroe fu costretto a spostarsi e lasciarlo entrare in casa, sapeva che se non l'avesse fatto i suoi figli lo avrebbero tempestato di domande.

Si sedettero al tavolo in salotto, i quattro Todoroki scrutavano l'individuo che era seduto dall'altro lato del tavolo, l'espressione era come bloccata, ma lo sguardo trasudava molte emozioni.

-da dove comincio?-disse espirando profondamente.
-tipo, quando te ne andrai?-
-papà...-dissero i tre fratelli.

L'uomo però non sembrava averlo nemmeno ascoltato.

-so bene che Enji non vi ha mai parlato di me, è palese, ero in città per lavoro ed ho deciso di chiudere dei vecchi conti in sospeso...-
-quindi... Lei sarebbe?-domandò Shouto con voce calma e insolitamente bassa.
-oh giusto, perdonatemi... Il mio nome è Fujii... Todoroki Fujii-

I tre ragazzi rimasero con la bocca semi aperta e lo sguardo spalancato.

-e... Sarei vostro nonno-
-CHE?!-Natsuo urlò.

Fuyumi spostava lo sguardo dai Fujii ad Enji, mentre Shouto era molto confuso.

-perdonate l'intrusione non credevo avrei trovato anche voi... Forse è meglio se tolgo il disturbo-
-sarebbe meglio!-
-cosa?! No!-gridò Natsuo.
-Natsuo...-
-avrei molto piacere a restare ma non è il caso...-
-beh allora verrò con lei... Cioè te?-
-dammi pure del tu-
-Natsuo ti proibisco di andare con quest'uomo!-
-non puoi dirmi cosa fare, vecchio-replicò acido.

Fujii parve voler dire qualcosa ma fu interrotto da Shouto.

-vorrei venire anch'io se posso-
-Fuyumi vieni con noi?-domandò Natsuo.
-ecco io....-
-vai pure... Tanto ho da fare-
-Enji, vieni anche tu... vorrei parla-
-ma io no, quindi vattene-lo interruppe.

Fujii sospirò, come se giá avesse vissuto la situazione, gli allungò un foglietto che teneva in tasca.

-questo è il mio numero, in caso tu voglia sapere dove siamo o per qualsiasi altra cosa-

Lo afferrò malamente, Fujii si avviò fuori con i tre ragazzi al seguito.

-è stato bello rivederti Enji-Disse con un tono quasi malinconico.

Enji si rimise a lavorare, non voleva pensare a suo padre.

-sei davvero nostro nonno?-
-direi di si-
-effettivamente vedo molte somiglianze con nostro padre, ed anche con Shouto-
-in cosa?-chiese il bicolore.
-lo stesso sguardo apatico-rise Natsuo scompigliando i capelli del fratello.
-perchè non ti abbiamo conosciuto prima?-
-vostro padre non voleva-
-perchè mai?-
-non ne vorrei parlare... Sono cose private e... Dolorose-

I tre tacquero.

-avete fame? Conosco un posto che fa un'ottima soba-
-soba?-Shouto drizzò le orecchie.
-scommetto che ti piace-
-si ma fredda-

I tre notarono come a Fujii brillassero gli occhi.

-andremo molto d'accordo-

Rientrarono sul tardi, si erano divertiti ed avevano imparato molto su Fujii in pochissimo tempo, era anche lui un pro hero ma conosciuto principalmente in Inghilterra ma noto anche in Giappone, conosciuto come Oven, parlava benissimo l'inglese e il francese, ed ovviamente giapponese, amava la soba fredda ed era un cuoco provetto.

-vorrei assaggiare della soba fatta da te-disse Shouto con un cenno d'imbarazzo.
-molto volentieri Shouto-
-saresti piaciuto anche a Touya-
-non è con voi?-
-no... Purtroppo è da molto che non è a casa-
-chieso scusa, non volevo recare disagio- 
-niente affatto!-
-alla buon'ora... Che fine avevate fatto?-
-colpa mia Enji li ho trattenuti con le mie chiacchiere-
-immaginavo...-
-perché lo tratti cosí?-domandò Shouto.
-non sono cose che vi riguardano-
-direi di si visto che è nostro nonno-
-Shouto...-
-non fargli la predica, è evidente che non hai un minimo del suo temperamento-disse rabbioso Natsuo.

Enji strinse la mascella.

-Natsuo per favore non parlare cosí di tuo padre-

Enji guardò sorpreso Fujii.

-non sai cosa ha fatto per tutti questi anni-
-io...-
-strano che non sei venuto a farmi la predica... Era il tuo miglior lavoro-
-avresti ascoltato? Ho tentato in tutti i modi di farti capire le cose, non mi hai mai voluto ascoltare-
-non è colpa mia se sono cosí-
-Enji niente scenate, se devi parlare con me e sputarmi veleno abbi almeno la decenza di farlo in privato-

I due si chiusero nello studio, ma i tre fratelli vollero ascoltare la conversazione da fuori la porta.

