Capitolo 5
Ripensai al bacio mentre salivo al mio appartamento. Era stato piacevole, considerando soprattutto che la metà dei ragazzi che mi avevano baciata erano stati ragazzi che io non volevo nemmeno baciare. Era stato dolce.
Avrebbe potuto farmi bene un po' di dolcezza adesso.
Togliendomi le scarpe, le sistemai vicino alle altre paia accanto alla porta così che tutto fosse ordinato. Le luci erano spente e supposi che tutti fossero fuori.
"Sei tornata presto."
Quasi inciampai su me stessa, girando la testa attorno per trovare la voce. Zack alzò un sopracciglio comodamente sdraiato sul divano, il suo telefono splendeva nell'oscurità. La sua maglia era leggermente alzata, rivelando in contorno basso dei suoi addominali.
"Perchè sei seduto al buio?" Chiesi, accendendo la luce.
Si alzò. "Se tornassi con un ragazzo, scapperei prima che tu possa vedermi."
Sbattei le ciglia. "Sei strano," dissi, scuotendo la testa mentre iniziai a camminare verso la mia stanza.
"Aspetta," disse, "voglio parlarti."
Mi fermai ma non mi girai. "Non voglio litigare con te, Zack."
"Voglio solo parlare," disse. "Guarda, ho anche degli snack."
I miei occhi volarono sul sacchettino di vermi gommosi sul tavolo. Un simbolo di riconciliazione, come un ramoscello d'ulivo.
Presi posto sul divano. "Di cosa vuoi parlare?" chiesi, ma era impegnato a fissare il sacchetto della libreria tra le mani.
"Siete andati in libreria?" chiese piano. Cercai il sarcasmo nel suo tono ma non lo trovai.
Tornò in lui e scosse la testa. "Non importa," mormorò, muovendosi così che fosse seduto lontano da me. "Senti, non voglio fare questa cosa dove cerchiamo di essere carini l'uno con l'altra. E' ovvio che non funziona."
"Ovvio," concordai.
"Ma non voglio nemmeno litigare," disse.
"Io litigo con te solo perchè tu inizi," dissi.
"Lo so," disse. "Ho pensato che forse se non fossimo andati d'accordo, le cose sarebbero state più facili."
Abbassai lo sguardo, in silenzio. "Niente renderà le cose semplici se non il tempo," dissi.
"Lo so."
La mia testa si alzò verso di lui. "Ad essere onesti, non mi sono comportata da matura anche io."
Scrollò le spalle. "Non credo abbia voluto tu lo fossi."
"Credo ci stiamo pensando troppo," dissi. "Non forziamoci ad essere cattivi o gentili tra di noi. Comportiamoci come un tempo...ma in modo platonico. Sarà strano a volte ma va bene."
Si scrocchiò il retro del collo. "Okay."
"Voglio dire, il passato è passato," dissi. "Per te, io non sono nient'altro che un'amica come Mia.
Alzò un sopracciglio ma non disse niente.
"Allora, amici?" dissi.
"Si." buttò fuori una risata. "Cercherò di non provocarci con te."
"Fai pure," dissi. "Tanto non sei capace."
"Ha funzionato con te."
"Ignorò questa parte," dissi mentre rideva. "Non decidere come comportarti con me, okay? Sii te stesso. Andrà bene per farmi passare l'interesse."
Fece lo stesso ghignò che usciva quando si sentiva sfidato. "Bene. Allora, come tuo amico, lascia che ti compri la cena domani. Per la competizione di scrittura di cui hai parlato ieri."
"Hai sentito?" chiesi.
"Si..." disse. "Sono fiero di te, Amelia."
Sorrisi. "Grazie," dissi piano. I nostri occhi si incontrarono e sorrise leggermente.
"Quindi sei libera?" chiese, alzandosi di scatto.
"Si," dissi. "Se pensi di poterlo gestire."
Mi fissò come se fossi una sfida ma cambiò presto espressione. "Ci vediamo alle sei."
"Indossa qualcosa di carino," risposi.
Lanciò uno sguardo al sacchetto dei libri un'ultima volta prima di andare nella sua stanza.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top