50 - Mascherare la verità
Non sapeva come spiegare le cose nonostante si fosse ripetuto in testa per tutto il tempo discorsi su discorsi più e più volte, sembrava aver dimenticato addirittura come si parlava nell'istante in cui si ritrovò all'ingresso del covo, a sudare freddo. Sarebbe stato semplice, gli aveva detto la Dea Nera qualche ora prima. Avrebbe dovuto solamente spiegare le cose come erano accadute senza accennare il fatto che, lui, per redimersi, avrebbe fatto il doppio gioco.Era diventato una spia per il nemico del nemico.
Che fosse una bella idea? Avrebbe accettato l'offerta in egual caso se Sheera non gli avesse lanciato addosso un incantesimo ingannevole? rischiando così tanto? Semplicemente gli aveva fatto cadere addosso una lieve polverina azzurrognola che si era dissolta a contatto con il suo corpo, nonché una magia potente creata secoli addietro da lei stessa in grado di mascherare qualsiasi bugia, fare in modo che non si potesse leggere oltre nelle menti più di quel che la persona diceva. Neppure alle Creature Oscure o Chiare, era un'arma difficile da sorpassare persino per le Dee le quali dovevano impegnarcisiper oltrepassare la barriera. Che funzionasse non ne aveva certezza ma era un'invenzione di un essere primordiale, perché metterlo in dubbio?
– Gray.– sentì pronunciare da quella voce ormai e purtroppo familiare che lo fece rabbrividire appena; fece un passo avanti facendosi vedere, abbastanza timoroso. Era la prima volta che Tharius lo chiamava per nome, il suo istinto fu quello di raggiungerlo in fretta e inginocchiarsi ai suoi piedi completamente, il volto basso, le mani sul pavimento umido e lercio e incorunte di ciò. Non aveva idea di cosa potesse passargli per la testa.
– Mio signore.– disse cercando di non far tremare troppo la voce e attendendo che continuasse con quello che sembrava un interrogatorio dal suo modo di giocherellare con una lama tra le mani, passando le dita lunghe e giovani su tutta la superficie affilata. Non pareva un buon segno.
In più, alle sue spalle, Flyn, Harix e Astor erano tornati e potevano di nuovo muoversi seppur ancora con qualche problema: faticavano a prendere tra le mani oggetti, camminare senza che le gambe cedevano, movimenti fluidi come miraggi. Però se ne stavano seduti intorno al tavolo zitti in quel momento, quando mai non fiatavano, si lamentavano di qualcosa e stavano così fermi? Che il loro capo avesse già fatto un bel discorso poco amichevole? E che ne sarebbe stato di lui allora che era sparito per chissà quante ore?
Per non parlare di Kerrell, se ne stava tranquilla in un angolo a godersi la scena del ragazzino completamente ai piedi del suo amico, un sorrisetto maligno e deliziato da quel senso di inferiorità che stava colpendo i Salir in quel momento. Fastidiosa.
– Ho sentito dai quei tre, che non avevano avuto il mio permesso di uscire oltretutto, che sono stati immobilizzati dalla Dea Nera in persona, e che tu eri nei paraggi e hai provato ad aiutarli ma lei ti ha portato via.–
Parlò con una lentezza che non aveva proprio per niente a che fare con la calma che voleva lasciar trasparire dal suo corpo, tutt'altro: era irato, completamente. Non aveva mai sentito la sua voce in quel modo, non osava immaginare come fosse il suo volto oltre la maschera bianca. Doveva essere davvero agghiacciante.
– Sì, è vero signore...– dovette ammettere. Non ci fu altro che silenzio nei secondi successivi, il che aumentò solo la sua agitazione e non era un bene poiché il suo capo avrebbe potuto percepirlo, per non parlare di Kerrell che era un demone. Cosa gli sarebbe potuto accadere?
– Cosa ti ha fatto?– riprese l'uomo spostandosi da lì ma il ragazzo non seppe verso dove o cosa, troppo preso ad osservare le piastrelle antiche sotto di sé fattosi estremamente interessanti, poco importava che fossero lerce e sudice, coperte di uno strato appiccicoso misto alla polvere, abbastanza disgustoso ma, in quel momento, la cosa più rassicurante che avesse intorno.
