4. One Hour

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"Sbrigati, Lys" la esorta Logan, guardandola da sopra la spalla e continuando a camminare, ormai a una decina di metri di distanza da lei. "Tra meno di due ore calerà il sole, e dobbiamo ancora controllare la zona più interna."
"Sto arrivando" risponde Maëlys, col fiato corto e la schiena curvata in avanti. Non è abituata a questo tipo di sforzi.

La più grande ridacchia. "Vuoi che ti porti in braccio, tesoro?" la prende in giro. Maë alza lo sguardo, rallentando ulteriormente e raddrizzando di poco le spalle. "Non ti facevo un tipo così gentile, Elspeth."

Logan si ferma e solleva immediatamente le sopracciglia, sorpresa. "Nessuno mi chiama più così da quando avevo sei anni" commenta, quasi malinconica. Poi ritorna in sé e un sorrisetto furbo compare sulle labbra, mentre indica l'amica che, pian piano, si sta avvicinando a lei. "Bella risposta, te lo concedo. Ma mi hai fatto tornare in mente dei brutti ricordi."
Maë ride. "Ossia?" chiede, raggiungendo finalmente l'altra, che ricomincia a camminare, tenendo un passo più lento.

"Ad esempio tutte le liti che scatenavo - e le punizioni che ottenevo - quando dicevo ai miei che Elspeth, come nome, fa proprio schifo, e non potevano sceglierne uno più brutto."
Finge di guardare un punto indistinto davanti a lei, come se nel cielo grigio stesse rivedendo quelle immagini. Poi, quando sente Maëlys sghignazzare, scuote la testa. "Tra tutti i nomi possibili e immaginabili, mia nonna doveva chiamarsi proprio Elspeth? E soprattutto, i miei non potevano scegliere di darmi il nome dell'altra – quella materna –, che si chiamava Mary?"

L'amica si stringe nelle spalle. "Non hai la faccia da Mary" risponde, infilando le mani nelle tasche della giacca.
Logan alza un dito. "Potrei averla."
La mora continua, ignorandola: "Però anche tu gli hai reso la vita difficile, eh, poveri genitori. Tra tutti i soprannomi possibili e immaginabili dovevi scegliere proprio il nome di tuo nonno, un uomo?"

"Mi piaceva, mio nonno" dice Logan, sovrappensiero. "Mi dava sempre le caramelle. E anche lui odiava il nome Elspeth" continua, con una smorfia di disgusto dipinta sul viso.
"Come tutto il resto del mondo" aggiunge, dopo averci pensato un secondo.
Maëlys ride fin troppo sguaiatamente. "Come dargli torto?"
La bionda la osserva, mortalmente seria, ma dopo meno di un secondo – suo malgrado – si ritrova coinvolta nella sua risata.

Per qualche breve istante sembra quasi che nulla sia mai successo: che Logan non sia mai scomparsa, che Maëlys non abbia mai pianto la sua morte, che non si siano mai separate; che tutto vada bene. Ben presto, però, un rumore di passi fin troppo vicini attira la loro attenzione.

Non fanno nemmeno in tempo a guardarsi e a dire qualcosa che due figure vestite completamente di nero sbucano dall'angolo della strada. Maëlys, inizialmente, crede – e spera – siano Ribelli, ma poi li osserva meglio: trascinano con loro delle armi pesanti, sofisticate e letali, e si muovono troppo rigidamente per essere dei normali civili; strizza allora gli occhi, cercando di mettere a fuoco qualche altro dettaglio, e vede – in contrasto con gli abiti scuri – la classica spilla rossa e grigia appuntata con fierezza sui loro petti.
Improvvisamente si sente il cuore in gola.

Logan, forse notando la stessa cosa, calca le mani nelle tasche dei pantaloni larghi – nascondendo il polso privo di orologio – e si avvicina all'orecchio della diciottenne. "Non scappare" dice, a denti stretti. "Ci sparerebbero."
"E allora cosa facciamo?"
"Niente" risponde. "Restiamo qui e speriamo non ci riconoscano."
"E se ci riconoscono?"
"Ancora non lo so."

