1. Disappeared
Sono passati tre giorni dall'attentato al municipio, e tutti sembrano esserselo già dimenticato. Forse perché non lo sono mai venuti a sapere, o forse perché è stato tutto insabbiato prima che la notizia potesse diventare di dominio pubblico.
Fatto sta che i pochi e sfortunati testimoni sono stati interrogati uno a uno e, dopo qualche sorriso di circostanza, qualche stupido appunto preso su un quadernetto – che, alla fine della giornata, era ancora vuoto – e un paio di occhiate indecifrabili, tutti si sono sentiti dire la stessa identica frase: "Il Governo prenderà presto provvedimenti. Lei non si preoccupi: va tutto bene. Vada pure a casa, e si dimentichi di questa brutta vicenda."
I più stupidi hanno soltanto annuito e, dopo pochi istanti, avevano già scordato tutto; i più svegli, invece, sono riusciti a cogliere la minaccia velata che si nascondeva dietro a quelle parole lente, ponderate e vellutate, che uscivano dalle labbra del loro interrogatore – il vicesegretario del Dipartimento Nazionale di Sicurezza e Protezione Civile – come fumo denso e velenoso.
Non c'è stato bisogno di dire loro esplicitamente cosa potrebbe succedere se decidessero di indagare, di scoprire cosa sia successo realmente; tutti, a Mekta, conoscono le conseguenze. Scomparirebbero da un giorno all'altro, come centinaia di civili prima di loro e come altri mille che verranno, forse risucchiati dalla terra o forse portati via dal vento; loro non lo sanno. L'unica cosa che sanno è che non vogliono scoprirlo.
La scelta tra la vita e la verità è facile, in certi casi.
Una delle poche per cui facile non lo è mai stata, però, è Maëlys — che, a detta di molti, a furia di ficcare il naso ovunque finirà per farsi uccidere. Eppure lei, da sempre, finge di non sentirli.
I suoi genitori, impiegati di Secondo Livello al Comune di Greytown, hanno assistito all'attacco, e fanno parte di quel piccolo gruppo di persone abbastanza intelligenti da riconoscere un pericolo quando lo vedono – soprattutto quando si tratta del Governo. Ma, nonostante gli avvertimenti e la paura, hanno comunque scelto di raccontare l'accaduto alla figlia per proteggerla da quel viscido nemico che minaccia tutti loro, senza però rivelarle quei dettagli che potrebbero, al contrario, metterla in pericolo. Ma Maëlys, sebbene sia consapevole del rischio che lei e i due signori Hobbes correrebbero, vuole di più. Ed è decisa a ottenerlo.
"Allora?" domanda per l'ennesima volta, impaziente, con lo sguardo puntato su suo padre. "Sono stati i Ribelli?"
Adrian, al limite della disperazione, si siede sul divano e si passa una mano tra i capelli brizzolati. Sospira. Maëlys, speranzosa, sposta lo sguardo sulla madre, che scuote la testa.
"Smettila" dice quindi l'uomo, richiamando l'attenzione della ragazza. "Ti abbiamo già detto troppo."
"Non mi avete detto praticamente nulla!" replica quindi la mora, stizzita, "Avrei tranquillamente potuto scoprire tutto quello che mi avete raccontato per conto mio, e non ci avrei impiegato più di due ore."
"Sì" risponde Adrian. "Ma ti saresti cacciata in guai seri."
"Vedi, papà? Dovresti dirmi tutto, così non sarei costretta a indagare e a cacciarmi in guai seri" lo imita.
Ysabelle, finora rimasta in silenzio, le rivolge un'occhiata di fuoco.
"Lys" la richiama, esasperata e stanca.
"Cosa c'è?" sbotta subito la figlia, infastidita dal tono sempre dolce e premuroso della madre.
"Smettila" ripete, guardando suo marito, che poi indica con un cenno del capo. "Stai facendo innervosire tuo padre."
La diciottenne alza le spalle, incrociando poi le braccia al petto.
"Che faccia pure" commenta. "Anche io mi sto innervosendo."
"Lo stiamo facendo per proteggerti" interviene Adrian, guardando in basso e stringendo appena i pugni. "Lo vuoi capire?"
"Non vi fidate di me? Sul serio?" chiede Maëlys, ignorando completamente le parole del padre, "Pensate davvero che andrei subito a gridare ai quattro venti cosa è successo? Mi credete così stupida?"
"No, tesoro, ci fidiamo, ma..." cerca di dire la madre, prima di venire interrotta.
"E allora rispondetemi e basta!" strilla la figlia, allargando le braccia.
Ysabelle fa ancora per parlare, ma è battuta sul tempo da suo marito.
