7. Executed
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"Quel pezzo di merda" impreca Logan, camminando nervosamente. "Io e Maëlys rischiamo di essere uccise per colpa sua e ha addirittura il coraggio di accusarci."
"Lo conosci, Log" cerca di tranquillizzarla Pegeen, a qualche metro di distanza da lei. "È Grayson."
"No, è uno stronzo" ribatte all'istante l'altra. "È diverso."
Maëlys, in disparte, appoggiata alla porta di legno che ha appena chiuso alle sue spalle, osserva le due ragazze in silenzio.
Mentre Logan, con i suoi capelli arruffati e il viso rosso di rabbia, pare sul punto di urlare, la sua amica sembra calma; apparentemente, almeno. Le labbra carnose e rosa sono distese in un mezzo sorriso naturale, non forzato, e i capelli scuri e lisci le accarezzano gli zigomi alti e le guance lievemente arrossate. Sul viso abbronzato è dipinta un'espressione tranquilla, rassicurante, ma i suoi occhi verdi – il verde più intenso che Maë abbia mai visto – sono illuminati da una scintilla; è impercettibile e quasi distante, al momento, ma sa che è sempre lì. È il tratto distintivo di Peg - "Pegeen Ashworth, meglio conosciuta come Paprika Peg" le ha detto Logan, un giorno. "La chiamiamo tutti così; capirai perché." –, lo è sempre stato e, probabilmente, sempre lo sarà. Riesce a mettere le persone a proprio agio, a rallegrarle, e tutti loro, in mezzo al grigio dell'inverno e del bosco, ne hanno disperatamente bisogno; in mezzo alla morte e alla paura, al gelo e alla solitudine.
"Cerca di non discutere troppo con lui, però" chiede, poi, Peg. "Sai com'è fatto. È quasi meno ragionevole di te."
Logan si volta improvvisamente, sollevando una mano e preparandosi a replicare con la sua solita schiettezza, quando finalmente nota Maëlys dietro all'altra ragazza.
I suoi occhi si illuminano, ma la sua espressione resta quasi invariata. "Lys" sussurra, avvicinandosi velocemente a lei e afferrandole entrambe le mani, stringendole nelle sue. Osserva il polso vuoto, fasciato dalla garza bianca, e solleva lo sguardo sul viso pallido della diciottenne. "Oh, sono così felice che tu stia bene."
Peg, nel frattempo, è arrivata a sua volta al fianco della giovane Hobbes, e le rivolge un sorriso sincero. "Ti senti bene?"
Maë annuisce in silenzio, abbassando lo sguardo per poco più di un secondo. "Di che stavate parlando?" domanda poi, quasi in un sussurro.
"Grayson vuole vedervi" risponde immediatamente la più piccola. "Per parlare di quello che è successo."
"Per incolparci di quello che è successo" la corregge immediatamente Logan. "Anche se il responsabile è solo lui."
"Non è colpa nostra" si difende anche Maëlys, guardando le altre due. "Ci avevano detto che la zona era stata evacuata."
"Esatto!" le dà ragione l'amica, forse alzando un po' troppo la voce. "Ma cosa pretendi? Abbiamo un capo che non è capace di fare il capo, e se facessimo davvero quello che dice saremmo già morti da un pezzo. Tutti quanti. È la volta buona che gli faccio sapere cosa penso veramente di lui, questa. Ne sono certa" prosegue, restando quasi senza fiato. Poi stringe i pugni, schiarendosi la voce, e ricomincia a parlare: "Uno stupido bastardo, ecco cos'è. Uno stronzo egoista che pensa di essere il re del mondo, ed è ora che qualcuno lo rimetta al suo posto."
Peg ridacchia, non riuscendo più a trattenersi e interrompendo Logan, che si sta lasciando andare a una serie di insulti e di imprecazioni. "Ecco, magari non dirgli proprio questo."
Logan incrocia le braccia sul petto, abbozzando un piccolo sorriso e sollevando le sopracciglia. "Non prometto nulla."
***
"Dove diavolo eravate? È almeno un'ora che vi aspetto."
Logan si blocca, alzando il capo e fissando con sfrontatezza l'uomo di fronte a lei. "In caso non te ne fossi accorto, siamo state un po' rallentate dalla bomba ad orologeria attaccata al polso di Maëlys. Ma sai, nulla di così importante."
Maëlys ha quasi l'impressione di vedere Chris – in piedi a qualche metro di distanza da Grayson, con le braccia incrociate sul petto e la schiena dritta –, ridacchiare, ma, quando gli rivolge la sua attenzione, lui le restituisce uno sguardo gelido e distaccato, inarcando un sopracciglio; lei abbassa subito la testa, puntando gli occhi sul terreno umido, e pensa di essersi soltanto immaginata quel mezzo sorriso. D'altronde, Chris le sembra troppo devoto a Grayson per ridere a una simile battuta; in generale, le sembra soltanto troppo serio per ridere, a dir la verità. Tutto il contrario di Reed.
"Attenta a come parli, ragazzina" minaccia l'uomo, avvicinandosi alla ragazza e sollevando un dito, come a volerla zittire. "Non sei nella posizione di fare battute."