– Mi ha portato in una rovina. Mi ha legato magicamente, ne ho i lividi a provarlo.– iniziò sempre più timoroso.
– E cosa le hai detto?–
Gray deglutì a fatica, lui sapeva, o l'aveva capito, intuito, che avesse aperto bocca; l'aria stantia per poco non lo nauseò nel momento in cui fece un respiro profondo come a voler trovare le parole e sperare che l'incantesimo funzionasse, facendosi ancora più chino, disperato, come a chiedere perdono e pietà.
– Mi dispiace, ho tentato di resisterle, di non guardarla negli occhi ma, anche se non le ho detto direttamente di quanto so del piano e dei miei compiti, ha trovato le risposte che voleva nella mia mente...– sputò tutto.
Altro silenzio. Cosa dire ancora per giustificarsi? Inutile dire che lo sguardo di Tharius stava bruciando in quel momento lungo tutto il suo corpo già fragile e provato, quello era solo il tocco finale. Lo stava osservando attentamente, forse stava cercando di capire se stesse dicendo la verità. E sperava davvero che a lui risultasse così o per lui sarebbe stata la fine sul serio. Era meglio farsi uccidere da lui o dalla Dea Nera però? Chi dei due avrebbe avuto più pietà, chi l'avrebbe privato della sua anima in maniera più decorosa? Forse nessuno dei due. Pensieri del genere cominciarono a frullargli per la testa mentre il suo cuore batteva sempre più all'impazzata, la fronte imperlata di sudore nonostante il freddo del covo.
Poi i passi di Tharius tornarono a farsi sentire e si avvicinò di nuovo al ragazzo, appoggiandogli una mano fredda sulla spalla. Lui se ne stupì e spaventò al tempo stesso, come doveva interpretare la cosa?
– Lo capisco, non potevi fare nulla contro una Dea. Nel caso non fosse stato chiaro prima, è per questo motivo che non vi ho dato informazioni riguardo i dettagli più importanti del piano. Sapendo che uscite da qui, a differenza mia, siete prede più semplici per lei. Me lo aspettavo.– spiegò stupendolo ancora, e non solo lui ma tutti gli altri presenti eccetto la demone che sbuffò. Ma non era importante, il suo capo era tranquillamente caduto nell'inganno. Non ce l'aveva con lui, dunque? Era salvo per davvero?
Sollevò appena lo sguardo, aveva messo via la lama; significava che era tornato per davvero calmo, era una cosa positiva e dentro di sé tirò un sospiro di sollievo, i battiti tornarono a farsi più regolari. Gli altri tre uomini lo fissarono arrabbiati e truce, evidentemente loro non avevano avuto tale privilegio di comprensione poiché lui era l'unico in realtà a poter uscire più liberamente e quando gli paresse avendo il ruolo di spia in quel gruppetto, a differenza degli altri.
Neppure Kerrell ne fu felice però, alla demone non sarebbe dispiaciuto un bello spargimento di sangue in piena regola, una rimproverata come si deve o persino la morte. Fece anche una smorfia di totale disapprovazione nel momento in cui il suo amico aiutò il giovane a rialzarsi da terra.
– A questo punto, vorrei che tornassi da lei e le consegnassi questa.– aggiunse l'uomo porgendogli una pergamena ben sigillata appena fu ben ritto e stabile sulle proprie gambe deboli e anche intorpidite a causa dell'adrenalina provata.
Se ne stupì, era la prima volta che capitava, tutto quel tempo Tharius aveva sempre preferito evitare il più possibile contatto con le Dee, cos'era cambiato così all'improvviso? O forse faceva parte del suo piano? Era meglio evitare di chiedere per continuare ad essere vivo, Kerrell però non si fece tale problemi. Come farsene?
– Cos'è?– domandò infatti accigliata, il suo amico che scrollò le spalle come se nulla fosse.
– Un invito. Vorrei incontrarla, da solo.–
– Non mi pare una bella idea, sai? Ti ricordo che è la Distruttrice.– ribatté all'istante.
– Oh, certo. Ma voglio solo parlare, non attaccherà se non lo farò io per primo, probabilmente.–
– Sicuro che non vuoi che venga?–
Dovette sembrare strano alla ragazza quella richiesta ma non insistette quando lui scosse la testa. Avrebbe fatto di testa sua, e poi sapeva che fosse meglio così in quanto lei era una demone, perciò sarebbe potuta essere facilmente influenzabile, l'avrebbe potuta manovrare con le parole. Di nuovo oltretutto...