-perchè sei venuto ADESSO?-
-ne avevo abbastanza di tutto questo... Ti ho lasciato fare per molto tempo-
-dovevi stare fuori dalla mia vita anche quando mi hai scritto a proposito del mio matrimonio!-
-non ho mai approvato la tua motivazione per sposare Rei-
-io non-
-adesso stai zitto e ascoltami-

Fujii non alzò la voce, ma suonava più dura e severa.

-smettila di piangerti addosso, non voglio sapere cosa hai fatto per farti odiare cosí tanto... Non potrei sopportare l'idea, credevo di averti insegnato meglio di cosí, ho fallito a quanto pare, e mi dispiace perché sei mio figlio e ti voglio bene comunque, non ti ho fatto mai mancare niente, forse si, tendo ad essere poco espressivo ma sono fatto cosí, mi dispiace essere piombato cosí di soprassalto ma volevo vedere i miei nipoti almeno una volta... E volevo parlarti ma a questo punto vado via...-

Fujii afferrò la maniglia e aprì la porta, guardò un'ultima volta Enji.

-e prima di dire che non mi sono mai interessato a te... Leggi quelle cazzo di email e lettere, so che non le hai buttate, non è da te, e per l'amor del cielo, tagliati quella stupida barbetta sembri un porcospino-

Fujii andò via, seguito dai nipoti che lo imploravano di restare, lui diede loro una leggera pacca sul capo ed il suo numero e andò via.

Enji in primo momento non volle guardare le lettere, ma la curiosità lo assaliva e...
Fu sorpreso di vedere che suo padre sapeva di tutti i suoi successi, in quelle righe c'era tutto l'orgoglio che provava per lui.

-perchè non hai mai voluto renderlo parte alla nostra vita?-

Domandò Shouto con aria arrabbiata, Enji lo guardò esitando nel rispondere mentre abbassava i fogli delle lettere che aveva tenuto in un cassetto della scrivania.

-lo ritenevo un debole, pensavo che mi sarebbe stato tra i piedi e... Lo incolpavo di molte cose... Lo odiavo-
-per i motivo sbagliati-
-non sai com'era vivere con lui-
-di sicuro non era uguale che come vivere con te-

Shouto tornò dai suoi fratelli in salotto, lasciando Enji con una fitta allo stomaco.

Ricordava com'era suo padre, almeno... Quando non era fuori a fare l'eroe.

Fujii aveva circa vent'anni quando ebbe Enji, da sua moglie Mika che era di qualche anno piú giovane, ma per loro non era un problema, Enji ricordava benissimo sua madre, malgrado la sua incredibile unicità non voleva essere un eroina, lavorava da casa come avvocato, il suo quirk le permetteva di trasfomare i suoi capelli, di norma nero pece, in magma che le facevano acquisire un colorito rosso scuro tendente all'oro, i suoi occhi azzurri riuscivano a dargli calma e serenità.
Non capiva come i suoi genitori si fossero innamorati o conosciuti, non era un argomento che condividevano, gli dissero che si conoscevano dai tempi delle medie e lui non aveva chiesto molto altro, tutti gli episodi collegati a suo padre erano bene o male i soliti, lui che rincasava tardi, ogni tanto bendato ed estremamente stanco, eppure voleva sempre parlare con lui, con il suo tono freddo ed immutabile, anche l'espressione era la stessa, distaccata e severa, per questo Enji non voleva mai parlargli, certo gli doveva l'aiuto con l'allenamento e la raccomandazione per la U.A. e mai l'aveva ringraziato;
ricordava un episodio in particolare della sua infanzia, aveva sette anni, suo padre era spesso fuori casa o città, dovendo lavorare sia in Inghilterra che in Giappone e per tutti quegli anni non l'aveva mai visto sorridere o dire qualcosa con sentimento e la cosa lo feriva.

-Enji! Ha chiamato papà! Ha detto che domani torna a casa!-sorrise sua madre uscendo in giardino
-oh... Ok...-
-tesoro tutto bene? Di solito sei felicissimo di rivedere papà-
-è solo che... Non sembra mai allegro...-

Sua madre gli passò la mano tra i capelli rossi, si sedette vicino a lui.

-oh Enji, tuo padre ti vuole molto bene, è solo difficile per lui mostrare emozioni-

Enji non parve convinto da quelle parole ma annuì, il giorno dopo che suo padre tornò a casa, come al solito non sorrideva, baciò sua madre e andò a cercarlo, scompigliandogli la chioma rossa e domandando come stasse e se avesse fatto progressi con il suo quirk, Enji rispose a tutte le domande senza troppi giri di parole e nemmeno molta voglia.