Maëlys si morde nervosamente il labbro, osservando i due agenti che, con un'espressione indecifrabile, avanzano verso di loro. Ognuno dei loro passi pesanti e regolari sembra rimbombare nelle sue orecchie e, ogni volta, sente la paura crescere dentro al suo petto e il cuore battere sempre più velocemente.

"Cosa ci fate qui?" chiede uno dei due, a cinque o sei metri da loro, osservando la più giovane. "Non sapete che questa zona è stata evacuata? Nessuno può stare qui."
Maëlys boccheggia, ma per fortuna Logan interviene in suo aiuto. "Ah sì, agente? Stavamo facendo una passeggiata, e probabilmente ci siamo spinte troppo in là senza accorgercene."

I due in divisa si guardano in silenzio. "La zona è circondata interamente da reti e transenne" dichiara l'altro, sterile. "Ogni accesso è chiuso."
Maëlys guarda l'amica, terrorizzata, e con sorpresa vede che quella, apparentemente tranquilla, sta sostenendo senza fatica lo sguardo indagatore della guardia di fronte a lei. "Deve esserci qualche accesso che non è stato chiuso, allora" ribatte la bionda, impassibile.

Gli uomini di fronte a loro restano in silenzio per un istante.
"Fateci vedere i vostri MIVS" ordina poi il primo, con una calma disarmante.

Perfetto, è la fine, pensa Maëlys. Adesso ci uccideranno.

"Non ne vedo il motivo, agente" dice Logan, lentamente e accennando un sorriso falso, mentre entrambe le giovani cercano di reprimere l'istinto di scappare a gambe levate. "Siamo semplicemente due ragazze che si sono perse."

Gli uomini si scambiano l'ennesima occhiata e, nel giro di qualche secondo, senza nemmeno che quelle se ne accorgano, afferrano le due per le braccia e le immobilizzano, costringendole a inginocchiarsi a terra. Le ragazze si dimenano, ma non riescono a liberarsi dalla loro stretta.

"Chi siete?" ripete il più anziano, che sta trattenendo Maëlys. "Cosa avete da nascondere?"
Fa quindi per osservarle l'apparecchio che porta al braccio destro dalla nascita, storcendole il polso, quando l'altro gli parla: "Marcus" dice, colto alla sprovvista. "Questa qui non ha l'orologio."

Marcus, che a fatica sta trattenendo la mora, alza improvvisamente la testa e, con uno sguardo piatto e distaccato, punta gli occhi sulla bionda.
Lei cerca di colpire l'altro con i gomiti, ricevendo in risposta un sonoro calcio all'altezza delle cosce. Cade in avanti, ritrovandosi stesa a terra e quasi sbattendo il viso contro il cemento freddo e sporco; si sorregge con le mani, alzando la testa e rivolgendo uno sguardo carico di odio a Marcus. A Maëlys sembra quasi che stia ringhiando.

"Ribelle" dice lui, lasciando andare la più piccola per un secondo e imbracciando meglio la sua arma, come a volersi proteggere. "E quest'altra sarà sicuramente come lei" sibila, indicando con un cenno del capo la ragazza che, sconvolta, non si muove.
"Ha ancora l'orologio" afferma dopo un secondo. "Controllaglielo, Julius."

L'altro, immediatamente, obbedisce agli ordini del suo compagno e, con un gesto secco, afferra il suo polso, attirandolo con forza a sé. Strizza le palpebre, cercando di leggere i dati scritti nella parte inferiore del piccolo monitor.

"Maëlys Aral Hobbes" sentenzia, dopo un istante. "Greytown, diciotto anni. Qui dice che le restano circa sessantacinque anni di vita."
Marcus ridacchia, abbandonando la sua facciata inespressiva per meno di un secondo. "Sessantacinque anni possono davvero volare, non credi?" commenta, senza guardare il collega. Quello gli rivolge un sorriso furbo, senza lasciare andare il polso di Maë.

"Segnalala" comanda poi l'uomo dai capelli grigi, tornando serio. Julius si guarda intorno per un secondo, spaesato, poi riporta gli occhi sull'altro. "Ma... Marcus" balbetta, a voce bassa. "Lo fai sempre tu..."
Quello prende un profondo respiro. "Segnalala" ripete, deciso. Il biondo apre un paio di volte la bocca, senza parlare. "Non sono capace" sussurra poi, sconsolato, abbassando lo sguardo. "Non so come si fa" ripete.
Marcus, continuando a puntare il fucile contro la ribelle, gira la testa verso di lui. "Mi stai prendendo in giro?"