"E in che posizione sono, eh?" replica lei, muovendo a sua volta un passo in avanti. "Anzi, meglio ancora: perché diavolo siamo qui, Grayson?"
"Vi ho dato un compito semplice, stupido, e siete comunque riuscite a farvi catturare da due Gufi, che non avete avuto nemmeno le palle di uccidere. E questa qui" indica Maëlys con un cenno del capo, "è stata segnalata. Magari siete anche state seguite fino a qui, e magari il Governo sa già dove siamo accampati. Di nuovo. Ti sembrano sufficienti, come motivazioni?"
"Gufi?" domanda sottovoce Maë, non capendo e guardandosi velocemente intorno. Grayson sbuffa, osservandola con aria di sufficienza. "Le guardie" le risponde Christofer, gonfiando leggermente il petto e guardandola intensamente. "Le chiamiamo così" taglia corto.
"Un compito semplice, stupido?" ribatte la bionda, ignorando gli altri due e alzando notevolmente il tono di voce. "Cristo santissimo, Grayson, ci hai mandato in una zona che doveva essere vuota, evacuata! Nessuno doveva essere lì! Ci avevi assicurato – giurato – che ci saremmo state soltanto noi, che nessuno ci avrebbe visto, e invece siamo state quasi uccise! Come lo spieghi, questo?"
"Di questo dovresti parlare con lui, Rowntree, non con me" afferma allora l'altro, quasi sorridendo e indicando un ragazzino dietro di lui, che né Maëlys né Logan, prima, avevano notato.
Non può avere più di dodici anni, tredici al massimo. È di una decina di centimetri più basso di Maëlys, ma di fianco a Chris sembra ancora più piccolo, un bambino. Ha i capelli scuri, spettinati, con un ciuffo che gli copre la fronte e l'occhio destro, e i vestiti sporchi, stracciati, più rovinati di quelli di tutti loro. A giudicare dai graffi sulle sue caviglie e dalle macchie scure sul suo viso deve essere stato picchiato, e Maëlys – per qualche motivo – sa che è stato Grayson, a farlo.
Tiene gli occhi chiusi e la testa bassa, tremando come una foglia; sia per il freddo che per la paura, immagina. Che razza di persona ridurrebbe un bambino in questa maniera?
Logan boccheggia, indicandolo. "Chi è?" domanda con un filo di voce, fissandolo. Maëlys, accanto a lei, fa immediatamente per andare da lui, ma la bionda la ferma, afferrandola per un braccio.
"Sta congelando, Logan!" le dice, voltandosi e togliendosi la giacca nera. "Morirà di freddo" continua, divincolandosi dalla stretta dell'amica.
"Non ti conviene" le dice Grayson, guardandola e indicando la giacca. "Potrebbe sporcarsi."
La ragazza, inizialmente, non riesce a capire; poi, però, vede la mano dell'uomo avvicinarsi alla pistola che tiene nella tasca dei pantaloni e accarezzarla, e capisce. Si gira verso il ragazzo, che osserva terrorizzato le dita di Grayson che scorrono sull'arma nera lentamente.
Riesce finalmente a vedere i suoi occhi, adesso: sono azzurri, quasi grigi, e le sembra quasi di guardarsi allo specchio; con l'unica differenza che le sue iridi sono talmente piene di paura da farla rabbrividire, da farle gelare il sangue nelle vene. È questo l'effetto che fa la morte?, si chiede.
"Lys" la chiama Logan, prendendo la sua mano e tirandola verso di sé. "Torna qui" la implora, improvvisamente docile. Maëlys non l'aveva mai vista così; sembra quasi un'altra persona, rispetto alla diciassettenne sfacciata che conosceva.
È talmente sconvolta che non riesce nemmeno a ribellarsi al tocco della bionda; l'unica cosa che è in grado di fare, adesso, è rivolgere un'occhiata disgustata a Grayson, che ne sembra quasi compiaciuto.
L'uomo si avvicina al bambino, che subito abbassa la testa, cercando di nascondersi. "Questo, cara Logan" riprende il discorso, appoggiando entrambe le mani sulle spalle del ragazzo che, improvvisamente, cade a terra, senza forze, finendo in ginocchio e rabbrividendo ancora – e Maëlys con lui. "È il nostro amico Kyle. Anche se ultimamente non è stato proprio un vero amico, giusto?"
"Quanti anni ha?" domanda la mora, senza neanche rendersi conto di aver parlato. Il leader le rivolge un sorriso inquietante.
"Chiedilo a lui, tesoro" dice, evidenziando in modo raccapricciante l'ultima parola.
Poi si piega in avanti, avvicinando il viso al capo di Kyle. "Rispondile, su" lo incita a bassa voce, aumentando la pressione sulle sue spalle.
Quello non si muove. "Rispondile, Kyle" insiste ancora, più deciso, alzando la voce. Il ragazzo scuote la testa, piagnucolando sottovoce. Grayson, allora, perde la pazienza. "Ti ho detto di risponderle!" urla quindi, avvicinandosi al suo orecchio. "Quello stronzo di tuo padre non ti ha insegnato l'educazione?" prosegue, tirandogli un calcio nella schiena e facendolo cadere a terra.