-tutto bene figliolo?-

Ebbe un sussulto a quella domanda, l'espressione impassibile gli risultava, in qualche modo, innaturale

-si... Tutto ok-
-sai che puoi parlarmi se qualcosa non va-
-lo so...-

Fujii sospirò, mormorando qualcosa prima di andare via, lo stesso giorno ricordò che i suoi stavano discutendo, sua madre sembrava... Consolarlo? Non ricordava bene.

-sei sicura di questo? Io non... Non credo che-
-andrà bene tesoro, andrà bene-
-se così non fosse? Cosa dovrei fare??-

Quella fu l'unica volta che sentì suo padre alzare la voce, suonava impaurita e disperata, non udì la risposta di sua madre, probabilmente abbassarono la voce, passò un'ora e finalmente si ritirarono a letto, non sapeva perché ma, sentiva il bisogno di stare con loro quella sera, a piccoli passi avanzò verso il letto, arrampicandosi dalla parte di sua madre.

-Enji che ci fai ancora in piedi?-
-posso dormire con voi?-
-tesoro io-
-vieni Enji, mettiti al centro-disse suo padre facendogli cenno di avvicinarsi.

Enji non lo ammetteva ma amava dormire con loro, si sentiva al sicuro, protetto.

-vi... Voglio bene- disse sottovoce con un tono d'imbarazzo
-ti vogliamo bene anche noi- rispose Mika ridacchiando.

Si addormentò abbracciato da entrambi, il giorno dopo era solo, ma l'atmosfera era strana, in cucina c'era una tazza rotta e una macchia di caffè sul muro, era stata lanciata violentemente, suo padre seduto contro il bancone della cucina, le mani tra i capelli e il fiatone, si era anche tagliato il palmo della mano e le gocce di sangue avevano bagnato il pavimento.

-papà?-

Fujii sollevò rapidamente il viso verso il figlio, aveva gli occhi lucidi ma ancora non vedeva nulla dentro di loro, non disse niente, lo abbracciò stretto.

-papà cosa è successo?-iniziava a spaventarsi.

Apprese piú tardi cosa era successo, sua madre era stata uccisa quando uscì dal tribunale, sapeva che poteva succedere, anche suo padre lo sapeva, Enji lo odiò profondamente da quel giorno, era colpa sua se sua madre era morta, doveva essere lì con lei a proteggerla, perché non era andato? Non parlò con lui per un anno, e Fujii non lo costringeva a farlo, lasciava che lo insultasse, che lo colpisse, mai si era difeso o aveva reagito, continuava a interessarsi a lui ma ad Enji non importava e quando fu abbastanza grande da andarsene lo fece, suo padre all'inizio cercò di ragionare con lui ma bastò la sua occhiata per farlo desistere.

Enji ricordava bene quegli anni, suo padre mai una volta alzò le mani con lui, quando voleva essere allenato acconsentiva, lo incoraggiava e lo correggeva, ripensandoci ora a mente lucida... Si sentiva una merda.

Nei giorni successivi continuò a lavorare sul caso Midoriya, ovviamente tutto ancora segreto, Shouto stava nuovamente usando il metodo del silenzio contro di lui, sapeva che aveva rivisto Fujii e notava come fosse piú allegro.

-dovresti parlarci-gli disse una sera senza alcun argomento che coinvolgesse Fujii.
-con chi Shouto?-sapeva a chi si riferisse.
-con il nonno, fatti dire tutta la storia-

Enji lo guardò confuso.

-parlo di nonna e di come sono andare veramente le cose, non è quello che credi tu, la verità è ben diversa e non sai quanto ha sofferto-

Nemmeno si mise a discutere, Shouto non glielo avrebbe permesso, aveva lo sguardo furibondo e duro.

Lo chiamò verso le due del mattino, conoscendolo era sveglio, sempre se le sue abitudini non erano cambiate.

Non rispose subito, dovette riprovare due volte.

-pronto?-
-sono io... Possiamo parlare?-
-certo, ti dispiace se vengo io oggi pomeriggio?-
-no affatto-

Sarebbero stati soli in casa ed Enji non ne era totalmente felice, sapeva che si sarebbe lasciato scappare qualche parola di troppo.

Quando Fujii entrò in casa si mise a frugare nella tasca del suo giubbotto di pelle, tirando fuori una sacchetta di tessuto.

Suo padre era rimasto il solito, durante una conversazione seria con lui o per tirarlo su di morale era solito preparare un thè particolare che faceva lui, da piccolo si divertiva a vedere suo padre riscaldare la tazza con le mani, dargliela e mettersi a parlare, bevendo solamente alla fine, quando il thè era freddo, al contrario di Enji che lo trangugiava tutto d'un fiato.