"Sì!" urla questo, con un tono di voce ancora più alto di quello della giovane, "Sono stati i Ribelli!"
Maëlys tace, serrando le labbra e respirando sempre più velocemente, con gli occhi fissi sull'uomo di fronte a lei.
"Erano una decina, sono entrati dalla porta principale e hanno sparato a una delle guardie. Nessuno li ha visti in faccia. Non sappiamo molto. Ti basta?"
La ragazza non parla per qualche istante, pensando in silenzio; apre la bocca un paio di volte, pronta a dire qualcosa, ma la richiude in fretta. Ysabelle, con aria severa, è voltata verso Adrian e, quando questo incrocia il suo sguardo, lei scuote impercettibilmente la testa.
"Ma..." sussurra lievemente Maëlys, incerta, fissando il pavimento del soggiorno. Qualche istante di silenzio; poi alza la testa, corrucciata.
"Cosa sono venuti a fare al Comune?"
La donna lancia un'occhiata al marito, che annuisce sommessamente. Prende allora un respiro profondo.
"Hanno rubato dei documenti" dice.
"Che documenti?"
"Certificati di nascita, diplomi scolastici, contratti di lavoro... hanno preso interi fascicoli" risponde, soppesando per bene ogni parola, attenta a non sbilanciarsi.
La mora sposta il peso su una gamba, guardando la madre.
"E che avevano di speciale, questi fascicoli?"
Ysabelle stringe un orlo del vestito con una mano, nervosa, e aspetta un secondo prima di parlare di nuovo.
"Erano tutti di persone scomparse" dice alla fine, senza guardare Maëlys in faccia, che sente improvvisamente il cuore battere più in fretta. Sa che non le stanno dicendo qualcosa, e sa che non le piacerà sapere di cosa si tratta.
"Mamma?" la chiama sottovoce, respirando a malapena, quando capisce che nessuno dei due adulti ha intenzione di dire una sola parola. "Papà?"
Questi non rispondono ancora. Lei sente una morsa all'altezza dello stomaco, e improvvisamente si pente di tutta la sua insistenza.
"Cosa mi state nascondendo?" domanda comunque, con la voce ridotta ad un sussurro. Guarda suo padre, e vedendo la sua espressione diventa soltanto più agitata.
"Logan" sospira questo, sollevando lo sguardo. "Hanno rubato anche il fascicolo di Logan."
Maëlys boccheggia, indietreggiando.
"Perché dovrebbero farlo?" chiede, con voce tremante, "Cosa c'entra lei con i Ribelli?"
Sua madre si alza e si avvicina lentamente alla mora, poggiandole una mano sulla spalla.
"Non lo sappiamo, tesoro. Non lo sa nessuno." La ragazza si sottrae quasi immediatamente al tocco della donna, guardandosi intorno e sembrando quasi spaesata, fuori posto.
"Devo uscire" dice allora, sentendosi improvvisamente accaldata e avendo l'impressione di star sudando, nonostante non ci siano più di venti gradi. Si sente quasi sul punto di svenire.
"Devo uscire da qui" ripete tra sé e sé, mentre si avvicina alla porta di casa. Sua madre fa subito per fermarla, chiamandola e afferrandole un polso; Maëlys, però, si divincola in fretta.
"Lasciala andare" borbotta Adrian, rimettendosi in piedi. "Ha bisogno di stare da sola, adesso."
Ysabelle annuisce, fissando inespressiva la porta ormai chiusa come se quella dovesse riaprirsi da un momento all'altro; ma questo non succede.
Perché Logan Rowntree era sempre stata la migliore amica di Maëlys, prima di diventare uno dei civili scomparsi, uno dei documenti rubati.
Maëlys, camminando, si chiede che sorte le sia toccata; se sia stata risucchiata dalla terra o portata via dalla brezza.
Comunque sia andata, pensa, spero sia stata una morte veloce.
— banner di -pistacchia
SPAZIO AUTRICE
Eccoci qui, su questa nuova storia con cui probabilmente vi ho già rotto abbastanza le scatole, ahah!
Ad ogni modo, l'ho ripetuto mille volte, ma voglio scriverlo anche io: io credo tremendamente in questo libro, e ci tengo davvero moltissimo.
Perciò, spero che questo primo capitolo vi piaccia!
E non dimentichiamoci di -Lysithea-, che devo davvero ringraziare. Sia per il sostegno (questo libro non esisterebbe, probabilmente, se non ci fosse lei!), sia per avermi sopportato per mesi. Davvero, grazie di tutto!
Comunque sia, vi ringrazio per aver letto questo capitolo. Spero vivamente che questo storia vi piaccia, e che mi seguirete in questa nuova avventura!
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