Succede tutto in un istante: Logan si alza in piedi con un movimento fluido, estraendo la pistola che aveva infilato nella parte posteriore dei pantaloni neri e puntandola verso Marcus. Quello, vedendola muoversi con la coda dell'occhio, riporta l'attenzione su di lei ed è pronto a sparare, ma lei è più svelta. Preme il grilletto due volte, velocemente, colpendolo prima ad un fianco e poi alla gamba destra. Lui cade a terra, imprecando.
La giovane si volta quindi verso il ragazzo, che, tremando, sta cercando di togliere la sicura alla sua arma. Spara: lo ferisce a un piede, facendo finire a terra anche lui. Poi guarda Maëlys, ancora inginocchiata a terra.

"Logan..." bisbiglia quella, osservando sconvolta i due uomini feriti che stanno urlando accanto a loro.
"Non è questo il momento" taglia corto lei, ricoprendo con un solo passo la distanza tra loro e afferrandola per un braccio, tirandola su. "Adesso dobbiamo scappare" dichiara, indicando i due uomini, "O ne arriveranno altri."

"Sei già morta!" urla allora Marcus, guardando Maëlys con un sorriso malato dipinto sul viso. "Tra un'ora tu e le tua famiglia sarete tutti morti."

Logan abbassa lo sguardo su di lui, e, vicino alla sua mano destra, nota un piccolo dispositivo quadrato e sporco di sangue. Sullo schermo scuro riesce a distinguere la foto di Maëlys, su cui lampeggia una scritta rossa e a caratteri cubitali: Ribelle.

Impreca e, senza perdere tempo, gli spara un'altra volta, sotto lo sguardo shockato e confuso della più giovane, ferendolo ad un braccio. Quello urla ancora, ma il sorriso non abbandona le sue labbra.

"Corri" ordina quindi Logan a voce alta, mettendo via l'arma, ma l'amica resta immobile. Punta allora gli occhi sull'orologio di quest'ultima, osservandolo preoccupata.
"Non hai più tempo" afferma sottovoce, parlando più a se stessa, e la sua voce si incrina leggermente.

Maëlys, non capendo, segue il suo sguardo, e fissa per qualche interminabile istante le spaventose cifre che campeggiano sul monitor. Per poco non si mette a urlare.
Le resta solo un'ora.

Spazio autrice
È risultato un capitolo decisamente più lungo di quel che mi aspettavo (circa 1500 parole), ma spero non vi dispiaccia. Ad ogni modo, come forse avrete notato, ci sono dei cambiamenti:
Ho cambiato il titolo, traducendolo in inglese. Ho scelto di fare ciò più che altro perché credo che i titoli dei prossimi libri rendano decisamente meglio in inglese. Avendo però tradotto Inesistenti con Erased, che ha un significato leggermente diverso, ho un dubbio, e mi serve il vostro parere. Preferite che modifichi il nome "Inesistenti" anche all'interno dei capitoli, sostituendolo con un significato più vicino a quello di Erased (Eliminati, Cancellati...), o che lasci tutto così com'è? Fatemi sapere, più che altro, quale scelta, secondo voi, crea meno confusione, perché entrambe le opzioni hanno pro e contro. Mi fido di voi!

• Ho cambiato la copertina. Non l'ho fatta io, ma la ragazza a cui ho dato i crediti nella descrizione, e devo dire che la adoro. Anche se non c'è Jennifer, però, sappiate che quella in copertina è sempre Maëlys, e che formalmente la presta volto resterà sempre la Lawrence - più che altro per comodità. Fatemi sapere se vi piace!

Detto ciò, spero vi piaccia il capitolo. Stiamo pian piano cominciando a scoprire qualcosa di più sui nostri personaggi e sul sistema di Mekta, ma immagino ci siano ancora parecchie domande senza risposta, perciò non esitate a chiedermi qualunque cosa! Sappiate, comunque, che nei prossimi due capitoli (e anche in quelli seguenti) svelerò parecchie informazioni e risponderò a molte domande.
Alla prossima!

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