"Dodici!" grida quello, tra le lacrime. "Dodici!"
L'uomo, però, continua a colpirlo con rabbia. "Lascialo stare!" strilla Maëlys, scattando in avanti, "È soltanto un bambino!"
Guarda Logan e Chris, disperata, pregandoli silenziosamente di intervenire, ma loro non fanno nulla. Osservano la scena in silenzio, come spettatori lontani.
"Questo bambino, ragazza" replica Grayson, afferrando Kyle per i capelli e rimettendolo in ginocchio, "è il motivo per cui i tuoi genitori sono morti."
Gelo.
Se possibile, il vento che per ore ha scosso incessantemente il bosco deserto diventa ancora più freddo, più pungente. C'è così tanto silenzio che sembra che tutti abbiano smesso persino di respirare. Tranne Grayson.
"Come?" balbetta Maë, con un filo di voce, non capendo.
"Suo padre è un Gufo" spiega il capo, senza lasciare andare la testa di Kyle e ringhiando quasi. "Si è unito a noi qualche giorno dopo di te, ci ha portato delle informazioni. Ci ha detto la posizione di alcune caserme sparse intorno al bosco e ci ha indicato alcune zone che, dopo l'attacco al municipio, sarebbero dovute essere evacuate, tra cui quella che avete ispezionato tu e la tua stupida amichetta oggi. Ma ci ha imbrogliato, a quanto pare."
"Era vero!" urla Kyle, piangendo istericamente. "Non vi ho mentito!"
"Con chi credi di avere a che fare, eh, ragazzino?" gli urla di rimando Grayson, tirandogli un altro calcio e facendolo finire ancora a terra. "Ci hai teso un'imboscata. Sei un traditore. E sai che fine fanno i traditori, da queste parti?"
Porta velocemente la mano alla pistola, che afferra senza esitare, puntandola verso il ragazzo che, rannicchiato a terra, continua a piangere e a implorare pietà – "Sono innocente!" urla, "Ve lo giuro! Non uccidetemi! Non voglio morire!" –, ma Grayson non è il tipo da lasciarsi impietosire da un bambino in lacrime, no. Non c'è una sola traccia di umanità nei suoi occhi.
"Vengono eliminati."
Tira un ultimo calcio a Kyle, prima di premere il grilletto, sparandogli alla nuca. E, improvvisamente, tutto ritorna calmo; non ci sono più grida, non ci sono più lacrime, non c'è più il rumore del respiro affannoso di Kyle. Non c'è più nulla. Solo morte, davanti a lei.
Da piccola aveva sempre pensato che la morte – quell'oscura e silenziosa minaccia che, ora, ha davanti ai suoi stessi occhi – avesse davvero poco a che fare con lei, con la sua famiglia, con i suoi amici: erano tutti sani, al sicuro, e i loro orologi annunciavano con fierezza che avevano ancora molto da vivere. Lei, soprattutto, costantemente protetta dai suoi genitori, non si era mai sentita in pericolo. O almeno fino alla scomparsa di Logan; fino ad adesso, che la sua stessa morte l'ha praticamente respirata, che ha quasi sentito i battiti del suo cuore rallentare e l'aria abbandonare i suoi polmoni; che l'ha scampata per poco, per tre minuti soltanto.
Ma altri, intorno a lei, non hanno avuto la stessa fortuna. E altri, lo sa, non l'avranno in futuro; e lei dovrà convivere con il senso di colpa, con la domanda 'perché io, e non loro?' che rimbomberà nella sua testa per anni, senza mai trovare una risposta.
Sarà costretta a pensare ai suoi genitori, alla famiglia di Logan, a quel ragazzino di dodici anni che è caduto a terra con le lacrime agli occhi, tremando, e non s'è più rialzato. Sarà obbligata ad andare avanti pensando che, forse, avrebbe potuto salvarli, avrebbe potuto aiutarli. Ma, soprattutto, vivrà con la consapevolezza che, adesso, le resta una sola cosa: la vendetta. E si vendicherà, di tutti loro, uno dopo l'altro; porterà dolore, lacrime, morte.
Oh, Dio solo sa quanta morte porterà.
Spazio autrice
I capitoli sono sempre più lunghi, lo so, ma spero non siano sempre più noiosi.
A tal proposito, vorrei dire una cosa: negli ultimi tempi, i commenti e i voti ai capitoli sono notevolmente calati, e mi chiedo: è per colpa degli aggiornamenti lenti? Oppure perché c'è qualcosa che non va con la storia? Se avete tempo, vi chiedo gentilmente di rispondere, perché tengo davvero tanto a questa storia, e voglio sentire ogni consiglio. Perciò, se avete qualcosa da dire, scrivetemi tutto, mi fa soltanto piacere!
Detto ciò, vi avviso che, nonostante io abbia già cominciato il nuovo capitolo, probabilmente non riuscirò ad aggiornare prima di questo fine settimana. Questo semplicemente perché giovedì (l'8 dicembre) è il mio compleanno, e mi aspettano due giorni veramente pieni ahah. A presto!
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