– Nel mentre che mi preparo ad uscire con il ragazzino, ti va di controllare l'altra Dea, cara? Porterò qualcosa al rientro.– le rivolse uno sguardo difficilmente visibile oltre la maschera ma che lei intuì comunque: le avrebbe trovato qualcosa di succulento da mangiare. Ridacchiò maligna accettando solo per quello e lanciando un'occhiataccia ai tre uomini come a dirgli di rimanere lì nel mentre che Tharius e lei non c'erano. Se non l'avessero fatto la ragazza si sarebbe potuta divertire parecchio e a modo suo, parola di Tharius e lui non scherzava.
Controllare la Creatrice non era così difficile invece, le bastava poco anche se avrebbe preferito fare tutt'altro che starsene a camminare avanti e indietro davanti l'ingresso incantato della piccola e buia stanza in cui la Dea era rinchiusa da giorni ormai. Era in una cella diversa rispetto a quella in cui l'avevano messa precedentemente, aveva detto così il suo amico. Più in profondità, più buio, più rinforzata e più piccola. Nessuno avrebbe aperto l'ingresso neppure una volta per evitare che anche solo un piccolissimo spiraglio di luce raggiungesse la pelle della Creatrice donandole forze. Neppure Tharius avrebbe varcato la soglia, era meglio evitare di perdere tempo.
– Eccomi di nuovo qui, vedo che oggi sei silenziosa. Probabilmente sarai esausta.– disse con tono divertito nel sentire puro silenzio oltre la porta. Solitamente, di tanto in tanto, si sentivano le grida di dolore e disperazione di quella fastidiosa Creatura Chiara oltre il portone in pietra spessa, e rieccheggiavano sempre nei corridoi e nelle sue orecchie di demone compiaciute. Quando ne aveva le forze, ovvio.
Era un essere immortale perciò non aveva bisogno di cibo vero e si sarebbe rigenerata all'infinito, giustamente, senza persare che fosse un essere primordiale senza la quale nessun Mondo sarebbe esistito. Senza luce e cibo, si sarebbe nutrita della sua stessa energia a lungo andare e ciò significava indebolirsi sempre più anche se in maniera più lenta. Sarebbe entrata in una fase di sopravvivenza dove il suo potere avrebbe cominciato a risparmiare le energie e tornare allo stato di una sfera magica bianca stracolma di potere magico, un concentrato del Bene. A quel punto sarebbe stato semplice per Tharius e Kerrell usarlo a proprio piacimento. Il loro piano stava andando a gonfie vele, molto presto sarebbero riusciti ad avere anche il suo opposto e da lì ogni desiderio rimasto incompiuto del Demone sarebbe diventato realtà.
– I più deboli regneranno, sai? Così, quelli che si reputavano invincibili, impareranno per tutte quelle volte che ci hanno deriso.– disse Kerrell giocherellando con una ciocca scura di capelli appoggiata con le spalle al muro freddo.
– La vostra era è finita, chissà come ti starai sentendo. Forse responsabile di una catastrofe, voi Creature Chiare siete noiosamente coscienziose!–
Kerrell guardò il soffitto da cui stavano iniziando a cadere piccole gocce di umidità sul pavimento, poi una sensazione strana in sé e qualcosa di caldo che le raggiunse le labbra, che si toccò subito dopo, la distrasse: le stava sanguinando il naso, totalmente all'improvviso, il liquido scuro e viscido sulle dita ne era la prova.
Sbuffò infastidita prendendo dalla tasca una piccola fiala della pozione che Tharius le aveva procurato e la buttò giù tutta d'un colpo; il suo corpo risentiva ancora l'effetto dell'esser tornata nei Mondi dall'Oblio e sperava che da lì a qualche giorno la cosa sarebbe svanita. Dopodiché, decise di andarsene da lì e levarsi di dosso l'umidità, la loro prigioniera non sarebbe potuta scappare da lì in nessun modo. Sarà meglio divertirsi con la magia da qualche parte, più la uso, meno sarà il tempo che ci impiegherò per riprendermi! O così sperava.
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