Fujii si sedette al tavolo, toccandosi il dorso del naso e passando la mano sugli occhi stanchi che avevano delle occhiaie enormi da far paura.

-ne hai parlato con Shouto... Perché? Perché hai parlato di mamma con lui e non con me?-

Fujii lo fissò, la stanchezza era atroce in quelle perle arancioni.

-mi ha chiesto cosa fosse accaduto tra noi, per causare questo distaccamento, all'inizio pensava che ti avessi trattato chissà come, era anche pronto a suonarmele... Un bravo ragazzo, acuto e perspicace come lo eri tu, ma ringraziando il cielo ha preso molto da sua madre...-

Enji chiuse gli occhi cercando di non urlargli contro, ma aveva capito che era una frase detta senza malizia.

-ho parlato con lui perché voleva ascoltare-
-dovevi parlarne con me!-
-Enji... Non sono mai stato scurrile in tua presenza ma permettimi di esserlo ora... Porca puttana ragazzo mio, ad ogni tentativo mi chiudevi le porte in faccia-scoprirò-sei peggio di tua madre, e lei mi pestava a suon di ciabatte-

Enji abbassò lo sguardo.

-il punto è... Sei disposto ad ascoltare quello che ho da dire? Oppure no?-
-si, lo sono-

Fujii lo guardò sedersi e per alcuni istanti non disse niente, si fissarono negli occhi ed Enji si sentì tornato bambino.

-sai che Mika era in causa... Un grosso grattacapo con la mafia in Giappone, avevano incastrato per bene un uomo innocente e avrebbero rovinato non solo la sua vita ma anche la famiglia, solamente per salvare la pellaccia di un assassino che ha ucciso piú di cinquanta persone e sai com'era tua madre-
-ha accettato il caso e poteva vincerlo-
-ha pagato a caro prezzo-
-e tu non eri con lei... All'udienza-

Fujii continuò a parlare fissandolo negli occhi.

-sai che per mesi hanno mandato lettere minatorie a casa? Hanno minacciato lei, me... Hanno minacciato te-

Era sconvolto, non lo sapeva.

-sapevano che non avrebbe mai mollato, quindi hanno fatto questo, se fosse andata all'udienza avrebbe sicuramente vinto ma il prezzo eri tu, ti avrebbero ucciso, se invece non si presentava tutto rimaneva così com'era... Ma Mika non avrebbe permesso a nessuno di morire o prendersi una colpa che non aveva, quella gente non uccideva con i quirk, erano della vecchia scuola e non ammazzavano i pro, troppa paura, io la sorvegliavo alle udienze assieme ad altri miei colleghi ma le stavo sempre vicino, la sera prima di tutto mi ha supplicato di restare con te, perché sapeva cosa sarebbe accaduto, sarebbero entrati prima che tu potessi uscire e andare a scuola, probabilmente torturato e poi ucciso... Non avrebbe vissuto con questo dolore e nemmeno io... Ho fatto come mi ha detto-
-sono bugie... Gli altri hero avrebbero... e tu... tu non dovevi...-
-nessuno lo sapeva, non subito, mi dissero che gliene parlò prima della sentenza, se fosse morta avrebbero costretto il governo a mobilitarsi, un delitto in diretta televisiva... Come potevano insabbiare tutto?-
-perché non me lo hai detto quando ero ragazzo?-
-eri solo un bambino... Ed io non riuscivo a mostrarsi cosa provavo, ed ancora non ci riesco... Quel giorno fu la seconda volta che piansi, ho preferito non mostrarti il mio dolore non potevo essere debole, avevi bisogno di me-
-hai lasciato che... Che ti trattassi cosí per anni...? Perché? Dannazione perché?!-
-dovevi dare la colpa a qualcuno che la meritasse-bevve il thè che ancora fumava-scusami adesso, ma devo veramente andare, ho promesso di fare alcune cose per Shouto-

Fujii diede una stretta alla spalla di Enji.

-sono felice di vedere che stai cercando di correggere i tuoi sbagli con la tua famiglia... Tieniteli stretti quei figlioli, vedranno che stai cambiando, dai loro tempo, le ferite non guariscono facilmente-

Fujii si avviò alla porta.

-aspetta...-Fujii si fermò e lo guardò-hai detto che... Quando è morta mamma è stata la seconda volta che hai pianto... E la prima?-

-oh... Le prime erano lacrime di felicità...-

Lo vide, quel sorriso che faceva capire tutto di lui, ogni emozione che non mostrava, ogni dolore che tenne e teneva nascosto, Enji capí solo ora, cosa gli occhi di suo padre mostrassero veramente

-ho pianto quado sei nato tu, pensavo di non meritare un figlio come te... Ed ancora lo penso-

Ed andò via chiudendo la porta.

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